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Autore: ila74cullen    19/01/2013    4 recensioni
Breaking Dawn lo conososciamo tutti, a raccontarcelo sono stati Bella e Jacob, ma gli altri personaggi che hanno popolato il libro come hanno vissuto la storia? Qual'era il loro pensiero? In questa FF proverò a dare voce, oltre che ad Edward, anche al resto della famiglia Cullen e a tutta una serie di personaggi minori che nel libro originale non hanno avuto molto spazio.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
Capitoli:
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Salve a tutti!!!! Siamo ancora in gennaio quindi gli auguri di buon anno valgono ancora vero???? AUGURONI A TUTTI!!!!!

Tra un’influenza e l’altra sono riuscita a venire a capo anche di questo capitolo… portate pazienza, manca veramente poco alla conclusione; due o tre capitoli al massimo!!!

 

Ancora grazie a tutti coloro che hanno inserito la mia ff tra i preferiti, a chi legge silenzioso e a chi trova il coraggio di scrivere anche solo una parolina.

Grazie di cuore a tutti!!

 

Buona Lettura

 

Cap.23

 

Edward

 

Perfetta.

Ecco come si poteva definire la mia vita in quel momento.

Tutto aveva trovato una sua collocazione.

La tregua con i Quileute, Bella che aveva nuovamente Charlie nella sua vita, lui che, anche grazie all’aiuto di Sue Clearwater, riusciva a tollerare ogni stranezza del mondo “mitologico”che lo circondava.

Mai avrei immaginato di poter avere tanto; l’avevo desiderato più di ogni altra cosa ma non pensavo che i miei sogni potessero un giorno diventare realtà. Non accade alle persone normali figuriamoci a esseri come noi, dei mostri ,ed invece mi era stato concesso qualcosa ben più al di sopra delle mie aspettative.

Poter avere Bella al mio fianco per l’eternità mi rendeva l’uomo più felice dell’intero universo, essere, poi, diventato padre era una sensazione indescrivibile.

Non pensavamo fosse possibile quindi inutile accanirsi; era scontato che rimanessimo una coppia e invece era successo: eravamo una famiglia, una famiglia vera.

Sapere che esiste qualcuno che è parte di te e della persona che più ami al mondo, è una sensazione al contempo strana e meravigliosa. Questo piccolo e fragile esserino dipende in tutto e per tutto da te, sei la sua guida, l’esempio che deve voler seguire, devi vigilare su di lui ma lasciarlo libero di crescere, sbagliare e capire come funziona il mondo.

Tutto ciò ti fa sentire onnipotente, e allo stesso tempo ti spaventava da morire; pensi costantemente di non esserne capace, di essere inadeguato; qualsiasi cosa diventa una montagna insormontabile fino a quando, però, ti sorride guardandoti negli occhi e capisci che per lui, per tuo figlio, saresti in grado di fare qualsiasi cosa.

Fu grazie a questa nuova esperienza da genitore che il rapporto tra me e Rosalie cambiò, iniziai a capirla, la corazza che si era costruita serviva per soffocare il dolore e la sofferenza che la stavano dilaniando da quando era stata trasformata, per ciò che desiderava con tutta se stessa e che non avrebbe mai potuto avere. Il suo disprezzo per questa vita e l’astio che aveva provato in passato per Bella acquisiva tutta un’altra prospettiva.

Il senso di impotenza che il suo sviluppo accelerato ci creava era l’unico tarlo alla nostra completa felicità. Ciò valeva per tutti i membri della famiglia, ognuno di noi si affannava a non farle perdere un solo istante della sua breve e preziosissima infanzia: foto, giochi, nuove scoperte erano all’ordine del giorno ormai.

Il tempo che per noi vampiri non era mai stato rilevante diventò un elemento di primaria importanza e lo scandire dei secondi, guardando Renesmee crescere, era sempre più opprimente.

I suoi progressi erano sconvolgenti, le sue prime parole furono a una settimana esatta di vita; non un semplice balbettio da lallazione, ma una domanda di senso compiuto; i primi passi li fece ad un mese, a tre dimostrava quasi un anno e mezzo e oltre che parlare e camminare, correva ballava e leggeva.

Ai suoi occhi non potevamo certo manifestare disappunto ma sia io che Bella ci sentivamo morire dentro, ogni progresso era un passo in più verso la fine … non poterle garantire una vita normale una crescita regolare ci faceva mancare la terra sotto i piedi … fosse stata anche una vita umana l’avrei accettato, ma così no. Non riuscivo a farmene una ragione, dovevo essere forte per entrambe ma dubitavo di riuscire ad esserlo anche solo per me.

Se esisteva un Dio non poteva permettere che ciò accadesse.

Lo stesso valeva per Jacob. Ci guardava sgomento con il panico negli occhi, come se noi fossimo in grado di dargli una risposta; sospirare rassegnati era tutto ciò che eravamo in grado di fare.

Non c’era soluzione.

Secondo i calcoli di Carlisle, il ritmo di crescita fisico stava rallentando gradualmente, cosa che però non faceva la sua intelligenza … ciò nonostante anche se il rallentamento fosse proseguito a quel ritmo, nel giro di quattro anni al massimo sarebbe stata adulta; e a quindici una donna anziana.

Non riuscivo ad accettarlo.

Le ricerche a tappeto che stavo facendo con mio padre, nella speranza di trovare un qualsiasi tipo di speranza, finivano tutte in vicoli ciechi; prevalentemente leggende, più simili a racconti dell’orrore che a fatti realmente accaduti.

Avevamo valutato anche l’opzione di trasformarla in modo da renderla immortale, ma Bella si era opposta. Non potevo darle torto, nutrivo parecchi dubbi anch’io. Una parte di Renesmee era già vampira, i risvolti di quella trasformazione erano ovviamente sconosciuti.

L’unica soluzione era partire, tornare in Brasile e ricominciare da lì; da dove tutto era cominciato, nelle leggende degli indios Ticuna si parlava di bambini come Renesmee. Kaure sapeva perfettamente cosa sarebbe successo a Bella quando capì che era incinta, quindi, voleva dire che si era verificato altre volte e se veramente erano già esistiti altri piccoli semi-immortali quello era il posto da dove far partire le ricerche.

Restava solo da stabilire quando saremmo partiti e anche quella non era una decisione da poco; Bella temporeggiava, diceva di voler rimandare tutto a dopo le feste, in parte ero d’accordo con lei non volevo privare Renesmee della gioia del Natale … chissà quanti ne avrebbe mai potuti festeggiare; ma sapevo che la sua motivazione principale era un’altra: voleva andare da Aro, mostrarsi a lui da vampira e levare, una volta per tutte, la spada di Damocle che pendeva sulle nostre teste.

A suo tempo decidemmo che avremmo fatto questo viaggio insieme, adesso però non era più possibile; consapevoli della passione che Aro nutriva verso i talenti particolari che alcuni vampiri possedevano, preferivamo tenerlo allo scuro della nascita di nostra figlia.

Non potendo leggere nella mente di Bella il nostro segreto sarebbe stato al sicuro, ma con me presente eravamo scoperti e non potevamo permettercelo.

Questo complicava le cose.

Si scatenò così la nostra prima vera discussione; lei sola a Volterra non ci sarebbe mai andata.

«Non mi faranno del male», replicò cercando di apparire convinta.«Non ne hanno motivo. Sono una vampira ormai. Il caso è chiuso».

Ovviamente NON.ERO.D’ACCORDO.

«Edward, è l'unico modo per proteggerla».

Lo sapevo perfettamente, ma rinfacciarmelo in quel modo era comunque un colpo basso; e non potevo dargliela vinta.

Alice non intravedeva alcun pericolo in questo viaggio, ma ciò non bastava a rassicurarmi … ultimamente le sue visioni non erano chiarissime, e il margine d’errore era altamente preoccupante.

Se pensavo che da umana fosse testarda, dovetti ricredermi, da vampira lo era ancora di più; e dopo un’estenuante trattativa giungemmo alla conclusione che l’avrei accompagnata fino a Londra e lì, insieme a Renesmee, l’avrei aspettata mentre lei avrebbe raggiunto Volterra insieme a Carlisle.

Non mi faceva impazzire comunque come soluzione, ma esserle a poche ore di distanza invece che dall’altra parte dell’oceano era già qualcosa.

Il fatto che il cane la pensasse esattamente come me contribuì fortemente alla riuscita dell’accordo.

Alle volte sapeva rendersi utile pure lui.

Dopo aver rassicurato i Volturi ci saremmo ricongiunti e, insieme, saremmo partiti per il Brasile. Qui si innescava un’ulteriore problematica: Jacob voleva venire con noi.

Possibile che non capisse che doveva rimanerne fuori?

La sua irascibilità non sarebbe certo giovata alla missione. Gli indigeni erano già diffidenti nei nostri confronti figuriamoci quando si sarebbero trovati davanti lui: un licantropo.

Ovviamente non voleva sentire ragioni, si era incaponito di dover partecipare in tutti i modi, così, per riuscire a programmare qualcosa insieme a Carlisle gli avevo chiesto di accompagnare Bella e Renesmee nella caccia, dove il suo aiuto era sicuramente più necessario. Nessie non ne voleva sapere di bere il sangue animale preferendo di gran lunga le sacche di quello umano che Carlisle continuava a procurare. La presenza di Jacob faceva sì che tutto diventasse un gioco e che quindi, stimolata dalla competizione, iniziasse a cacciare e ad abituarsi all’altro tipo di gusto. Nel frattempo Bella avrebbe provato a continuare a dissuaderlo.

Già la vedevo provare a convincerlo che la sua partenza era inutile e subito dopo schierarsi dalla sua parte … mah … era comunque un tentativo.

Avevamo appena definito la strategia su cui muoverci, iniziando le nostre indagini proprio dalle conoscenze di Kaure, per poi spingerci fino nel centro della foresta dove delle amiche di Carlisle, le amazzoni, ci avrebbero sicuramente aiutato a scoprire quanto ci fosse di vero in quei racconti; quando il cellulare squillò.

«Vieni qui e porta anche Carlisle», esclamò Bella tutto d’un fiato. «Ho visto Irina, e lei mi ha visto, ma poi ha notato Jacob, si è arrabbiata e se ne è andata, credo. Qui non si è vista - non ancora, perlomeno - ma mi è sembrata parecchio sconvolta, per cui magari si avvicinerà. In caso contrario, tu e Carlisle dovrete inseguirla e parlare con lei. Non sono tranquilla».

Nemmeno io.

Non capivo come mai ma la cosa non mi piaceva affatto.

«Trenta secondi e siamo lì», esclamai lanciandomi nella corsa per raggiungerli.

Tutto questo non avrebbe portato nulla di buono. Ne ero più che sicuro.

 

Carlisle

 

Le tracce di Irina svanirono nel mare.

Non volevo dare a questo episodio molto peso, ma ero seriamente preoccupato. Irina era ancora in lutto e il suo dolore le stava facendo perdere il senno. Per come avevo avuto modo di conoscerla era folle anche solo pensare che ringhiasse a Bella; eppure l’aveva fatto.

Spesso il dolore ti porta a non ragionare più con la testa ma con quel che resta del proprio cuore spezzato; e di solito ciò non porta a nulla di buono.

Il fatto che nemmeno le sue sorelle sapessero che fosse passata da noi era preoccupante, Alice cercando di monitorare le sue mosse vedeva soltanto indecisione: vagava senza meta in una distesa di neve. Pregai che stesse cercando di tornare a casa ma avevo come l’impressione che fosse come una mina vagante pronta ad esplode.

I giorni passarono e, sebbene fossi più che certo che Bella fosse ancora turbata da quanto accaduto, la vidi nel complesso più serena, la sua attenzione era stata catalizzata su altri argomenti, entro pochi giorni l’avrei accompagnata in Italia per rendere omaggio ad Aro e poi subito dopo esserci ricongiunti con il resto della famiglia avremmo fatto rotta per il Sudamerica in cerca di qualche informazione in più sui mezzosangue come la nostra Renesmee.

Le diedi uno sguardo, dormiva sul divano vicino a sua madre. Avrei dato tutto per quella bambina. DOVEVA.ESSERCI.UNA.SOLUZIONE, e con l’angoscia nel cuore tornai ad occuparmi degli ultimi dettagli del viaggio insieme a Edward, quando improvvisamente un rumore inaspettato di cristallo frantumato catalizzò l’attenzione di tutti.

Alice.

Con occhi fissi e spalancati dal terrore guardava, nel vuoto, il futuro.

Angoscia e disperazione le deturpavano il volto; capii in quell’istante che il peggio stava per arrivare.

 

Jasper

 

«Cosa c'è?»,ringhiai, precipitandomi al suo fianco in un lampo.

Lei ancora in trance non rispondeva.«Cosa c'è, Alice?».Gridai più forte afferrandola per le spalle e scuotendola con forza nella speranza che reagisse tornando tra noi; ma lei si lasciava sbatacchiare in silenzio senza dare alcun cenno di reazione.

Emmett ringhiò in direzione della finestra, ci stavano attaccando? Quanti erano? Chi erano?

No, era impossibile non stavo percependo niente, non c’era nessuno intorno alla casa.

Edward emise un rantolo strozzato.

Cosa diavolo avevano visto!?

Esme, Carlisle, Bella e Rose, impietriti, non ci levavano gli occhi di dosso.

«Che cos'è?». Chiesi ancora una volta, quasi implorando di avere una risposta. Percepivo terrore, talmente tanto terrore che mai avrei pensato di poter sentire in Alice e rabbia, Edward era pieno di dolore e rabbia. Che diavolo stava succedendo?

«Stanno venendo a prenderci», sussurrarono insieme Edward e Alice «Ci sono tutti».

Silenzio.

Dio mio …”

«I Volturi», gemette Alice.

«Tutti», precisò Edward con lo stesso tono di voce.

«Perché?», sussurrò lei fra sé. «Come mai?».

«Quando?», bisbigliò Edward.

«Perché?», fece eco Rosalie.

Le domande iniziarono ad accavallarsi in modo spasmodico.

«Quando?»,ripetei e la mia voce uscì talmente stridula che in altri momenti avrei stentato a riconoscerla.

Non l’avevo mai vista in quello stato lo sguardo era vitreo e l’orrore le stava deformando il volto.

«Fra non molto», risposero nuovamente all'unisono «C'è neve nella foresta, neve in città. Poco più di un mese».

«Ma perché?». Chiese infine Carlisle.

«Deve esserci un motivo. Forse per vedere...». incalzò Esme

«Non è per Bella», disse Alice cupa. «Stanno venendo tutti, Aro, Caius, Marcus, la guardia al completo, persino le mogli».

«Le mogli non lasciano mai la città», obiettai cercando di analizzare al meglio la situazione «Mai. Non l'hanno lasciata durante la guerra del Sud, né quando i rumeni hanno cercato di conquistare il potere, nemmeno quando davano la caccia ai bambini immortali...».

«Stavolta invece sì», sussurrò Edward.

«Ma perché?», insistette Carlisle. «Non abbiamo fatto niente! E se anche avessimo fatto qualcosa, cosa potrebbe essere tanto grave da farci meritare questo?».

«Siamo in tanti», rispose Edward atono. «Vorranno assicurarsi che...». Non terminò la frase.

«La domanda cruciale è un'altra! Perché?». Sussurrò Bella.

Era surreale, e non riuscivo a capire cosa potesse aver scatenato questa mobilitazione di massa.

Il silenzio diventò assordante.

«Torna indietro, Alice», la supplicai. «Cerca il fattore scatenante. Fruga».

Non c’era altro modo per capire il motivo di una simile mobilitazione.

«È uscita dal nulla, Jazz. Non stavo cercando né loro né noi. Cercavo Irina e non era dove mi aspettavo che fosse». Sussurrò con un filo di voce a spalle basse e scuotendo lentamente la testa.

Il peso del suo dono la stava schiacciando; ed io ero impotente davanti alla sua sofferenza, cercavo di tranquillizzarla ma dovendo ripercorrere nuovamente tutta la visione il panico si riacutizzava con lei.

«Ha deciso di andare da loro», disse alzando la testa di scatto. «Irina ha deciso di andare dai Volturi. Poi prenderanno una decisione... È come se la stessero aspettando. Come se avessero già deciso e stessero aspettando che lei...».

Questo non mi stupiva. Più di una volta Edward aveva raccontato che nei pensieri di Aro era presente come un’ombra, qualcosa che tentava di tenere a freno ma che premeva ad uscire.

«Possiamo fermarla?», chiesi già immaginando la risposta, troppi giorni erano passati da quando Bella e Jacob l’avevano incontrata nella foresta.

«Impossibile. È quasi arrivata».

«Cosa sta facendo?», chiese Carlisle, spinto quasi da un riflesso incondizionato.

«È ancora un viaggio.» sussurrò Alice «Ma la decisione è stata presa»

«Il motivo scatenante? Ho bisogno di sapere IL PERCHÉ!!» tuonò Edward.

«Pensate a cosa ha visto questo pomeriggio», disse sottovoce Bella stringendosi alla piccola. «Come reagirebbe qualcuno che ha perso la madre a causa dei bambini immortali, vedendo Renesmee?».

Cristo Santo!”

Un gelo più freddo della morte calò nella stanza.

«Una bambina immortale», sussurrò Carlisle.

Edward si accasciò davanti a loro stringendole a sé.

Io per la prima volta mi sentii smarrito. Incapace di formulare un qualsiasi pensiero.

Possibile che il risentimento che nutriva verso di noi l’avesse spinta a tanto?

«Ma si sbaglia», mormorò Bella. «Renesmee non è come quei piccoli. Loro erano congelati in un momento preciso, lei cresce a vista d'occhio ogni giorno. Loro erano incontrollabili, lei non ha mai fatto del male a Sue o Charlie, e nemmeno mostra loro cose che potrebbero ferirli. Lei sa controllarsi. È già più in gamba della maggior parte degli adulti. Non ci sarebbe motivo di...».

Bella continuava ad argomentare ma le mie orecchie non l’ascoltavano più, la sua paura, la sofferenza che stava provando mi stava letteralmente risucchiando.

Il dolore di una madre era la cosa più tremenda che avessi mai percepito.

 

Edward

 

Più la stringevo più la sentivo infervorarsi nelle sue argomentazioni … Avrei dato la mia vita per loro, ma non c’era speranza; e nel silenzio più totale fu l’unica cosa che riuscii a dirle «Per crimini come questo non è previsto alcun processo, amore. Per Aro i pensieri di Irina sono una prova. Vengono per distruggere, non per discutere».

«Ma si sbagliano», si ostinò.

«Non ci lasceranno il tempo di spiegare». Sussurrai con dolcezza, ma qualcosa dentro di me si incrinò. La mia voce sembrava provenire dall’oltretomba.

«Cosa possiamo fare?», chiese stringendo a sè Renesmee addormentata.

Mi sembrò di essere inghiottito dal nulla. Cosa potevo risponderle? Con un simile spiegamento di forze non saremmo stati in grado di fare assolutamente niente … nemmeno difenderci.

Era dunque questo lo stano presentimento che avvertivo da un po’ di tempo? Possibile che la nostra felicità stesse per finire così, come una bolla di sapone?

Avevamo preteso troppo dal destino?

«Combatteremo», disse calmo Emmett. “Prima di morire anche loro passeranno dei brutti quarti d’ora!!” ma non volli demoralizzarlo ulteriormente.

«Non possiamo vincere», replicò Jasper. «Non possiamo nemmeno scappare. Non con Demetri in giro». «Io non so se non possiamo vincere», disse improvvisamente pacato Emmett. La sua caparbietà era ammirevole «Ci sono un paio di possibilità da considerare. Non dobbiamo affrontarli da soli».

«Non dobbiamo nemmeno condannare a morte i Quileute, Emmett!». Esclamò Bella, e non potei che trovarmi d’accordo con lei. Caius aveva fatto sterminare i licantropi in tutta Europa, se avesse saputo della loro esistenza nel nuovo continente non gli sarebbe parso il vero di intraprendere nuovamente la battaglia; e non avevamo il diritto di condannare a morte la tribù dei Quileute specie dopo l’aiuto che ci avevano dato con i neonati; anche se, convincere Jacob, sarebbe stato impossibile.

«Rilassati, Bella». La interruppe nuovamente Emmett, nei suoi occhi stava brillando una strana luce, come quando si preparava a una battuta di caccia in grande stile, la sua ingenuità alle volte era disarmante, non aveva ancora capito che in questa battuta non saremmo stati cacciatori, ma prede?. «Non alludevo al branco. Ma siamo realistici: pensi che Jacob o Sam si lasceranno invadere senza reagire? Anche se non ci fosse Nessie di mezzo... » purtroppo aveva avuto la mia stessa intuizione, ma qualcosa nella sua testa andava oltre … «Per non parlare del fatto che, grazie ad Irina, adesso Aro sa della nostra alleanza con il branco. Tuttavia pensavo ad altri amici».

«Non dobbiamo condannare nemmeno loro». Sussurrò rassegnato nostro padre.

«Ehi, li lasceremo decidere», continuò Emmett con tono stranamente conciliante. «Non ho detto che li obbligheremo a schierarsi al nostro fianco». Lentamente il flusso dei suoi ragionamenti sconclusionati stava prendendo corpo nella sua mente, e non era per niente una pessima idea. «Devono solo spalleggiarci quel tanto che basta a far esitare i Volturi. Bella ha ragione, dopotutto. Se solo riuscissimo a tenerli buoni il tempo necessario perché ascoltino le nostre spiegazioni, a quel punto non ci sarebbe più motivo di scontrarsi, purtroppo...». bofonchiò con quel suo sorriso sfrontato, pienamente consapevole di aver avuto una grande idea.

Sì, poteva funzionare.

Infondo cos’altro avevamo da perdere.

All’unisono, come se si fossero svegliate da un sonno secolare, le menti di tutti i componenti della nostra famiglia iniziarono ad elaborare le parole di Emmett rimuginando, aggiungendo dettagli, analizzando pro e contro, esplodendo come un ciclone nella mia mente.

«Sì», esclamò entusiasta Esme. «Può funzionare, Emmett. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è che i Volturi ci diano retta per un istante. Che si fermino ad ascoltare».

«Ci serviranno un bel po' di testimoni», disse Rosalie con voce tremante.

«Chiedere a un amico di testimoniare non è pretendere troppo». Annuì Esme più determinata che mai.

Raramente l’avevo vista così.

«Noi lo faremmo, per loro», disse Emmett.

«Dobbiamo chiederglielo subito», mormorò Alice. Il suo sguardo era però nuovamente assente, vedevo la sua mente, stava analizzando le possibili sfaccettature di questa soluzione ed allo stesso tempo cercava di tenermi fuori dalle sue elucubrazioni. Questo non era un buon segno. «Dovremo mostrargliela con molta cautela» mormorò.

«Mostrare cosa?», chiese Jasper.

Ed insieme ci trovammo a guardare Renesmee ancora placidamente addormentata nelle braccia di sua madre.

«La famiglia di Tanya», disse concentrandosi di nuovo sul futuro. «I clan di Siobhan e di Amun. Qualche nomade: Garrett e Mary di sicuro. Magari Alistair».

«Peter e Charlotte?», chiese Jasper esitante “So che lo farebbero per me … ma non voglio condannarli a morte … è una pazzia, non abbiamo certezze, li stiamo mandando al patibolo …”

Aveva ragione. Era una grande idea ma quante possibilità di riuscita avevamo realmente?

«Magari».

«Le amazzoni?», propose Carlisle. «Kachiri, Zafrina e Senna?».

«Non vedo niente». Sentenziò Alice tornando alla realtà.

Qualcosa però aveva visto, avevo scorto nei suoi pensieri la giungla, forse la foresta Amazzonica; cosa stava nascondendo.

«Cos'era?», chiesi ansioso. «Quella parte nella giungla... Andremo a cercarli?».

«Non ci vedo», ribadì Alice evitando il mio sguardo e liquidandomi senza altre spiegazioni.

Ma cosa diavolo … Mi sta chiudendo i suoi pensieri …”

«Dovremo dividerci e fare alla svelta... prima che la neve attecchisca al suolo. Dobbiamo radunare tutti quelli che possiamo e farli venire qui a testimoniare». Disse a tutta velocità per poi concentrarsi nuovamente.«Chiedete a Eleazar. Non ne va soltanto della bambina immortale».

«È una faccenda complicata. Dobbiamo sbrigarci», sussurrò Carlisle, e un nuovo flash mi arrivò nella mente … ancora giungla … un villaggio … forse, lo notai appena, Alice mi chiuse nuovamente fuori.

«Alice?», intervenni. «È stato troppo veloce, non ho capito. Cos'era...».

«Non ci vedo!», esplose lei. «Sta arrivando Jacob!».

«Mi occuperò io di...». esclamo Rose andando verso l’ingresso

«No, lascialo entrare», la bloccò categorica. Poi afferrando la mano di Jasper lo trascinò verso la porta posteriore. «E poi vedrò meglio, lontana da Nessie. Devo andare. Ho bisogno di concentrarmi sul serio. Di vedere tutto ciò che riesco a vedere. Devo andare. Vieni, Jasper, non c'è tempo da perdere!».

Jasper perplesso quanto me del suo comportamento la seguì.

«Sbrigatevi», ci urlò dall’esterno. «Dovete trovarli tutti!».

«Trovare cosa?», chiese Jacob entrando. «Dove andava Alice?».

Silenzio.

Ma che gli prende a questi adesso?!?!”

Nessuno ebbe il coraggio di iniziare il racconto.

«Ehi, Bells! Credevo foste già andati a casa a quest'ora». “Ok! Succhiasangue mi dici a che gioco state giocando oppure devo preoccuparmi? … … … … Ok mi preoccupo.” Si guardò intorno, vide il disastro del vaso di fiori, le nostre facce funeree e il tremito della trasformazione iniziò a scuoterlo. «Cosa?», domandò senza dare la minima inflessione alla voce. «Cos'è successo?».

«Sta bene?», chiese toccando la fronte di Renesmee e inclinando la testa per auscultarle il cuore. «Non farmi incavolare, Bella, per favore!».

«Renesmee sta bene», disse con voce strozzata.«E allora chi?».

«Noi tutti, Jacob», sussurrò. «È finita. Siamo tutti condannati a morte».

 

Alice

 

«Dove stiamo andando?» chiese Jasper sfrecciandomi accanto nella mia folle corsa.

«Fidati di me.» risposi facendogli l’occhiolino. Edward era ancora troppo vicino, se avesse capito il mio piano attraverso la mente di Jasper non avremmo avuto più scampo.

Avevo intravisto una possibilità di sopravvivenza, piccola, infinitesimale ma preziosa.

Non doveva essere sprecata.

Emmett, per una volta, aveva usato il cervello, invece che i muscoli, e aveva avuto un’ottima idea, radunare testimoni che osservassero la crescita di Nessie poteva essere la nostra salvezza.

I Volturi avrebbero avuto i loro e noi non potevamo certo essere da meno, ma per la riuscita ottimale del piano ognuno doveva tirare fuori il meglio di sé, le proprie potenzialità … Bella in particolar modo. Oltretutto era l’unica a cui Aro non era in grado di leggere la mente, l’unica che potesse fare la differenza; per ottenere ciò dovevo fare in modo che credessero che non ci fosse più alcun tipo di speranza … che tutto fosse perduto …

«Aspettami qua.» gli dissi a qualche chilometro dal cottage.

«Cosa sta succedendo Alice? Non ti cacciare in …»

«Tranquillo, non faccio niente di pericoloso, soltanto fidati di me.»

«Alice io …» stavo male al solo pensiero di dargli pena, ma non potevo fare altrimenti.

«È per il bene di tutti. Poi ti spiegherò …» e sorridendogli scappai via.

Arrivai al cottage nel bosco, entrai e presi uno dei libri di Bella, e dopo aver strappato la prima pagina per lasciare un messaggio alla famiglia, lasciai un appunto per lei: J. JENKS – SEATTLE. DISTRUGGILO.

Bella era sveglia, nel momento in cui avrebbe notato su quale foglio avevo scritto il messaggio avrebbe capito che ce n’era un altro solo per lei.

Nel caso che un qualsiasi fattore esterno influenzasse la visione determinandone il cambiamento almeno la bambina sarebbe stata al sicuro.

Ero più che convinta che quello fosse il loro primo desiderio; e comunque questo non avrebbe fatto altro che accrescere la certezza dell’imminente disfatta.

Uscii in un lampo e trovai Jasper esattamente dove l’avevo lasciato, fremere d’impazienza, con lo sguardo confuso e preoccupato.

Non chiese niente.

Gli sorrisi e ripartii.

Era tremendo non poterlo rendere partecipe di tutta la situazione, ma presto avrei rimediato … arrivammo al confine con il territorio dei Quileute; per arrivare all’oceano dovevamo per forza attraversarlo.

Sam non ebbe nessun problema a farci passare scortandoci fino alla spiaggia. Pochi secondi dopo eravamo davanti alla maestosa distesa oceanica … mi sentivo una vigliacca a scappare in quel modo … non avevo nemmeno il coraggio di girarmi e guardare indietro … purtroppo non avevo scelta.

«Nessuno ti giudicherà …» sussurrò Jasper stringendomi la mano «se è necessario per salvarci tutti, dobbiamo sbrigarci non credi?» aggiunse sorridendomi dolcemente.

Consegnai a Sam il messaggio per la nostra famiglia pregandolo di non dire a nessuno, nemmeno a Jacob, che ci avevano incontrati, finché il resto dei Cullen non fosse venuto a cercarci.

Poi, stringendo più forte la mano di Jasper ci tuffammo insieme tra le onde: destinazione Brasile.

 

Carlisle

 

«Non capisco. Cosa è successo? Cosa avete fatto? Chi vi vuole morti?!?» esclamò tutto d’un fiato Jacob, e vedendo che nessuno se la sentiva di dare spiegazioni presi coraggio e tentai di fargli un quadro della situazione, infondo aveva diritto quanto noi di essere informato.

«I Volturi, Jacob, ne avrai già sentito parlare, giusto?»

«Gli Italiani?!» disse sconcertato «Cosa vogliono ancora!!! Bella è stata trasformata, cos’altro pretendono!!»

«Non è così semplice …» dissi prendendo un profondo respiro «Devi sapere che i Vampiri hanno delle leggi e loro , che si sono eletti garanti delle stesse, fanno in modo che vengano rispettate. La segretezza è la prima in assoluto e non meno importante è il divieto assoluto di creare “Bambini Immortali”.» e la mia voce si spezzò.

«Co … cosa sarebbero i … “Bambini Immortali”

«Sono bambini trasformati in vampiri, Jacob, un tempo ve n’erano molti. Erano bellissimi, incantevoli, non si poteva non amarli, ma rimanevano fermi all’età in cui erano stati trasformati. Non gli insegnavi nulla non li contenevi, un loro capriccio poteva distruggere un villaggio intero. Gli umani vedevano le devastazioni … circolavano storie … i Volturi dovettero intervenire. I bambini non potevano mantenere il segreto, non ne erano capaci per natura e per questo andavano distrutti. Ma i loro creatori li amavano e si batterono per proteggerli. Clan fra i più antichi vennero sterminati. Innumerevoli umani massacrati. Tradizioni, amici, famiglie intere distrutte.»

«Questo che c’entra con voi?»

«La madre del Clan Denali, ne creò uno secoli fa.» mormorai«pagò con la vita il suo errore, davanti agli occhi sconvolti delle figlie che furono risparmiate solo perché le aveva tenute allo scuro delle sue azioni. Da quel momento sono diventate puriste in materia di giustizia … Quando Irina vi ha visti, ha visto anche Renesmee … scambiandola per quello che non è: una bambina immortale. L’ha denunciata ai Volturi.»

«Ma … ma … ma lei cresce …» farfugliò smarrito.

«È quello che cercheremo di dimostrare. Nel corso dei secoli ho conosciuto molti vampiri … buoni amici … raduneremo chiunque possa essere in grado di dichiarare che la bambina è tutt’altro che immortale … partiremo alla ricerca dei nostri testimoni domani stesso, non c’è tempo da perdere. Stiamo aspettando che Alice torni in modo da poter elaborare un piano ed i suoi scenari nel miglior modo possibile.» dissi con un’ansia crescente in petto.

«Dove è andata?»

«Aveva bisogno di chiarezza per le sue visioni, si è allontanata da casa perché con te e Reneesme non riusciva a vedere bene …» risposi, ma non capivo come mai, non ero del tutto convinto delle mie stesse parole.

Jacob, confuso e sconcertato, uscì per andare ad avvisare Sam e il branco.

Alice non tornò.

 

Edward

 

Jacob era stato da Sam ed era tornato, da quasi un’ora dormiva accucciato sul pavimento in un angolo del salone.

Fuori cominciava ad albeggiare.

Alice stava tardando.

Quando i primi raggi di sole illuminarono il volto di Bella, mi resi conto che ero rimasto lì, immobile, a guardare i miei angeli tutta la notte.

Lo stesso aveva fatto lei.

Completamente incapaci di dire o fare nulla se non restare vicini per il poco tempo che il destino ci aveva ancora concesso.

Alice aveva detto che sarebbero arrivati con la prima neve. Tra poco meno di un mese.

«Alice», sussurrai senza quasi rendermene conto, perché non era ancora tornata?

«È via da parecchio», mormorò Rosalie, sorpresa almeno quanto me.

«Dove potrebbe essere?» chiese Emmett avvicinandosi alla porta.

Dobbiamo darle tempo … in questo periodo abbiamo preteso così tanto da lei …” pensò Esme cercando di darsi un motivo per questa prolungata assenza. «Meglio non disturbare...». mormorò avvicinandosi a Emmett.

NO.

C’era comunque qualcosa che non tornava.

Ci stava mettendo davvero troppo, non era da lei, specie in un momento così delicato. «Non ci ha mai messo così tanto», dissi deciso. In quel momento un’idea attraversò la mia mente … ricordi lontani … pensieri sfuggenti comparsi per una frazione di secondo nella mente di Aro … il panico mi assalì. «Carlisle, secondo te può essere... una misura preventiva? Ha forse visto in tempo qualcuno che la stava venendo a prendere?».

Bastò un attimo perché tutti capissero … Emmett imprecò a voce così alta che riuscì a svegliare Jacob dal suo letargo e in un istante eravamo già fuori a seguire le loro tracce.

«Potrebbero averla colta di sorpresa?», chiese Carlisle.

«Non vedo come», risposi «Però Aro la conosce meglio di chiunque altro. Meglio di me».

«È una trappola?», gridò Emmett alle nostre spalle.

«Forse», dissi poco convinto. «Le uniche tracce olfattive sono quelle di Alice e Jasper. Dove stavano andando?».

Le scie non seguivano un percorso preciso, dalla casa puntavano a est, poi a nord dall'altra parte del fiume e infine, verso ovest. Era un percorso senza logica.

Quasi volessero confondere qualcuno … forse li stavano veramente braccando … ma chi? Non si percepiva che la loro scia …

«Lo sentite questo odore?», gridò Esme dopo che avevamo attraversato il fiume per la seconda volta. Indicava il sud-est.

«Seguite la pista principale, siamo quasi al confine con il territorio Quileute», ordinai secco. «Restate uniti. Vediamo se hanno puntato a nord o a sud».

Se il loro inseguitore stava cercando di dividerci non lo avremmo assecondato, e continuando per la pista principale arrivammo fino al confine con i territori Quileute.

Eccoli …”

«Sam?», chiesi arrestandomi immediatamente. «Cos'è successo?».

Sam, in forma umana, uscì dagli alberi a qualche centinaio di metri di distanza da noi, affiancato da due lupi del suo branco.

l’aveva detto che sarebbero venuti tutti a cercarla … ma a quest’ora saranno già lontani …”

Voleva che arrivassimo qua? Cosa diavolo stava cercando di fare?!

Sam mi passò davanti ignorando tutti fino ad arrivare davanti a Carlisle, e finalmente si decise a parlare.

«Appena dopo la mezzanotte, Alice e Jasper sono venuti qui e hanno chiesto il permesso di attraversare le nostre terre fino all'oceano. Gliel'ho concesso e li ho scortati io stesso fino alla costa. Si sono tuffati subito in acqua e non sono più tornati. Alice mi ha raccomandato di non dire a Jacob che l'avevo vista prima di aver parlato con voi, ha detto che era una cosa della massima importanza. Avrei dovuto attendervi qui, quando sareste venuti a cercarla, per darvi questo biglietto. Ha detto che ne va della vita di tutti noi».

E teso come una corda di violino, estrasse un foglio di carta ripiegato e glielo consegnò.

 

Non cercateci. Non c'è tempo da perdere. Ricordate: Tanya, Siobhan, Amun, Alistair, tutti i nomadi che riuscite a trovare. Peter e Charlotte li cercheremo noi lungo la strada. Siamo desolati di dovervi lasciare così, senza nemmeno un saluto o una spiegazione, ma era l'unico modo. Con affetto infinito.

 

Lessi nella mente di mio padre, e il mondo intero mi crollò addosso.

«Alice ha deciso di lasciarci», sussurrò Carlisle, sconcertato almeno quanto me.

«Cosa?», esclamò Rosalie.

Carlisle girò il foglio in modo che tutti lo potessero leggere, e non aggiunse altro.

Se anche la veggente se n’è andata la situazione deve essere molto più grave di come l’ha descritta Jacob!”

«Sì, è una situazione pericolosa». Risposi gelido.

«Al punto da abbandonare una famiglia?», chiese Sam disgustato. “Ha visto il futuro, non le piaceva e ha deciso di salvarsi la pelle … voltando le spalle alla sua famiglia …”

Come osava pensare che Alice fosse così vigliacca!! Come si permetteva di dare giudizi! «Non sappiamo cos'ha visto», dissi e la mia voce salì da alcune ottave. «Alice non è insensibile, o vigliacca. Dispone solo di più informazioni rispetto a noi».

«Noi non...», cominciò nuovamente Sam.

«I vostri legami sono diversi dai nostri», tagliai corto. Ancora un’altra parola e l’avrei levato di mezzo «Ognuno di noi è libero di agire secondo la propria volontà».

Lo sguardo di Sam si riempì di rabbia.

Abbandonando tutti nel momento del bisogno!”

«Però dovresti dar retta all'avvertimento», continuai. «Credimi, non è cosa in cui lasciarsi coinvolgere. Siete ancora in tempo a evitare ciò che Alice ha visto».

«Noi non scappiamo». Replicò sprezzante.

«Non lasciar massacrare la tua famiglia per orgoglio», s'intromise nostro padre, e l’indiano cambiò subito atteggiamento. «Come faceva notare Edward, noi non abbiamo lo stesso grado di libertà che avete voi. Ormai Renesmee fa parte della nostra famiglia quanto della vostra. Jacob non può abbandonarla e noi non possiamo abbandonare lui».

Noi non siamo dei codardi …” pensò Sam fissando il biglietto ancora nelle meni di Carlisle.

«Non la conosci», dissi

«E tu?», ribatté secco.

Cercava la discussione? Cos’è che gli rodeva?!? Qualunque fosse il motivo aveva trovato pane per i suoi denti, non vedevo l’ora di sfogare la mia frustrazione

Ma Carlisle mi frenò. «Abbiamo molto da fare, figliolo. Qualunque cosa Alice abbia deciso, saremmo pazzi a non darle retta. Torniamo a casa e mettiamoci al lavoro».

Aveva ragione, era inutile lasciarsi trascinare in queste inutili discussioni e ignorai la stupida provocazione.

«Grazie, Sam», disse Carlisle.

«Mi dispiace», gli rispose. «Non avremmo dovuto lasciarla passare».

«Hai fatto la cosa giusta», disse Carlisle. «Alice è libera di fare ciò che vuole. Non le negherei mai questa libertà».

«Io non mi arrenderò senza combattere», ringhiò Emmett, a denti stretti. «Alice ci ha detto cosa fare. Facciamolo».

Anche se non volevo ammetterlo mi sentivo abbandonato … cosa aveva visto di così terribile … era scappata o stava tentando il tutto per tutto per salvarci …

Speravo con tutto me stesso che avesse intravisto una flebile possibilità … aveva detto di cercare testimoni … tutti quelli che potevamo … no, non poteva essere scappata. Emmett aveva ragione, ci aveva dato un consiglio e non ci rimaneva che ascoltarlo.

La foga della corsa era finita, e senza badare troppo alla nostra andatura tornammo sui nostri passi.

«C'era quell'altra traccia. Fresca». Ci ricordò Esme quando fummo nei pressi del fiume.

«Doveva essere dello stesso giorno, ma precedente a quella che seguivamo. Lei da sola, senza Jasper». Risposi senza darle troppo peso, probabilmente Alice era passata di là prima di avere la visione, e le tracce si erano confuse; e mesti riprendemmo la corsa, tutti tranne Bella.

«Bella?», la chiamai vedendola indugiare.

«Voglio seguire la traccia», rispose.

Non ti illudere amore mio, non troveremo niente …” non volevo alimentare in lei false speranze, purtroppo il senso di vuoto e smarrimento che la loro defezione ci aveva lasciato era difficile da colmare, specialmente per Bella, il rapporto che aveva con mia sorella era sempre stato speciale … il suo dolore era inimmaginabile. «Forse riporta semplicemente a casa». dissi cercando di evitarle ulteriori sofferenze.

«Allora ci vediamo lì».

Caparbia come al solito.” «Vengo con te», dissi a bassa voce. «Ci vediamo dopo a casa, Carlisle».

Stalle vicino …” pensò mio padre annuendo, e insieme agli altri se ne andò.

«Non potevo lasciarti andar via», mormorai in risposta alla sua domanda inespressa. «Mi fa male solo a pensarci».

Mi tese la mano e la strinsi alla mia, come se aggrapparmi a lei fosse la mia unica salvezza.

«Sbrighiamoci», dissi. «Renesmee si sarà svegliata».

Annuì e riprendemmo a correre.

 

Seguendo la scia di Alice, ci trovammo, dopo un giro vizioso, davanti a casa nostra.

Cosa è venuta a fare da sola qua?” Adesso ero veramente confuso.

«Ha lasciato Jasper ad aspettarla laggiù ed è venuta qui?». Mormorai cercando di dare un senso al quel farraginoso giro che aveva fatto.

«Dammi solo un minuto», disse una volta giunti alla soglia di casa.

«Bella?». “Cosa hai capito che a me sfugge?”

«Per favore. Trenta secondi». E senza permettermi di replicare mi lasciò fuori in attesa.

Dopo soltanto tredici secondi entrai. «Cosa sta succedendo, Bella?».

«È stata qui. Ha strappato una pagina del mio libro per scriverci sopra».

Questo l’avevo intuito.” «Perché?».

«Non lo so».

Non è vero.” «Perché lo stai bruciando?».

«Perché... Io...», si accigliò, stava per mentire, e non ne era capace. «Mi è sembrato giusto, ecco».

Probabilmente, qualunque cosa ci fosse in quel libro, le era stato detto di tenermi allo scuro.

Perché?

«Non conosciamo le sue intenzioni», osservai calmo.

«Sull'aereo che ci portava in Italia», sussurrò, «quando stavamo venendo a salvarti, ha mentito a Jasper per impedire che venisse con noi. Sapeva che se avesse affrontato i Volturi sarebbe morto. Preferiva rimetterci la vita lei, piuttosto che esporlo al pericolo. Era pronta a morire anche per me. E per te».

Lo so … so che se ti ha detto di distruggerlo è per il bene di tutti, non solo mio e tuo … spero solo non ti abbia chiesto di fare qualcosa di estremamente rischioso.”

«Sa cos'è meglio fare», concluse.

Dipende …” «Non ci credo», dissi. «Forse solo Jasper era in pericolo. Il suo piano avrebbe funzionato per tutti noi, ma non per lui, e se fosse rimasto... Forse».

«Avrebbe potuto dircelo. Mandarlo via».

«Ma lui se ne sarebbe andato? Magari gli sta mentendo di nuovo».

«Forse …», “Sai benissimo anche te che non se ne sarebbe mai andato … io non l’avrei fatto …”«Dovremmo tornare a casa. Non c'è più tempo».

Capii che non avrebbe detto una sola parola di più, la presi per mano e uscimmo.

 

Carlisle

 

Bella e Edward Rientrarono che avevamo già predisposto tutto per la nostra partenza, Alice era stata chiara, non potevamo perdere un solo attimo di tempo. “Abbiamo già pianificato tutto, mete e amici di cui ci possiamo fidare per tentare di spiegare … partiremo tra meno di un’ora, preparatevi a ricevere i nostri ospiti.”

«Noi dobbiamo restare?», chiese deluso e amareggiato, non sopportava di essere scavalcato, capivo benissimo i suoi sentimenti ma era molto più importante che restasse qua.

«Alice ha detto che avremmo dovuto mostrare Renesmee agli altri, e con cautela», dissi. «Vi manderemo tutti quelli che riusciremo a trovare. Edward, è un campo minato che solo tu puoi attraversare incolume».

«Sarà un campo sterminato». Replicò scontento.

Non sottovalutare il tuo ruolo, figliolo, dovrai essere te a convincere chiunque ti manderemo dell’onestà delle nostre parole …”

«Noi ci divideremo», intervenne Emmett. «Io e Rose scoveremo i nomadi».

«Qui non starete con le mani in mano», precisai. «La famiglia di Tanya sarà qui in mattinata e non hanno la più pallida idea del motivo. Quindi, primo: dovrete convincerli a non reagire come Irina. Secondo: dovrete scoprire cosa intendeva Alice a proposito di Eleazar. A quel punto si vedrà se saranno disposti a testimoniare a nostro favore. Per ciascuno che si presenta, dovrete ricominciare tutto da capo, ammesso e non concesso che si lascino convincere a venire». Sospirai. «Temo che il vostro sia il compito più difficile. Torneremo a sostenervi appena possibile».

«Buona fortuna», mormorò Edward.

«Anche a voi», risposi. «Ne avremo tutti bisogno». “Dio solo sa quanta ce ne servirà …” Li salutammo con un groppo alla gola e un istante dopo ci dileguammo.

 

Edward

 

«Non so se gli amici di Carlisle verranno. Lo spero. Per il momento mi pare che siamo decisamente inferiori numericamente», mormorò Jacob a Renesmee.

Possibile che non riuscisse a mantenere neanche il più piccolo segreto? Cosa diavolo gli era saltato in testa di raccontare a una bambina cosa stava accadendo? Renesmee non sembrava spaventata, per fortuna, e nei suoi pensieri la curiosità di questa nuova situazione era ciò che stava predominando.

«No, non possiamo fare niente. Noi dobbiamo restare qui», proseguì Jacob. «C'è gente che viene per vedere te,altro che il paesaggio».

Renesmee lo fissò contrariata, “Beata innocenza … infondo è davvero una bambina …”«No, non devo andare da nessuna parte», le disse. “Sbagliato. Prova a ragionare una volta ogni tanto …” pensai mugugnando e finalmente gli sorse un dubbio «O sì?» chiese guardandomi.

Avanti … Sforzati … usa, una volta tanto, quei poveri e pochi neuroni che ti ritrovi …” Pensai guardandolo rassegnato.

«Sputa», ringhiò lui, La voglia di spaccargli la faccia tornò prepotentemente alla carica; credeva forse di essere l’unico con il diritto di potersi preoccupare per Renesmee?!?

«I vampiri che stanno venendo qui per aiutarci non sono come noi», dissi scandendo bene le parole, nel caso che il concetto non gli risultasse chiaro. «La famiglia di Tanya è l'unica, oltre alla nostra, a rispettare la vita umana, ma nemmeno loro hanno un'alta opinione dei licantropi. Quindi sarebbe più sicuro per...».

«So badare a me stesso».

Certe volte era peggio di un disco rotto. «Sarebbe più sicuro per Renesmee»,ripresi, «se la loro scelta di credere o no a quello che racconteremo su di lei non fosse influenzata dall'associazione con un licantropo».

«Begli amici. Ti volterebbero le spalle solo per la gente che frequenti?».

«Credo che in circostanze normali sarebbero parecchio tolleranti, ma, cerca di capire, accettare Nessie non sarà facile per nessuno di loro. Perché rendere tutto ancora più complicato di quello che già è?».

Io non voglio complicare nulla … sono solo preoccupato … io non ce la faccio a lasciarla … non fare finta di niente, so benissimo che sei nelle mie stesse condizioni … e poi, possibile che siate così spaventati da questi bambini? … Davvero non capisco.” «Erano davvero così tremendi, questi bambini?», domandò.

«Non hai idea della ferita che hanno inferto alla psiche collettiva dei vampiri».

«Edward...». “È doloroso … so che è con voi … al sicuro … ma starle lontanoè insostenibile … non so quanto tempo ancora ci

«Lo so, Jake. So quanto è difficile starle lontano». Lo capivo fin troppo bene … «Andremo a istinto, a seconda della loro reazione quando la vedranno. In ogni caso, nelle prossime settimane, Nessie dovrà tenere, come dire, un basso profilo a fasi alterne. Fra una presentazione e l'altra resterà al sicuro nella nostra casetta. Quindi, fintanto che ti tieni a distanza di sicurezza da questa casa...».

«Ce la posso fare. Domattina arriva gente, eh?».

«Sì. La nostra amica più cara. Nel suo caso particolare, è probabilmente meglio mettere le carte in tavola al più presto. Puoi restare qui, tanto Tanya sa di te. Ha persino conosciuto Seth».

«Vero».

«È meglio che tu avverta Sam di cosa sta succedendo. Nei boschi potrebbero comparire presto degli stranieri».

«Giusto. Anche se gli devo un po' di silenzio dopo la scorsa notte».

Non dovevano permettergli di andarsene … sono convinto che tutto questo ha un senso … non mi sembra il tipo che fa le cose a caso … ma il fatto che vi abbia abbandonati m’inquieta … non riesco a farmelo andare giù … pensa davvero che con due righe di consigli riusciremo a scamparla?”

La cosa più inquietante in quel momento era rendersi conto di quanto fosse simile il nostro modo di pensare «Di solito, dare retta ad Alice è la cosa migliore». Gli risposi, e dentro di me sperai che anche quella volta lo fosse.

 

  
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