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Autore: Mrs Nobody    21/01/2013    0 recensioni
Immaginate la storia di Harry Potter, osservata di sottecchi da una Serpeverde ribelle e ossessionata da lui. Qui si parla del sesto capitolo della saga, ma è analizzato sotto un aspetto alternativo. La nostra protagonista vivrà la guerra magica, tra il terrore e i dubbi che essa susciterà.
Spero vi piaccia :)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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pfuipfui 3.

Credo che nella vita di qualunque ragazza arrivi quel momento in cui ci si chiede: e se usassi un filtro d'amore? 
Arleen ci è arrivata prima del previsto. Ha puntato Dean Thomas con la sua rosea caparbietà e ha deciso categoricamente che sarebbe stato lui il suo ragazzo. Anche a costo di scagliare un Cruciatus contro quella maledettissima Weasley, ha detto. 
Ginny e Dean hanno una relazione abbastanza stabile che Arleen (alias Sono Talmente Egoista Da Preferire La Mia Felicità Alla Tua) mira a distruggere con tutte le armi che possiede. Che poi queste armi non siano tutte legali è un altro discorso.
Non ho ancora parlato di Arleen, solo perché trovare le parole adatte è una vera impresa. A guardarla mi sembrava una bambola di pezza, con la sua carnagione chiara e i capelli ricci che le incorniciano il viso dai lineamenti delicati.
E poi l'ho conosciuta. 
Non so bene come rendere l'idea. La cosa che ci si potrebbe avvicinare di più è un mix perfettamente equilibrato tra una tigre siberiana e un elfo domestico. E' così agguerrita da intemerire anche la peggior sorta di bullo. Credo che abbia persino fatto rabbrividire Piton una volta, ma, probabilmente, era solo una mia impressione. Piton è pur sempre Piton.   
Il lato di Arleen da Dobby reincarnato è facilmente percepibile tutte le volte che guarda negli occhi qualcuno a cui vuole bene. Toccherebbe il fondo della fossa delle Marianne solo per amicizia. Anche se i suoi amici sono solo pochi eletti che hanno superato a pieni voti la prova di iniziazione. 
Ma, d'altronde, anche lei è una degna Serpeverde. 
Il fatto che sia figlia di babbani non ha mai avuto troppa rilevanza nel nostro rapporto. Forse solo agli inizi, quando Malfoy sembrava dannatamente affascinante avvolto da quell'aura da capo dei capi. L'avevo schifata perché non mi sembrava dignitoso essere amica di una mezzo sangue, cioè, era a Draco che non lo sembrava. Io mi limitavo a seguire il gregge di pecoroni senza domandare nulla, come se tutte le cose che mi venivano dette fossero dogmi indiscutibili. 
Tutti sapevano chi era Malfoy, tutti sapevano chi era suo padre e tutti sapevano per chi lavorava. Noi purosangue puntavamo al riconoscimento da parte del Signore Oscuro, i mezzosangue speravano silenziosamente nella sua distruzione.
A ricondurmi sulla retta via ci ha pensato Harry, dopo la sua prima partita di Quidditch (quando ha mangiato il bottino, per intenderci). Gli corsi dietro mentre andava da Hagrid pur di complimentarmi con lui e lui era stato molto sintetico nel ringraziarmi. Mi aveva detto qualcosa di cui ora ricordo solo una parola: spietata. 
In un primo momento sono caduta in uno stato di puro sconvolgimento (Spietata io? Angelico essere venuto dal cielo?), ma poi ho capito.
Malfoy era dalla parte dei cattivi, io trascorrevo il mio tempo con lui, io ero dalla parte dei cattivi. 
Harry odiava Malfoy, io ero con Malfoy, Harry mi odiava.
Comunque, capii che il primo passo da fare era approcciarmi con una mezzosague qualsiasi e stringere con lei un'amicizia che, almeno all'apparenza, doveva essere indissolubile. Scelsi Arleen, in seguito ad una approfodita analisi. Ho ancora conservato il mio foglietto giallognolo e stropicciato, dove mi ero segnata le candidate. Arleen era arrivata in finale e si era ritrovata a confrontarsi con Mary Stuart, la quale perse ogni possibilità di vittoria non appena compresi che era questo il vero nome di Bloody Mary. La regola numero uno del mio personale remake della costituzione è: "Mai correre un rischio del genere." e quel "del genere" sta ad indicare che vale sempre, per quasiasi genere di cosa. A discapito di tutta la mia vita in cui mi sono dedicata a violare questo primo articolo con un'assiduità invidiabile, quella volta decisi di dargli retta e di evitare la sanguinaria. 
Troppo tardi mi sono resa conto che ho sbagliato ad interpretare quel "del genere" e che il vero porto sicuro sarebbe stata Mary.

Il nostro rapporto ha avuto alti e bassi, è vero, ma in linea di massima ha trascorso la stessa dolce vita di un palloncino. Nei primi tempi l'ho gonfiato con tutta l'aria che avevo in corpo, con bugie costruite troppo bene per poter essere stanate e che, con le ore, i giorni, i mesi trascorsi con lei, hanno finito per diventare tutt'uno con la realtà persino ai miei occhi.
Lei era stata diffidente, non mi ha aiutata, ha solo lasciato che le cose andassero veloci sotto il mio desiderio di riscatto. Poi si è accorta che la convenienza non era a senso unico, che anche lei poteva trarre beneficio dal nostro rapporto e ha deciso che l'utopia poteva essere realizzata e che l'avremmo fatto insieme.
Mi ha aiutata a gonfiare il palloncino finché questo non è diventato altro che una leggera sfera perfetta in balia del vento. Abbiamo controllato che quest'ultimo non ci spazzasse via, siamo state attente a non far cadere la nostra amicizia a terra, ci siamo preoccupate che nessuna spina potesse farla scoppiare in un unico grande boato.
Abbiamo riposto il palloncino in un angolo per un po', stufe di fingere un'amicizia che non esisteva. Lo osservavamo di nascosto, perché ci eravamo rese conto, nell'allontanarci, che ormai non sapevamo più stare senza l'altra, abituate a sopportarci com'eravamo. Entrambe dannatamente orgogliose, abbiamo lasciato che il palloncino si sgonfiasse.
Decisi di farla finita con questa storia una volta per tutte. Però non ci sono riuscita, i palloncini sono sempre stati così affascinanti. Quando sono belli e gonfi, basta poco per distruggerli, ma, man mano che diventano più piccoli, puoi anche saltarci sopra, ma è molto più difficile farli fuori. 
Del nostro rapporto non era rimasta altro che la sostanza. Il soffio di verità, che aveva tenuto unite le menzogne, aveva avuto la meglio e ci siamo ritrovate inevitabilmente di nuovo insieme. Con uno spirito diverso questa volta, avevamo entrambe deciso che questa amicizia non era più di convenienza.    

<< Potter! >>
L'esclamazione di Arleen mi riporta al presente. Alzo la testa e mi guardo intorno, cercando di trovare Harry tra le lunghe tavolate della Sala Grande.
<< Ma allora ci sei. Cominciavo seriamente a temere che fossi caduta in catalessi. Menomale che il nome di Potter funziona ancora come rimedio naturale quando il tuo cervellino si fa una passeggiata nella scatola cranica. >> Mi dice, aspra.
Sbuffo sconsolata e tiro su le spalle. << Non ci avevo mica creduto che era qui. >>
<< Che bambina. >> Scuote la testa teatralmente e mi indica il tavolo dei Grifondoro. << Si è appena seduto comunque, mi sa che vuole utilizzare la pozioncina per aiutare il suo amico. >>
<< La Felix Felicis? >>
<< Guarda tu stessa, Verginello Weasley si è scolato qualcosa e ora sta tutto rinvigorito. >>

'Verginello Weasley' è il soprannome che Arleen ha dato a Ron con una certa acidità. Non so perché lo odi così tanto, dato che, per quanto riguarda la relazione di Ginny, sono dalla stessa parte.

Ammicca seducente ad un primino che la osservava con insistenza, per poi aggiungere: << Che spreco, tanto alla partita di oggi contro i nostri, perderanno comunque. >>

"Non è vero", vorrei dire, ma è solo un Già quello che ha il coraggio di insinuarsi tra le mie labbra. Finalmente ho riconquistato l'autocontrollo.
Il mio inespugnabile filtro cervello-bocca è stato espugnato! Ecco un altro motivo per cui ricevere un Nobel che non otterrò mai. Che cosa elettrizzante.

Tornando a noi, il signorino Ronald Weasley ha beneficiato della Felix Felicis. E non va bene. 
Innanzi tutto, perché quella boccettina avrebbe dovuto essere mia. Ma, soprattutto, perché, come in un mio sogno ricorrente, Harry avrebbe dovuto utilizzarla per farmi capitolare ai suoi piedi.
Lo so, lo so, non avrebbe bisogno di una pozione per farlo, ma questo è un mero dettaglio. E poi non ci sono regole nei sogni erotici. Coff coff. 
<< Se ti bagni ora, puoi tranquillamente farmi "ciao ciao" con la manina per l'ultima volta. >>
Come sempre, nel momento giusto, Arleen mi distoglie dai miei pensieri che stavano per sfociare in un qualcosa di poco casto.
Che possa leggere nel pensiero? O sono io che non so nasconderlo? Dovrei parlarne con Ciopi.

Ci ritroviamo, come due totali imbecilli, sedute nella curva verde, senza avere il coraggio di appoggiare una squadra o l' altra. Dovremmo tifare per i nostri, ma il timore di essere notate da Dean e Harry ci tiene paralizzate sugli scomodi sedili in pietra.
<< Smettila di sorridere! >> La rimbecco.
Grifondoro sta vicendo, anche se il boccino si sta ancora librando leggero in qualche invisibile punto del campo.
<< E' inevitabile, guardalo com'è soddisfatto. >> Risponde lei, sognante, indicandomi con un cenno del mento Dean Thomas.
<< L'unico che riesce a sciogliere la tua corazza ghiacciata. Dovrei adorarlo come mia divinità personale e fare sacrifici in suo onore. Ti rende stranamente docile. >>
<< Fai poco la spiritosa. Harry ha effetto diuretico su di te. Se capisci cosa intendo. >> Mi tira una gomitata, tanto per chiarire che è ancora in sè.
<< Almeno a me non mi rammollisce, signorina sole-cuore-amore. >>
Attenzione! Potter è vicino al boccino, stende il braccio, ma non è ancora a portata di mano. Stanno dicendo gli altoparlanti. E' in piedi sulla scopa, il boccino sembra dover cadere nelle sue mani e...
<< Sì! >> Urlo, lasciando che il filtro cervello-bocca ripristini la gerarchia.
Merda.
<< Tu sei totalmente fuori di testa, donna! Scappiamo! >>
D'un tratto io e Arleen ci ritroviamo a fuggire da un paio di serpi agguerrite. Ma dico io, doveva per forza andare così? Non potevo semplicemente tacere e far finta di essere profondamente triste per la vittoria dei Grifondoro? Sarò anche pazza, ma posso assicurare che la falsità non è nel mio dna. Quindi darei la colpa al mio amore verso la sincerità e mi chiamo fuori.

Stanche e sudate, ormai agonizzanti sullo sporco pavimento del bagno delle ragazze, fissiamo i ragni sul soffitto.
<< Almeno una cosa l'ho imparata da questa fuga. >> Dico, facendo un bilancio della situazione.
<< Che devi imparare a starti zitta? >>
Acidona.
<< No, che dovremmo fare più attività fisica, per prevenire situazioni del genere. >>
<< Non sono il tipo di persona che previene. >>
<< Già, noi paghiamo le conseguenze. >>
<< E ci riesce dannatamente bene. >>
Restiamo in silenzio per un po', riprendendo fiato. 
Ma a me non è mai piaciuto troppo il silenzio.
<< E tu? Cosa hai imparato? >> Provo a chiedere.
Lei si stringe nelle spalle con indifferenza e riflette un po'.
<< Che ho bisogno anch'io di uno psicologo. >> Annuncia alla fine.
<< Vuoi ancora avvelenare Dean? >>
<< Non lo definirei un avvelenamento... >>
<< E come lo definiresti? >>
<< Un modo alternativo per fargli comprendere qualcosa che è già chiaro a tutti. >>
<< E per 'qualcosa' intendi che una tizia di nome Arleen è persa per lui? >>
<< No, intendo che un tizio di nome Dean è perso per me. >>
<< Ti piacerebbe! >>
Rido, tanto per farle capire che non è mia intenzione ferirla.
<< Tanto. >>
Come non detto.


  
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