Dolore.
Solo dolore. Rabbia, tristezza… in quel momento fui percorsa da un misto di
sentimenti.
Quando il treno arrivò a Hogwarts,
non fu come le altre volte, no, affatto. Solo Ron
sembrava uguale a com’era prima che leggessi quell’articolo
che mi aveva cambiato la vita.
Hermione e Harry avevano
i volti sconvolti, io invece avevo una cascata di lacrime che mi usciva da ogni palpebra, rigava le guance lentigginose e
cadeva a terra con un semplice, soffuso PLIC.
Il treno si fermò, e sentii ovattata la
stessa voce di Hagrid, che sembrava non sapere nulla.
“Primo anno…. Primo anno da questa parte!”
Quando Hagrid mi vide
con gli occhi rossi e il viso rigato dalle lacrime, ignorò un gruppetto di
studenti urlanti che stavano facendo di tutto per attirare la loro attenzione,
e si rivolse a me.
“Ginny, cosa?”
iniziò a dire, ma io feci un gesto, come per dire che non faceva nulla, e mi
allontanai, tenendomi a distanza da Harry, Ron e Hermione.
Ho ascoltato
il tuo pianto
in corde di violino strappate,
in fili d'erba falciati dalla morte.
I miei occhi
guardavano le tue lacrime
scendere dalla cascata della morte.
La tua voce,
vibrante di tristezza,
faceva oscillare,
le mie fondamenta di felicità.
Nei tuoi pensieri,
legati ai miei,
ho visto aprire
un sipario
di veli neri,
scendere
dei fondali di ombre,
ombre di pianto,
ombre di tristezza,
ombre di disperazione,
a coprire l'amore.
Tristezza e tristezza,
sono le mie compagne
di ogni giorno,
mentre la tua vita,
mi sta lontana.
Gioia e gioia,
sono le mie compagne
di ogni minuto.
Compagne del mio cuore,
nell'averti incontrata, amata.
Tristezza, gioia e felicità,
sono la vita.
La vita che tu hai partorito,
con il tuo amore.
La felicità é,
sapere che tu vivi.
Viva la vita amor mio,
se tu esisti
anche solo nel ricordo.
***
Quando entrai a Hogwarts, non notai la solita atmosfera allegra d’inizio
anno, e persino le candele che adornavano il soffitto della Sala Grande
sembravano avere una luce più opaca, più vacua.
Parecchi,
al tavolo serpeverde, piangevano, e prima che
apparisse il cibo, si alzò Silente.
Non vidi nessuna
lacrima sul suo volto, ma sapevo che il suo cuore ne stava versando parecchie.
“Un altro anno è
iniziato” disse. “Ma questo non sarà un anno come gli
altri”.
Si sentì un singhiozzo,
e quando mi girai, nonostante lo sguardo
offuscato dalle lacrime, vidi Pansy Parkinson che si disperava,
tenendosi il viso tra le mani.
“Devo annunciare,
purtroppo, che quest’anno un nostro studente non sarà
tra noi… e non lo sarà mai più”.
Respirai
affannosamente.
“Si tratta di Draco Malfoy. E’ stato ucciso,
non si sa se con armi gabbane o magiche, nel suo maniero, e non si sa chi
l’abbia ucciso. I genitori sono sconvolti, e anche noi. Adesso cantiamo una
canzone in suo onore”.
Tu sei nel nostro cuor,
Come le stelle sono accanto alla luna…
Ad un certo punto
smisi di cantare, mentre accanto a me osservai carica di ribrezzo Ron che invece di cantare beveva
sorsi di succo di zucca.
Silente agitava la
bacchetta a ritmo di musica, e sorpresi una lacrima solitaria che cercava di
fuggire dal suo viso e si infilava nella folta barba
bianca.
L’oscurità è ora intorno a te,
Ma sei nei
nostri cuori con la luce…
Gli studenti del primo
anno si guardavano intorno, spaesati, tristi, e cercavano di seguire il ritmo
della canzone. L’unico sereno sembrava proprio Ron,
che al momento dell’ultima strofa:
E sarai
sempre con noi,
E sarai
sempre con noi…
Si infilò in bocca un
pasticcino, allora non ci vidi più e scattai in piedi.
La canzone cessò, e
Silente mi guardò con aria triste e interrogativa. Senza dire una parola,
mollai un sonoro ceffone a Ron, e corsi via nel mio
dormitorio, lasciandomi alle spalle i bisbigli e le grida sorprese
degli studenti.
Mi buttai con la testa
nel cuscino, bagnandolo di lacrime.
“Perché
sei morto? Perché?”
Non avrei mai pensato di piangere per Draco Malfoy…
Dopo un quarto d’ora
di singhiozzi strazianti, mi misi a sedere sul letto e mi asciugai gli occhi.
“Chissà perché Ron si è comportato così…” dissi ad alta voce.
“Semplice: è un Weasley”.
Quella voce proveniva
da un angolo indefinito della stanza, quella voce familiare…
“Chi…. Chi c’è?” chiesi con voce stridula e tremante, ma non sentii più
nulla.
“Vieni fuori!” gridai
così forte che un piccione solitario che si era posato sul davanzale in cerca
di un luogo tranquillo, al suono della mia voce volò via, spaventato.
Silenzio.
“L’avrò immaginato…”
mi dissi, dopodiché posai la testa sul cuscino e
sprofondai in un sonno tormentato da incubi.
***
Terzo capitolo concluso! Ringraziamo:
-
Nyla
-
Anonimo
-
Kirin
-
Angelface
Grazie 1000 per le
recensioni e continuate a seguirci! Ciaoo! ^^