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Autore: Lory91    08/08/2007    11 recensioni
Cosa sarebbe accaduto se quel giorno, ad Erbologia, per una buona volta Ron si fosse morso la lingua e non avesse detto ad Hermione “ Perché non provi a uscire con McLaggen, così Lumacorno potrà nominarvi Re e Regina dei Lumaconi..”, e lei lo avesse invitato alla festa di Natale del professore? Bè, certo non è detto che sarebbe successo davvero qualcosa, ma le possibilità che invece qualcosa accadesse sono alquanto probabili, o, almeno, possibili.
Una diversa svolta del sesto libro di Harry Potter, incentrata sulla R/Hr più realistica mai scritta, e sui suoi effetti su tutto quello che le sta intorno.
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- Allora sicuro? Non ti piace Lavanda? – Ron scosse energicamente la testa, tanto che gli girò un poco. Quando si fermò gli parve di non avere ancora smesso, per un attimo vide il viso di Hermione, che ancora lo fissava, leggermente sfuocato. Poi più niente.
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"A little more care", quando si comincia a impegnarsi per ciò che davvero si desidera.
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry, Potter, Lavanda, Brown | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Allora gente, questo è l’ultimo esilarante capitolo di “A little more care”… nono! Non piangete, nin disperate, non dimenatevi! Ho già qualche ideuzza per altre fic… su altri, tutt’altri pairing ma state certi che continuerò a scrivere!
E grazie a tutti quelli che mi hanno recensito, dal primo all’ultimo! GRAZIE INFINITE!

Vi lascio alla lettura, spero che vi piaccia questo capitolo finale prerchè l’ho riscritto molte volte prima di esserne soddisfatta! Bacioni, Lory91


8 . Benefattrice (quasi) inconsapevole


La mattina del primo marzo Ron si svegliò di soprassalto, grondante. Si ricordò di avere sognato. Era di nuovo in mezzo al prato con Hermione, il giorno che l’aveva baciata, e la stava baciando di nuovo. Come non era più riuscito a fare; tutto era perfetto, le mani di lei che gli accarezzavano i capelli e quelle di lui che indugiavano sulla sua schiena, e scendevano, scendevano… poi lei si era staccata bruscamente da lui e Ron al posto della chioma ricciuta di Hermione aveva visto ispidi capelli rosso sbiadito, due occhi severi. Sua zia Muriel. Aveva urlato, aveva sentito una nausea tremenda, si era girato, vomitando nell’erba verde. Poi aveva spalancato gli occhi ritrovandosi a fissare il soffitto del dormitorio.
Tornando alla realtà, Ron si guardò intorno, Alla sua destra, Harry dormiva beato, sentiva russare Neville e anche Dean e Seamus parevano ancora immersi nel sonno. Guardò l’orologio : le sei e trentasette. Impensabile, era domenica mattina. Si tirò un po’ su, scrutò oltre la finestra. Il cielo era ancora quasi del tutto scuro, c’era solo un piccolo bagliore a est che preannunciava un’alba limpida, contornata da qualche nuvoletta ora tinta di rosa slavato. Si ributtò pesantemente sul letto, deciso a riappisolarsi, ma l’immagine di Hermione che si trasformava in sua zia Muriel era ancora disgustosamente vivida nella sua testa. Si stiracchiò debolmente, si sentiva appiccicaticcio. Decise che si doveva alzare, fare un bagno interminabile, approfittando del fatto che, per quella che credeva la prima volta nella sua storia di studente ad Hogwarts, si era svegliato per primo, e poi scendere a fare colazione.
Saltò in piedi, stirandosi ora più energicamente. Poi si ricordò di una cosa. Era domenica, questo significava che era il primo marzo, il suo diciassettesimo compleanno. Significava che quel giorno c’era la gita ad Hogsmade e, anche se Hermione aveva detto che sarebbero andati insieme lui lei ed Harry, Ron aveva già intimato a quest’ultimo di trovare un modo rapido di dileguarsi nel nulla. Un largo sorriso gli illuminò la faccia, ancora impastata di sonno, ma adesso si sentiva più che sveglio. Aveva aspettato quel giorno per suppergiù due settimane. Dopo l’episodio del bacio nel corridoio del primo piano, ne erano cambiate di cose. Prima di tutto Lavanda non gli ronzava più intorno, anzi non gli aveva quasi più rivolto la parola. E poi tra lui ed Hermione si era instaurato una sorta di tacito accordo. Quello che era successo aveva travolto tutti e due come un branco di centauri inferociti, ed aveva un po’ stravolto il loro rapporto e quello di loro due con Harry. Non pensato strane cose, non erano affatto diventati come Bill e Fleur! Tutt’altro. Non avevano più litigato, passavano sempre più tempo soli, come prima, esattamente come prima, solo che c’era sempre qualcosa di sottinteso in ogni loro gesto o parola. Un qualcosa che riportava a quel giorno, il primo marzo. Sembrava quasi che si fossero accordati per un primo appuntamento, e stessero entrambi fremedo aspettando quel giorno. E finalmente era arrivato.
Ron avrebbe voluto mettersi a urlare, ma, temendo la reazione che avrebbero potuto avere i suoi compagni di stanza, certamente non di incoraggiante giubilo, si avviò quasi trotterellando verso il bagno, con la sensazione di stare camminando a dieci centimetri dal pavimento.





***


Così un’ora dopo era a fare colazione nella Sala Grande, ancora semivuota. Harry si era svegliato mentre Ron stava scendendo, strabuzzando gli occhi nel vederlo già in piedi, vestito, pettinato, che stava per scendere vispo in Sala Comune. Poi si era ricordato del suo compleanno, e dopo avergli fatto gli auguri e avergli dato il suo regalo (un nuovo paio di guanti da Portiere), si era ricordato della gita a Hogsmade e del suo piano per farlo rimanere solo con Hermione. E aveva capito il motivo di così tanta allegrezza.
Ron aveva già addentato una salsiccia, quanto amava la colazione della domenica mattina!, quando vide Hermione entrare e dirigersi verso il tavolo di Grifondoro. Di bene in meglio, pensò. Hermione andò a sederglisi vicino, gli stampò un bacio sulla guancia (Ron si sentì avvampare) e gli posò un pacchettino sotto il naso.
- Buon compleanno. – sorrideva radiosa. Ron aprì impaziente il regalo, che si rivelò essere un braccialettino di pelle nera, su cui spiccava una piccola “R” argentata. Sorridendo a sua volta, passò un bracciò intorno alle spalle di Hermione, resituendole il bacio sulla guancia. Riprese a fare colazione, non prima di aver notato Draco Malfoy seduto al tavolo di Serpeverde che li guardava disgustato.
Finirono di mangiare in silenzio, a un certo punto arrivò Harry e quando anche lui aveva terminato la colazione i tre, dopo essere passati dai rispettivi dormitori, si ritrovarono a uscire dal portone d’ingresso. Il cielo pareva completamente scoperto, l’aria era fredda e secca, ancora un po’ troppo secca per quell’interminabile inverno che sarebbe dovuto finalmente essere sul punto di giungere all’epilogo. Ron, Harry e Hermione camminarono in principio un po’ tremanti, memori del molesto Sensore Segreto che tanto amava brandire Gazza. La strada per il villaggio era piena di studenti, imbacuccati dalla testa ai piedi con sciarpe guanti e affini. Giunti a Hogsmade i tre passarono con aria sconsolata davanti alla vetrina sbarrata dell’Emporio degli Scherzi di Zonko. - Beh c’è sempre Tiri Vispi Weasley, giusto? – Harry e Hermione annuirono energicamente.
- A Diagon Alley, però… - Harry, piuttosto mesto. Si avviarono di comune accordo verso la prima meta di quella giornata, Mielandia, in mancanza di destinazioni maggiormente attrattive. E, come da copione, giunti fuori il negozio, Harry vide Ernie Macmillan intento a parlare con Zacharias Smith e mormorando che doveva dire una cosa a Ernie, si dileguò nella folla davanti all’entrata, dicendo a Hermione che li avrebbe raggiunti poi. Ma se tutto fosse andato bene, per Ron, Harry non li avrebbe più raggiunti affatto. Entrarono nel negozio, affollato come al solito fino all’inverosimile, e Ron notò che Hermione aveva continuato a guardarlo di sottecchi con un’espressione enigmatica da quando Harry aveva accampato la scusa di Ernie.
- Astuto Weasley. – decretò.
- Che? Cosa? – Ron recitò la parte perfetta di chi casca dalle nuvole. Hermione non rispose, risultando così ancora più loquace e prese ad analizzare i numerosi scaffali del negozio, con Ron che la seguiva in silenzio.
Dopo pochi minuti passati a esaminare le infinite e innumerabili leccornie di Mielandia, il negozio era talmente pieno di studenti di Hogwarts che i due non riuscirono quasi più a muoversi, - Usciamo. – Hermione tirò fuori Ron per un braccio. Giunti fuori la ressa era anche peggiore, si allontanarono dal negozio arrancando e riemersero dalla folla in mezzo alla strada principale del villaggio.
- Dove andiamo? – chiese Ron. Hermione non rispose subito, allora questi proseguì. – Sono già le undici e mezzo, che ne dici dei Tre Manici di Scopa? – Hermione si girò stizzita.
- Ron, siamo praticamente appena usciti! Vuoi già poggiare il sedere su una sedia a sorbirti una Burrobirra dopo l’altra? – Ron arrossì leggermente. – Camminiamo un po’. – finì Hermione, come se fosse la cosa più ovvia del mondo da fare in quel momento. Così i due si avviarono giù per la strada, a passo sostenuto, come se dovessero fare una marcia. Ron non aveva già più voglia di camminare e si sentiva gelare i piedi, così quando passarono davanti al pub rimpianse di non essere lì dentro al calduccio. Lo guardò sospirando.
- Non vedo Madama Rosmerta, Ron, che hai da sospirare? - Ron la prese come un’offesa, continuò a camminare in silenzio, un piede davanti all’altro, con lo sguardo basso, fino a quando Hermione si fermò al suo fianco e alzando gli occhi si ritrovò davanti una distesa di erba gelata. Aguzzando gli occhi scorse la sagoma sbilenca della Stamberga Strillante che si stagliava contro il cielo, ora parecchio nuvoloso.
- Perché ti sei fermata? – chiese Ron incuriosito. Aveva preso a tirare un vento gelido, né lui né Hermione avevano un cappello i loro capelli ondeggiavano piano.
- Perché non so più dove andare, Che ore sono? –
- Mezzogiorno e tre quarti. Hermione comincio ad avere fame. – si era voltata a fronteggiarlo. - Andiamo solo un po’ più in là, ok? La voglio vedere da vicino, non l’ho mai vista per bene. – aveva spalancato gli occhi e inarcato le sopracciglia in un’espressione supplicante, nonostante non ci fosse il minimo bisogno che lo implorasse. Ripresero a camminare, Ron era un po’ meno tetro al pensiero che tra poco avrebbe pranzato e aveva ritrovato un po’ della sua solita spensieratezza. Hermione sembrava essersene accorta e aveva ripreso col suo solito sproloquio decantando le leggende che aveva suscitato la Stamberga Strillante negli anni. Loro due invece sapevano fin troppo bene la verità su quella lugubre costruzione. L’avevano scoperto al terzo anno, con Harry, la storia dei Malandrini e del professor Lupin. Ci erano anche stati dentro, ma ciononostante Ron pensò che dovesse ancora esercitare un certo fascino sulla mente di Hermione, che non smetteva mai di essere curiosa.
Ma non fu possibile saziare la sua curiosità. Non quel giorno almeno.
Quando giunsero a metà strada verso la Stamberga, il cielò iniziò a coprirsi del tutto, tuonava, e le prima gocce di pioggia caddero grosse e pesanti. Hermione non se accorse subito, continuava a camminare, ma un grosso gocciolone aveva preso in pieno il lungo naso di Ron che la raggiunse allungando il passo.
- Piove. – disse a voce piuttosto alta, proprio in quel momento era risuonato il rombo fragoroso di un tuono.
- No Ron, sta solo tuonando. – Hermione non pareva troppo convinta, si tolse il guanto dalla mano sinistra e tese il braccio davanti a sé, palmo all’ insù. Hermione sentì la mano che si bagnava, poi un altro gocciolone la colpì dritta in testa, provocandole uno spiacevole brivido lungo la schiena, quasi si stesse praticando un Incantesimo di Disillusione.
- Hai ragione…- Si girò di nuovo in direzione del villaggio. – Torniamo indietro. –
Stava piovendo sempre più forte, Ron prese a correre attento a non scivolare sull’erba bagnata, con Hermione che gli stava dietro; a un certo punto scivolò all’indietro ed afferrò la mano di Ron, quasi trascinando anche lui, ma la rimise in piedi e ripresero a correre.
Arrivarono ai Tre Manici di Scopa completamente mezzi. La strada si andava svuotando, maghi e streghe che imprecavano coperti dallo scrosciare ormai assordante della pioggia, si coprivano la testa, calandosi i cappelli e correndo a ripararsi nei negozi.
Quando, ansimanti, Ron e Hermione riuscirono ad entrare nel pub, la strada era ormai completamente deserta, in balia della pioggia. Si guardarono intorno. Il locale era affollato dai fuggiaschi della tempesta; con suo grande sollievo, Ron non vide Harry. Ma c’erano parecchi studenti. Ernie Macmillan e Zacharias Smith stavano a un tavolo insieme ad altri ragazzi di Tassorosso, con davanti parecchi boccali di Burrobirra fumante. Ron si chiese suo malgrado dove fosse finito Harry, sperò in un luogo asciutto.
Con un’altra occhiata, in fondo alla sala scorse Lavanda Brown, Calì Patil e la gemella, intente a parlare serratamente.
Hermione si avviò verso uno dei pochi tavoli ancora liberi. Ron la seguì gocciolante, ancora occupato a guardarsi intorno e quando si fu seduto accanto a Hermione notò con una certa soddisfazione che Lavanda e le altre due con lei si erano girate a guardarli. La prima spalancò gli occhi e la bocca, bisbigliò qualcosa e Calì, che rise, e si rigirò di scatto.
- Dove sarà Harry? – chiese Hermione. Aveva notato anche lei Ernie e gli altri di Tassorosso a un tavolo poco lontano dal loro. Ron alzò le spalle, non pensava più a Harry ora che era seduto in un posto caldo e asciutto con lei. Ordinarono due Burrobirre a una indaffaratissima Madama Rosmerta, mentre Hermione guardava di sottecchi Ron come se si aspettasse che le saltasse addosso. Era risaputo che Ron aveva una cotta per lei, ma ormai non le faceva più alcun effetto, non ora che c’era Hermione.
Quando tornò da loro con due bevande fumanti, Ron afferrò la sua ingurgitandola tutta in un sorso. Hermione lo guardò divertita, era diventato paonazzo.
- Credo di essermi ustionato la lingua. – disse Ron avvilito. Scoppiarono entrambi a ridere, e Ron, che dalla sua posizione vedeva bene il tavolo di Lavanda, vide che si era di nuovo girata a fissarli, senza la minima intenzione di voltarsi di nuovo, con un’espressione indecifrabile. Non sapeva decidersi se fosse di pura nausea, tristezza o altro. Fatto sta che non tollerava sentirsi il suo sguardo addosso, gli dava un tremendo fastidio. Come se volesse farlo sentire in colpa, e allo stesso tempo sbattendogli in faccia ciò che si perdeva ad essere con Hermione invece che con lei. Si ritrovò a fissarla a sua volta, lei non accennava a distogliere lo sguardo e lui si sentì d’un tratto così irritato dalla sfacciataggine di Lavanda che si decise ad accontentarla, sentendosi terribilmente cattivo. Afferrò Hermione, che aveva rimesso sul tavolo il suo boccale, per le spalle, attirandola a sé e stampandole un bacio sulla bocca. Ma subito lei dischiuse le labbra e Ron sentì di nuovo sapore di Burrobirra, accompagnato dal tocco della lingua di lei sulla sua. Dopo qualche secondo si distaccarono, Hermione lo fissò interrogativa, ma lui si era girato di nuovo verso Lavando, che ora aveva assunto uno sguardo furibondo, rossa in volto. Appena aveva visto Ron voltarsi di nuovo nella sua direzione aveva distolto bruscamente lo sguardo.
- Scusa Hermione. – borbottò, bensì in tono piuttosto soddisfatto.
- Non provarci nemmeno a scusarti, Ron. Potrei scagliarti una maledizione senza perdono.
Scoppiarono a ridere, poi Hermione finì la sua Burrobirra e uscirono di nuovo in strada, aveva appena smesso di piovere e l’aria era fredda e fragrante. Ron strinse a sé Hermione, passandole un braccio sulle spalle.
- Dovrò regalare qualcosa a Lavanda. – esclamò all’improvviso Hermione.
- Cosa scusa? – Ron la gardò strabuzzando gli occhi.
- Hai capito bene Ron. Se lei non ti fosse stata alle costole non ci saremmo mai messi insieme. – Ron sussultò.
- Noi stiamo insieme? –
- Certo, avevi qualche dubbio? – Hermione pareva più che altro divertita, ma Ron non potè non notare una nota pungente nel tono in cui pronunciò l’ultima parola.
- N-no! Certo! – balbettò.
- E fai bene. Non avere mai più dubbi al proposito.- si strinsero ancora più forte, sorridendo.
- Allora che regaliamo a Lavanda?





FINE


Non so davvero cosa dire. Spero che recensirete anche questo capitolo, spero di ricevere tanto complimenti e mi sento di essere molto soddisfatta per aver finito la mia prima long-fic!
Alla prossima, questa è una promessa! xDxD

Lory91
  
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