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Autore: ClaWilde    21/01/2013    0 recensioni
"Benvenuti nel mondo delle apparenze, dove apparire è più importante che essere."
Perchè nell'Upper East Side è così, e Zayn ha la possibilità di sperimentarlo sulla sua pelle. Tra alti e bassi, bugie e mezze verità, riuscirà il timido ragazzo di Brooklyn a guadagnarsi un posto nella New York che conta? Ma soprattutto, riuscirà a non perdere se stesso lungo la strada?
-
-Ogni tanto anche noi abbiamo bisogno di staccare, sai Zayn..- riprese la mora respirando a pieni polmoni l'aria di mare. -Non siamo indistruttibili come pensi.- aggiunse poi, a voce più bassa.
-Oh sì, quello lo immaginavo. Ma non pensavo che prima o poi saresti riuscita ad ammettere le tue debolezze di fronte a me. E' questo, che mi stupisce.-
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio l'unica persona che segue questa ff e spero che, con il tempo, aumenterete ahaha
Ecco quindi a te/voi il secondo capitolo
Cla :)

 

Chapter 2
 
-Nicole..- chiamò una voce profonda e leggermente roca. Una voce che la ragazza non sentiva da un anno, ma che sarebbe stata capace di riconoscere tra mille altre in ogni caso. –Fermati..-
Avete presenti le tipiche battaglie interiori cervello vs. cuore descritte in migliaia di film e libri? Ecco, Nicole ne stava vivendo una esattamente in quel momento. Non era giusto fermarsi, non avrebbe dovuto, no. Però la curiosità di sapere che cosa le avrebbe detto, quale patetica spiegazione avrebbe trovato Harry Styles al suo comportamento, mise d’accordo entrambi, facendo arrestare la bionda ai piedi dei gradini dell’ingresso della scuola con un espressione di disprezzo mista a lieve sorpresa.
-Cosa vuoi?- esordì con poche cerimonie lei; i convenevoli non erano mai stati il loro forte.
-Sono tornato, io..-
-Sì.- lo interruppe lei freddamente, inarcando un sopracciglio – Me ne ero accorta.
-Devi farmi spiegare, devi ascoltarmi..-
-No Harry, io non devo fare nulla. Non sono obbligata ad ascoltare te e le tue stupide giustificazioni, non..
-Smettila di interrompermi.- ordinò lui bruscamente avvicinandosi a lei di qualche passo. –Mi conosci, sai come sono fatto. Ora, o tu ascolti quello che ho da dire, o io non verrò a cercarti una seconda volta per spiegartelo.
Nicole avrebbe tanto voluto fare la sostenuta, girare i tacchi e ignorarlo per il resto della giornata (e magari anche per il resto della sua vita), ma sapeva che il ragazzo di fronte a lei non stava scherzando. Se lei se ne fosse andata in quel momento, lui ci avrebbe messo meno di due secondi ad andare avanti ed a rimpiazzarla con qualcun altra, e sarebbe stata lei a cercarlo poi successivamente. Perché era sempre stato così tra loro due, un tira e molla infinito, una successione continua di alti e bassi, di porte sbattute e poi riaperte. Ma alla fine erano sempre stati, nel bene e nel male, in un modo o in un altro, insieme. E per quanto ci provasse, Nicole non riusciva ad immaginarsi nessun’altra al fianco di Harry che non fosse lei, né voleva che succedesse.
E’ per questo che acconsentì ad ascoltare quello che il riccio aveva da dirle, senza però togliersi di dosso la maschera di finta indifferenza che si era costruita in quei dodici mesi.
-Ti ascolto.
-Non ora,- disse Harry udendo il suono della campanella. –Oggi pomeriggio. Ti scrivo più tardi dove e a che ora.- concluse poi passandole di fianco ed entrando nell’edificio, lasciandola fuori ad assimilare la notizia. Sarebbe uscita con Harry. Come hai vecchi tempi?
 
Nel frattempo, ad un centinaio di metri di distanza, Zayn Malik usciva correndo dalla metropolitana, imprecando in tutte le lingue che conosceva. Era il suo secondo giorno di scuola e lui era già in ritardo! Come diavolo era possibile?! Probabilmente mentre distribuivano la puntualità lui era ancora in bagno a prepararsi, ma dubitava che i professori avrebbero accettato quella come giustificazione.
Guardò l’orologio al polso: 8.15. Basta, era troppo in ritardo per entrare alla prima ora. Tanto valeva andare con calma e presentarsi alla seconda, pensò rallentando il passo e sistemandosi la cravatta e la giacca della divisa scolastica. Inoltre era uscito di casa senza fare colazione per la fretta, quindi avrebbe approfittato di quell’oretta extra per rimediare. Entrò nel bar della scuola con l’intenzione di prendere un caffè e sedersi su quelle comode poltrone a leggere un po’, tanto per far passare il tempo. Quello che però non aveva calcolato, era la ragazza che, per sbaglio, gli rovesciò addosso il thè bollente mentre usciva.
-Oddio scusa! Non ti avevo visto ed ero sovrappensiero e.. Diamine, scusa, scusa, scusa!- continuava a ripetere lei mentre, presa una considerevole quantità di tovagliolini dal tavolo più vicino, aveva iniziato a tamponare la camicia di Zayn, ormai quasi completamente bagnata.
-Fantastico..- borbottò lui. Non solo era arrivato in ritardo il secondo giorno di scuola, ma si presentava persino con una camicia degna di un concorso per Mister maglietta bagnata!
-Sono mortificata, sono sicura che ne avranno qualcun’altra di ricambio da darti per oggi.. Anzi, te ne compro una nuova, ecco, così siamo a posto e.. Mister Higgins!- chiamò la ragazza, sinceramente dispiaciuta.
Un uomo di mezza età che Zayn identificò come il gestore della caffetteria spuntò dal retro del bancone.
-Sì, signorina?
-Ecco, io mi chiedevo, se magari lei avesse delle camicie avanzate delle divise scolastiche nel retro! Ecco qui..- disse poi avvicinandosi al bancone e tirando fuori i soldi. –La aspettiamo qui, una M andrà bene!- concluse sorridendo. Sapeva benissimo che c’erano ancora numerosi capi della divisa non ancora venduti, e quella non era la prima volta che si ritrovava a comprarne qualcuno all’ultimo secondo, per evitare qualche rimprovero disciplinare. Mister Higgins e il suo accesso al retro del negozio l’avevano salvata da parecchie situazioni spinose, per questo l’uomo, ridacchiando sommessamente, uscì dal locale scuotendo la testa.
-Mi dispiace, davvero..- disse poi ancora, rivolta a Zayn.
-Sì, sì, l’hai già detto.- rispose lui bruscamente, smettendo di guardare la sua camicia e volgendo lo sguardo per la prima volta alla sua interlocutrice. L’aveva già vista da qualche parte.. Ah sì! Il giorno prima, con Niall al bar! Era l’amica di quella Nicole, che non li aveva degnati nemmeno di un saluto e che ora gli stava comprando una camicia nuova.
-Oh, bè, sì.. Scusa.- borbottò lei leggermente offesa. Non era il caso di scaldarsi tanto, pensò, era solo la divisa scolastica, e lei voleva solo essere gentile. Ingrato.
-Ecco a lei mademoiselle.- disse il barista porgendole un pacchetto e rompendo il silenzio imbarazzante che era calato sui due.
-Grazie mille!- ringraziò sorridendo lei. –Mi salva sempre in questi casi!-
-Si figuri signorina! Dovere!- rispose lui sorridendo a sua volta e tornando a sistemare il retro del bar.
-Ecco.- disse Natalie freddamente, porgendo il tutto a Zayn. –E buona giornata.- Concluse dirigendosi all’uscita. Se c’era una categoria di persone che non sopportava era quella dei maleducati; e quel ragazzo si era appena rivelato essere uno di loro.
-No, ehi!- tentò di richiamarla indietro lui –Grazie!- borbottò poi quando capì che lei non si sarebbe voltata. Probabilmente non aveva sentito nemmeno il suo ringraziamento. Doveva riconoscerlo però, quella ragazza era davvero carina.. Carina? Quella era uno schianto! Lo corresse una voce dentro di lui, che venne zittita subito. Decise comunque che avrebbe chiesto qualcosa su di lei a Niall a pranzo.. Non che gli interessasse di lei eh. Così, tanto per parlare..
 
-Ma chi diavolo è quello?- chiese Nicole a Natalie prendendo posto al loro solito tavolo in mensa. Che poi quella mensa si sarebbe tranquillamente potuta definire un vero e proprio ristorante a cinque stelle, data l’insolita bontà dei piatti preparati.
-Chi?- chiese la mora sedendosi svogliatamente.
-Quello lì, vicino al biondo dell’altro giorno! Non l’avevo mai visto da queste parti, ne sono sicura!-
-Non saprei.. So solo che è alquanto maleducato, per essere un novellino.- replicò Lynn facendo riferimento all’avventura di quella mattina, che aveva raccontato poco prima all’amica.
-Mia mamma ha detto che di fianco a noi si è appena trasferita una nuova famiglia, un tizio che possiede tutte le fabbriche di assemblaggio di non so quale marca di elettrodomestici in Asia. Ma sono quasi sicura che siano cinesi.. O Giapponesi? Non mi ricordo mai, ma sono praticamente la stessa cosa in fondo! Sai, occhi a mandorla, capelli scuri, magri, pelle chiarissima.. Quindi non credo sia uno di loro.- disse Nicole. Lei era sempre aggiornata su queste cose, ed il fatto che qualcuno si fosse trasferito sotto il suo naso nel “suo territorio” (come amava chiamarlo lei) senza che lei lo sapesse, l’aveva quasi preso come un insulto personale. La società in cui erano state inserite sin dalla loro nascita era molto elitaria d’altronde, e, di conseguenza, poco numerosa; era impossibile che qualsiasi cosa, anche la più misera ed insignificante, passasse inosservata. La Birch ospitava ed aveva ospitato quasi tutti i componenti della suddetta società, tutti destinati a grandi cose (oppure a qualche rehab nel Winsconsin, dov’era finita la figlia dei Chandelston, nota per la sua passione per le feste, le minigonne sciatte e la cocaina).
La comparsa improvvisa di un nuovo membro rappresentava quindi per Nicole un buco nero nella sua rete di conoscenze, e bisognava porvi rimedio, a tutti i costi.
-Ehi..- esordì improvvisamente una voce, risvegliando Nicole dai suoi pensieri e richiamando l’attenzione di Natalie, presa dalla lettura di un libro. –Volevo solo ringraziarti per la camicia di oggi, e scusarmi per essere stato.. Scortese. Comunque piacere, io sono Zayn!- si presentò, accennando un sorriso.
-Non c’è di che, fa nulla.- rispose la mora, indifferente, mentre l’amica assisteva al loro scambio di battute tra loro come se fosse l’ultima sfilata di moda della sua stilista preferita.
-E tu sei..?- continuò lui. Aveva sperato in una risposta diversa da quelle quattro parole in croce! Ci aveva messo tutta la mattinata per elaborare quelle due frasi, poteva degnarsi almeno di dirgli il suo nome! Che poi in realtà lo sapeva già, ma sarebbe stato carino sentirlo dire da lei. (Niall, pur non essendo un granché popolare, si era rivelato un vero uomo di mondo, a conoscenza di vita morte e miracoli di almeno la metà dei loro compagni di corso, e aveva provveduto a dire a Zayn tutto ciò che sapeva riguardo alla giovane Astor. Compreso il fatto che fosse allergica alle pesche, cosa che Zayn non comprendeva ancora come potesse tornargli utile in quel momento, ma vabbè.)
-Natalie- disse lei con lo stesso tono di prima, -e lei è Nicole.
-Piacere!- esclamò la bionda con un sorrisetto. –Sei nuovo di qui?
-Sì, questo è il primo anno che sono in questa scuola..
-Davvero? E prima dove andavi?- chiese ancora lei, registrando mentalmente tutte le informazioni man mano che le riceveva.
-Alla Public High School, giù a Brooklyn.
-Public.. Brooklyn?- chiese la giovane stupefatta. Anche Natalie aveva abbandonato la maschera d’indifferenza che si era incollata in faccia per assumere un’espressione decisamente più stupita, come se il ragazzo di fronte a loro avesse appena dichiarato di avere quattro occhi. Lui cominciava a chiedersi il perché ogni persona a cui lo dicesse rimanesse così scandalizzata. Insomma ok, era Brooklyn, mica Marte!
-Sì, bè io..- iniziò a spiegare il moro, senza sapere ancora esattamente cosa avrebbe detto. La campanella che annunciava la fine della pausa pranzo venne però fortunatamente in suo soccorso (per una volta, il tempismo era dalla sua parte), e così salutò le due ragazze frettolosamente e s’incamminò a passo svelto verso l’amico che lo aspettava in corridoio.
-Allora, com’è andata?- chiese Niall con un sorriso a trentadue denti.
-Lasciamo stare..- borbottò Zayn, buttando alla rinfusa dei libri nell’armadietto e prendendone un paio a caso per l’ultima ora. Quella moretta altezzosa e la sua amica erano appena entrate nella lista di persone che gli ispiravano antipatia.
 
-Bè, questo spiega il perché non l’avevamo mai visto prima..- disse Natalie alzandosi, dopo che Zayn si fu allontanato. –Vado a letteratura, vieni?- chiese poi alla bionda.
-No, io.. ti raggiungo dopo, vai pure!- la salutò con un sorriso un po’ tirato. Aveva appena sentito il suo telefono squillare, le era arrivato un messaggio. Tirò fuori il telefono dalla borsa, leggermente nervosa, per poi leggere il nome del mittente. Styles, recitava a caratteri cubitali il suo iPhone.
Alle otto sotto casa tua. Passo io.”
Non una parola di più, non una di meno. Non si era nemmeno firmato, pensò Nicole indignata. E se per caso lei avesse cancellato il suo numero? Che ne poteva sapere lui?! Chiuse il messaggio e ributtò il telefono in borsa; non avrebbe risposto, non ce n’era bisogno. Altre parole sarebbero state solamente inutili, rifletté alzandosi dal tavolino della mensa ormai quasi vuota ed avviandosi a lezione.
 
 
Fantastico, pensò Zayn, guardandosi intorno. Quel pomeriggio era rimasto a studiare da Niall per aiutarlo con matematica, che l’irlandese sosteneva essere “la materia più inutile della storia delle materie inutili”. Ed ora erano le otto di sera, era buio, e lui non aveva idea di dove fosse la fermata della metro più vicina.. Insomma, in poche parole si era perso in quello sputo di quartiere. Era mezz’ora che girava a vuoto tra le suntuose palazzine, quando decise di sedersi su un muretto e fare mente locale, fumandosi anche una sigaretta. Stava ragionando su quanto gli sarebbe costato arrivare a casa in taxi, quando la fortuna (o sfortuna? Forse sarebbe meglio chiamarlo solo destino, o caso) volle che proprio in quel momento gli passasse davanti una faccia familiare.
-Tu?!- chiesero all’unisono i due.
-Che ci fai qui?- disse Zayn, facendo un tiro dalla sua sigaretta.
-Ci vivo.- rispose una più che sorpresa Natalie, facendo un cenno con il mento verso il palazzo illuminato alle sue spalle. Era evidente che il tatto e l’educazione non le insegnavano nelle scuole pubbliche, pensò inoltre.
-Già, potevo immaginare..- borbottò il ragazzo, spostando lo sguardo dalla ragazza, alla palazzina ed infine ai lacci delle sue scarpe. Non li aveva mai trovati così interessanti.
-E tu? Cosa fai qui?- chiese la mora. Se lui aveva diritto a farle una domanda allora anche lei gliene avrebbe fatta una, poteva scommetterci. Per tutta risposta tuttavia ricevette solo una serie di borbottii sconnessi e poco comprensibili. –Come?!- domandò quindi ancora alla fine di quel susseguirsi di suoni senza senso.
-Mi. Sono. Perso.- scandì bene lui alzando gli occhi al cielo per poi tornare a guardare Natalie in faccia. –Sai per caso dov’è la fermata della metro più vicina?- aggiunse poi con un tono vagamente speranzoso.
-No, mi dispiace, io non..- balbettò lei spalancando gli occhi. Aveva preso una sola volta la metro, con Nicole, due anni prima. Volevano fare una nuova esperienza, e c’è da dire che si sentirono davvero molto trasgressive a mettere piede su quel rumoroso trenino sotterraneo. Inutile dire che si persero, e un autista fu mandato a riprenderle ad Harlem dalla mamma di Nicole qualche ora dopo; quindi no, Natalie non aveva molta familiarità con l’underground.. Anzi, in realtà non l’aveva con nessun mezzo di trasporto pubblico.
-Si, dovevo immaginarlo..- ridacchiò lui scuotendo la testa, facendo l’ultimo tiro e buttando la cicca della sigaretta per terra, lontano da loro. Fece poi per alzarsi, non sarebbe certo rimasto lì a farsi prendere in giro da quella ragazza ancora a lungo, quando..
-Però se vuoi posso portarti io!- lo fermò lei.
-E come, scusa?- per tutta risposta ricevette un cenno verso la macchina scura alle sue spalle. –Oh, capisco.. No grazie.- non avrebbe accettato la carità di nessuno.
-Come no?- Maleducato, privo di tatto, ingrato ed ora pure stupido per giunta! Un mix perfetto insomma!
-No, grazie. Mi arrangio da solo.
-Bene.- fece la ragazza, ricomponendosi dalla sorpresa. –Allora buona serata.- lo salutò passandogli di fianco ed entrando nella hall del palazzo, ricevendo per tutta risposta una specie di.. Grugnito? Santi numi, sembrava di parlare con un animale!
Alla fine, un’oretta abbondante e 50 dollari in meno dopo, Zayn entrò finalmente in casa sua.
 
Erano le otto meno un quarto quando Nicole si guardò allo specchio per l’ennesima volta, sistemandosi i capelli su una spalla. Non aveva scelto nessun vestito particolare, non era necessario.. Dopo tutte le volte che lei ed Harry si erano visti vestiti e svestiti in tutti i modi possibili ed immaginabili, non si faceva più questi problemi.
Alle otto in punto uscì dalla cancello del palazzo, e notò subito la familiare macchina nera ferma ad aspettarla. Salì, e trovò il soggetto della maggior parte dei suoi pensieri e sogni (perlopiù incubi alle volte, ma questi sono dettagli) a guardarla, immerso in chissà quali pensieri.
-Ciao.- esordì semplicemente lui.
-Ehi..
-Mi sei mancata.- disse Harry sporgendosi in avanti, appoggiando i gomiti sulle proprie ginocchia e guardandola negli occhi.. Quegli occhi color nocciola che non vedeva l’ora di rivedere. Perché nonostante lui si rifiutasse di ammetterlo persino a se stesso, nonostante tutte le volte che l’aveva ferita e nonostante avesse tentato in tutti i modi di dimenticarla, non c’era riuscito a togliersela dalla testa.
-Allora..- iniziò finalmente a raccontare. –Fammi partire dall’inizio.-
 
 
 
  
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