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Autore: daemonlord89    20/01/2013    3 recensioni
Due avvenimenti lontani tra di loro: l'omicidio di un vecchio precettore, che aveva scoperto qualcosa che doveva restare nascosto e il ritorno di un'antica minaccia sepolta tra i ghiacci. Apparentemente scollegati, i due fatti si riveleranno tasselli di un unico, mortale puzzle.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La trilogia dell'Angelo Nero '
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CAPITOLO SECONDO

-Ladri pericolosi-

 

---Fortezza dei Guardiani---

---Notte---

 

Nonostante l'ora tarda c'era una grande agitazione, quella sera, alla Fortezza. Quando Ferren ed Hayst varcarono le porte che conducevano alla sala principale furono accolti da un coro di voci, una miriade di persone che chiedevano, tutte, la stessa cosa: è vero?
Nessuna di quelle persone, per il momento, ebbe risposta, poiché i due Guardiani avevano fretta di fare rapporto ai maghi. Si diressero, pertanto, al primo piano, usando le imponenti scale di pietra ai lati delle quali troneggiavano statue raffiguranti Kilan, il Dio del Freddo. In quell'occasione, sembrava che i visi scolpiti avessero mutato forma, assumendo anch'essi un'espressione di ansia per il pericolo incombente.
I due compagni attraversarono una serie di rettilinei e di curve, per giungere di fronte alla porta dell'elevatore che li avrebbe portati alla Sala della Magia, la sede del governo della fortezza.
Ci fu un forte clangore metallico quando il montacarichi venne messo in funzione, ma Ferren era troppo occupato a pensare al rapporto per badarci. Toccava a lui, in quanto membro più anziano della squadra, riferire ciò che avevano trovato.

 

La Sala della Magia era una cupola interamente costruita in vetro, posta al livello più alto della fortezza. La stanza era di forma circolare e i maghi a capo della Fortezza erano seduti su dei seggi di pietra, disposti a semicerchio nel punto più lontano dall'elevatore. Al centro della stanza, pendente dal vertice della cupola, una grossa struttura fatta di bracci meccanici e cerchi rappresentava il sistema a cui apparteneva Reevan. Era costantemente in moto, riproducendo fedelmente i movimenti reali dei pianeti.

Appena un mago intravide i due Guardiani di ritorno dalla missione affidatagli, li indicò ai compagni, che stavano discutendo animatamente. In un minuto calò il silenzio. Solo i passi di Ferren ed Hayst risuonavano nella stanza. I due compagni si portarono a qualche metro dai maghi, e si chinarono in segno di rispetto, attendendo l'ordine di sollevarsi.
“In piedi.” disse Garath, il Reggente. L'uomo, imponente a discapito della sua età, oltre sessant'anni, si avvicinò piano, scendendo le scale di pietra dei seggi. L'abito recava il simbolo dei Guardiani, il Sole, al centro del petto, inserito in una sezione di tessuto rosso che tagliava verticalmente la tunica blu. Squadrò i due con l'unico occhio buono, brillante di speranza.
“Dunque?” chiese solamente.
“Mio signore... I vostri sospetti erano fondati.”
Il commento di Ferren giuse al cuore dei maghi come una pugnalata. Nessuno fiatò, ma molti si mossero nervosamente.
Il Guardiano terminò il rapporto descrivendo con accuratezza i fatti.
“Allora bisogna agire.” sentenziò Garath, spaventato ma risoluto.
“Signore, noi...” intervenne Hayst, timidamente. Lo guardarono a lungo, per poi concedergli la parola.
“Noi pensavamo, ecco... Pensavamo potesse trattarsi di un caso... Un caso isolato...”
“Ah!” sbottò una maga, più giovane del Reggente, portandosi al fianco di quest'ultimo.
“Un caso isolato? Per il grande Kilan, quanta ignoranza!”
Hayst si voltò verso Ferren, cercando complicità. Il compagno, però, scuoteva la testa sconsolato. L'atteggiamento della maga non aveva fatto altro che confermare i suoi timori.
Fu nuovamente Garath a parlare, rimproverando la collega con uno sguardo per essere stata così scontrosa.
“Hayst, non temere. Regina è stata brusca e ha sbagliato, ti chiedo di scusarla. Purtroppo, però, nelle sue parole c'era una grande verità. Non si può trattare di un caso isolato.”
“Perché no?”
“Credo... Credo che dobbiate sapere qualcosa.”

 

Il nostro tempio nasce cinque secoli fa.” esordì Garath, cominciando la spiegazione promessa dopo aver preso fiato “Furono dei maghi a fondarlo, dei maghi appartenenti ad un importante ordine dell'antica Theros.”
“L'antica Theros?” chiese Ferren, incuriosito.
“Sì. Questa regione non è sempre stata come la vede ora, cosparsa di ghiacci perenni e adatta solo alla vita delle creature più resistenti al freddo. Un tempo il vento soffiava caldo, in primavera sbocciavano fiori ovunque, e l'acqua scorreva gioiosa nei ruscelli ora congelati.”.
Tossì, poi riprese.
“Furono proprio quei maghi a tramutare l'intera Theros in una landa ghiacciata, per proteggerla da una terribile minaccia.”
“Quelle creature?”
“Esatto, quelli che noi chiamiamo i Demoni dei Ghiacci. Non si sa molto della guerra, ma sappiamo per certo che quelle creature avevano attaccato gli antichi Therodi e li avevano decimati, riducendo il loro numero a meno di un decimo. L'unico modo che gli umani avevano per impedire l'espansione dei Demoni era imprigionarli, poiché erano rimasti in pochi per combattere.”
“E li imprigionarono nel ghiaccio?”
“Sì. Utilizzarono un incantesimo di potenza incredibile, per sconvolgere il clima di Theros e bloccare i Demoni nella tomba che, fino ad oggi, li imprigionava.”
“Il Ghiacciaio Eterno.” specificò Regina, guardando ancora in cagnesco Hayst. Si riferiva ad un lago ghiacciato con un'area di diversi chilometri nel nord del continente, a qualche chilometro dalla Fortezza.
“Giusto.” continuò Garath “Ora, dovete sapere che quell'incantesimo dipende da una struttura magica che incanala il potere del gelo, impedendo al ghiaccio di sciogliersi.”
“Comincio a capire.” affermò Ferren, sempre più terrorizzato “Se l'incantesimo dipende da questa struttura non è possibile, per un Demone solo, liberarsi. O tutti o nessuno.”
“Corretto. Probabilmente la creatura che avete incontrato era uno dei Demoni più vicini alla superficie; è solo questione di tempo, però, prima che tutti vengano liberati.”
“Quindi è successo qualcosa alla struttura?” domandò Hayst.
“E' quello che dovremo scoprire. Partiremo subito, non c'è tempo da perdere. Andate a preparare il vostro equipaggiamento per una scalata, salutate chi dovete salutare e recatevi alle stalle. Vi raggiungerò in breve.”
“Voi, Reggente Garath?” si stupì uno dei maghi che, ancora, non avevano parlato “Ma è pericoloso.”
“E io sono il mago più potente, qui dentro. No, non posso rischiare di mandare qualcuno di non abbastanza esperto. E' successo qualcosa di terribile, ed è giusto che sia io a compiere le analisi del caso.”
Si guardò intorno, notando le espressioni perplesse dei colleghi, e sorrise.
“Non preoccupatevi, non ho intenzione di morire.”

 

Qualche ora più tardi, il trio stava camminando nella notte buia, illuminata solamente dalla volta stellata. La luce non sarebbe stata sufficiente a garantire una marcia in sicurezza, ma Garath aveva evocato delle sfere magiche che rischiaravano il cammino.
Avevano attraversato la foresta di Kelden senza incontrare pericoli e si erano, successivamente, diretti a nord, verso il Ghiacciaio Eterno. Per raggiungere il lago ghiacciato dovevano prima passare attraverso un canyon che conduceva alla parete che avrebbero dovuto scalare. Il Reggente aveva confidato a Ferren ed Hayst i suoi timori al riguardo: se davvero i Demoni dei Ghiacci si stavano liberando, quel canyon sarebbe stato un luogo perfetto per un'imboscata. D'altro canto, si trattava dell'unica via per accedere al santuario dove il mago li stava conducendo.
“Da adesso” esordì Garath, voltandosi verso i compagni che lo seguivano a breve distanza “dobbiamo stare in silenzio assoluto. Solo in questo modo potremo accorgerci di rumori sospetti.”.
Il mago aveva ragione. Nella gola spirava un forte vento, che alterava tutti gli altri rumori ambientali. Se avessero anche cercato di parlarsi l'un l'altro, sarebbe stato impossibile rendersi conto di un attacco. I due Guardiani sfoderarono le armi e si disposero in modo da coprire il loro capo in entrambe le direzioni, cominciando una sorta di danza che li portava a compiere dei giri completi e a tenere sott'occhio ogni direzione.

Il canyon era lungo un paio di chilometri, ma farli controvento avrebbe richiesto un tempo non trascurabile. Ad un certo punto Garath indicò qualcosa con l'indice destro, sulla loro sinistra. Temendo l'arrivo dei Demoni, gli atri due si prepararono al combattimento, notando solo in seguito che il Reggente aveva puntato verso una spaccatura verticale nel canyon, una piccola grotta naturale che li avrebbe protetti dal gelo e dall'aria pungente. Intendeva, evidentemente, fermarsi per un attimo, per riposarsi o per parlare.
Al riparto nella piccola insenatura, tutti e tre si scrollarono la neve dagli abiti e dall'armatura.
“Ci siamo quasi ormai. Siete pronti per scalare?” chiese il mago.
I Guardiani controllarono le corde e i chiodi da rocciatore, per verificarne le condizioni. Entrambi annuirono.
“Ma voi, Reggente?” domandò Hayst, curioso “Non avete portato nulla.”
“Oh, io non ho certo bisogno di corda e chiodi” rispose lui, con un sorriso “Ho la magia dalla mia parte.”
Entrambi i compagni sapevano che cosa poteva fare la magia. L'abilità dei maghi di Theros era il controllo degli elementi, cui potevano donare forme e azione. Avrebbero potuto incenerire o congelare i nemici, ma anche sfruttare i venti per volare. Probabilmente, intendeva fare proprio quello.
“Fino alla parete sarete voi a proteggermi, ma durante la scalata sarete vulnerabili.” continuò Garath “Vi renderò dunque il favore, fluttuando e colpendo qualsiasi nemico. Mi spiace non poter fare di più ma, come sapete, lanciare magie richiede concentrazione e non vorrei trovarmi privo di potere proprio quando saremo arrivati a destinazione.”

Dopo essersi ripresi, continuarono il loro cammino. Erano giunti in vista della parete quando sentirono le prime grida. I Guardiani che avevano già incontrato un Demone riconobbero subito il suo verso, e cominciarono a guardarsi in torno spasmodicamente per individuarne l'origine. Il vento impediva di vedere chiaramente, ma intuirono la presenza di una figura alla loro destra.
“Reggente, attento!” indicò Ferren. Ora le striature rosse del Demone erano chiaramente visibili, assieme a quelle di almeno altri tre di loro, che si avvicinavano dalla stessa direzione.
Il mago aprì entrambe le braccia, guardò verso il cielo e recitò qualche parola magica. Improvvisamente, intorno a loro si creò una zona priva di vento, come se questo deviasse in modo da evitarli.
“Sarebbe troppo difficile per voi combattere nella tempesta. Terrò questa sorta di scudo per permettervi di farlo in maniera agevole!”
Grati per ciò che Garath aveva fatto, Ferren ed Hayst si prepararono al combattimento.
Il primo demone che entrò nella zona calma fu colpito da stupore per quel cambiamento climatico improvviso. La lama di Hayst gli squarciò il petto prima che potesse reagire.
Quando entrarono gli altri tre, però, erano già preparati e subito si gettarono sugli uomini, con il chiaro intento di terminare in fretta la battaglia.
Ferren parò l'artiglio di un Demone con lo scudo in metallo, ma un secondo mostro riuscì a rompere le sue difese e lo morse al bracciale destro. I suoi denti non penetrarono l'acciaio, ma sembravano dotati di una qualche energia magica per la quale il Guardiano avvertì un gelo terribile, che lo costrinse a gettare la spada a terra per riprendersi, muovendo freneticamente il braccio. Notando l'amico in difficoltà, Hayst si girò in quella direzione, dando per un attimo le spalle al Demone che stava affrontando. Colpì il mostro da dietro, all'altezza del cuore, uccidendolo sul colpo. Ferren, tenendo sotto controllo con lo scudo l'altro suo avversario, recuperò la spada, ma non colpì chi aveva davanti, restituendo invece il favore e gettandola per uccidere la creatura che Hayst aveva lasciato libera L'unico Demone rimasto li fissò entrambi, urlando per la frustrazione, poi cercò di scappare. Improvvisamente il vento riprese a soffiare violentemente, segno che il mago aveva smesso di concentrarsi sullo scudo. Una saetta di fuoco scaturì dalla sua mano e colpì il nemico, ormai troppo lontano e troppo veloce per le spade dei Guardiani.
“Abbiamo vinto! Ma, dannazione, il braccio mi fa ancora male per il gelo scaturito dal morso!” si lamentò Ferren dopo qualche secondo di silenzio, gridando per farsi sentire.
“I Demoni sono creature magiche, e come tali usano la magia in ogni attacco. Inoltre, sono dotati di una mente alveare. Avrete notato la consapevolezza della mancanza di vento dopo il passaggio del primo mostro. Ciò che impara uno lo imparano tutti. Sono avversari temibili.” ricordò il Reggente, anche se non ce n'era bisogno “Ora continuiamo, ci siamo quasi.”

 

La scalata riuscì senza problemi. I Guardiani erano addestrati a scalare con armatura fin da piccoli, e il mago non vide nemmeno un Demone. A quanto pareva, il processo di liberazione non era ancora ad uno stadio eccessivamente avanzato.
Giunti in cima al canyon, notarono delle scale scolpite nel ghiacciaio. Semisepolta dalla neve, poco più sopra, c'era una figura gigantesca.
“No.” mormorò Garath, avvicinandosi. Liberò parte della figura, rivelando un grosso essere umanoide, con la pelle in pietra. Un golem.
“Era un guardiano?” comprese Ferren.
“Sì. L'hanno distrutto. Qualcuno è stato qui. Qualcuno di molto abile.”
“La struttura?”
“Andiamo, è alla fine della scalinata.”
Salendo, trovarono altri due golem distrutti, per giungere infine ad un piccolo spiazzo circolare, che garantiva una visuale su tutto il Ghiacciaio Eterno, l'immenso lago cinto da una catena montuosa impenetrabile dove riposava il loro nemico. La vista diede ai Guardiani il senso dei secoli, e appesantì il loro cuore.
Al centro dello spiazzo troneggiava un arco di pietra, la struttura citata da Garath. La pietra di volta, però, era stata rimossa.
“No! Hanno rubato la pietra di attivazione!” gridò frustrato Garath. Si voltò verso i compagni, che però avevano solo vagamente intuito la gravità di ciò che era successo.
“Senza la pietra di volta” spiegò il mago “tutta la struttura è inutile! Chiunque abbia commesso questo furto ha interrotto un incantesimo secolare.”.
Garath si prese un attimo per riprendere fiato, dopo lo sfogo. Terminò solo dopo la frase.
“Condannandoci tutti.”

 

   
 
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