Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: devonneshope    19/01/2013    20 recensioni
Un burqua, un padre fanatico della religione e lei, Safaa. Aveva sedici anni, ma malgrado la sua età, aveva conosciuto presto il significato della parola 'soffrire'. Aveva lottato contro le regole della sua religione, le era stata negata la possibilità di integrazione, ma nonostante tutto, sapeva ancora come sorridere.
I suoi occhi azzurri, la pelle candida, le labbra rosee e i capelli color carbone sarebbero rimasti celati dietro il pezzo di stoffa che era costretta ad indossare.
Aveva sedici anni, ma non aveva mai vissuto veramente.
O almeno, non prima di uno strano incontro..
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Rimanemmo nel letto per quasi tutta la mattinata, alternando le carezze al solletico, le risate ai baci e i gemiti alle parole. Adoravo quella sensazione di isolamento che trovavo solo nelle sue braccia, avrei passato volentieri il resto della mia vita lì, tra i suoi baci sui capelli e il suo petto che si alzava e si abbassava seguendo il ritmo del respiro.
“Ho fame. Cucino io?” mi guardò con la sfida nello sguardo, sapendo che non sapevo usare nemmeno un forno a microonde. Alzai un sopracciglio e risi, alzandomi e infilandomi la maglietta sotto il suo sguardo attento:
“Che guardi?” gli chiesi nascondendomi dietro una tenda, arrossendo leggermente.
Lui si ributtò a peso morto sul materasso stropicciandosi gli occhi e sorrise; senza far rumore, mi avvicinai e mi posai sopra di lui, baciandogli il collo:
“Sei bellissima.” sussurrò baciandomi improvvisamente, cogliendomi di sorpresa.
Gli diedi del bugiardo nella mia mente e poi ci alzammo, scendendo le scale e andando in cucina:

presi un pacco di pasta, mentre lui riempiva la pentola d'acqua.
“Dove hai imparato a cucinare? Ci sai fare.” notai con una punta di sarcasmo nella voce.
“Lavoro in un ristorante,
tesoro.” ribattè lui con tono ovvio e facendo una strana smorfia; non riuscii a trattenere una risata, seguita a ruota dalla sua.
“Allora... come risolviamo la questione?” mi chiese subito dopo.
Eccolo che tornava all'attacco.
“Non lo so. Sinceramente so veramente poche cose riguardo questa storia.” dissi guardando fuori la dalla finestra;
“E cioè?” soffiò nel mio orecchio abbracciandomi da dietro.
“Voglio stare con te.” mi girai verso di lui.
“Allora siamo d'accordo, vogliamo entrambi la stessa cosa.” poggiò la sua fronte sulla mia.
“Già, l'unico problema è che mio padre non è molto d'accordo.” sbuffai a bassa voce.
“Rimani a dormire?” mi chiese di punto in bianco poco dopo, facendomi rimanere a bocca aperta.
“Cosa centra?”
“Se rimani a dormire qui, possiamo elaborare un piano insieme e domani mattina, quando sarà già arrivato anche tuo cugino, mettiamo la storia in chiaro con tutta la famiglia.” spiegò semplicemente.
“Non stiamo giocando a monopoli. Se faccio una cosa del genere mi uccidono prima che io possa presentarmi davanti casa e..”
“proviamoci.” mi interruppe supplicandomi.
Sbuffai e distolsi lo sguardo dal suo viso:
“Riflettici: se rimani qui, i tuoi inizieranno a digerire la questione. Se invece io domani arrivo a casa tua in pompa magna e dico che voglio sposarti, mi rinchiudono in una clinica psichiatrica.” sussurrò persuasivo.
Il suo ragionamento non faceva una piega.
Afferrai il telefono e chiamai Mohamed, spiegandogli la situazione:
“Ha ragione lui.” esordì alla fine.
“Che vuoi dire?” sbraitai.
“Safaa, se tu torni a casa e fai finta che non sia successo nulla, sarai costretta a farlo per tutta la vita. Non ti permetteranno di farlo conoscere a tutta la famiglia e farvi vivere come una una coppia normale, lo capisci?”
“Se non torno a casa, chiameranno la polizia.” gli feci notare.
“Si, già mi vedo la conversazione: 'pronto, mia figlia sta scappando dal matrimonio che le ho combinato perchè si è innamorata.'” disse facendo la voce in falsetto, “ma ti senti? La polizia arresterebbe nostro padre, nemmeno si preoccuperebbero del tuo mancato ritorno a casa.”
“E tu? Non puoi dire che mi hai coperto. È troppo rischioso.”
“Io stasera devo rimanere a lavoro fino a tardi, torno domattina presto a casa. Al massimo possono telefonarmi per sapere dove sei, ma fingerò di non sapere nulla. Questo ti rende più sicura?”
Sospirai e annuii, come se potesse vedermi.
“Allora?” mi incalzò.
“Si. Si, va bene Mohamed, ma per favore, stai attento.” sussurrai al telefono, poi attaccai.
“Cosa ha detto?” La voce di Zayn incuriosita quanto ansiosa fece capolinea nella stanza.
“E' andata.” dissi voltandomi a sorridergli.
“Allora dobbiamo prepararci ad un terzo grado, perchè mia sorella sta tornando a casa proprio ora.” sorrise felice arrossendo un po'.


“Tesoro, posso avere altra carne?” esordì il signor Malik guardando amorevolmente la moglie. Questa sorride, per poi mettere l'ennesima bistecca nel piatto del marito: quella donna non sapeva dire di no, per questo che la adoravo.
“Allora ragazzi, come volete affrontare.. la cosa?” disse improvvisamente iniziando a tagliare la carne. Appena pronunciate quelle parole, Safaa disse che 'doveva assolutamente finire i compiti di chimica', Zayn quasi si strozzò con la sua stessa saliva e io sbiancai.
“Papà, non possiamo parlarne più tardi?” chiese Zayn riprendendo fiato. L'omone scosse la testa infilando un pezzo di carne in bocca, mentre io ingoiavo il mio boccone.
“Come lei già sa, avevamo ipotizzato che stanotte io rimanessi qui a dormire e che domani mattina io e Zayn andassimo a casa mia a spiegare la situazione ai miei.” mi sentii la bocca arida parlando.
Lui annui grave e poi tornò a guardarci:
“Io non posso permettervi di andare da soli, lo sapete? Con tutto il rispetto, non so come possa reagire tuo padre alla presenza di Zayn davanti a tuo cugino e ai suoi genitori. Preferirei almeno accompagnarvi.”

Questa volta a sussultare fu la signora Malik, che ci guardò con le lacrime agli occhi.
“Che succede tesoro?” Il marito si precipitò ad abbracciarla, mentre lei tentava di contenersi.
“Niente è che... sono fiera di voi due quanto spaventata dalla situazioe” confessò asciugandosi gli occhi e sorridendo per fermare la lacrime. Mi rivolse un'occhiata di gratitudine, per poi congedarsi.
“Allora domattina, andremo a casa di Safaa insieme.” disse il signor Malik prima di augurarci la buona notte.




Zayn non mise nemmeno la sveglia: tutta la notte restammo svegli, sdraiati nel letto, a ridacchiare e parlare: cosa sarebbe successo la mattina seguente? Avremmo dato qualsiasi cosa per saperlo.
Alle sette in punto, ci alzavamo dal letto; alle sette e sedici, scendevamo in cucina per mangiare qualcosa; alle otto e trentadue, salivamo in macchina con il padre di Zayn al volante, pronti ad affrontare le conseguenze del paradiso che eravamo convinti a vivere.
Otto e cinquantanove, aprii la portiera per scendere dall'auto seguita a ruota da Zayn.
Il signor Malik fece per scendere, ma fu bloccato dal figlio, che gli mise una mano sulla spalla e un cenno con la testa come a rassicurarlo:
“ci penso io.” disse semplicemente. L'uomo annuì, risedendosi sul sedile;
“pronta?” mi chiese subito dopo, prendendomi la mano.
Non risposi e sospirai, facendo il primo passo in avanti: ripercorremmo il breve viale che ci separava dalla veranda, ma prima di arrivare alla porta, questa si aprì di botto, facendo uscire mia madre e mio padre e altre due figure che non riconobbi se non dopo averci riflettuto: i miei due zii e naturalmente, nascosto tra i quattro, Raji, mio cugino.
Strinsi la mano di Zayn più forte, maledicendomi per non essermi messa nemmeno un velo:
“Che storia è questa?” sbraitò mio padre diventando color pomodoro.
Sul viso dei miei zii si dipinse un'espressione sconvolta e schifata, mentre fissavano le nostre mani che rimanevano avvinghiate.
“Mi scuso per non essermi presentato prima: sono Zayn Malik e sono il responsabile del 'rapimento' di vostra figlia.” disse accennando ad un sorriso, che gli si spense sul nascere.
“Safaa, vieni immediatamente dentro e smettila con questa buffonata.” ribattè mio padre uccidendomi con lo sguardo.
“No papà. Non posso smetterla” arrancai, riprendendo fiato, “perchè questa buffonata è la vita che voglio vivere.” sputai accenando un sorriso.
Mia madre rischiò di collassare:
“Davvero non capisci che non posso sposare una persona che non ho mai visto, quando sono già innamorata di qualcun altro? Non lascerò nelle tue mani la mia vita, papà. Non è quello ciò che è meglio per me.” continuai piantando il mio sguardo nelle sue due pozze di ghiaccio, cercando di smuovere qualcosa dentro il suo cuore marcio.
“Non mi importa ciò che pensi, io ho deciso. E la mia decisione include Zayn nella mia vita. Io lo amo.” le ultime tre parole fecero indignare completamente mia zia, che finalmente, prese in mano le redini della situazione:
“Credo che tua figlia abbia già deciso chi avere accanto nella vita. Questo viaggio è stato del tutto inutile!” e preso per mano il figlio e il marito, tentò di trascinarli lontani da quel vialetto, nonostante le preghiere di mio padre e lo sguardo sconvolto di mia madre che continuava a guardarmi con rimprovero.
“Ti prego Marihan, un po' di pazienza! Ti assicuro che non è affatto come sembra..”
“No, ora basta! Torniamo in Turchia dove Mohamed potrà sposarsi con qualche altra ragazza.” troncò mia zia, per poi salire in macchina indignata quanto suo marito.
Io e Zayn rimanemmo lì, fermi, mentre l'auto ripartiva lungo il vialetto e mio padre rimaneva immobile con i pugni serrati.
“Sei una puttana!” urlò girandosi verso di noi. Prima che potessi rendermene conto, tirò fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni la sua pistola, quella che teneva chiusa nel cassetto della sua scrivania per le 'emergenze'.

Mi si spalancò la bocca pensando a tutte le volte che l'avevo vista sepolta tra le miriadi di documenti e mi diedi della stupida per non aver pensato nemmeno un attimo al fatto che l'avrebbe potuta usare.
Troppo tardi.

Il colpo partì.
Chiusi gli occhi.
La calma.




 

 

 

Don’t you remember I’m your baby girl?
How could you push me out of your world?
Lied to your flesh and your blood
Put your hands on the ones that you swore you loved.


 

E' domenica. Quando apro gli occhi, gli uccelli cantano e il sole risplende colorando i tetti delle case di un rosso acceso.
Mi metto a sedere e inspiro, stiracchiandomi e avvertendo un movimento dal piano inferiore.
Scendo le scale dopo essermi avvolta nella vestaglia e mi affaccio timidamente sulla cucina:
Muna e Amal ridono osservando il papà che per cuocere i pancake fa giravolte e balla neanche fosse Michael Jackson.
Mi lascio trasportare dalla loro ilarità, attirando la loro attenzione:
“Buongiorno mamma!” urlano all'unisono, rivolgendomi uno dei loro sorrisi più belli; le abbraccio entrambe, schioccando dei baci sulle loro guance da bimbe ancora rosee.
“Buongiorno” sussurra Zayn sorridendomi. Lo bacio, rendendomi conto che anche se sono passati quasi vent'anni dalla prima volta che ci siamo visti, il suo sorriso rimane il sole delle mie giornate.
Poco dopo entra nella stanza anche Mohamed sulla sedia a rotelle, augurando il buongiorno e beandosi delle coccole delle nipoti: lo guardo sorridere e mi chiedo se riuscirò mai a ringraziarlo abbastanza per quello che ha fatto per me: quel giorno, frapponendosi tra me e il proiettile, aveva donato le sue gambe e tutti i suoi progetti per la sua vita.
Aveva dato tutto per me.
La mattina trascorse tranquilla, la vera sorpresa fu dopo pranzo; il campanello annunciò una visita imprevista e dopo un primo momento di sgomento, andai alla porta per aprire: sull'uscio c'era una donna con il velo, gli occhi stanchi e un sorriso incredulo sul viso leggermente stropicciato:
“mamma?” sussurrai riconoscendola. Mi si buttò al collo abbracciandomi, cercando di colmare il vuoto che in vent'anni era rimasto insoddisfatto.
Mi abbracciò cercando le parole da dire, ma senza trovarle.
Mi abbracciò e io seppi che c'era qualcosa che non andava.
“Tuo padre sta morendo” sussurrò infatti tra i singhiozzi.
“e vuole rivederti.”

Fu dopo le preghiere di mia madre e di Zayn se quel pomeriggio, mi recai fino all'ospedale per fare visita a mio padre. Mia madre era rimasta con Zayn e le sue nipotine, che impararono a volerle bene in poche ore impiegando molto meno tempo di quanto ne avessi impiegato io in anni.
Con me c'era Mohamed. Percorremmo i corridoi seguendo le indicazioni che ci aveva dato nostra madre, rimanendo in un silenzio religioso quanto imbarazzato: non sapevamo se quello che stavamo facendo fosse realmente la cosa giusta.
Finalmente arrivammo davanti alla porta prescelta e dopo aver abbassato la maniglia, entrammo nella stanza dove regnava il vuoto: le pareti bianche, interrotte soltanto dal lettino di un uomo che respirava a malapena.
Ci avvicinammo tremanti, senza scomporci: non riuscivo a trovare lacrime per l'uomo che me ne aveva già fatte versare troppe.
Non appena ci avvicinammo, il corpicino sulla barella si rianimò:
“Mohamed? Safaa? Siete proprio voi?” balbettò incredulo.
Strinsi i pugni non riuscendo a trattenere la rabbia ascoltando quella voce di nuovo.
“Io.. mi dispiace davvero tanto, ragazzi. Non sono stato un buon padre, anzi, non posso ritenermi nemmeno tale, ma voglio dirvi che ogni singolo giorno della mia vita l'ho passato invocando il perdono di Allah e il vostro. Ero talmente impegnato a realizzare la mia felicità, che non ho visto la vostra.” singhiozzò scoppiando a piangere, mentre noi due rimanevamo impassibili.
Poi Mohamed si avvicinò e con la mano, gli asciugò un lacrima:
“Sei perdonato, papà.” disse sorridendogli amichevole.
“Sai, Safaa ha due bimbe con Zayn.” continuò mio fratello entusiasta.
Io però, non trovavo nulla di gioioso in quell'incontro: per quanto mi sforzassi, non riuscivo a provare niente se non indifferenza per quell'uomo che implorava il mio perdono.
“Nonostante tutti i torti che ti ho fatto, spero soltanto che prima o poi tu trova la forza di perdonarmi, bambina mia. Benedico te e la tua famiglia.” disse mio padre guardandomi negli occhi.
A quelle parole, scoppiai a piangere anch'io abbracciandolo. Gli mostrai una foto delle mie figlie, mostrandogli quanto erano belli i frutti dell'unione tra me e Zayn. Dimenticai le nostre divergenze e capii che avevamo poche ore per recuperare trentasei anni di vita sprecata:

“Aspetto il mio terzo figlio, papà.” gli dissi, consapevole che era la prima persona a saperlo dopo me.
Finalmente da quando ero nata, mi sentii a mio agio con mio padre e la mia vita
contemporaneamente.


 

Buonasera....
ok, vorrei iniziare dicendo che non sto piangendo, ma sarebbe una cazzata colossale cwc
ho impiegato due settimane per scrivere questo mega epilogo senza affogare nelle
lacrime, spero solo vi piaccia....
ma a parte tutto, grazie.
grazie a tutte coloro che mi hanno spinto a continuare.
grazie a coloro che mi hanno criticato, facendomi migliorare.
grazie a voi, che avete avuto una pazienza infinita con me e i miei ritardi.
grazie per le recensioni.
grazie alle lettrici silenziose.
siete la mia forza, e non scherzo.
che dire? l'happy ending ve l'ho dato, perciò vi lascio con il prologo della mia nuova FF
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1548317&i=1
Notte dolcezze e grazie di tutto <3

  
Leggi le 20 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: devonneshope