Salve
a
tutti!!!! Siamo ancora in gennaio quindi gli auguri di buon anno
valgono ancora
vero???? AUGURONI A TUTTI!!!!!
Tra
un’influenza
e l’altra sono riuscita a venire a capo anche di questo
capitolo… portate
pazienza, manca veramente poco alla conclusione; due o tre capitoli al
massimo!!!
Ancora
grazie
a tutti coloro che hanno inserito la mia ff tra i preferiti, a chi
legge
silenzioso e a chi trova il coraggio di scrivere anche solo una
parolina.
Grazie
di
cuore a tutti!!
Buona
Lettura
Cap.23
Edward
Perfetta.
Ecco
come
si poteva definire la mia vita in quel momento.
Tutto
aveva trovato una sua collocazione.
La
tregua
con i Quileute, Bella che aveva nuovamente Charlie nella sua vita, lui
che,
anche grazie all’aiuto di Sue Clearwater, riusciva a
tollerare ogni stranezza
del mondo “mitologico”che lo
circondava.
Mai
avrei
immaginato di poter avere tanto; l’avevo desiderato
più di ogni altra cosa ma
non pensavo che i miei sogni potessero un giorno diventare
realtà. Non accade
alle persone normali figuriamoci a esseri come noi, dei mostri ,ed
invece mi
era stato concesso qualcosa ben più al di sopra delle mie
aspettative.
Poter
avere Bella al mio fianco per l’eternità mi
rendeva l’uomo più felice
dell’intero universo, essere, poi, diventato padre era una
sensazione
indescrivibile.
Non
pensavamo fosse possibile quindi inutile accanirsi; era scontato che
rimanessimo una coppia e invece era successo: eravamo una famiglia, una
famiglia vera.
Sapere
che esiste qualcuno che è parte di te e della persona che
più ami al mondo, è
una sensazione al contempo strana e meravigliosa. Questo piccolo e
fragile
esserino dipende in tutto e per tutto da te, sei la sua guida,
l’esempio che
deve voler seguire, devi vigilare su di lui ma lasciarlo libero di
crescere,
sbagliare e capire come funziona il mondo.
Tutto
ciò
ti fa sentire onnipotente, e allo stesso tempo ti spaventava da morire;
pensi
costantemente di non esserne capace, di essere inadeguato; qualsiasi
cosa
diventa una montagna insormontabile fino a quando, però, ti
sorride guardandoti
negli occhi e capisci che per lui, per tuo figlio, saresti in grado di
fare
qualsiasi cosa.
Fu
grazie
a questa nuova esperienza da genitore che il rapporto tra me e Rosalie
cambiò,
iniziai a capirla, la corazza che si era costruita serviva per
soffocare il
dolore e la sofferenza che la stavano dilaniando da quando era stata
trasformata, per ciò che desiderava con tutta se stessa e
che non avrebbe mai
potuto avere. Il suo disprezzo per questa vita e l’astio che
aveva provato in
passato per Bella acquisiva tutta un’altra prospettiva.
Il
senso
di impotenza che il suo sviluppo accelerato ci creava era
l’unico tarlo alla
nostra completa felicità. Ciò valeva per tutti i
membri della famiglia, ognuno
di noi si affannava a non farle perdere un solo istante della sua breve
e
preziosissima infanzia: foto, giochi, nuove scoperte erano
all’ordine del
giorno ormai.
Il
tempo
che per noi vampiri non era mai stato rilevante diventò un
elemento di primaria
importanza e lo scandire dei secondi, guardando Renesmee crescere, era
sempre
più opprimente.
I
suoi
progressi erano sconvolgenti, le sue prime parole furono a una
settimana esatta
di vita; non un semplice balbettio da lallazione, ma una domanda di
senso
compiuto; i primi passi li fece ad un mese, a tre dimostrava quasi un
anno e
mezzo e oltre che parlare e camminare, correva ballava e leggeva.
Ai
suoi
occhi non potevamo certo manifestare disappunto ma sia io che Bella ci
sentivamo morire dentro, ogni progresso era un passo in più
verso la fine … non
poterle garantire una vita normale una crescita regolare ci faceva
mancare la
terra sotto i piedi … fosse stata anche una vita umana
l’avrei accettato, ma
così no. Non riuscivo a farmene una ragione, dovevo essere
forte per entrambe
ma dubitavo di riuscire ad esserlo anche solo per me.
Se
esisteva un Dio non poteva permettere che ciò accadesse.
Lo
stesso
valeva per Jacob. Ci guardava sgomento con il panico negli occhi, come
se noi
fossimo in grado di dargli una risposta; sospirare rassegnati era tutto
ciò che
eravamo in grado di fare.
Non
c’era
soluzione.
Secondo
i
calcoli di Carlisle, il ritmo di crescita fisico stava rallentando
gradualmente, cosa che però non faceva la sua intelligenza
… ciò nonostante
anche se il rallentamento fosse proseguito a quel ritmo, nel giro di
quattro
anni al massimo sarebbe stata adulta; e a quindici una donna anziana.
Non
riuscivo ad accettarlo.
Le
ricerche a tappeto che stavo facendo con mio padre, nella speranza di
trovare
un qualsiasi tipo di speranza, finivano tutte in vicoli ciechi;
prevalentemente
leggende, più simili a racconti dell’orrore che a
fatti realmente accaduti.
Avevamo
valutato anche l’opzione di trasformarla in modo da renderla
immortale, ma
Bella si era opposta. Non potevo darle torto, nutrivo parecchi dubbi
anch’io.
Una parte di Renesmee era già vampira, i risvolti di quella
trasformazione
erano ovviamente sconosciuti.
L’unica
soluzione era partire, tornare in Brasile e ricominciare da
lì; da dove tutto
era cominciato, nelle leggende degli indios Ticuna si parlava di
bambini come
Renesmee. Kaure sapeva perfettamente cosa sarebbe successo a Bella
quando capì
che era incinta, quindi, voleva dire che si era verificato altre volte
e se
veramente erano già esistiti altri piccoli semi-immortali
quello era il posto
da dove far partire le ricerche.
Restava
solo da stabilire quando saremmo partiti e anche quella non era una
decisione da
poco; Bella temporeggiava, diceva di voler rimandare tutto a dopo le
feste, in
parte ero d’accordo con lei non volevo privare Renesmee della
gioia del Natale
… chissà quanti ne avrebbe mai potuti
festeggiare; ma sapevo che la sua
motivazione principale era un’altra: voleva andare da Aro,
mostrarsi a lui da
vampira e levare, una volta per tutte, la spada di Damocle che pendeva
sulle
nostre teste.
A
suo
tempo decidemmo che avremmo fatto questo viaggio insieme, adesso
però non era
più possibile; consapevoli della passione che Aro nutriva
verso i talenti
particolari che alcuni vampiri possedevano, preferivamo tenerlo allo
scuro
della nascita di nostra figlia.
Non
potendo leggere nella mente di Bella il nostro segreto sarebbe stato al
sicuro,
ma con me presente eravamo scoperti e non potevamo permettercelo.
Questo
complicava le cose.
Si
scatenò così la nostra prima vera discussione;
lei sola a Volterra non ci
sarebbe mai andata.
«Non
mi
faranno del male», replicò cercando di apparire
convinta.«Non ne hanno motivo.
Sono una vampira ormai. Il caso è chiuso».
Ovviamente
NON.ERO.D’ACCORDO.
«Edward,
è l'unico modo per proteggerla».
Lo
sapevo
perfettamente, ma rinfacciarmelo in quel modo era comunque un colpo
basso; e
non potevo dargliela vinta.
Alice
non
intravedeva alcun pericolo in questo viaggio, ma ciò non
bastava a rassicurarmi
… ultimamente le sue visioni non erano chiarissime, e il
margine d’errore era
altamente preoccupante.
Se
pensavo che da umana fosse testarda, dovetti ricredermi, da vampira lo
era
ancora di più; e dopo un’estenuante trattativa
giungemmo alla conclusione che
l’avrei accompagnata fino a Londra e lì, insieme a
Renesmee, l’avrei aspettata
mentre lei avrebbe raggiunto Volterra insieme a Carlisle.
Non
mi
faceva impazzire comunque come soluzione, ma esserle a poche ore di
distanza
invece che dall’altra parte dell’oceano era
già qualcosa.
Il
fatto
che il cane la pensasse esattamente come me contribuì
fortemente alla riuscita
dell’accordo.
Alle
volte sapeva rendersi utile pure lui.
Dopo
aver
rassicurato i Volturi ci saremmo ricongiunti e, insieme, saremmo
partiti per il
Brasile. Qui si innescava un’ulteriore problematica: Jacob
voleva venire con
noi.
Possibile
che non capisse che doveva rimanerne fuori?
La
sua
irascibilità non sarebbe certo giovata alla missione. Gli
indigeni erano già
diffidenti nei nostri confronti figuriamoci quando si sarebbero trovati
davanti
lui: un licantropo.
Ovviamente
non voleva sentire ragioni, si era incaponito di dover partecipare in
tutti i
modi, così, per riuscire a programmare qualcosa insieme a
Carlisle gli avevo
chiesto di accompagnare Bella e Renesmee nella caccia, dove il suo
aiuto era
sicuramente più necessario. Nessie non ne voleva sapere di
bere il sangue
animale preferendo di gran lunga le sacche di quello umano che Carlisle
continuava a procurare. La presenza di Jacob faceva sì che
tutto diventasse un
gioco e che quindi, stimolata dalla competizione, iniziasse a cacciare
e ad
abituarsi all’altro tipo di gusto. Nel frattempo Bella
avrebbe provato a
continuare a dissuaderlo.
Già
la
vedevo provare a convincerlo che la sua partenza era inutile e subito
dopo
schierarsi dalla sua parte … mah … era comunque
un tentativo.
Avevamo
appena definito la strategia su cui muoverci, iniziando le nostre
indagini
proprio dalle conoscenze di Kaure, per poi spingerci fino nel centro
della
foresta dove delle amiche di Carlisle, le amazzoni, ci avrebbero
sicuramente
aiutato a scoprire quanto ci fosse di vero in quei racconti; quando il
cellulare squillò.
«Vieni
qui e porta anche Carlisle», esclamò Bella tutto
d’un fiato. «Ho visto Irina, e
lei mi ha visto, ma poi ha notato Jacob, si è arrabbiata e
se ne è andata,
credo. Qui non si è vista - non ancora, perlomeno - ma mi
è sembrata parecchio
sconvolta, per cui magari si avvicinerà. In caso contrario,
tu e Carlisle
dovrete inseguirla e parlare con lei. Non sono tranquilla».
Nemmeno
io.
Non
capivo come mai ma la cosa non mi piaceva affatto.
«Trenta
secondi e siamo lì», esclamai lanciandomi nella
corsa per raggiungerli.
Tutto
questo non avrebbe portato nulla di buono. Ne ero più che
sicuro.
Carlisle
Le
tracce
di Irina svanirono nel mare.
Non
volevo dare a questo episodio molto peso, ma ero seriamente
preoccupato. Irina
era ancora in lutto e il suo dolore le stava facendo perdere il senno.
Per come
avevo avuto modo di conoscerla era folle anche solo pensare che
ringhiasse a
Bella; eppure l’aveva fatto.
Spesso
il
dolore ti porta a non ragionare più con la testa ma con quel
che resta del
proprio cuore spezzato; e di solito ciò non porta a nulla di
buono.
Il
fatto
che nemmeno le sue sorelle sapessero che fosse passata da noi era
preoccupante,
Alice cercando di monitorare le sue mosse vedeva soltanto indecisione:
vagava
senza meta in una distesa di neve. Pregai che stesse cercando di
tornare a casa
ma avevo come l’impressione che fosse come una mina vagante
pronta ad esplode.
I
giorni
passarono e, sebbene fossi più che certo che Bella fosse
ancora turbata da
quanto accaduto, la vidi nel complesso più serena, la sua
attenzione era stata
catalizzata su altri argomenti, entro pochi giorni l’avrei
accompagnata in
Italia per rendere omaggio ad Aro e poi subito dopo esserci ricongiunti
con il
resto della famiglia avremmo fatto rotta per il Sudamerica in cerca di
qualche
informazione in più sui mezzosangue come la nostra Renesmee.
Le
diedi
uno sguardo, dormiva sul divano vicino a sua madre. Avrei dato tutto
per quella
bambina. DOVEVA.ESSERCI.UNA.SOLUZIONE, e con l’angoscia nel
cuore tornai ad
occuparmi degli ultimi dettagli del viaggio insieme a Edward, quando
improvvisamente un rumore inaspettato di cristallo frantumato
catalizzò
l’attenzione di tutti.
Alice.
Con
occhi
fissi e spalancati dal terrore guardava, nel vuoto, il futuro.
Angoscia
e disperazione le deturpavano il volto; capii in
quell’istante che il peggio
stava per arrivare.
Jasper
«Cosa
c'è?»,ringhiai, precipitandomi al suo
fianco in un lampo.
Lei
ancora in trance non rispondeva.«Cosa
c'è, Alice?».Gridai
più
forte afferrandola per le spalle e scuotendola con forza nella speranza
che reagisse
tornando tra noi; ma lei si lasciava sbatacchiare in silenzio senza
dare alcun
cenno di reazione.
Emmett
ringhiò in direzione della finestra, ci stavano attaccando?
Quanti erano? Chi
erano?
No,
era
impossibile non stavo percependo niente, non c’era nessuno
intorno alla casa.
Edward
emise un rantolo strozzato.
Cosa
diavolo avevano visto!?
Esme,
Carlisle, Bella e Rose, impietriti, non ci levavano gli occhi di dosso.
«Che
cos'è?». Chiesi ancora una volta, quasi implorando
di avere una risposta.
Percepivo terrore, talmente tanto terrore che mai avrei pensato di
poter
sentire in Alice e rabbia, Edward era pieno di dolore e rabbia. Che
diavolo
stava succedendo?
«Stanno
venendo a prenderci», sussurrarono insieme Edward e Alice
«Ci sono tutti».
Silenzio.
“Dio
mio
…”
«I
Volturi», gemette Alice.
«Tutti»,
precisò Edward con lo stesso tono di voce.
«Perché?»,
sussurrò lei fra sé. «Come
mai?».
«Quando?»,
bisbigliò Edward.
«Perché?»,
fece eco Rosalie.
Le
domande iniziarono ad accavallarsi in modo spasmodico.
«Quando?»,ripetei
e la mia voce uscì talmente stridula che in altri momenti
avrei stentato a
riconoscerla.
Non
l’avevo mai vista in quello stato lo sguardo era vitreo e
l’orrore le stava
deformando il volto.
«Fra
non
molto», risposero nuovamente all'unisono
«C'è neve nella foresta, neve in
città. Poco più di un mese».
«Ma
perché?». Chiese infine Carlisle.
«Deve
esserci un motivo. Forse per vedere...». incalzò
Esme
«Non
è
per Bella», disse Alice cupa. «Stanno venendo
tutti, Aro, Caius, Marcus, la
guardia al completo, persino le mogli».
«Le
mogli
non lasciano mai la città», obiettai cercando di
analizzare al meglio la
situazione «Mai. Non l'hanno lasciata durante la guerra del
Sud, né quando i
rumeni hanno cercato di conquistare il potere, nemmeno quando davano la
caccia
ai bambini immortali...».
«Stavolta
invece sì», sussurrò Edward.
«Ma
perché?»,
insistette Carlisle. «Non abbiamo fatto niente! E se anche
avessimo fatto
qualcosa, cosa potrebbe essere tanto grave da farci meritare questo?».
«Siamo
in
tanti», rispose Edward atono. «Vorranno assicurarsi
che...». Non terminò la
frase.
«La
domanda cruciale è un'altra! Perché?».
Sussurrò Bella.
Era
surreale, e non riuscivo a capire cosa potesse aver scatenato questa
mobilitazione di massa.
Il
silenzio diventò assordante.
«Torna
indietro, Alice», la supplicai. «Cerca il fattore
scatenante. Fruga».
Non
c’era
altro modo per capire il motivo di una simile mobilitazione.
«È
uscita
dal nulla, Jazz. Non stavo cercando né loro né
noi. Cercavo Irina e non era
dove mi aspettavo che fosse». Sussurrò con un filo
di voce a spalle basse e
scuotendo lentamente la testa.
Il
peso
del suo dono la stava schiacciando; ed io ero impotente davanti alla
sua
sofferenza, cercavo di tranquillizzarla ma dovendo ripercorrere
nuovamente
tutta la visione il panico si riacutizzava con lei.
«Ha
deciso di andare da loro», disse alzando la testa di scatto.
«Irina ha deciso
di andare dai Volturi. Poi prenderanno una decisione... È
come se la stessero
aspettando. Come se avessero già deciso e stessero
aspettando che lei...».
Questo
non mi stupiva. Più di una volta Edward aveva raccontato che
nei pensieri di
Aro era presente come un’ombra, qualcosa che tentava di
tenere a freno ma che
premeva ad uscire.
«Possiamo
fermarla?», chiesi già immaginando la risposta,
troppi giorni erano passati da
quando Bella e Jacob l’avevano incontrata nella foresta.
«Impossibile.
È quasi arrivata».
«Cosa
sta
facendo?», chiese Carlisle, spinto quasi da un riflesso
incondizionato.
«È
ancora
un viaggio.» sussurrò Alice «Ma la
decisione è stata presa»
«Il
motivo scatenante? Ho bisogno di sapere IL
PERCHÉ!!» tuonò Edward.
«Pensate
a cosa ha visto questo pomeriggio», disse sottovoce Bella
stringendosi alla
piccola. «Come reagirebbe qualcuno che ha perso la madre a
causa dei bambini
immortali, vedendo Renesmee?».
“Cristo
Santo!”
Un
gelo
più freddo della morte calò nella stanza.
«Una
bambina immortale», sussurrò Carlisle.
Edward
si
accasciò davanti a loro stringendole a sé.
Io
per la
prima volta mi sentii smarrito. Incapace di formulare un qualsiasi
pensiero.
Possibile
che il risentimento che nutriva verso di noi l’avesse spinta
a tanto?
«Ma
si
sbaglia», mormorò Bella. «Renesmee non
è come quei piccoli. Loro erano
congelati in un momento preciso, lei cresce a vista d'occhio ogni
giorno. Loro
erano incontrollabili, lei non ha mai fatto del male a Sue o Charlie, e
nemmeno
mostra loro cose che potrebbero ferirli. Lei sa controllarsi.
È già più
in gamba della maggior parte degli adulti. Non ci sarebbe motivo
di...».
Bella
continuava ad argomentare ma le mie orecchie non
l’ascoltavano più, la sua
paura, la sofferenza che stava provando mi stava letteralmente
risucchiando.
Il
dolore
di una madre era la cosa più tremenda che avessi mai
percepito.
Edward
Più
la
stringevo più la sentivo infervorarsi nelle sue
argomentazioni … Avrei dato la
mia vita per loro, ma non c’era speranza; e nel silenzio
più totale fu l’unica
cosa che riuscii a dirle «Per crimini come questo non
è previsto alcun
processo, amore. Per Aro i pensieri di Irina sono una prova. Vengono
per
distruggere, non per discutere».
«Ma
si
sbagliano», si ostinò.
«Non
ci
lasceranno il tempo di spiegare». Sussurrai con dolcezza, ma
qualcosa dentro di
me si incrinò. La mia voce sembrava provenire
dall’oltretomba.
«Cosa
possiamo fare?», chiese stringendo a sè Renesmee
addormentata.
Mi
sembrò
di essere inghiottito dal nulla. Cosa potevo risponderle? Con un simile
spiegamento di forze non saremmo stati in grado di fare assolutamente
niente …
nemmeno difenderci.
Era
dunque questo lo stano presentimento che avvertivo da un po’
di tempo?
Possibile che la nostra felicità stesse per finire
così, come una bolla di
sapone?
Avevamo
preteso troppo dal destino?
«Combatteremo»,
disse calmo Emmett. “Prima di morire anche loro
passeranno dei brutti quarti
d’ora!!”
ma
non volli demoralizzarlo ulteriormente.
«Non
possiamo vincere», replicò Jasper. «Non
possiamo nemmeno scappare. Non con
Demetri in giro». «Io non so se non
possiamo vincere», disse
improvvisamente pacato Emmett. La sua caparbietà era
ammirevole «Ci sono un
paio di possibilità da considerare. Non dobbiamo affrontarli
da soli».
«Non
dobbiamo nemmeno condannare a morte i Quileute, Emmett!».
Esclamò Bella, e non
potei che trovarmi d’accordo con lei. Caius aveva fatto
sterminare i licantropi
in tutta Europa, se avesse saputo della loro esistenza nel nuovo
continente non
gli sarebbe parso il vero di intraprendere nuovamente la battaglia; e
non
avevamo il diritto di condannare a morte la tribù dei
Quileute specie dopo
l’aiuto che ci avevano dato con i neonati; anche se,
convincere Jacob, sarebbe
stato impossibile.
«Rilassati,
Bella». La interruppe nuovamente Emmett, nei suoi occhi stava
brillando una
strana luce, come quando si preparava a una battuta di caccia in grande
stile,
la sua ingenuità alle volte era disarmante, non aveva ancora
capito che in
questa battuta non saremmo stati cacciatori, ma prede?. «Non
alludevo al
branco. Ma siamo realistici: pensi che Jacob o Sam si lasceranno
invadere senza
reagire? Anche se non ci fosse Nessie di mezzo... » purtroppo
aveva avuto la
mia stessa intuizione, ma qualcosa nella sua testa andava oltre
… «Per non
parlare del fatto che, grazie ad Irina, adesso Aro sa della nostra
alleanza con
il branco. Tuttavia pensavo ad altri amici».
«Non
dobbiamo condannare nemmeno loro». Sussurrò
rassegnato nostro padre.
«Ehi,
li
lasceremo decidere», continuò Emmett con tono
stranamente conciliante. «Non ho
detto che li obbligheremo a schierarsi al nostro fianco».
Lentamente il flusso
dei suoi ragionamenti sconclusionati stava prendendo corpo nella sua
mente, e
non era per niente una pessima idea. «Devono solo
spalleggiarci quel tanto che
basta a far esitare i Volturi. Bella ha ragione, dopotutto. Se solo
riuscissimo
a tenerli buoni il tempo necessario perché ascoltino le
nostre spiegazioni, a
quel punto non ci sarebbe più motivo di scontrarsi,
purtroppo...». bofonchiò
con quel suo sorriso sfrontato, pienamente consapevole di aver avuto
una grande
idea.
Sì,
poteva funzionare.
Infondo
cos’altro avevamo da perdere.
All’unisono,
come se si fossero svegliate da un sonno secolare, le menti di tutti i
componenti della nostra famiglia iniziarono ad elaborare le parole di
Emmett
rimuginando, aggiungendo dettagli, analizzando pro e contro, esplodendo
come un
ciclone nella mia mente.
«Sì»,
esclamò entusiasta Esme. «Può
funzionare, Emmett. Tutto ciò di cui abbiamo
bisogno è che i Volturi ci diano retta per un istante. Che
si fermino ad ascoltare».
«Ci
serviranno un bel po' di testimoni», disse Rosalie con voce
tremante.
«Chiedere
a un amico di testimoniare non è pretendere
troppo». Annuì Esme più determinata
che mai.
Raramente
l’avevo vista così.
«Noi
lo
faremmo, per loro», disse Emmett.
«Dobbiamo
chiederglielo subito», mormorò Alice. Il suo
sguardo era però nuovamente
assente, vedevo la sua mente, stava analizzando le possibili
sfaccettature di
questa soluzione ed allo stesso tempo cercava di tenermi fuori dalle
sue
elucubrazioni. Questo non era un buon segno. «Dovremo
mostrargliela con molta
cautela» mormorò.
«Mostrare
cosa?», chiese Jasper.
Ed
insieme ci trovammo a guardare Renesmee ancora placidamente
addormentata nelle
braccia di sua madre.
«La
famiglia di Tanya», disse concentrandosi di nuovo sul futuro.
«I clan di
Siobhan e di Amun. Qualche nomade: Garrett e Mary di sicuro. Magari
Alistair».
«Peter
e
Charlotte?», chiese Jasper esitante “So
che lo farebbero per me … ma non
voglio condannarli a morte … è una pazzia, non
abbiamo certezze, li stiamo
mandando al patibolo …”
Aveva
ragione. Era una grande idea ma quante possibilità di
riuscita avevamo
realmente?
«Magari».
«Le
amazzoni?», propose Carlisle. «Kachiri, Zafrina e
Senna?».
«Non
vedo
niente». Sentenziò Alice tornando alla
realtà.
Qualcosa
però aveva visto, avevo scorto nei suoi pensieri la giungla,
forse la foresta
Amazzonica; cosa stava nascondendo.
«Cos'era?»,
chiesi ansioso. «Quella parte nella giungla... Andremo a
cercarli?».
«Non
ci
vedo», ribadì Alice evitando il mio sguardo e
liquidandomi senza altre
spiegazioni.
“Ma
cosa
diavolo … Mi sta chiudendo i suoi pensieri
…”
«Dovremo
dividerci e fare alla svelta... prima che la neve attecchisca al suolo.
Dobbiamo radunare tutti quelli che possiamo e farli venire qui a
testimoniare».
Disse a tutta velocità per poi concentrarsi
nuovamente.«Chiedete a Eleazar. Non
ne va soltanto della bambina immortale».
«È
una
faccenda complicata. Dobbiamo sbrigarci», sussurrò
Carlisle, e un nuovo flash
mi arrivò nella mente … ancora giungla
… un villaggio … forse, lo notai appena,
Alice mi chiuse nuovamente fuori.
«Alice?»,
intervenni. «È stato troppo veloce, non ho capito.
Cos'era...».
«Non
ci
vedo!», esplose lei. «Sta arrivando
Jacob!».
«Mi
occuperò io di...». esclamo Rose andando verso
l’ingresso
«No,
lascialo entrare», la bloccò categorica. Poi
afferrando la mano di Jasper lo
trascinò verso la porta posteriore. «E poi
vedrò meglio, lontana da Nessie.
Devo andare. Ho bisogno di concentrarmi sul serio. Di vedere tutto
ciò che
riesco a vedere. Devo andare. Vieni, Jasper, non c'è tempo
da perdere!».
Jasper
perplesso quanto me del suo comportamento la seguì.
«Sbrigatevi»,
ci urlò dall’esterno. «Dovete trovarli
tutti!».
«Trovare
cosa?», chiese Jacob entrando. «Dove andava
Alice?».
Silenzio.
“Ma
che
gli prende a questi adesso?!?!”
Nessuno
ebbe il coraggio di iniziare il racconto.
«Ehi,
Bells! Credevo foste già andati a casa a
quest'ora». “Ok! Succhiasangue mi
dici a che gioco state giocando oppure devo preoccuparmi? …
… … … Ok mi
preoccupo.” Si guardò intorno, vide il
disastro del vaso di fiori, le
nostre facce funeree e il tremito della trasformazione
iniziò a scuoterlo.
«Cosa?», domandò senza dare la minima
inflessione alla voce. «Cos'è successo?».
«Sta
bene?», chiese toccando la fronte di Renesmee e inclinando la
testa per
auscultarle il cuore. «Non farmi incavolare, Bella, per
favore!».
«Renesmee
sta bene», disse con voce strozzata.«E allora
chi?».
«Noi
tutti, Jacob», sussurrò. «È
finita. Siamo tutti condannati a morte».
Alice
«Dove
stiamo andando?» chiese Jasper sfrecciandomi accanto nella
mia folle corsa.
«Fidati
di me.» risposi facendogli l’occhiolino. Edward era
ancora troppo vicino, se
avesse capito il mio piano attraverso la mente di Jasper non avremmo
avuto più
scampo.
Avevo
intravisto una possibilità di sopravvivenza, piccola,
infinitesimale ma
preziosa.
Non
doveva essere sprecata.
Emmett,
per una volta, aveva usato il cervello, invece che i muscoli, e aveva
avuto
un’ottima idea, radunare testimoni che osservassero la
crescita di Nessie
poteva essere la nostra salvezza.
I
Volturi
avrebbero avuto i loro e noi non potevamo certo essere da meno, ma per
la
riuscita ottimale del piano ognuno doveva tirare fuori il meglio di
sé, le
proprie potenzialità … Bella in particolar modo.
Oltretutto era l’unica a cui
Aro non era in grado di leggere la mente, l’unica che potesse
fare la
differenza; per ottenere ciò dovevo fare in modo che
credessero che non ci
fosse più alcun tipo di speranza … che tutto
fosse perduto …
«Aspettami
qua.» gli dissi a qualche chilometro dal cottage.
«Cosa
sta
succedendo Alice? Non ti cacciare in …»
«Tranquillo,
non faccio niente di pericoloso, soltanto fidati di me.»
«Alice
io
…» stavo male al solo pensiero di dargli pena, ma
non potevo fare altrimenti.
«È
per il
bene di tutti. Poi ti spiegherò …» e
sorridendogli scappai via.
Arrivai
al cottage nel bosco, entrai e presi uno dei libri di Bella, e dopo
aver
strappato la prima pagina per lasciare un messaggio alla famiglia,
lasciai un
appunto per lei: J. JENKS – SEATTLE. DISTRUGGILO.
Bella
era
sveglia, nel momento in cui avrebbe notato su quale foglio avevo
scritto il
messaggio avrebbe capito che ce n’era un altro solo per lei.
Nel
caso
che un qualsiasi fattore esterno influenzasse la visione determinandone
il
cambiamento almeno la bambina sarebbe stata al sicuro.
Ero
più
che convinta che quello fosse il loro primo desiderio; e comunque
questo non
avrebbe fatto altro che accrescere la certezza dell’imminente
disfatta.
Uscii
in
un lampo e trovai Jasper esattamente dove l’avevo lasciato,
fremere
d’impazienza, con lo sguardo confuso e preoccupato.
Non
chiese niente.
Gli
sorrisi e ripartii.
Era
tremendo non poterlo rendere partecipe di tutta la situazione, ma
presto avrei
rimediato … arrivammo al confine con il territorio dei
Quileute; per arrivare
all’oceano dovevamo per forza attraversarlo.
Sam
non
ebbe nessun problema a farci passare scortandoci fino alla spiaggia.
Pochi
secondi dopo eravamo davanti alla maestosa distesa oceanica
… mi sentivo una
vigliacca a scappare in quel modo … non avevo nemmeno il
coraggio di girarmi e
guardare indietro … purtroppo non avevo scelta.
«Nessuno
ti giudicherà …» sussurrò
Jasper stringendomi la mano «se è necessario per
salvarci tutti, dobbiamo sbrigarci non credi?» aggiunse
sorridendomi
dolcemente.
Consegnai
a Sam il messaggio per la nostra famiglia pregandolo di non dire a
nessuno,
nemmeno a Jacob, che ci avevano incontrati, finché il resto
dei Cullen non
fosse venuto a cercarci.
Poi,
stringendo più forte la mano di Jasper ci tuffammo insieme
tra le onde:
destinazione Brasile.
Carlisle
«Non
capisco. Cosa è successo? Cosa avete fatto? Chi vi vuole
morti?!?»
esclamò tutto d’un fiato Jacob, e vedendo che
nessuno se la sentiva di dare
spiegazioni presi coraggio e tentai di fargli un quadro della
situazione,
infondo aveva diritto quanto noi di essere informato.
«I
Volturi, Jacob, ne avrai già sentito parlare,
giusto?»
«Gli
Italiani?!» disse sconcertato «Cosa vogliono
ancora!!! Bella è stata
trasformata, cos’altro pretendono!!»
«Non
è così semplice …» dissi
prendendo un profondo respiro «Devi sapere
che i Vampiri hanno delle leggi e loro , che si sono eletti garanti
delle
stesse, fanno in modo che vengano rispettate. La segretezza
è la prima in
assoluto e non meno importante è il divieto assoluto di
creare “Bambini
Immortali”.» e la mia voce si
spezzò.
«Co
… cosa sarebbero i … “Bambini
Immortali”?»
«Sono
bambini trasformati in vampiri, Jacob, un tempo
ve n’erano molti. Erano bellissimi, incantevoli, non si
poteva non amarli,
ma rimanevano fermi all’età in cui erano stati
trasformati. Non gli insegnavi
nulla non li contenevi, un loro capriccio poteva distruggere un
villaggio
intero. Gli umani vedevano le devastazioni … circolavano
storie … i Volturi
dovettero intervenire. I bambini non potevano mantenere il segreto, non
ne
erano capaci per natura e per questo andavano distrutti. Ma i loro
creatori li
amavano e si batterono per proteggerli. Clan fra i più
antichi vennero
sterminati. Innumerevoli umani massacrati. Tradizioni, amici, famiglie
intere
distrutte.»
«Questo
che c’entra con voi?»
«La
madre del
Clan
Denali, ne creò uno secoli fa.»
mormorai«pagò con
la vita il suo errore, davanti agli occhi sconvolti delle figlie che
furono
risparmiate solo perché le aveva tenute allo scuro delle sue
azioni. Da quel
momento sono diventate puriste in materia di giustizia …
Quando Irina vi ha
visti, ha visto anche Renesmee … scambiandola per quello che
non è: una bambina
immortale. L’ha denunciata ai Volturi.»
«Ma
… ma … ma lei cresce …»
farfugliò smarrito.
«È
quello che cercheremo di dimostrare. Nel corso dei secoli
ho
conosciuto molti vampiri … buoni amici …
raduneremo chiunque possa
essere in grado di dichiarare che la bambina è
tutt’altro che immortale …
partiremo alla ricerca dei nostri testimoni domani stesso, non
c’è tempo da
perdere. Stiamo aspettando che Alice torni in modo da poter elaborare
un piano
ed i suoi scenari nel miglior
modo possibile.» dissi
con un’ansia crescente in petto.
«Dove
è andata?»
«Aveva
bisogno di chiarezza per le sue visioni, si è allontanata da
casa
perché con te e Reneesme non riusciva a vedere bene
…» risposi, ma non capivo
come mai, non ero del tutto convinto delle mie stesse parole.
Jacob,
confuso e sconcertato, uscì per andare ad avvisare Sam e il
branco.
Alice
non tornò.
Edward
Jacob
era
stato da Sam ed era tornato, da quasi un’ora dormiva
accucciato sul pavimento
in un angolo del salone.
Fuori
cominciava ad albeggiare.
Alice
stava tardando.
Quando
i
primi raggi di sole illuminarono il volto di Bella, mi resi conto che
ero
rimasto lì, immobile, a guardare i miei angeli tutta la
notte.
Lo
stesso
aveva fatto lei.
Completamente
incapaci di dire o fare nulla se non restare vicini per il poco tempo
che il
destino ci aveva ancora concesso.
Alice
aveva detto che sarebbero arrivati con la prima neve. Tra poco meno di
un mese.
«Alice»,
sussurrai senza quasi rendermene conto, perché non era
ancora tornata?
«È
via da
parecchio», mormorò Rosalie, sorpresa almeno
quanto me.
«Dove
potrebbe essere?» chiese Emmett avvicinandosi alla porta.
“Dobbiamo
darle tempo … in questo periodo abbiamo preteso
così tanto da lei …”
pensò Esme cercando di darsi un motivo per questa prolungata
assenza.
«Meglio non disturbare...». mormorò
avvicinandosi a Emmett.
NO.
C’era
comunque qualcosa che non tornava.
Ci
stava
mettendo davvero troppo, non era da lei, specie in un momento
così delicato.
«Non ci ha mai messo così tanto», dissi
deciso. In quel momento un’idea
attraversò la mia mente … ricordi lontani
… pensieri sfuggenti comparsi per una
frazione di secondo nella mente di Aro … il panico mi
assalì. «Carlisle,
secondo te può essere... una misura preventiva? Ha forse
visto in tempo
qualcuno che la stava venendo a prendere?».
Bastò
un
attimo perché tutti capissero … Emmett
imprecò a voce così alta che riuscì a
svegliare Jacob dal suo letargo e in un istante eravamo già
fuori a seguire le
loro tracce.
«Potrebbero
averla colta di sorpresa?», chiese Carlisle.
«Non
vedo
come», risposi «Però Aro la conosce
meglio di chiunque altro. Meglio di me».
«È
una
trappola?», gridò Emmett alle nostre spalle.
«Forse»,
dissi poco convinto. «Le uniche tracce olfattive sono quelle
di Alice e Jasper.
Dove stavano andando?».
Le
scie
non seguivano un percorso preciso, dalla casa puntavano a est, poi a
nord dall'altra
parte del fiume e infine, verso ovest. Era un percorso senza logica.
Quasi
volessero confondere qualcuno … forse li stavano veramente
braccando … ma chi?
Non si percepiva che la loro scia …
«Lo
sentite questo odore?», gridò Esme dopo che
avevamo attraversato il fiume per
la seconda volta. Indicava il sud-est.
«Seguite
la pista principale, siamo quasi al confine con il territorio
Quileute»,
ordinai secco. «Restate uniti. Vediamo se hanno puntato a
nord o a sud».
Se
il
loro inseguitore stava cercando di dividerci non lo avremmo
assecondato, e
continuando per la pista principale arrivammo fino al confine con i
territori
Quileute.
“Eccoli
…”
«Sam?»,
chiesi arrestandomi immediatamente. «Cos'è
successo?».
Sam,
in
forma umana, uscì dagli alberi a qualche centinaio di metri
di distanza da noi,
affiancato da due lupi del suo branco.
“l’aveva
detto che sarebbero venuti tutti a cercarla … ma a
quest’ora saranno già
lontani …”
Voleva
che arrivassimo qua? Cosa diavolo stava cercando di fare?!
Sam
mi
passò davanti ignorando tutti fino ad arrivare davanti a
Carlisle, e finalmente
si decise a parlare.
«Appena
dopo la mezzanotte, Alice e Jasper sono venuti qui e hanno chiesto il
permesso
di attraversare le nostre terre fino all'oceano. Gliel'ho concesso e li
ho
scortati io stesso fino alla costa. Si sono tuffati subito in acqua e
non sono
più tornati. Alice mi ha raccomandato di non dire a Jacob
che l'avevo vista
prima di aver parlato con voi, ha detto che era una cosa della massima
importanza. Avrei dovuto attendervi qui, quando sareste venuti a
cercarla, per
darvi questo biglietto. Ha detto che ne va della vita di tutti
noi».
E
teso
come una corda di violino, estrasse un foglio di carta ripiegato e
glielo
consegnò.
Non
cercateci. Non c'è tempo da
perdere. Ricordate: Tanya, Siobhan, Amun, Alistair, tutti i nomadi che
riuscite
a trovare. Peter e Charlotte li cercheremo noi lungo la strada. Siamo
desolati
di dovervi lasciare così, senza nemmeno un saluto o una
spiegazione, ma era
l'unico modo. Con affetto infinito.
Lessi
nella mente di mio padre, e il mondo intero mi crollò
addosso.
«Alice
ha
deciso di lasciarci», sussurrò Carlisle,
sconcertato almeno quanto me.
«Cosa?»,
esclamò Rosalie.
Carlisle
girò il foglio in modo che tutti lo potessero leggere, e non
aggiunse altro.
“Se
anche
la veggente se n’è andata la situazione deve
essere molto più grave di come
l’ha descritta Jacob!”
«Sì,
è
una situazione pericolosa». Risposi gelido.
«Al
punto
da abbandonare una famiglia?», chiese Sam disgustato.
“Ha visto il futuro,
non le piaceva e ha deciso di salvarsi la pelle … voltando
le spalle alla sua
famiglia …”
Come
osava pensare che Alice fosse così vigliacca!! Come si
permetteva di dare
giudizi! «Non sappiamo cos'ha visto», dissi e la
mia voce salì da alcune
ottave. «Alice non è insensibile, o vigliacca.
Dispone solo di più informazioni
rispetto a noi».
«Noi
non...»,
cominciò nuovamente Sam.
«I
vostri
legami sono diversi dai nostri», tagliai corto. Ancora
un’altra parola e
l’avrei levato di mezzo «Ognuno di noi è
libero di agire secondo la
propria volontà».
Lo
sguardo di Sam si riempì di rabbia.
“Abbandonando
tutti nel momento del bisogno!”
«Però
dovresti dar retta all'avvertimento», continuai.
«Credimi, non è cosa in cui
lasciarsi coinvolgere. Siete ancora in tempo a evitare ciò
che Alice ha visto».
«Noi
non
scappiamo». Replicò sprezzante.
«Non
lasciar massacrare la tua famiglia per orgoglio», s'intromise
nostro padre, e
l’indiano cambiò subito atteggiamento.
«Come faceva notare Edward, noi non
abbiamo lo stesso grado di libertà che avete voi. Ormai
Renesmee fa parte della
nostra famiglia quanto della vostra. Jacob non può
abbandonarla e noi non
possiamo abbandonare lui».
“Noi
non
siamo dei codardi …”
pensò Sam fissando il biglietto
ancora nelle meni di Carlisle.
«Non
la
conosci», dissi
«E
tu?»,
ribatté secco.
Cercava
la discussione? Cos’è che gli rodeva?!? Qualunque
fosse il motivo aveva trovato
pane per i suoi denti, non vedevo l’ora di sfogare la mia
frustrazione
Ma
Carlisle mi frenò. «Abbiamo molto da fare,
figliolo. Qualunque cosa Alice abbia
deciso, saremmo pazzi a non darle retta. Torniamo a casa e mettiamoci
al
lavoro».
Aveva
ragione, era inutile lasciarsi trascinare in queste inutili discussioni
e
ignorai la stupida provocazione.
«Grazie,
Sam», disse Carlisle.
«Mi
dispiace», gli rispose. «Non avremmo dovuto
lasciarla passare».
«Hai
fatto la cosa giusta», disse Carlisle. «Alice
è libera di fare ciò che vuole.
Non le negherei mai questa libertà».
«Io
non
mi arrenderò senza combattere», ringhiò
Emmett, a denti stretti. «Alice ci ha
detto cosa fare. Facciamolo».
Anche
se
non volevo ammetterlo mi sentivo abbandonato … cosa aveva
visto di così
terribile … era scappata o stava tentando il tutto per tutto
per salvarci …
Speravo
con
tutto me stesso che avesse intravisto una flebile
possibilità … aveva detto di
cercare testimoni … tutti quelli che potevamo …
no, non poteva essere scappata.
Emmett aveva ragione, ci aveva dato un consiglio e non ci rimaneva che
ascoltarlo.
La
foga
della corsa era finita, e senza badare troppo alla nostra andatura
tornammo sui
nostri passi.
«C'era
quell'altra traccia. Fresca». Ci ricordò Esme
quando fummo nei pressi del
fiume.
«Doveva
essere dello stesso giorno, ma precedente a quella che seguivamo. Lei
da sola,
senza Jasper». Risposi senza darle troppo peso, probabilmente
Alice era passata
di là prima di avere la visione, e le tracce si erano
confuse; e mesti
riprendemmo la corsa, tutti tranne Bella.
«Bella?»,
la chiamai vedendola indugiare.
«Voglio
seguire la traccia», rispose.
“Non
ti
illudere amore mio, non troveremo niente …” non
volevo alimentare in lei false speranze, purtroppo il senso di vuoto e
smarrimento che la loro defezione ci aveva lasciato era difficile da
colmare,
specialmente per Bella, il rapporto che aveva con mia sorella era
sempre stato
speciale … il suo dolore era inimmaginabile.
«Forse riporta semplicemente a
casa». dissi cercando di evitarle ulteriori sofferenze.
«Allora
ci vediamo lì».
“Caparbia
come al solito.” «Vengo
con te», dissi a bassa voce.
«Ci vediamo dopo a casa, Carlisle».
“Stalle
vicino …”
pensò mio padre annuendo, e insieme
agli altri se ne andò.
«Non
potevo lasciarti andar via», mormorai in risposta alla sua
domanda inespressa.
«Mi fa male solo a pensarci».
Mi
tese
la mano e la strinsi alla mia, come se aggrapparmi a lei fosse la mia
unica
salvezza.
«Sbrighiamoci»,
dissi. «Renesmee si sarà svegliata».
Annuì
e
riprendemmo a correre.
Seguendo
la scia di Alice, ci trovammo, dopo un giro vizioso, davanti a casa
nostra.
“Cosa
è
venuta a fare da sola qua?”
Adesso
ero veramente confuso.
«Ha
lasciato Jasper ad aspettarla laggiù ed è venuta
qui?». Mormorai cercando di
dare un senso al quel farraginoso giro che aveva fatto.
«Dammi
solo un minuto», disse una volta giunti alla soglia di casa.
«Bella?».
“Cosa hai capito che a me sfugge?”
«Per
favore. Trenta secondi». E senza permettermi di replicare mi
lasciò fuori in
attesa.
Dopo
soltanto tredici secondi entrai. «Cosa sta succedendo,
Bella?».
«È
stata
qui. Ha strappato una pagina del mio libro per scriverci
sopra».
“Questo
l’avevo intuito.”
«Perché?».
«Non
lo
so».
“Non
è
vero.”
«Perché lo stai bruciando?».
«Perché...
Io...», si accigliò, stava per mentire, e non ne
era capace. «Mi è sembrato
giusto, ecco».
Probabilmente,
qualunque cosa ci fosse in quel libro, le era stato detto di tenermi
allo
scuro.
Perché?
«Non
conosciamo le sue intenzioni», osservai calmo.
«Sull'aereo
che ci portava in Italia», sussurrò,
«quando stavamo venendo a salvarti, ha
mentito a Jasper per impedire che venisse con noi. Sapeva che se avesse
affrontato i Volturi sarebbe morto. Preferiva rimetterci la vita lei,
piuttosto
che esporlo al pericolo. Era pronta a morire anche per me. E per
te».
“Lo
so …
so che se ti ha detto di distruggerlo è per il bene di
tutti, non solo mio e
tuo … spero solo non ti abbia chiesto di fare qualcosa di
estremamente
rischioso.”
«Sa
cos'è
meglio fare», concluse.
“Dipende
…”
«Non ci credo», dissi. «Forse solo
Jasper era in pericolo. Il suo piano avrebbe funzionato per tutti noi,
ma non
per lui, e se fosse rimasto... Forse».
«Avrebbe
potuto dircelo. Mandarlo via».
«Ma
lui
se ne sarebbe andato? Magari gli sta mentendo di nuovo».
«Forse
…», “Sai benissimo anche te
che non se ne sarebbe mai andato … io non
l’avrei fatto …”«Dovremmo
tornare a casa. Non c'è più tempo».
Capii
che
non avrebbe detto una sola parola di più, la presi per mano
e uscimmo.
Carlisle
Bella
e
Edward Rientrarono che avevamo già predisposto tutto per la
nostra partenza,
Alice era stata chiara, non potevamo perdere un solo attimo di tempo.
“Abbiamo già pianificato tutto, mete e amici di
cui ci possiamo fidare per
tentare di spiegare … partiremo tra meno di
un’ora, preparatevi a ricevere i
nostri ospiti.”
«Noi
dobbiamo restare?», chiese deluso e amareggiato, non
sopportava di essere
scavalcato, capivo benissimo i suoi sentimenti ma era molto
più importante che
restasse qua.
«Alice
ha
detto che avremmo dovuto mostrare Renesmee agli altri, e con
cautela», dissi.
«Vi manderemo tutti quelli che riusciremo a trovare. Edward,
è un campo minato
che solo tu puoi attraversare incolume».
«Sarà
un
campo sterminato». Replicò scontento.
“Non
sottovalutare il tuo ruolo, figliolo, dovrai essere te a convincere
chiunque ti
manderemo dell’onestà delle nostre parole
…”
«Noi
ci
divideremo», intervenne Emmett. «Io e Rose
scoveremo i nomadi».
«Qui
non
starete con le mani in mano», precisai. «La
famiglia di Tanya sarà qui in
mattinata e non hanno la più pallida idea del motivo.
Quindi, primo: dovrete
convincerli a non reagire come Irina. Secondo: dovrete scoprire cosa
intendeva
Alice a proposito di Eleazar. A quel punto si vedrà se
saranno disposti a
testimoniare a nostro favore. Per ciascuno che si presenta, dovrete
ricominciare tutto da capo, ammesso e non concesso che si lascino
convincere a
venire». Sospirai. «Temo che il vostro sia il
compito più difficile. Torneremo
a sostenervi appena possibile».
«Buona
fortuna», mormorò Edward.
«Anche
a
voi», risposi. «Ne avremo tutti bisogno».
“Dio solo sa quanta ce ne servirà
…” Li salutammo con un groppo alla gola
e un istante dopo ci dileguammo.
Edward
«Non
so
se gli amici di Carlisle verranno. Lo spero. Per il momento mi pare che
siamo
decisamente inferiori numericamente», mormorò
Jacob a Renesmee.
Possibile
che non riuscisse a mantenere neanche il più piccolo
segreto? Cosa diavolo gli
era saltato in testa di raccontare a una bambina cosa stava accadendo?
Renesmee
non sembrava spaventata, per fortuna, e nei suoi pensieri la
curiosità di
questa nuova situazione era ciò che stava predominando.
«No,
non
possiamo fare niente. Noi dobbiamo restare qui»,
proseguì Jacob. «C'è gente che
viene per vedere te,altro che il
paesaggio».
Renesmee
lo fissò contrariata, “Beata innocenza
… infondo è davvero una bambina
…”«No,
non devo andare da nessuna parte», le disse. “Sbagliato.
Prova a ragionare
una volta ogni tanto …” pensai
mugugnando e finalmente gli sorse un dubbio
«O sì?» chiese guardandomi.
“Avanti
…
Sforzati … usa, una volta tanto, quei poveri e pochi neuroni
che ti ritrovi …”
Pensai guardandolo rassegnato.
«Sputa»,
ringhiò lui, La voglia di spaccargli la faccia
tornò prepotentemente alla
carica; credeva forse di essere l’unico con il diritto di
potersi preoccupare
per Renesmee?!?
«I
vampiri che stanno venendo qui per aiutarci non sono come
noi», dissi scandendo
bene le parole, nel caso che il concetto non gli risultasse chiaro.
«La
famiglia di Tanya è l'unica, oltre alla nostra, a rispettare
la vita umana, ma
nemmeno loro hanno un'alta opinione dei licantropi. Quindi sarebbe
più sicuro
per...».
«So
badare a me stesso».
Certe
volte era peggio di un disco rotto. «Sarebbe più
sicuro per Renesmee»,ripresi,
«se la loro scelta di credere o no a quello che racconteremo
su di lei non
fosse influenzata dall'associazione con un licantropo».
«Begli
amici. Ti volterebbero le spalle solo per la gente che
frequenti?».
«Credo
che in circostanze normali sarebbero parecchio tolleranti, ma, cerca di
capire,
accettare Nessie non sarà facile per nessuno di loro.
Perché rendere tutto ancora
più complicato di quello che già
è?».
“Io
non
voglio complicare nulla … sono solo preoccupato …
io non ce la faccio a
lasciarla … non fare finta di niente, so benissimo che sei
nelle mie stesse
condizioni … e poi, possibile che siate così
spaventati da questi bambini? …
Davvero non capisco.” «Erano
davvero così tremendi, questi bambini?»,
domandò.
«Non
hai
idea della ferita che hanno inferto alla psiche collettiva dei
vampiri».
«Edward...».
“È doloroso … so che
è con voi … al sicuro … ma starle
lontanoè
insostenibile … non so quanto tempo ancora ci
«Lo
so,
Jake. So quanto è difficile starle lontano». Lo
capivo fin troppo bene …
«Andremo a istinto, a seconda della loro reazione quando la
vedranno. In ogni
caso, nelle prossime settimane, Nessie dovrà tenere, come
dire, un basso
profilo a fasi alterne. Fra una presentazione e l'altra
resterà al sicuro nella
nostra casetta. Quindi, fintanto che ti tieni a distanza di sicurezza
da questa
casa...».
«Ce
la
posso fare. Domattina arriva gente, eh?».
«Sì.
La nostra
amica più cara. Nel suo caso particolare, è
probabilmente meglio mettere le
carte in tavola al più presto. Puoi restare qui, tanto Tanya
sa di te. Ha
persino conosciuto Seth».
«Vero».
«È
meglio
che tu avverta Sam di cosa sta succedendo. Nei boschi potrebbero
comparire
presto degli stranieri».
«Giusto.
Anche se gli devo un po' di silenzio dopo la scorsa notte».
“Non
dovevano permettergli di andarsene … sono convinto che tutto
questo ha un senso
… non mi sembra il tipo che fa le cose a caso …
ma il fatto che vi abbia
abbandonati m’inquieta … non riesco a farmelo
andare giù … pensa davvero che
con due righe di consigli riusciremo a scamparla?”
La
cosa più inquietante in quel
momento era rendersi conto di quanto fosse simile il nostro modo di
pensare «Di
solito, dare retta ad Alice è la cosa migliore».
Gli risposi, e dentro di me
sperai che anche quella volta lo fosse.