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Autore: ElPsyCongroo    20/01/2013    3 recensioni
Nel grande Regno del Giallo vivono due giovani ragazzi, anzi, una ragazza e un ragazzo, dai capelli del colore dell'oro e gli occhi del colore del cielo. Hanno un carattere un po' strano, malato per certi versi. Inoltre sono di una bellezza regale, a soli 14 anni entrambi hanno un grandissimo fascino. A questo punto si potrebbe pensare che siano fratelli, addirittura gemelli, e che siano i regnanti del Regno del Giallo no?
E invece lei è principessa del Regno, mentre lui è solo suo servo.
Lei è una regina arrogante, malvagia.
Lui è un servo fedele, malvagio.
Lei ama il suo servo, ma non come amante, ma come una sorella ama un fratello.
Lui ama la sua principessa, come un fratello ama una sorella.
Perché è questo che sono, fratelli, gemelli, anche se lei non lo sa.
Oltre a loro però ci sono altre persone che nascondono segreti, come la popolana dai capelli rossi, la serva dai lunghi capelli color smeraldo e il principe dagli occhi color zaffiro.
Un Regno intero finirà a causa di questi segreti.
Essi porteranno alla più grande tragedia.
(Si tratta della storia completa di Aku no Musume, anche se questa è solo la prima parte ^^).
Genere: Drammatico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 5: Ti voglio bene.

«Ma che stai facendo!?! È tutto sbagliato! Ma l’hai letto sì o no il progetto? Ho dato ordini precisi! Dovete eseguire tutto nei minimi dettagli!»

Era ormai una settimana che andava avanti così. Tutto il castello si era mobilitato per la preparazione del grande evento che li attendeva e pur essendo ormai giunti al tanto atteso giorno non era ancora tutto al suo posto, cosa che faceva alterare e irritare alquanto la principessa.

«Lady, si calmi. Lo sta spaventando a morte, non vede? Cosa è successo?»

«Len, meno male che sei arrivato! Qui nessuno capisce niente!»

«Non dica così. Mi spieghi piuttosto cosa è successo.»

«Questo qui» disse indicando il povero servo intimorito e successivamente le rose che decoravano il salone «ha decorato il salone con delle rose appassite, quando avevo esplicitamente ordinato di usare rose fresche!»

«Secondo me sta esagerando milady. A me non sembrano affatto appassite e anche se cade qualche petalo non credo che sia una tragedia. Anzi, credo che agli invitati piacerà danzare sotto una pioggia di profumati petali dorati, non crede anche lei? Non si ricorda quanto le era piaciuto il mio trucchetto al nostro primo incontro?»

«Secondo incontro.»

«Primo. Quello a cui allude lei non può essere considerato come incontro, dato che io non l’ho nemmeno vista.»

«Io però ho visto te, quindi è stato quello il nostro primo incontro.»

«Non credo proprio. Un incontro è basato sul principio di due persone che si vedono, non di una che vede un’altra ad insaputa di quest’ultima.»

«Quanto sei petulante.»

«La ringrazio per il complimento.»

«Prego. Comunque ricordo ciò che è successo al nostro primo incontro e devo ammettere, mio malgrado, che hai ragione. Allora tu, continua a lavorare, c’è ancora molto da fare e non puoi permetterti di poltrire oltre.» Il servo si dileguò, lanciando ai due uno sguardo molto confuso e perplesso, ricevendo in risposta un sorriso da parte di Len che lo invitava a non farsi troppe domande. 

«Allora, è più calma adesso?»

«Ma io sono sempre calma! In particolare se ci sei tu» disse la principessa sorridendo. In effetti Len era l’unico in grado di calmarla, di farla rilassare quando era nervosa e di conseguenza sfogava le sue ire sulla servitù.

«Mhh, avrei qualche dubbio a proposito.»

«Impertinente come al solito.»

«È la mia qualità migliore miss, quella che mi ha permesso di essere al suo fianco oggi. Non è per questo che mi ha assunto?»

«Assolutamente no. È stato più per curiosità, per scoprire tutti i tuoi segreti, per vedere fino a che punto saresti stato disposto ad arrivare per me.»

«E le sue aspettative sono state soddisfatte?»

«Per mio dispiacere non ancora. O forse per fortuna. Comunque immagino che tu non abbia ancora voglia di rivelarmi i tuoi segreti, giusto?»

«Ha perfettamente ragione miss. Diciamo che la considero come un’assicurazione per il mio lavoro: credo di aver capito che non mi lascerà andare fino a quando non saprà tutto ciò che c’è da sapere su di me.»

«Che cattivo che sei Len! Non è mica per questo che ti tengo al mio fianco. Se fosse stato per quello a quest’ora ti avrei fatto sputare fuori tutti i tuoi segreti con la tortura, invece eccoti qui, ancora sano e salvo. È perché ti voglio bene che sei al mio fianco.»

«Anch’io sono molto onorato di essere al suo fianco, non potrei chiedere di meglio.»

«Uffa Len! Per una volta abbandona tutte queste formalità e dimmi chiaramente che mi vuoi bene! Tanto lo so che è così! Su dai, è la principessa in persona ad ordinartelo! Non essere timido!»

«D’accordo lady. Come desidera» e si avvicinò a lei, abbracciandola e sussurrandole all’orecchio « Rin, ti voglio be-» non odiò mai così tanto i servi come in quel momento. Due di loro, distratti forse da quella strana scena d’affetto, si erano scontrati facendo cadere a terra i piatti che portavano, facendo un tale caos da interrompere quel momento che tanto aspettava con Rin. Pian piano si girò verso i servi, con sguardo glaciale. Sapeva che al suo fianco anche la principessa aveva lo stesso sguardo. Chiunque li avesse visti in quel momento avrebbe potuto giurare che nei loro occhi si poteva vedere l’immagine vivente del male, delle rabbia, del terrore. Coloro che avevano assistito alla scena, coloro che avevano provocato la rabbia dei due gemelli, in quel momento pensarono che la morte si sarebbe abbattuta su tutti loro. E così sarebbe stato se Len non fosse stato in grado di calmarsi e mettere da parte la rabbia, almeno in parte.

«Voi due, alzatevi, in fretta!» disse in tono perentorio ai due servi tremanti ancora a terra.

«La preghiamo principessa, ci perdoni! Oggi è un giorno speciale per lei, in nessun modo vogliamo rovinarglielo, quindi la prego, ci perdoni e lasci sistemare tutto a noi!»

Rin era stranamente calma. Doveva essere a causa della festa, o della semplice vicinanza di Len, ma sembrava che non avesse la minima intenzione di rovinare tutto per un incidente.

«Non preoccupatevi. Esattamente come avete appena detto oggi è un giorno speciale per me, e per nulla al mondo voglio che qualcosa rovini la giornata. Muovetevi a riparare al danno che avete commesso.»

«La ringraziamo principessa! Non sa quanto le siamo grati! Faremo di tutto per rendere questa giornata splendida per lei, principessa Sharin!»

Nella sala cadde un silenzio di tomba. Il servo che per tutto quel tempo era stato portavoce dell’incidete causato da lui e dal suo compagno diventò ancora più pallido rispetto a prima.

«M-mi scusi principessa Rin, non era mia intenzione! Non stavo pensando a quello che dicevo, le giuro che non era mia intenzione! La prego di cre-»

«Taci, verme!» La frase pronunciata all’unisolo dai due gemelli risuonò nella sala ancora in preda ad un silenzio spettrale. Lo sguardo di Len era in grado di far gelare il sangue, quello di Rin era solo pieno d’angoscia. La principessa si lasciò cadere a terra e mentre i suoi occhi si spalancavano per il terrore tutto il suo corpo era scosso a causa della crisi di pianto che l’aveva colta.

«Ora» disse Len con voce calma, lenta, ma al contempo piena di disprezzo e rabbia, una voce che prometteva solo un futuro molto oscuro per colui che ascoltava «tu non ce l’hai un pugnale, vero? Tieni, ti presterò il mio, però non sporcarlo troppo, intesi?» La voce di Len, carica di minacce, rimbombava nella sala. Il tutto era reso ancora più agghiacciante dal volto calmo, sereno e sorridente di Len, in netto contrasto con la sua voce.

«Come?»

«Forza, prendi! Non ti farò niente, promesso.» disse sorridendo ed inclinando la testa di lato.

«C-cosa vuole che faccia signorino Len?» Che ridere che gli faceva! Quando era arrabbiato tutti cominciavano a comportarsi con lui come se fosse un principe, come se sapessero chi fosse davvero, ma nessuno di loro aveva ancora capito che non serviva a niente con lui. Era il male fatto persona, non poteva negarlo: nelle loro vene, nella vene del casato Kagamine, scorreva sangue malvagio. Pur facendo di tutto per tenere nascosto quel lato di sé Len non poteva resistere quando si trattava di sua sorella.

«Non preoccuparti, tu non dovrai fare niente.» disse con un sorriso glaciale, prendendo la mano del servo che stringeva il prezioso pugnale con l’intrico di spine e rose inciso sull’impugnatura che la giovane serva del Regno del Verde aveva regalato a Len. Con un movimento fulmineo colpì con la lama affilata la mano sinistra dell’altro servo, tranciandogli di netto il mignolo e parte dell’anulare. Quest’ultimo cominciò a gridare in preda al dolore, tra gli sguardi pieni di paura del resto della servitù.

«Ottimo, taglia davvero bene! Grazie per avermi dato la possibilità di provarlo!» disse Len al servo, come se niente fosse, come se non avesse appena amputato le dita di una persona.

«E ora tocca a te» mormorò rivolgendosi al servo ancora dolorante, sfilando il pugnale insanguinato dalla mano del servo che aveva parlato troppo.

«Mi raccomando, sii rapido, come lo sono stato io con te, altrimenti soffrirà il doppio.»

«Cosa dovrei f-fare?»

«Ovvio no? Tagliare la lingua a questo verme. E veloce, bisogna ancora finire di sistemare gli ultimi dettagli e pulire il disastro che avete combinato.» Sorrideva Len mentre pronunciava queste parole, come se stesse spiegando le regole di un gioco ad un bambino.

«No! Non potrei mai, come faccio a-»

«La prego, mi risparmi! Non era mia intenzione, glielo giuro! So che non avrei dovuto, che dovevo prestare più attenzione a ciò che dicevo, ma la prego di perdonarmi! Non accadrà mai più, quindi la prego!»

«Basta con queste scuse! Sapete tutti che quel nome è tabù all’interno di questo castello, anzi, ovunque le orecchie della principessa possano udirlo, quindi non hai scusanti! Ringrazia che al posto della lingua non ti faccio tagliare le mani o peggio ancora non mando al rogo la tua famiglia! Hai due figlie piccole vero? Loro magari potrei darle in mano a qualche mercante pervertito e far torturare a morte tua moglie, devo ancora decidere…» Ciò che faceva più paura è che ci pensò veramente. Alzò per un attimo lo sguardo al cielo e assunse una faccia pensierosa. «Meglio di no, ci vorrebbe troppo tempo e già ne abbiamo sprecato a sufficienza. Quindi muoviti, altrimenti me ne frego e mando qualcuno a prenderle!» gridò con tutta la rabbia che aveva in corpo. Non poteva passarla liscia quel servo, doveva pagarla per aver fatto piombare la principessa nella disperazione.

«La prego, no!»

«MUOVITI!» gridò in preda ad una rabbia cieca.

I due servi si guardarono in preda alla disperazione, consci del fatto che non poteva essere altrimenti, che non potevano opporsi.

«P-perdonami, è tutta colpa mia…»

«Niente lagne! Queste scenette risparmiatevele per dopo, mi sto stufando!» Len si avventò sul servo che ben presto non avrebbe avuto più niente da dire e con forza gli aprì la bocca e gli prese la lingua. «Visto? Non è difficile, ti do una mano io.» E con gli occhi pieni di disperazione e terrore, e un’ ultima scusa mormorata con un fil di voce, il servo senza dita tagliò via la lingua all’altro servo. Quest’ultimo emise un grido di puro dolore prima di svenire tra le braccia di Len.

«Visto che non era difficile? Ora muoviti a portare via questo qui e a pulire, fatti aiutare da qualcuno, così potete riprendere i vostri compiti al più presto. Al lavoro!» disse alla fine, voltandosi verso la principessa e allontanandosi con lei, dando le spalle alla servitù che malgrado tutto aveva ripreso con i preparativi della festa.

 

«Lady, come si sente?» Durante il tragitto fino alla sua camera la principessa non aveva detto una parola, si era limitata a camminare e a piangere senza emettere un suono, facendo solo scendere calde lacrime dai suoi grandi occhi color mare.

«La prego miss, deve riprendersi. Non può continuare così.» Sapeva che serviva qualcosa di più per farla riprendere. Erano chiusi nella sua stanza già da un po’ ma la principessa non si era ancora ripresa. A nulla serviva ricordarle che giorno era e la festa che la aspettava quella sera. Len cominciava a perdere le speranze, non era mai capitato che la sorella piombasse in un tale stato. D’improvviso gli venne in mente l’unico modo per farla reagire, l’unica cosa che forse l’avrebbe fatta sorridere.

«Devi reagire, Rin!» le gridò, stringendola il più forte possibile a lui. Non le aveva mai parlato così, non le aveva mai dato del tu, ma in quel momento non era il fedele servo della principessa, ma solo Len, il gemello di Rin. «Tu sei Rin, non Sharin! Devi dimenticare quel nome, è morto esattamente come colui che lo pronunciava! Non devi più pensare al passato, ormai è morto Rin, tuo padre è morto, per mano mia, lo sai! Quando ho messo fine alla sua vita, l’ho fatto per mettere fine al suo regno di terrore nei tuoi confronti! Con lui è morto tutto ciò che poteva farti del male! Tu non sei Sharin, non lo sei! Sharin era tua madre, la regina!»

Sharin Lily Kagamine, questo era il nome completo della regina. Ovviamente il cognome l’aveva preso dal matrimonio con il re Lennard Leon Kagamine. Era stata la regina a scegliere i nomi per i figli come da tradizione: così la figlia prese il primo nome della madre, Sharin, e il figlio prese il nome Allen, nome del fratello defunto della regina. Il re aveva acconsentito alla scelta ed aveva deciso di dare come secondo nome un nome che contenesse parte dei loro, in modo opposto però: così Lenka per Sharin, prendendo il “len” di Lennard, e Rinto per Allen, prendendo il “rin” di Sharin. In questo modo voleva che anche dai nomi si capisse che tutti e quattro erano legati e uniti in modo indissolubile.

Il risultato erano stati Sharin Lenka e Allen Rinto Kagamine. Forse suonavano un po’ strani, ma i regnanti Kagamine erano felici della loro scelta ed ovviamente nessuno aveva avuto il minimo desiderio di contraddirli, non per paura, ma per il semplice fatto che era giusto che fossero i genitori a scegliere i nomi dei figli. In seguito erano stati i gemelli stessi a chiamarsi con i diminutivi Rin e Len, soprannomi che sarebbero passati alla storia più dei loro nomi completi.

«Non importa cosa dicesse il re! So cosa ti faceva, e so che era così che ti chiamava quando ti faceva quelle cose, ma è successo tempo fa, non devi più pensarci! Devi solo pensare ad adesso, devi pensare al tuo regno, devi pensare a me! Ora ci sono io a proteggerti e nessuno, nessuno potrà mai farti del male, mai più! Ti proteggerò per sempre, non devi preoccuparti più di niente! La prego principessa, torni a sorride come sempre, quel gran sorriso che illumina il suo volto come se fosse il sole. La prego di non far più riempire i suoi occhi di lacrime.»

Lei ora lo guardava incantata. Mai nessuno le aveva parlato così, né i servi che la seguivano sin da piccola, né quelle che in teoria erano definite sue amiche, né tanto meno il padre, che quando la toccava era o per picchiarla o per essere fin troppo affettuoso. Lo guardava con occhi che, sebbene ricolmi di lacrime, esprimevano una gioia indicibile. Gli saltò al collo e ricominciò a piangere. Questa volta piangeva per sfogarsi, per liberarsi di tutta la rabbia e la disperazione accumulata negli anni. Lui la lasciò fare, accarezzandole la schiena, sussurrandole parole dolci mentre lei pian piano si sfogava e calmava.

«Allora, si è calmata adesso?» le chiese guardandola con enorme dolcezza.

«Sì, grazie Len. Per tutto. Per essermi sempre accanto, per sostenermi, per consolarmi, per sgridarmi e per fare ciò che io non sono in grado. Io ti devo tutto, non so come farei senza di te.»

«Per me è davvero un onore poter essere sempre al suo fianco. Comunque ho un’idea per farla riprendere al meglio.»

«Davvero? E quale sarebbe?»

«Ho intenzione di portarla in città. So che è ciò che ha sempre desiderato, così ho pensato di fare una gita con lei. È già tutto pronto; cibo, carrozza, scorta. Manca solo il suo consenso.»

«E me lo chiedi anche!?! Certo che vengo! Ho sempre voluto andare in città! Non ci sono mai andata e poi con te è ancora meglio! Però la scorta non la voglio, sarebbe inutile, ci sei tu a proteggermi, e questo basta.»

«Come desidera. Allora avviserò la scorta di restare al castello. Su, si prepari. Prima partiamo meglio è.» E così dicendo fece scendere la principessa che nel frattempo si era seduta sulle sue gambe come una bimba, alzandosi a sua volta.

«Comunque Len, non si fa così.»

«Così cosa?»

«Chi ti ha insegnato a dare del tu alla tua principessa? Nessuno ti ha insegnato le buone maniere?» disse tentando di essere seria, ma chiunque avrebbe capito che scherzava, che non era arrabbiata, anzi, era assurdamente felice.

«Perdoni la mia impudenza miss. Se vuole può tagliarmi la lingua come ho fatto io prima.» Ribatté sorridendo bonario mostrandole la lingua.

Rin arrossì leggermente, perché in quel momento Len, mentre le mostrava la lingua, con la testa piegata di lato ed un occhio chiuso in modo complice, era molto… Sexy. Non aveva mai avuto pensieri simili per lui, e si affrettò a pensare ad altro.

«Nono, che schifo. Per carità, ti ringrazio per aver provveduto tu, ma io non potrei mai fare una cosa simile» disse con tono schifato ripensando alla scena di prima in modo da cancellare quei pensieri assurdi dalla propria mente.

«Anche perché se lo facesse non potrei più dirle una cosa importante.» Mormorò con dolcezza Len, totalmente inconsapevole dell’effetto che aveva provocato alla sorella.

«E cioè?» chiese Rin mentre si avviava alla porta della stanza dopo essersi preparata per uscire.

«Ti voglio bene, Rin.» Mormorò Len al suo orecchio, mentre l’abbracciava con tutta la tenerezza del mondo, con tutta la tenerezza che poteva donarle.

Rin spalancò gli occhi dalla sorpresa prima di accoccolarsi al suo petto scaldandosi con quelle tre semplici parole che per loro valevano quanto le loro vite.

 

_______

Nota d’autrice: capitolo corto, me ne rendo conto, ma dopo la lunghezza del precedente mi perdonate, vero?

Cooomunque, passando al capitolo: è chiaro? Ci sono domande in merito? Se ne avete fate pure, altrimenti passiamo a fare il giro della scuola così da poter vedere le aule (perdonatemi, ma sto scrivendo questo commento dopo una lunga giornata passata a fare da presentatrice della mia scuola alle Porte Aperte per i ragazzi di terza media, e fidatevi, a furia di ripetere le stesse cose a 50 persone è un miracolo che io non mi sia messa a parlare di orari scolastici, materia di indirizzo e proporvi di accompagnarvi per il tour scolastico .-. Mi sento alquanto morta .-.) io rispondo sempre ad ogni domanda ^^

Non avendo altre stronzate altro da dire riguardo il capitolo passo ai ringraziamenti:

Hikari Megami (tesoro caro, non te preoccupe se non mi recensisci subito, mi basta sapere che l’hai letto ^^  )

Glasgow_R_evolver (che continua a conservare la mia storia tra i preferiti quindi posso continuare a sperare che continui a piacerti ^^)

Ayukiko_Watarai (che intuisce un po’ troppo, fai la brava, se continui così va a finire che ti racconto tutto in anticipo e non va bene!)

REAwhereverIgo (a cui ricordo che è ovvio che sarà tutto sempre più straziante, è nella norma, è drammatica di natura la vita di Len V.V)

SabryKagamine (che continua a seguire la mia storia e resta da amare perché io mi accontento che venga letta V.V)

Blue_Flames (idem come sopra V.V)

Raven Cullen (idem come sopra sopra V.V)

(Si lo so, gli ultimi due sono come quelli della volta scorsa, ma oltre a ringraziarvi non so che fare XD)

 

Al prossimo capitolo,

See ya, ElPsyCongroo

  
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