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Autore: LightningStrike    20/01/2013    0 recensioni
Non vince chi è più forte ma chi è più crudele.
Rassegnati, non c’è modo di uscire: una volta dentro non c’è possibilità di tornare indietro.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il gioco

Dondoli i piedi lenta, gli occhi sono stanchi e le mani scarne giacciono sul bracciolo abbandonate. Il vento si agita nell’aria ma tu rimani impassibile; questo non sembra nemmeno accarezzare la tua pelle.
La sedia oscilla calma e tu osservi il Sole imbrunire tra tetti rossicci, tetti color del sangue, tetti colorati di guerra: della tua guerra.
E’ passato un altro giorno, pensi, mentre ti cali pacata l’armatura. I pezzi metallici cigolano rumorosamente al contatto col suolo. Sospiri, ora sei a casa. Eppure senti che qualcosa un va, percepisci una vibrazione profonda, acuta, che risuona nelle orecchie: capisci che niente sembra funzionare.
Aguzzi lo sguardo per trovare un qualsiasi intruso, un qualsiasi fastidio, una qualsiasi incoerenza… Questa ricerca non porta a nulla: il problema sei tu. Questa è la convinzione che affligge lento e crudele il gioco.
L’armatura si è intaccata nella tua pelle ormai, pochi sono i pezzi atterrati muti sul suolo. Non puoi toglierla, farebbe troppo male. Potresti scorticarti, potresti sanguinare, potresti perfino morire se decidessi di toglierti quell’armatura. Capisci, come sempre, e ti lasci dondolare sempre più sconfitta sulla sedia: l’armatura si è calcificata, come uno scheletro, l’armatura fa parte di te.
Il gioco è cominciato da molto tempo, questo lo sai. Getti lo scudo dall’altra parte del giardino, quello in cui sei solita trastullarti ogni sera, e lo lasci giacere sull’erba umida colma di rugiada. Nessuna spada, nessuna lancia: possiedi semplicemente uno scudo.
E’ un gioco a senso unico, un ruolo incarnato da millenni: difenditi.
Non c’è peggior guerra di quella che affronti, non c’è peggior cosa da sopportare. Preferiamo essere visibili o essere invisibili? Preferiamo essere spada o scudo? Tu lo sai, forse? Quello in cui crediamo veramente è semplicemente la proiezione di ciò che facciamo. E tu, cosa fai? Credi nella follia e anche nel silenzio, forse. Non credi in nulla, forse.
Non vuoi proprio svegliarti, o forse non puoi? Preferisci rinchiuderti e non uscire, buttarti da un palazzo di cinquanta piani, affondare sempre più giù per poi accartocciarti su te stessa.
Questo è il gioco, non ci sono regole.
Non vince chi è il più forte, ma chi è il più crudele. E tu, cara mia, hai perso. Apatica e senza forze, scruti il crepuscolo inoltrare nel buio, tenebre che ti avvolgono sicure e tu ti lasci trasportare… Lentamente.
Questo gioco ha un nome che già conoscete, si chiama realtà: realtà che si è incrostata sulla cute, realtà diventata la tua persona. Perché sei entrata a far parte di questo gioco? Ti mangeranno, lo sai benissimo. Ma il punto è questo, non siamo noi a deciderlo, veniamo semplicemente catapultati qui.
Non provi nemmeno a fuggire, non ti è concesso di farlo.
Ridi in preda all’isteria e poi piangi, spargi lacrime di sangue. Digrigni i denti, non senti dolore, ridi e piangi in contemporanea: lo spettacolo più inquietante che tu abbia mai potuto mettere in scena. Diventerai bugiarda, forse, diventerai egocentrica, forse, diventerai coloro che ti danno la caccia, forse, coloro che lanciano le spade. Ridi ancora, sempre più forte, facendo echeggiare le risate nel vento. E’ così che funziona il gioco: diventi pazza.
Rassegnati, non c’è modo di uscire: una volta dentro non c’è possibilità di tornare indietro.
   
 
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