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Autore: MikiBarakat96    19/01/2013    0 recensioni
Seguito di "So Wrong, it's Right" (non leggete se non avete prima letto l'altra).
Un anno dopo gli eventi successi nella prima storia, Stella, la sorella di Jack, è riuscita finalmente a realizzare il suo sogno e a superare la sua paura; la sua vita va a gonfie vele, sembra che niente possa andare male e invece ancora una volta si troverà a dover decidere fra la sua carriera e l'amore.
Le recensioni sono sempre bene accette :3
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salveee :D 
Dopo quasi un anno che non pubblicavo nulla finalmente sono tornata! :) Lo so, avevo detto che non era in programma il seguito di So Wrong, It's Right, ma mia sorella mi ha implorata di scriverlo e mi sono venute un sacco di idee per la trama ed... ecco qui il risultato! :) . Spero davvero che il seguito piaccia come è piaciuto il primo :3 io ho cercato di fare del mio meglio xD. 
Vi lascio alla lettura di questi primi capitoli che sono abbastanza noiosi rispetto al resto della storia u.u (xD). 
Ci sentiremo prestissimo ;). Un bacio. 
Micaela/Miki :3 


And they keep, keep me coming back for more
Another night, another score
I’m faded
bottles breaking”.
 
Eccomi di nuovo qui, sono Stella Barakat, la sorella del chitarrista degli All Time Low, Jack, una normalissima ragazza di Roma che fino a un anno fa cantava chiusa nella sua stanza per paura del pubblico e che ora si esibisce davanti a milioni di persone vendendo ogni giorno sempre più dischi. Sono la fidanzata del migliore amico di mio fratello, Alex, cantante degli All Time Low, che vedo una volta al mese (quando va bene), ma ormai non facciamo della lontananza un problema, abbiamo imparato che l’amore vero dura… per sempre, come nelle favole! Già, ma questa non è una favola, è la mia vita, la mia complicata vita che ora è all’apice della felicità, ma si sa, le cose belle durano poco.
Era passato un anno dalla mia prima registrazione in studio e tutto stava andando nel migliore dei modi.
Il dirigente della casa discografica era stato entusiasta della mia voce e aveva subito iniziato a fare mille progetti continuando a ripetermi che mi avrebbe fatta diventare una star, famosa in tutto il mondo… e c’era riuscito! Era stato un anno di duro lavoro, con molti concerti, l’incisione del mio primo disco, le interviste e le altre cose, ma ero sopravvissuta e la mia carriera andava a gonfie vele.
La mia prima canzone era stata trasmessa subito da molte stazioni radio Americane e subito era diventata un tormentone che aveva spinto i ragazzi a comprare il mio primo demo. Dopo il successo del mio primo singolo Life, avevo fatto dei provini per cercare una band che mi aiutasse a comporre le canzoni e che viaggiasse con me nei tour mondiali. Era stato molto duro scegliere chi tra i mille e passa musicisti che si erano presentati dovesse diventare un membro della mia band, ma per fortuna avevo avuto qualche aiuto da parte di una vecchia amica: Cassadee, cantante degli Hey Monday, fidanzata di Rian, batterista degli All Time Low, nonché mia seconda migliore amica (che vedevo molto di più di Alex); la prima era Debbie, il mio agente che mi accompagnava ovunque andassi e che organizzava ogni concerto e ogni mio appuntamento, era lei il pilota della mia vita e non era decisamente una brutta cosa, anzi, sapevo di essere in buone mani perché nessuno mi conosceva più di Debbie.
La mia band era composta da: Travis, il chitarrista, Christopher, il bassista, Edward l’altro chitarrista e quando serviva anche pianista e Sam, il batterista. In un anno mi ero legata completamente a questi quattro ragazzi e non mi ero pentita affatto della scelta che avevo fatto, perché erano bravissimi, avevano un talento straordinario e insieme eravamo un gruppo affiatato che ogni sera faceva emozionare milioni di fans.
Se ve lo state chiedendo si, sono una cantante solista, io e i ragazzi non siamo una band come gli All Time Low, ma siamo una sorta di Selena Gomez e The Scene: io sono la cantante e loro la mia band che alla fine è importante come me visto che senza di loro la mia musica non esisterebbe, sono loro che hanno dato vita alle melodie per le mie canzoni. Condividevo il mio successo con loro e mi rifiutavo di pensarli come a dei miei subordinati perché non lo erano, anzi, erano molto più importanti loro di me, infatti nei servizi fotografici o nelle interviste loro erano sempre con me nonostante qualche volta venissero guardati in malo modo dagli intervistatori o dai fotografi che volevano parlare o fotografare solo me.
Era la sera del 15 gennaio ed io e i ragazzi ci trovavamo a Londra, nello stadio che più di un anno prima mi aveva ospitata insieme ai Simple Plan, quando il mio sogno era ancora tutto da realizzare. Avevamo fatto concerti in tutta l’Inghilterra, quello di Londra sarebbe stato il penultimo del tour, poi saremmo passati al resto dell’Europa per poi arrivare in America, dove speravo di poter stare un po’ di tempo con Alex che era occupato anche lui con il suo tour mondiale.
Ero dietro le quinte  che circondavano il palco sul quale mi sarei esibita tra una manciata di minuti e come
mio solito, cercavo di calmarmi facendo dei lunghi e profondi respiri e andando avanti e indietro non
potendo fare a meno di muovermi.
Travis era al mio fianco, che accordava la chitarra con aria tranquilla e non curante. Travis aveva un anno in più a me, era alto, molto più di Jack il che per me era stato sconvolgente visto che mio fratello era una montagna e be’… anche io non ero affatto bassa; era magro come un chiodo, i capelli erano castano scuri abbastanza lunghi e gli ricadevano scompostamente davanti agli occhi color marrone scuro. La carnagione era pallida e la testa era leggermente di forma quadrata, ma in generale era un bel ragazzo.
<< Come fai ad essere così tranquillo? >>, gli chiesi continuando ad andare avanti e indietro con le mani strette sui fianchi.
Mi guardò e si strinse nelle spalle. << Avere la chitarra in mano mi fa sentire… sicuro, perché so che sono bravo a suonarla e che quindi niente andrà storto >>.
Si, forse aveva ragione, ma io non sapevo suonare una chitarra e non avevo neanche il microfono in mano perché era sul palco che mi aspettava, pronto per portare la mia voce in ogni angolo di quell’enorme stadio. Dovevo trovare qualcos’altro che mi dava sicurezza, ma cosa? Le corde vocali? Erano comunque lo strumento che mi permetteva di cantare, ma le avevo ogni giorno quindi non mi avrebbero mai dato un senso di sicurezza e in più non potevo neanche prenderle in mano!
<< Odio l’ansia >>, dissi scuotendo nervosamente la testa.
Travis mi mise una mano sulla spalla. << Ehi Tella tranquilla, andrà tutto bene >>, mi sorrise per tranquillizzarmi, ma neanche il suo sorriso riuscì a distrarmi dall’agitazione che contorceva il mio stomaco.
<< Stasera si rockeggia! >>, esclamò Sam arrivando dalla zona dei camerini e alzando le braccia come in segno di trionfo.
Eccone un altro che era al settimo cielo.
Sam aveva ventuno anni- due in più a me-, era alto quanto me, con i capelli neri lunghi fino alla fine del viso che portava raccolti in una minuscola codina che stranamente gli dava un’aria sexy o forse era merito del piercing sul labbro inferiore e dei magnetici occhi color ghiaccio. La pelle era candida e il suo fisico era completamente scolpito, con dei muscoli ancora più grossi di quelli di Zack (il bassista degli All Time Low, nonché fidanzato di Debbie), il che è tutto dire.
<< Ma dove la prendete tutta questa positività? >>, chiesi retoricamente.
<< Dai cereali >>, rispose Sam ridacchiando.
Si, era figo quanto stupido, ma aveva i suoi momenti seri e alle volte anche saggi. Mi ricordava Jack in qualche modo.
Gli scoccai un’occhiataccia. << Non è divertente >>.
<< Uuuh >>, fece Sam, << nervosetta >>.
La mia occhiataccia si accentuò.
<< Non sai quanto >>, gli sussurrò Travis mettendosi una mano davanti alla bocca per non farsi sentire, ma per sua sfortuna riuscì lo stesso a sentirlo.
<< Dovreste esserlo anche voi visto che stiamo per andare in scena! >>, sbottai.
Sam e Travis si guardarono poi all’unisono esclamarono: << Naaah! >>.
<< Siamo bravi, affronteremo anche questo concerto >>, disse Sam.
<< Puoi contarci fratello >>, concordò Travis che batté un cinque al batterista.
Uno dei membri dei tecnici ci venne ad avvisare che stavamo per cominciare ed io mi sentì ancora più male. Mi veniva da vomitare.
Feci vari bei respiri mentre Travis e Sam si posizionavano nelle loro quinte. Mi augurarono un in bocca al lupo al quale io risposi con un sentito “crepi”. Dall’altra parte del palco scorsi le figure di Christopher e Edward, che ci salutavano anche loro emozionati. Christopher -o Chris, come lo chiamavamo noi- ed Edward erano fratelli, avevano: uno la mia stessa età -Chris- e l'altro era di un anno più piccolo di me; erano di poco più alti di me, con i fisici magri e leggermente muscolosi. Chris aveva i capelli castano chiaro, corti e ricci e gli occhi di un bellissimo color
rame, mentre Edward aveva i capelli castano scuro corti e leggermente mossi e gli occhi color castano
chiaro.
Controllai che l’auricolare inserito nel mio orecchio fosse al suo posto e nello stesso momento arrivò al mio fianco Debbie che mi prese per un braccio facendomi sobbalzare per lo spavento.
La guardai perplessa, mentre lei con i capelli biondi legati in due codine da ragazzina mi porgeva il cellulare totalmente touch screen che mi aveva gentilmente regalato Jack per il mio diciannovesimo compleanno. Presi il telefono ancora confusa e vidi che mi era arrivato un messaggio lo aprì e un sorriso mi comparve spontaneo sulle labbra.
Non era un oggetto come il microfono o la chitarra a darmi la fiducia che tutto sarebbe andato bene, ma una meravigliosa persona che, purtroppo, era kilometri e kilometri lontana da me, ma che sentivo vicina sempre, in ogni singolo momento.
Ringraziai Debbie elargendole un enorme sorriso rilassato. Lei mi fece l’occhiolino e mi augurò buona fortuna.
Ero pronta, potevo farcela, anche quella sera avrei dimostrato al mondo chi era davvero Stella Barakat e mi sarei esibita nelle canzoni che rispecchiavano la mia vita, le mie esperienze belle e brutte.
Sam entrò accolto dalle urla dei fans, a seguire entrò Edward che rivolse un sorriso dolce al pubblico, poi entrò Christopher che affiancò il fratello e salutò la folla con un ampio gesto della mano; subito dopo Chris entrò Travis che fece aumentare le urla della folla e che con una piccola presentazione preparò i fans alla mia uscita che fu accolta calorosamente.
Trattenni il respiro e uscì dalle quinte sorridendo alla folla che salutai dirigendomi verso il mio caro microfono che mi aveva accompagnato già in molti concerti.
<< Ehi Londra! >>, urlai nel microfono. << Sei pronta a fare casino?! >>, chiesi ricevendo come risposta grida ancora più forti di quelle che avevano accompagnato la mia uscita.
<< Bene, allora iniziamo >>, sorrisi ai miei amici e ripensai al messaggio di Alex.
 
“Ehi Stell! Spacca tutto stasera e non aver paura, sei brava, hai la voce più bella che io abbia mai sentito e poi io ti sono vicino, basta che guardi nel tuo cuore, lì mi troverai. Ti amo e mi manchi un sacco. Ci sentiamo dopo, in bocca al lupo ;)”.
 
 
 
  
  
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