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Autore: Yoan Seiyryu    20/01/2013    0 recensioni
[SOSPESA]
Lasciare un segno del proprio passaggio nella vita del mondo, attraverso la ricerca di Grandi Gesta che condurranno i protagonisti a doversi scontrare con una rinnovata realtà fino ad allora estranea: La Magia non ha mai abbandonato questo mondo, c'è chi desidera utilizzarla per assecondare i propri scopi, chi vuole distruggerne ogni traccia affinchè l'Uomo possa vivere serenamente senza il suo influsso.
Airon e Misar, la Luce e l'Ombra, attraverseranno due sentieri diversi che li porteranno alla rinascita dell'uno e alla dispersione dell'altro.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Guerra tra due regni




Soavemente il flauto delle ancelle temporeggiava, dando adito alla Principessa delle Terre Unite di prendere qualche istante d’aria tra i giardini del Palazzo.

Spesso quei sentieri così verdi le sembravano simili ad un labirinto costruito di modo che non potesse fuggire da nessuna parte, chiusa all’interno di pareti naturali a misura d’uomo.

Non conosceva la natura selvaggia, non aveva idea di cosa vi fosse all’esterno della sua dimora, poteva solo immaginarlo o cercarlo tra i libri, disposti accuratamente dal Maestro di studi, per ordine di suo padre.

Seguita dalla gran parte delle dame, continuava a camminare sedendosi di tanto in tanto davanti a qualche fontana al cui centro si ergeva una statua di marmo rappresentante eroi d’amore, d’avventura, leggende che probabilmente erano solo frutto della fantasia di qualche bravo menestrello.

Spesse volte si lamentava della mancanza di interessi che le venivano forniti, altre ancora invece gioiva della sua aurea situazione, in fondo rappresentava molto di più che un simbolo regale, ben presto sarebbe toccato a lei prendere tra le mani le redini del regno e di certo si sentiva pronta per poterlo guidare a dovere.

-Sono stanca dei flauti, potete andare- la mano sinistra si alzò compiendo un movimento leggero, quasi come fosse aria, perché le ancelle comprendessero la fine del loro incarico momentaneo.
Un sospiro assonnato ne conseguì immediatamente.

-Desiderate qualche altro intrattenimento, Principessa Ideth?- si avvicinò una delle dame più giovani, desiderosa di compiacere la sua signora.

-Ne gradirei uno che non mi annoi eccessivamente, ma al momento temo che persino i raggi del sole potrebbero tediarmi.- ancora un altro sospiro, prima di voltarsi verso un altro sentiero schiuso tra due pareti verdeggianti.

Poco più avanti un’altra figura di donna si avvicinava lentamente verso il piccolo corteo, indossando un lungo mantello viola che sembrava fluttuare nell’aria, grazie ai movimenti delineati e leggeri.

Ideth si soffermò ad osservarla con un certo interesse, probabilmente si trattava della Dama più affascinante di tutta la Corte, nonostante l’età che aveva pregiudicato la sua fiorente giovinezza.
Ella era la sposa di uno degli uomini più influenti di tutto il regno, il Primo Consigliere del Re, seppure nulla si conosceva del suo passato che rimase sempre in ombra.

Tutti si chiesero spesse volte da dove provenisse, che storia avesse, ma nessuno era mai stato in grado di scavare in radici così profonde e nascoste, tanto che nacque verso di lei un interesse particolare. 

-Dama Lamye, quale onore incontrarvi in questo luogo di meditazione- fu Ideth la prima ad intervenire, solitamente era proibito rivolgere la parola ad un reale senza averne il permesso.
Lamye volse verso di lei occhi gelidi e freddi come il ghiaccio.

-Principessa, l’onore è mio- si prodigò in un lungo inchino -Mi auguro di non aver interrotto la vostra passeggiata quotidiana, sono scesa poco fa per cogliere alcune rose. Ne crescono di alcune selvagge, al confine del giardino, ma nessuno se ne occupa mai- così facendo scoprì parte della manica violacea per mostrarle tre rose rosse colme di spine.

-Non dovrei permettere che una donna come voi possa tentare di ferirsi cogliendo rose così pericolose, avreste dovuto mandare qualcun altro, di certo nessuno si sarebbe rifiutato di aiutarvi- la rimproverò Ideth senza mancare di mostrare un sorriso soddisfatto.

-Portare via del tempo utile ai vostri servitori? Giammai, come potete ben vedere non riporto alcun graffio- Lamye le mostrò i palmi delle mani, per poi riportarli sotto le lunghe maniche del mantello.

La Principessa avrebbe voluto dissentire, per iniziare un discorso formale, uno di quelli che si prolungano discorrendo del tempo o dell’imminente futuro, ma uno stormo di uccelli coprì la sua voce con il suo passare al di sopra delle loro teste.

Tutti si voltarono ad osservare quella nuvola nera e bassa che sorvolava da un albero all’altro, fino ad allontanarsi completamente dai giardini reali.

-Ultimamente il cielo sembra esser scosso da una certa irrequietezza, mi domando cosa gli Dèi ci stiano indicando- sussurrò Lamye con un tono di voce abbastanza udibile perché Ideth posso ascoltare.

-Non ho notato nessuna stranezza, cosa intendete dire?- le domandò con rinnovata curiosità, forse per una volta ne avrebbe approfittato per cedere ai formalismi che a volte potevano diventarle noiosi.

-Quando gli uccelli volano così in basso e verso Sud, non sempre è considerato un buon segno. L’aria sembra scossa da qualcosa, ma non so leggere il futuro, né interpretare i segni divini- le confidò la Dama in viola, continuando a sussurrare, come se avesse timore di esser udita dal seguito della principessa.

Ideth a volte aveva timore di interloquire con lei, si era creata la strana idea che non fosse esattamente come voleva apparire. La sua fragilità, la sua delicatezza, la voce appena accennata e dolce erano più simili ad una maschera assieme a quella freddezza che le adombrava il viso pallido e dagli zigomi alti. Gli occhi rivelavano molto di più rispetto alle sue parole, avevano all’interno un fuoco che la spaventavano, come se vi fosse qualcosa di più forte, che si teneva nascosto, pronto a fuoriuscire al momento adatto per devastare qualunque cosa.

Delle urla improvvise interruppero quel breve dialogo intriso di mistero, provenivano dalle mura ad Est e si udirono immediatamente il calare delle catene che legavano il ponte levatoio all’entrata laterale.

Il piccolo corteo di Dame si riunì intorno alla Principessa, timoroso di qualcosa che non potevano comprendere, Ideth tentò di farle calmare una ad una, ma nel momento in cui si voltò per chiedere a Lamye di occuparsene si accorse che la donna era sparita.

Corrugò la fronte, forse era troppo sospettosa nei suoi confronti, in fondo non le aveva mai dato alcun motivo per pensarvi in modo negativo.

Dopo che tentò di calmarle, chiedendo loro di tornare all’interno del Palazzo, raccolse i lembi dell’abito bianco e iniziò a dirigersi verso le mura ad Est, impiegando diverso tempo per attraversare gran parte dei giardini e trovare la scorciatoia che la conducesse sin lì.
Intanto le grida degli uomini si facevano più fitte, lo scalpitio dei cavalli aumentava smisuratamente e i ferri che battevano non si affrettavano a scemare.

Correre in quel modo non le avrebbe portato a nulla se non a ricevere una ramanzina, ma intanto la curiosità era sin troppo forte per poter riflettere sul proprio comportamento.

Quando finalmente sopraggiunse nel piazzale dell’entrata laterale, si accorse che le grida non si udivano più, bensì si ritrovò di fronte ad un centinaio di Cavalieri con le armature ammaccate, di cui alcuni erano gravemente feriti ed altri domandavano vivande per potersi riprendere dal viaggio.

Vi fu il suono di un corno a spezzare l’atmosfera confusionaria che ridestò Ideth all’improvviso, provò a fare un passo avanti sorpassando l’angolo nascosto in cui si era rifugiata, per comprendere che cosa fosse accaduto, ma l’agitazione che aveva preso i Cavalieri appena ritornati e i servitori del Palazzo era in totale fermento.

Gli occhi scuri cercavano ripetutamente un’unica figura tra tutti, l’unica che avesse un valore realmente affettivo al momento e non appena la intravide, si lasciò prendere dalle emozioni e accorse verso il centro del piazzale, tra gli sguardi colmi di stupore dei servitori.
I Cavalieri al suo passare, chi era in grado di avere ancora delle forze per farlo, si inchinarono ma senza ricevere alcun segno di contraccambio.

-Padre!- esclamò tutto d’un fiato quando giunse di fronte ad un alto destriero sormontato dalla figura d’acciaio del Re che stava scendendo a terra con l’aiuto degli scudieri. Un tonfo risonante silenziò per qualche attimo i Cavalieri che gli stavano accanto.

-Ecco, la lealtà di mia figlia. Attraversare un intero campo armato per salutare il padre tornato dagli affari politici- una risata tuonò all’interno dell’elmo che fu tolto prontamente dal capo, non appena venne liberato poco a poco dal resto dell’armatura che giaceva pesantemente sopra di esso.

-Padre- ripetè lei costernata dall’avvenimento, i Cavalieri che sostavano intorno sembravano aver accusato gravi danni, probabilmente non erano tornati nemmeno tutti quelli che erano partiti due mesi prima alla volta delle Terre fuori dal Regno –il vostro ritorno mi rincuora profondamente, ma mi domando il motivo per cui non ne siamo stati avvisati, vi avremmo accolti degnamente. Cosa è accaduto?- voltò lo sguardo per un attimo –Il viaggio è stato interrotto da qualche insidia?-

Il Re riprese a ridere, burlandosi quasi di quell’apprensione di cui era sempre stato circondato e dopo averle sfiorato appena una spalla si diresse verso l’ingresso del Palazzo, indicandole di seguirlo.

-Non è andato come previsto, abbiamo avuto problematiche da affrontare, nulla di inaspettato. Il Primo Consigliere mi aveva avvertito, ma non ho osato ascoltarlo.- rispose attendendo che lo affiancasse, mentre le porte si spalancavano lentamente a poca distanza da loro.

-Che tipo di problematiche? Siete tornato con meno uomini di quanti ne avevate portati, di cosa vi aveva avvertito il Primo Consigliere?- Ideth cercò di rubare qualche informazione ma non fu possibile udirne nemmeno una come risposta.

-Acuta osservatrice, ma sin troppo curiosa- il Re si voltò poco prima di salire gli scalini di ingresso –non sono questioni che si possono affrontare qui fuori, ne riparleremo a momento debito-.
Non ebbe il tempo di fermarlo, poiché fu immediatamente circondato da altri servitori che lo accompagnarono all’interno del Palazzo.

Ideth sospirò, guardandosi attorno con un certo rammarico. La tentazione di porre qualche domanda ad uno tra i tanti Cavalieri era infinitamente forte, ma al tempo stesso sapeva di non potersi permettere nulla del genere.

Eppure la curiosità che vibrava tra le fibre del suo corpo era accentuata abbastanza da voler scoprire a tutti i costi quel rientro imprevisto, portatore anche di alcuni feriti. Diede un ultimo sguardo alla piazza colma di guerrieri e poi si diresse verso le orme del padre, seguendo il vociare confuso della servitù che stava organizzando in fretta tutto l’occorrente per il Re.

Scivolando tra gli angoli bianchi del Palazzo si diresse verso l’unico luogo in cui il padre avrebbe messo piede, prima ancora della sala da pranzo o della camera da letto.

Il riposo non era contemplato per un Re, nemmeno quando alle spalle vi era un lungo viaggio faticoso e forse anche irto di pericoli.

Augurarsi di non esser scoperta era la sua priorità maggiore, spesse volte aveva tentato di origliare alla Sala del Consiglio per carpire informazioni che non le erano concesse di udire.

A volte questo la indispettiva, sarebbe dovuta diventare sovrana del Regno, perché dunque spronarla a irretirsi verso altri diletti femminili, senza lasciarle la possibilità di prendere parte alle discussioni per il bene del popolo? Un popolo che non conosceva, ma che sentiva proprio per diritto.

-Maestà!- la prima voce, la più mite tra tutte, la più saggia, la più umile, la più dolce che poteva udirsi all’interno di quella Sala.

Ideth la riconosceva bene, apparteneva al suo Precettore, uno degli uomini più anziani del Consiglio.

-Il vostro inaspettato ritorno ci ha destati immediatamente dai nostri altri impegni. Siamo qui per servirvi-.

La voce del Precettore era chiara e cristallina, Ideht poteva udirla molto bene anche dallo spiraglio della porta che aveva lasciato appena aperto, per poter origliare senza difficoltà. L’eco della Sala era ottima.

Si udì il gracchiare delle sedie, simili a corvi, trascinarsi sul pavimento di marmo. Altre voci si confusero tra di loro, non riuscì più a distinguere le frasi, a scandire le sillabe, una crescente sequenza di parole incomprensibili le arrivava alle orecchie.

Sospirò debolmente, adagiandosi fino a terra, chiudendo le ginocchia al petto, come faceva quando era una bambina.

-…Il Re delle Terre Disgiunte ci ha dato un ultimatum. Se non restituiremo loro il primogenito, ci dichiarerà guerra tra due lune- il Re condusse in silenzio il resto del Consiglio, che sembrò essersi improvvisamente placato. –Egli è ormai convinto di aver subito questo torto da noi, che abbiamo rinchiuso il proprio figlio in un luogo remoto del nostro regno. Avvelenato dal rancore, dal dubbio, i suoi occhi esprimevano paura e dolore. Eppure, come ben sapete, non ho mai ordinato il rapimento del figlio di un Re, né mai avrei potuto ordire un’infamia simile-

-Ciò vuol dire, Maestà, che qualcuno desidera fortemente uno scontro tra i due regni. Qualcuno che ha avvelenato il cuore e la mente del Re delle Terre Disgiunte. Ma quali intenzioni può avere, quali giovamenti perpetrare da una guerra simile?- interruppe il breve racconto il Precettore, alzandosi lentamente in piedi e ponendo domande a cui nessuno sapeva dare una risposta.
Ideth non riuscì a comprendere nulla dell’accaduto. Un principe rapito, un padre e re annegato nella rabbia che desiderava riappropriarsi del sangue del suo sangue, adirato con il Regno delle Terre Unite. Perché?
Più tentava di trovare soluzioni a un problema simile, più lo sguardo si perdeva in un mondo che attraversava quello reale.

In quel momento dei passi spezzarono il suo silenzio, palesandosi davanti alla sua figura accovacciata sul pavimento freddo e marmoreo.

-Una Principessa non dovrebbe farsi trovare in simili condizioni- una mano bianca discese verso il suo viso, con il palmo rivolto verso l’alto.

Ideth alzò improvvisamente lo sguardo, timorosa di esser stata scoperta. Gli occhi neri e profondi si soffermarono sul volto che riconobbe al primo istante, quello del Primo Consigliere.
Raccolse di buon grado l’aiuto che le era stato concesso, alzandosi con l’eleganza che poco prima aveva dimenticato, ritrovandosi poi ad un’altezza normale per poter scambiare uno sguardo dignitoso.

-Sono certa che rimarrà un nostro segreto, Primo Consigliere- gli sorrise amabilmente, come accadeva sempre quando si trovava in una situazione di imbarazzo, ma mai ne faceva trapelare l’emotività.

-State proponendo di stringere un accordo?- un sorriso si accennò sotto la lunga barba scura –Potrebbe rivelarsi utile, di certo. Ma devo permettermi di rimproverarvi, non dovreste origliare ciò che si discute nel Consiglio, vi è il vincolo del Silenzio per coloro che vi sono all’interno, a meno che non sia deciso all’inizio in maniera contraria-.

Ideth fece scorrere le braccia lungo i fianchi, chiudendo i pugni delle mani con vigore –Sarò la futura regnante di queste Terre, dovrei far parte del Consiglio, soltanto per conoscere la situazione del Regno che mi è molto a cuore- abbassò appena lo sguardo –credo che al momento vi siano affari molto delicati che potrebbero metterne a rischio la serenità-.

Il Primo Consigliere si lasciò trasportare dalle sue parole accorate, quanto dettate da un’immaturità di fondo ed un senso di giustizia che non era così profondo come ella voleva far credere. L’idea di giustizia, non poteva essere necessariamente giustizia.

-Non spetta a me la decisione di farvi ammettere all’interno del Consiglio, pensate soltanto che vostro Padre desidera proteggervi da molte più cose di quanto possiate immaginare. Non fidatevi di nessuno, nemmeno della vostra ombra- sussurrò tra le labbra, chinandosi appena perché fosse certo che nessuno potesse udirlo.

Poi scostò l’anta della porta e prima di entrare all’interno della Sala gli rivolse le ultime parole di congedo –Tornate nelle vostre stanze, sono certo che molto presto verrete a conoscenza dell’attuale situazione- così facendo scomparve tra il rinnovato vociare.

Ideth rimase immobile sulla soglia, colta da un improvviso desiderio di rivalsa. Voleva sapere, doveva conoscere. In un modo o nell’altro ci sarebbe riuscita e di certo suo padre non sarebbe riuscito a tenerla fuori dagli affari del Regno.

Si allontanò dai pressi della Sala, riflettendo su come avrebbe potuto agire. La gentilezza, strana ed inaspettata, del Primo Consigliere forse le sarebbe potuta tornare utile.




// Salve cari lettori!
Questi capitoli sono solamente di introduzione, un po’ per presentare i personaggi, un po’ per dare adito alla storia che si intreccerà man mano che si andrà avanti. Mi rendo conto della possibile pesantezza per mancanza di avvenimenti interessanti, ma cercherò di porre dei miglioramenti per i prossimi! ^_^
   
 
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