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Autore: sherry21    22/01/2013    2 recensioni
Eri riaprì pian piano gli occhi incrociandoli con due iridi nere magnetiche, voleva ringraziare il giovane per l’aiuto ma le parole non le uscirono dalla bocca...
Una storia d'amore tra un agente segreto della marina e un pirata, potrà mai avere un lieto fine?
(Sto effettuando delle correzioni, non appena finisco torno ad aggiornare ;3).
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aokiji, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2:
Era in piedi davanti a lei con un insolito ghigno di vittoria stampato sulle sue labbra.
 Non sapeva spiegarne il motivo ma le gambe iniziarono a tremarle, mentre le mani si fecero sudate e fredde.
Prese un profondo respiro e gli domandò:-Hai bisogno di qualcosa?-, il cuore iniziò una corsa senza precedenti, mai nessuno l’aveva messa tanto in soggezione come lui in quel momento.          
-Veramente sono venuto a riportarti questa.- rispose porgendole una busta.
 Eri scrutò attentamente il sacchetto in questione, era rimasta così scossa dal loro precedente incontro che si era completamente dimenticata della sua spesa.
- … grazie … - .
Nel frattempo Jessy era ancora comodamente seduta sul divano e, non vedendo più rientrare Eri, decise di appostarsi dietro la porta per osservare meglio quello che cosa stava succedendo. Si sporse leggermente sull’uscio per sbirciare, rimanendo a bocca aperta nel vedere la sorella alle prese con il ragazzo moro che le stava di fronte. Non ebbe alcun dubbio, lui doveva essere il famoso incontro di quella mattinata.
Sgranò gli occhi non appena si rese conto delle condizioni in cui versava Eri: schiena rigida, le spalle ricurve in cerca di riparo, mani tremolanti, disartrica e con lo sguardo evitante .
Non poteva continuare a vedere quello spettacolo straziante. Mentre il ragazzo la continuava a guardare con fare tenero e accogliente, lei non riusciva a mantenere il contatto oculare con lui per più di due secondi.
 Se avesse continuato a quel modo, non avrebbe mai portato a termine niente e fu in quel frangete che Jessy decise di autoproclamarsi “ cupido di Eri”.         
Quando la vide indietreggiare con la spesa pronta per barricarsi in casa, non pensò due volte prima di rubarle la busta dalle mani e spingerla fuori, facendola cadere, erroneamente, fra le braccia del giovane.
-Chi era?- domandò incuriosito il moro.
Eri si rimise subito in piedi aggiustandosi il vestito verde che aveva messo quella mattina, si voltò e fulminò la porta maledicendo Jessy e la sua insana impulsività.
-Niente … cioè, nessuno! È solo mia sorella che si diverte a farmi gli scherzi.- ridacchiò indispettita in preda all’ansia.
- Sorella minore? Di solito i fratelli più piccoli sono i più pestiferi.-
-No, siamo coetanee ma non siamo gemelle ... cioè, non abbiamo nessun legame di sangue.  Mio padre la adottò quando lei perse sua madre … scusami, sto divagando, suppongo che queste cose non t’interessino, vero?- scosse la testa pregando che un miracolo giungesse a salvarla da quell’insolita situazione.                                                              
-Ti sbagli, m’interessa davvero conoscerti.- le rispose senza smettere di sorridere.
-C- come?- credette di non aver sentito bene, nessuno si era mai fatto avanti con lei in maniera così diretta fino ad ora. Come doveva comportarsi?
-Vorrei conoscerti meglio. Se questa sera non hai impegni, ti passo a prendere alle nove. Ok? -
- Ok … - le parole uscirono in automatica senza che se ne accorgesse, inoltre, la sua banca del sorriso, ne aveva appena emesso uno da emerita ebete. Cosa le stava capitando?
-Perfetto … ah, che sbadato, mi chiamo Ace. Piacere di conoscerti.-
-Eri, il piacere è tutto mio. – non appena si strinsero la mano, una scossa lungo la schiena la risvegliò.
-A dopo Eri. Dimenticavo, hai buon gusto nel scegliere le mele. – si congedò il giovane voltandole le spalle.
-Ciao. - continuò a guardare Ace che si dileguava in direzione del villaggio. Come ci riusciva a mandarla in confusione quel ragazzo?
Tutta quella situazione le sembrava così surreale che si convinse che stava sognando, ma Jessy non tardò a destarla dai suoi pensieri. 
-Allora? Com’è andata?-
Eri si voltò a guardarla, dato il colorito paonazzo sul volto della sorella, dedusse che doveva aver riso come una matta alle sue spalle mentre lei naufragava nel panico più totale di quell’incontro inaspettato.
-Da schifo … sono nelle stesse condizioni di un corridore che ha fatto il giro dell’isola per tre volte. Tutto questo solo per aver parlato con LUI. -
-Dettagli, alcune persone lo chiamano “colpo di fulmine”. Comunque, se ti ha invitato a uscire questa sera, vuol dire che hai fatto colpo volpacchiotta!- le mostrò i pollici delle due mani alzati.
– Noi due abbiamo una questione in sospeso … - ribatté Eri guardandola di sbieco.
-Non prendertela per così poco! … - rise la giovane - … hai bisogno di scioglierti, un po’ di adrenalina non ha mai fatto male a nessuno e tu lo sai meglio di me. –
-Sì, però potevi evitare di lanciarmi fra le sue braccia.-
- … così ti chiudevo in mezzo alla porta?-
Eri si grattò il lobo di un orecchio, scostò lo sguardo per terra e farfugliò:-Dettagli. -
Jessy scosse la testa in segno di disapprovazione e rientrò in casa dicendo:  -Questa sera mi ringrazierai … a proposito, nella busta della spesa c’era una sola mela … che ce ne facciamo?-.
 
 
Erano le cinque del pomeriggio.
 Jessy era stravaccata sul divano a gustarsi delle patatine alla paprika davanti a un giallo trasmesso in televisione, mentre Eri era immersa nella ricerca disperata di un giornale fra i vari scaffali del soggiorno.
Con una montagna di quotidiani in mano si fece spazio sul divano, scomodando la sorella che sbuffò infastidita.
-Appoggiali sul tavolino non qui … -quando cercò di riportare la sua attenzione sul poliziesco, si rigirò di scatto verso la mora guardandola leggermente preoccupata - … sei in preda a qualche strano attacco ossessivo/compulsivo di cui non sono a conoscenza? Cosa ci fai con questi giornali? Li devi leggere tutti? Mi stai spaventando … giusto un pochino … -
Eri guardò Jessy ridacchiando e rispose : -devo cercare un articolo di qualche mese fa … -
Con occhi sconcertati, la sorella prese un giornale a caso e dopo averne letto la data domandò : - Questo risale al 2008. Perché non lo butti via?-
- I quotidiani non si buttano mai via, sai come la penso ... un articolo che descrive un delitto efferato riporta inevitabilmente il modus operandi , lo stagging nonché la firma del colpevole … è una sorta di carta d’identità del criminale. -
-Sai una cosa? Tu sei pazza! Lascia da parte i tuoi mille lavori e butta via questi cosi. Occupano solo spazio e creano polvere, inoltre c’è un posto dove li tengono conservati e puoi consultarli quando vuoi. Questo luogo si chiama B-I-B-L-I-O-T-E-C-A … almeno metti il naso fuori di casa per motivi che non riguardano il tuo lavoro. – precisò la bionda tornando a guardare la tv.
-L’unica pazza in questa casa sei tu! Come possono dei giornali sparsi qui in giro spaventarti ? …  – Ribatté Eri rubandole bruscamente le patatine - … inoltre senti da che pulpito partono le prediche. Ti lamenti della polvere che creano i giornali, ma non ti preoccupi delle briciole che spargi in giro con i tuoi spuntini! Sei tutta un controsenso … -
Jessy la fulminò, nessuno aveva il diritto rubarle di mano le sue patatine alla paprika e non rispose più delle sue azioni. Prese un cumulo di giornali e li lanciò in aria scoppiando a ridere come una pazza.
-Nessuno deve togliermi le patatine alla paprika di mano, nemmeno il papa! –
Eri la ignorò guardando i quotidiani sparsi per la stanza –Sei proprio infantile … - mormorò piegandosi a sistemare il macello, ma fu proprio grazie al gesto avventato di Jessy che trovò il tanto famigerato articolo.
-Grazie Jessy, ho trovato quello che cercavo … -.
La ragazza, ancora imbronciata, gettò un rapido sguardo all’articolo cui Eri faceva riferimento.
-Ma lui non è … -
-Già … - sorrise vittoriosa la mora - … è il ragazzo con cui uscirò questa sera, mi sembrava di averlo visto da qualche parte. –
Jessy studiò attentamente la sua espressione, anche se Eri non voleva ammetterlo, le era veramente grata  per averla chiusa fuori di casa.
 
 
-Eri? Sono le nove meno un quarto. Quando hai intenzione di uscire da quella stanza? –
Jessy aspettò per oltre venti minuti la sorella, provò a tendere l’orecchio sulla porta della camera per capire che cosa stesse facendo, ma dal suo interno non proveniva alcun rumore.
-Sto per entrare … - sbuffò spazientita.
Appena entrò, la vide seduta in un angolino del letto. Era pronta per uscire ma sul suo volto si poteva scorgere della titubanza.
-C’è qualcosa che non va?-
-No, è tutto ok … - scosse la testa abbozzando un sorriso.
-Però non mi sembri molto convinta. –
-Hai visto com’ero ridotta questa mattina?... stavo pensando che forse sarebbe meglio se non uscissi … -
Non ebbe il tempo di finire la frase, che Jessy scattò in piedi guardandola in cagnesco e puntando le mani sui fianchi le urlò: -Basta! tu e la tua aurea di pessimismo mi state rompendo. Ti sei vestita e truccata quindi vuol dire che ci tieni a vederlo. Il tuo problema è che hai paura della novità. Togli quel mantello da riccio che ti ritrovi e buttati.-
La prese per un polso. Scese le scale di corsa trascinandosela dietro, fregandosene altamente dello scompigliamento di capelli che le stava arrecando, per giungere alla porta d’ingresso con un’aria alquanto scocciata.
- Aspe … - Eri cercò di contestare il comportamento rude di Jessy, ma lei la ignorò facendo finta di non sentire niente.
 -Buona fortuna Eri!- le augurò mettendole la borsetta in mano e la cacciò da casa, facendola sbattere contro qualcuno.
Sul volto di Jessy s’increspò una nota di terrore, per la seconda volta nel giro di un giorno, aveva sbattuto il muso di Eri contro il petto del suo ammiratore. Salutò il ragazzo con un rapido cenno di mano, abbozzò un sorriso tirato e richiuse immediatamente la porta sperando in un atto di benevolenza di Eri al suo ritorno.
Eri sapeva perfettamente a chi apparteneva il torace contro il quale era andata a scontrarsi, alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi con le guance infuocate dall’imbarazzo - … ciao. –
Ace la guardò leggermente stranito, la scostò da sé osservandola dalla testa ai piedi.
Lei aveva dei pinocchietto in jeans chiaro, una canottiera arancione con uno scollo a “v” e dei sandali abbinati. Lui una semplice camicia rossa a maniche corte con i suoi pantaloncini e scarponi neri.
-Mi sbaglio o sta diventando un vizio? – tornò a sorriderle sistemandole le ciocche di capelli fuori posto.
A quel contatto il cuoricino di Eri batté qualche extrasistole di troppo, mettendola nuovamente in soggezione.
La sua preoccupazione non era la sensazione di scombussolamento che provava, bensì se colui che la causava si fosse accorto di esserne la causa.
-Che cosa sta diventando un vizio?-
-Che tua sorella ti chiuda fuori di casa quando ci sono io. – ridacchiò il giovane. Non gli sembrava vero che quella sera fosse arrivata. Lei era in piedi davanti a lui, nervosa e agitata, ma era pur sempre lì.
-No, non lo sapeva che eri qui.- abbassò lo sguardo sorridendo nervosa.
-Che ne dici di andare?-
- Volentieri. –
 
 
Per tutto il tragitto fra i due non volò una mosca.
 Lui le lanciò diverse occhiate finché non ce la fece più e scoppiò a ridere, guadagnandosi una fulminata più che giustificata.
-Posso chiederti perché ti faccio tanto ridere?-
-Perché sei impacciata … con ME. – volle precisare il giovane.
-Cosa vuol dire quel “con me”? Sembra quasi che tu mi stia pedinando da diverso tempo. – alla fine i suoi timori erano fondati, ma questa volta non si fece prendere in preda dall’ansia, lo guardò dritto negli occhi aspettando la sua risposta.
Lui non poté non sorridere glorioso, finalmente era riuscito a guadagnarsi la sua attenzione.
 – Diciamo che ti ho notata da un po’ di tempo … Non so se ti può far stare più tranquilla, sappi che non ho mai mangiato nessuno fino ad adesso. Rilassati, si vede lontano un chilometro che sei tesa come una corda di violino. -
-Wow, adesso mi sento molto meglio … comunque, grazie per l’“imbranata” di prima. - farfugliò Eri leggermente offesa.
-Perdonami, mi ero dimenticato di quanto sei permalosa.-
Di fronte a quell’ennesima provocazione Eri non riuscì a trattenersi dal guardarlo nuovamente storto e sbuffò.
-Erudiscimi, mio caro Ace, che cosa ci trovi di così emozionante nell’essere ridotto in cenere con i miei sguardi? Ti diverte tanto prendermi per i fondelli? – nonostante la rabbia stesse crescendo sempre più dentro di lei, riuscì a mantenere tutta la sua compostezza ed eleganza. L’aveva invitata a uscire solo per insultarla?
-Che cosa ci trovo di divertente nell’essere fulminato da te? … prima di tutto sono riuscito a guadagnare l’attenzione dei tuoi occhi per un tempo non inferiore ai dieci secondi, ti ho sciolto un pochino e, in secondo luogo, ti trovo più simpatica quando sei inviperita. –
Arrossì di nuovo dalla vergogna, era tutta una messa in scena per riuscire ad attirare la sua attenzione e lei ci era cascata in pieno.
-Perdonami, forse sono stato un po’ troppo rude.- si scusò Ace grattandosi la nuca.
-No, hai ragione anche tu … la questione è che questo è il mio primo appuntamento e non so come ci si debba comportare.-
Mentre gli confessava tutto ciò, deviò il suo sguardo sconfitto sui suoi sandali. Ace la studiò attentamente, provò a mettersi nei suoi panni e non provò altro che tenerezza. Forse era stato un troppo invadente, le cinse le spalle con un braccio e la tirò a sé sfoggiando un altro dei suoi sorrisi.
- Ti piace la birra ragazzina buffa?-
-Credo di non aver mai bevuto alcolici.-
- … sei sicura di essere umana? Non sei mai uscita con un ragazzo, sei stra-super-mega-permalosa e non bevi alcolici … certo che la tua vita deve essere una vera noia. –
-Grazie … non puoi proprio fare a meno di tenere a freno la tua lingua. –
-Già … -
Eri lo guardò nuovamente mentre lui la fissava di sottecchi sogghignando, anche questa volta ci era cascata e scoppiarono entrambi a ridere di gusto.
 
Dopo un quarto d’ora di camminata abbondante, giunsero davanti a un locale.
C’erano dei tavolini all’aperto sotto un porticato in legno, ricoperto da una pianta rampicante con dei fiorellini bianchi, il profumo che emanavano ricordava il muschio bianco, rendendo l’ambiente caldo e ospitale.
Ace la fece accomodare sulla panchina di un tavolino isolato da tutti. Non c’era mai stata in quel posto, c’erano persone allegre che ridevano, scherzavano e ballavano a ritmo della musica. Per lei tutto quello era nuovo.
 Notando quell’espressione di meraviglia sul suo volto, Ace non riuscì a trattenersi dal porle una domanda: - Che ne dici di raccontarmi qualcosa della tua vita?-
-È una domanda un po’ troppo vaga … che cosa vuoi sapere di preciso?-
-Tanto per cominciare, di che cosa ti occupi? Mi sembri alquanto estranea al comune divertimento, sbaglio?.-
Sul volto di Eri si distese un sorriso di sfida, poggiò i gomiti sul tavolo sporgendosi verso il giovane Ace.
-Sei più sveglio di quanto vuoi far dimostrare … è una storia molto lunga, ma cercherò di riassumertela non appena arrivano i nostri boccali. –
-Non aspetto altro, Eri von Meyer - .                                     
 
Spazio autore:
Salve, non sono riuscita a presentarmi nel primo capitolo, quindi lo faccio adesso.
È la prima volta che pubblico qualcosa su internet, spero di non aver scritto troppi strafalcioni! JNon so cos’altro dire … mi auguro che la storia abbia incuriosito chi l’ha letta, l’avevo scritta tempo fa e su incoraggiamento di alcune amiche ho deciso di pubblicarla.
Pareri e suggerimenti sono sempre ben accolti, inoltre ringrazio di cuore le lettrici che hanno messo la storia tra le seguite.
Ho dato una riletta al primo capitolo, apporterò delle modifiche in quanto mi sono sfuggiti degli errori. A presto!          
  
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