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Autore: ifyourheartdoesntwork    18/01/2013    4 recensioni
In Italiano, "Dimentichiamo i nostri piaceri,ricordiamo i nostri dolori" (Cicerone, Pro Murena). Una fanfiction che vede come protagonista Hermione, incentrata sulla crescita e sul ricordo, e su come la mancanza di esso possa sconvolgere una vita.
Non posso dirvi niente di più, spero che leggerete la storia per scoprire che cosa voglio dire ;) Un saluto a tutti e vi prego, siate clementi... è la mia prima fanfiction!
In breve...
[-Scusate, qualcuno di voi si ricorda chi è Draco Malfoy?-]
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il bagno dei prefetti era, secondo il “modesto” parere di Draco Malfoy, una delle sette meraviglie di Hogwarts; i ragazzi che si ritenevano tanto superiori da non volere aspirare alla carica di prefetto probabilmente non avevano idea di cosa si stessero perdendo. Una delle poche cose negative di Hogwarts era che, essendo un collegio, la privacy era praticamente inesistente: certo, stare 24 ore su 24 in compagnia dei propri amici era assai divertente, eppure per la maggior parte delle persone non avere mai neanche un attimo di solitudine era un po’ scocciante. Malfoy, chiaramente, era una di queste. Il bagno in questione era uno dei pochi luoghi in cui uno studente poteva stare in santa pace a pensare ai fatti propri (oppure passare un po’ di tempo in dolce compagnia) senza essere disturbato dalla presenza dei propri compagni di corso. Entrambi i suoi genitori erano stati prefetti, e per molti anni gli avevano raccontato di come quel bagno fosse magnifico e di alcuni loro incontri in quel luogo di cui il ragazzo non aveva voluto assolutamente sapere i dettagli. Quando al quinto anno aveva finalmente avuto la possibilità di accedervi, la visione che si trovò davanti era decisamente all’altezza delle sue aspettative: la vasca era delle dimensioni di una piccola piscina, l’arredamento era superbo e c’erano così tanti rubinetti che Draco ci aveva messo un bel po’ di tempo per ricordarsi la funzione esatta di ciascuno. Quella sera Draco sentiva come non mai il bisogno di passare un po’ di tempo da solo, lontano da quegli idioti dei suoi compagni di Casa, di scuola e da tutto il mondo in generale, che riteneva decisamente troppo poco sveglio per capire i suoi problemi; era ben lontano dal comprendere che per le questioni amorose spesso le persone considerate più intelligenti sono quelle che meno capiscono i naturali meccanismi dei cuori umani. Quando la porta del bagno si chiuse alle sue spalle, Draco sentì un grande peso scrollarsi dalla sua schiena: non doveva più fingere che tutto andasse bene, poteva finalmente lasciarsi andare senza temere che qualche studente lo vedesse e lo giudicasse debole. Le giovani donne in questi casi di solito piangono per ore ed ore sotto la doccia: il Serpeverde, che non sopportava essere visto piangere nemmeno dal suo riflesso, si limitò a pestare i piedi sul mosaico del pavimento imprecando contro tutti i maghi famosi che ricordava. Era mai possibile che fosse tanto sconvolto a causa di Hermione-la-Mezzosangue-Granger? Era peggio di qualsiasi cosa avesse mai potuto immaginare, pensò mentre si buttò nell’acqua della vasca che si era appena riempita ad una velocità magica. Non era la prima volta che provava dei sentimenti per una ragazza: c’era stata Ashley, Martha, Emma, Camilla, Alice, Bethany, Carly... “in Italia seicentoquaranta, in Germania duecentotrentuno, cento in Francia e in Turchia novantuno ma in Ispagna son già milletre!” pensò infastidito dal fatto che aveva sempre sperato di finire come Don Giovanni risucchiato dall’inferno piuttosto che pentirsi e cambiare vita! Eppure era lì, come una quattordicenne in preda agli ormoni, incapace di stare attorno alla ragazza che desiderava senza dire cose stupide e noiose; si stava scervellando per decidere se seguire i suoi istinti (non avrebbe mai osato pensare che voleva seguire il suo cuore) oppure la sua ragione: e se avesse scelto di seguire i suoi istinti, come si sarebbe comportato? Lei lo avrebbe voluto? Il suo fascino era certamente notevole e i suoi metodi di seduzione impeccabili, eppure aveva passato gli ultimi sei anni e mezzo ad insultarla quotidianamente... lei e i suoi amici. E se c’era una minima possibilità che Hermione Granger dimenticasse gli insulti nei suoi confronti, di sicuro non avrebbe dimenticato le offese a Potter, Weasley, Weasley femmina, Paciock e compagnia bella. Draco Malfoy osservò disperato un quadro che rappresentava una giovane molto bella seduta in un bosco con i capelli dorati sparsi nel vento, la schiena appoggiata al tronco di un albero e le pieghe della gonna cosparse di fiori; accanto a lei scorreva un torrente dalle acque chiare, che pareva terminare nella vasca. -Scusami carissima, ho bisogno di una distrazione. Potresti aiutarmi?- domandò, non sapendo bene perché stava chiedendo aiuto ad un dipinto. La donna sorrise, angelica. -Tu non hai bisogno di una distrazione, carissimo. Ti serve un aiuto. Conosco un uomo che una volta scrisse: "Ciò che ero solito amare, non amo più; mento: lo amo, ma meno; ecco, ho mentito di nuovo: lo amo, ma con più vergogna, con più tristezza; finalmente ho detto la verità. E' proprio così: amo, ma ciò che amerei non amare, ciò che vorrei odiare; amo tuttavia, ma contro voglia, nella costrizione, nel pianto, nella sofferenza. In me faccio triste esperienza di quel verso di un famosissimo poeta: "Ti odierò, se posso; se no, t'amerò contro voglia."- Draco la guardò stranito, chiedendosi se i quadri potessero praticare la legimanzia o se i suoi comportamenti fossero tanto banali e comprensibili. -Sono belle parole, senza dubbio.- disse. – Ma non capisco come possano aiutarmi.- Gli occhi della ragazza brillarono, e il Serpeverde ebbe la spiacevole e allo stesso tempo confortante sensazione che avesse intenzioni di fargli comprendere il suo ragionamento a poco a poco. Si sdraiò supina appoggiando il mento sulle mani e lo fissò con occhi penetranti. -Non mentirmi, ragazzo triste, perché io riesco a vedere attraverso il tuo cuore. Non sei il primo che viene a rifugiarsi dal freddo del dolore in queste acque calde, ho visto generazioni e generazioni di ragazzi farlo prima di te. Avete tutti negli occhi quell’insicurezza che vi spezza lo sguardo e vi fa tremare il midollo; e siete tutti convinti che le sventure accadano solo a voi e che la felicità degli altri sia irraggiungibile. Ma vuoi che ti dica una cosa, ragazzo triste? Nessuna delle persone che vedi camminare in questi corridoi possiede quella felicità che tu invidi tanto. Perché siete tutti persi nell’incredibile ricerca di qualcosa da amare. Per alcuni quel qualcosa sarà una missione, per altri un figlio, per qualcuno un mestiere, per alcuni una divinità ma quasi per tutti sarà anche una persona. E allora dimmi, ragazzo triste... tu ti sei riconosciuto nelle parole che ho detto prima. Ma dimmi, perché odiare ciò che ami? Perché odiare l’amore? Non è forse grandioso avere qualche cosa che ti fa alzare la mattina, che ti rende presente, infinito, immortale? Non ha senso vergognarsi di essere.- Nessuno aveva mai parlato a Draco Malfoy in quel modo. Quelli non erano certamente i discorsi che avrebbero potuto fargli i suoi genitori e ancor meno i suoi amici, tanto erano impegnati a non contraddirlo mai. Di sicuro non era ciò che aveva voluto trasmettergli Lord Voldemort quando Draco era un suo Mangiamorte. Si chiese se Tom Riddle avesse mai conversato con la donna del dipinto. Dopotutto anche lui era stato prefetto. Chissà cosa avrebbe pensato di quello sproloquio sull’amore così lungo, noioso, sciocco e ... follemente rivelatorio. -Se la ami dimostrarglielo. Falle sentire quello che provi. I rimorsi che proveresti se non lo facessi sarebbero molto più laceranti dei dubbi che hai ora.- disse con voce dolce la donna. Draco arricciò il naso e sbottò con una risata fredda: -Beh, magari provo qualcosa per lei, ma di certo non la amo. Credimi, ho passato tutta la vita a scacciare l’amore.- Questa volta fu lei a ridere, in modo leggero e per niente beffardo. -Oh, tesoro, se c’è una cosa che ho imparato nei miei 700 anni di vita è che l’amore è un uccello ribelle, nessuno può addomesticarlo. Quando è lontano lo aspetti, ma è quando non lo aspetti più che compare; ti gira intorno velocemente, viene, parte e poi ritorna. Tu credi di tenerlo e lui ti evita. E quando credi di evitarlo, lui ti tiene. - Ascoltando queste ultime parole, Draco sentì una stretta al cuore. Balzò fuori dalla vasca d’un colpo e non ridacchiò neppure quando vide la giovane che arrossendo si copriva gli occhi per non vedere le sue parti intime. Si asciugò in fretta e di vestì distrattamente, per poi precipitarsi verso la porta; stava per attraversare l’uscio quando si bloccò e si rivolse verso il dipinto. -Come ti chiami?- La ragazza sorrise, come se non avesse aspettato altro per tutto il tempo: -Laura.- -Beh, grazie di tutto... Laura.- Draco uscì e si diresse di corsa verso la Torre di Grifondoro, sperando di arrivarci prima di ritrovare il senno.



Nota: scusatemi per l'attesa infinita!! Mi scuso davvero tantissimo!
  
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