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Autore: itspulcina    22/01/2013    4 recensioni
Le labbra di Santana erano fatte per baciare lei. E lei, beh, lei era fatta per amare Santana. Non sapeva come, dove, quando, perché… sapeva solo che sarebbe stato così.| Brittany era ufficialmente entrata a far parte della lista delle poche cose che la facevano sorridere.| Ed ora, eccola lì, poggiata allo stipite della porta a guardare con il sorriso sulle labbra quel pezzo fondamentale della sua vita. Se, anni prima, le avessero detto che avrebbe avuto tutta quella felicità non ci avrebbe creduto.|
Piccola raccolta di storie brittana, accenni ad altri pairing e friendship.
Missing moments, Baby!Brittana, Future!Brittana, AU. Tanto Fluff.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'autrice

Questa è un raccolta di OS, ognuna nata in momenti di profonda noia/sclero in cui la mia mente vaga senza un freno. Mi diverto, ecco. La coppia principale è la Brittana ma, di volta in volta, potrebbero apparire anche altri personaggi.  Ah, piccolo appunto, la mia Britt vi risulterà decisamente OOC rispetto al telefilm ma, credetemi, non ce la faccio proprio a descriverla come una bionda svampita. Per me Britt è ben altro. In questo caso si tratta di una Crossover con HP, spero gradiate. Beh, il tutto è fatto senza alcuna pretesa, magari solo per intrattenervi con del sano e piacevole fluff brittana. Vi lascio alla lettura e, se vi va, lasciate un commento per farmi sapere cosa ne pensate.
-Angi


1. AU/HP Crossover/Unicorn
 
Rilesse la stessa riga per l’ennesima volta senza trovare la reale concentrazione per memorizzare quel passo del libro di Trasfigurazione. Si sistemò meglio sulla sedia, puntando i gomiti sul tavolo della biblioteca mentre con le dita si massaggiava le tempie e riprendeva da dove si era interrotta. Il suo sguardo, però, guizzò immediatamente in direzione della finestra che dava sul parco e si soffermò sulla figura che si stagliava nitida in mezzo al candore della neve. Erano ormai ore che andava avanti così: appena stava per trovare la concentrazione necessaria a studiare, si voltava a guardare fuori dalla finestra e, in un attimo, veniva rapita dalle sue stesse fantasie. Quel corpo reclamava la sua attenzione, come un richiamo oscuro ed antico, e le faceva perdere qualsiasi concezione della realtà.
 
Santana Lopez.
 
C’erano tante voci su di lei a scuola, come altrettante ne giravano su altri componenti delle due scuole ospiti ad Hogwarts quell’anno,  ma davvero poche erano le notizie certe. Quello che era sicuro era che la maggior parte delle persone temesse quella ragazza, cresciuta come un uomo a Durmstrang, e che, rimasta orfana in circostanze misteriose, era addirittura diventata la figlioccia di Karkaroff.  Eppure Brittany percepiva ci fosse molto di più da scoprire dietro a tutti quei dati che avrebbero fatto rabbrividire chiunque. 
 
Poteva vederlo nel fondo di quegli occhi scuri come brace che, di nascosto, la guardavano mentre studiava in biblioteca o la seguivano lungo i corridoi. Non sapeva nemmeno quando avesse cominciato a notare le sue attenzioni e tantomeno quando aveva iniziato a ricambiarle. Sapeva solo che Santana aveva preso a frequentare sempre più spesso la biblioteca, nonostante non sembrasse affatto interessata ai libri, accomodandosi un paio di tavoli distanti dal suo per osservarla studiare o che lei aveva preso ad andare al campo di quidditch, nonostante odiasse quello sport, pur di vederla allenarsi. Si scambiavano sguardi che da timidi si erano fatti sempre più insistenti, eppure non si erano mai parlate. C’erano stati momenti in cui Brittany era stata tentata di avvicinarsi a quella ragazza così misteriosa ma ogni volta veniva trattenuta da qualcosa che non sapeva spiegare.
 
La giovane Tassorosso fissò quell’esile corpo allenarsi nella neve e si chiese come facesse a sopportare quel freddo per poi rispondersi che l’altra era cresciuta a Drumstrang, in Norvegia, e che probabilmente era abituata a quelle temperature rigide. Il suo sguardo si soffermò sui muscoli delle braccia di Santana che si tendevano nello sforzo e un piacevole brivido le percorse la spina dorsale. Nonostante avesse voluto scacciare quel pensiero, Brittany dovette ammettere a se stessa di essere terribilmente attratta da una donna. Si morse il labbro inferiore mentre pensieri poco adatti le inondavano la mente. Desiderò ardentemente poter toccare quella pelle scura, poter vedere da vicino quegli occhi che da settimane tormentavano anche i suoi sogni, potersi beare di quella voce che, pensandoci, non conosceva neppure visto che Santana era sempre accigliata e taciturna ma che, ne era certa, doveva essere calda e meravigliosa.  Tutto di lei le faceva venire in mente il calore, le faceva pensare al colore rosso proprio il colore della divisa di Durmstrang che la ragazza sembrava portare con immensa fierezza.
 
Un tonfo di libri che sbatteva sul tavolo la fece tornare alla realtà e Brittany, alzando lo sguardo, si trovò davanti la sua amica d’infanzia, Quinn Fabray, con una strana espressione sul volto. Seppe immediatamente che avrebbe dovuto subirsi la sua ennesima ramanzina.
 
-Dovresti smetterla…-
 
La canzonò la giovane Serpeverde, con sguardo severo, sapendo che lei avrebbe immediatamente capito di cosa stava parlando. Brittany sbuffò, allentando leggermente il nodo della sua cravatta, e chiudendo definitivamente il libro davanti a lei.
 
-Di fare cosa? Non posso nemmeno più guardare?-
 
Chiese Brittany, picchiettando nervosamente le dita sul tavolo e tornando a rivolgere lo sguardo verso la finestra. Santana non c’era più e una parte di lei maledisse la sua amica per averla distratta.
 
-Sorvolando il fatto che sia una donna…- iniziò Quinn, con la sua solita aria superba, mentre sistemava i libri sul tavolo e ne apriva uno  -E’ una Durmstrang, è terribile, misteriosa e con un passato quanto meno torbido e chissà cosa può nascondere il presente!-
 

A quell’ennesima insinuazione Brittany si limitò a roteare gli occhi, infastidita, stringendo le braccia contro al petto e fulminando con lo sguardo l’amica che, intanto, continuava a non guardarla troppo concentrata sul suo libro. La Tassorosso si chiese come facesse ad essere sempre così sicura di sé, delle sue congetture, senza mai chiedersi se si stava sbagliando. Lei lo faceva continuamente e, forse, era proprio questo che la bloccava dall’avvicinarsi  a Santana. Il suo istinto le diceva di fidarsi ma la sua mente, la sua parte razionale, non riusciva a scrollarsi di dosso la paura dell’ignoto. Perché Santana Lopez era un’enorme e terribile incognita e l’idea che gli altri avessero ragione sul suo conto le metteva i brividi.
 
-Quinn, non posso credere che tu ti faccia influenzare da tutte queste chiacchiere-
 
Rispose tranquillamente, poggiandosi contro lo schienale della sedia con aria severa. Finché non avrebbe capito come stavano realmente le cose non avrebbe permesso alla sua migliore amica di farsi beffe di quella ragazza per cui stava iniziando a provare qualcosa di più di una semplice attrazione. Ed era assurdo ciò perché non si erano nemmeno mai parlate! Eppure, Brittany sentiva che c’era un qualche tipo di legame tra loro, come se un filo invisibile le tirasse l’una verso l’altra: ne era certa, era solo questione di tempo e si sarebbero avvicinate.
 
-Non mi lascio influenzare. Penso solo che…- bisbigliò Quinn, per poi guardarsi intorno e allungarsi sul tavolo verso di lei per dire, con un tono ancora più basso -… è imparentata con Karkaroff, il mangiamorte!-
 
Brittany si lasciò sfuggire una risatina isterica e, stringendo il tavolo talmente forte da farsi sbiancare le nocche, si allungò sul tavolo per incontrare a metà strada il viso di Quinn e guardarla negli occhi.
 
-Non è sua figlia. E, poi, questo non c’entra nulla-
 
Bisbigliò, senza rendersene nemmeno contro, mentre si rimetteva composta sulla sedia e si sfilava la cravatta nero-oro con evidente stizza. Quinn, d’altro canto, sbuffò come se fosse quasi spazientita dall’atteggiamento dell’amica e, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, riprese a scrivere senza degnarla di un ulteriore sguardo.
 
-Beh, come dicono i babbani, chi va con lo zoppo impara a zoppicare, no?-
 
Proruppe la Serpeverde, nel silenzio, proprio quando la discussione sembrava chiusa, facendo sgranare gli occhi di Brittany. Quella era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso: non si aspettava che l’amica avesse tutti quei pregiudizi e che, soprattutto, avesse così poca fiducia in lei dopo tutto quello che aveva fatto per aiutarla quando nessuno credeva nella sua relazione con Puck.
 
-Sei proprio pessima, Fabray. Non voglio più parlarne. Lascia che sia io a giudicare-
 
Sbottò, alzandosi in piedi di scatto e facendo strusciare la sedia sul pavimento causando un enorme fracasso che fece voltare tutti gli altri studenti nella loro direzione. Brittany afferrò i libri, pronta a fare la sua uscita trionfale ma, proprio in quel momento, Quinn le strinse il polso e con tono dispiaciuto le sussurrò: -Dico solo… stai attenta-
 
Brittany chiuse gli occhi e sospirò.
 
Per una volta, non voleva stare attenta.
 
*
Sbuffò sonoramente, digrignando i denti e imprecando nella sua lingua madre, di tanto in tanto. Odiava quel periodo dell’anno. Tutto quell’entusiasmo per le imminenti festività e tutta quella felicità ingiustificata. Poi, ad Hogwarts c’erano quelle maledette lucine, lucine ovunque, e alberi di Natale alti almeno 3 metri così carichi d’addobbi che Santana si chiedeva come facessero a star su. Ma, ovviamente, con la magia tutto è possibile. Era in momenti come quello che sentiva la mancanza di Durmstrang, dei dormitori scuri e isolati, del silenzio e degli addobbi essenziali e poco appariscenti. Odiava quegli inglesi, sembravano così pomposi e pieni di se, per non parlare delle ragazze francesi di Beauxbatons. Quelle fatine zuccherose le davano esageratamente sui nervi, camminavano sempre in gruppo, come fossero un branco, e stavano sempre a ridacchiare tra loro, soprattutto in quei giorni. Oh, sì, quanto odiava quei giorni!
 
Era stato dato da poco l’annuncio per il tradizionale ‘Ballo del Ceppo’, che si teneva prima delle vacanze natalizie ogni qual volta le tre scuole si riunivano sotto lo stesso tetto, e le ragazzine erano esaltate nell’immaginare quel giorno. Ma quello non era il peggio! Se un ragazzo si avvicinava ad una di loro, le alternative possibili erano due: arrossivano se interessate a ricevere un invito al ballo o si esibivano in una faccia schifata se, evidentemente, erano disgustate al solo pensiero di avere come accompagnatore il soggetto in questione. Santana, però, non sapeva se definire peggiore l’atteggiamento dei maschi che, come una banda di ridicole scimmie se ne stavano a ciondolare attorno a questi gruppetti di ragazze, le espressioni ebeti e rossi come peperoni. Le ricordava quasi il rituale d’accoppiamento di qualche animale e, cavolo, se l’odiava!
 
Proprio mentre era presa da quelle sue profonde riflessioni, tra gli studenti che vagavano per il cortile non poté non notare l’arrivo di una persona che da qualche settimana a quella parte le rapiva la mente. La osservò avanzare a braccetto con quella che, dopo lunghe osservazioni, aveva inquadrato come la sua migliore amica: un libro stretto contro al petto, i capelli che morbidi ricadevano in boccoli sulle spalle, gli occhi bassi come a pensare a qualcosa piuttosto che a quello che le stava raccontando l’amica.
 
Brittany Pierce.
 
Era indiscutibilmente l’essere più perfetto sul quale Santana avesse mai posato gli occhi. E, no, non era perché aveva trascorso maggior parte della sua vita a contatto solo con uomini né perché la bionda era oggettivamente bellissima. Brittany brillava di una luce interiore a cui Santana ancora non era riuscita a dare una definizione, una luce che esplodeva quando sorrideva o quando parlava di qualcosa che la entusiasmava. Una luce che adesso sembrava fioca e lei non poteva evitare di chiedersi a cosa stesse pensando. Avrebbe voluto portarle via ogni tristezza, se avesse potuto. Le avrebbe concesso qualsiasi cosa se solo glielo avesse chiesto e, sì, si sentiva particolarmente patetica a provare tutte queste sensazioni verso una persona con cui non aveva scambiato nemmeno un saluto. Aveva provato ad arginarsi, ad usare la razionalità, a dirsi che era impossibile che una come Brittany ricambiasse i suoi sentimenti ma era stato vano. L’aveva stregata e non si trattava di un semplice filtro, i cui effetti andavano via dopo aver ingerito un antidoto, ma della magia più potente di tutte: l’amore. E a quello non c’era nessuna soluzione.
 
Come se i suoi pensieri stessero urlando alla ricerca di attenzioni, Brittany alzò lo sguardo proprio su di lei che la stava fissando da più di cinque minuti e, anche se la buona educazione avrebbe richiesto un altro atteggiamento, lei non ce la fece a distogliere lo sguardo. Fu come fare un tuffo negli abissi più profondi, gettandosi da una scogliera altissima, e Santana rimase senza fiato. Improvvisamente, la vide quella luce che tanto amava e quasi si chiese se non fosse proprio a causa sua. Bastò quello sguardo, fisso su di lei, per farle dimenticare tutto, ogni pena, quell’odio verso ogni cosa, la sua insofferenza al mondo. Come poteva farla sentire così viva con così poco? Non lo avrebbe mai capito. Come non avrebbe mai capito quella sua necessità di stringerla, di baciarla fino a far male, proprio lei che per tutta la sua vita aveva fatto a meno di qualsiasi contatto umano, che aveva solo ricevuto pacche sulle spalle come gesto che si avvicinasse a qualcosa di affettuoso.
 
Era attratta da una donna e questo non la sconvolgeva più di tanto perché quello che le faceva più paura era la totale pazzia di quei sentimenti. Erano opposte come il sole e la luna, la luce e l’oscurità, il bianco e il nero, il dolce e il salato, cosa sarebbe mai potuto nascere tra loro? Ma, soprattutto, lei che era così terribilmente incasinata, incastrata in una vita che non sentiva neppure d’appartenerle e che non aveva minimamente desiderato prima che i suoi genitori morissero, cosa poteva mai offrire a Brittany? Se lo chiedeva da interi giorni, ormai, da quando aveva iniziato a provare più di un semplice interesse nei suoi confronti e ogni volta la risposta era sempre la stessa: nulla.
 
Ecco perché si alzò dal muretto sul quale era stata seduta tutto il tempo, scrollandosi un po’ di neve dalla divisa rosso sangue, e con gran fatica interruppe lo scambio di sguardi, dirigendosi all’interno del castello. Sentì gli occhi di Brittany bruciarle addosso e dovette stringere i denti per non voltarsi di nuovo, per non avvicinarsi a lei e bloccare quell’idiota di Sam Evans che, lo sapeva, le avrebbe chiesto di andare al ballo.
 
Ingoiò il rospo e alzò il mento in quell’espressione fiera che tutti conoscevano.
Il cuore, nel petto, crepitò un po’. Non s’era ancora spezzato ma mancava poco.
Quanto avrebbe voluto poterla invitare al ballo.
*
 
Si accasciò contro la corteccia del grosso albero nel cortile dalla scuola, singhiozzando sommessamente, mentre stringeva le braccia attorno al corpo per cercare calore. Faceva freddo e il suo vestitino, seppur carinissimo, non la teneva molto calda. Aspettava quella serata da quando era bambina, sognava il giorno in cui avrebbe potuto ballare al ‘Ballo del Ceppo’ con il suo cavaliere da non ricordava nemmeno quanto, aveva sperato che fosse tutto perfetto e, invece, era stato un totale disastro. Sam aveva continuato a fare le sue battute stupide per tutto il tempo, concedendole un ballo solo per iniziare a fare le sue mosse ridicole che l’avevano messa in imbarazzo mentre Quinn non si  era nemmeno curata di lei, troppo presa dalle moine di Puck. Sperava tanto di svegliarsi e di aver sognato tutto o, al massimo, si accontentava di addormentarsi e di sognare un ballo perfetto con… Santana. Aveva vagato con lo sguardo per tutta la Sala Grande ma di lei nessuna traccia, sembrava come essersi dissolta. E, forse, era così triste anche per questo, perché sapeva che un solo suo sguardo sarebbe bastato a renderla felice, abbastanza da farle sopportare quella serata. Avrebbe passato la vita solo a contemplarla. Sembrava sempre così schiva, così intoccabile, come se quello che le accadeva attorno non la scalfisse, camminava sempre a testa alta, come una pantera, orgogliosa e fiera. Era oscura, misteriosa, irraggiungibile e lei stava impazzendo in quel misto di sentimenti che provava.
 
Proprio mentre si perdeva in tutti quei pensieri e si lasciava andare ad una nuova scarica di singhiozzi Brittany percepì un peso estraneo sulle spalle. Un dolce tepore iniziò ad avvolgerle le membra intorpidite e, con gli occhi ancora appannati dalle lacrime, la prima cosa che la bionda riuscì a percepire fu un profumo sublime invaderle le narici. Era certa di non aver mai sentito nulla del genere, di così perfetto, e pensò che per lei l’Amortentia doveva avere proprio quell’odore. Non fece in tempo ad identificare quell’oggetto sconosciuto come una giacca rosso cremisi con un collo di pelliccia, facente parte della divisa elegante dei Durmstrang, che si trovò davanti la protagonista di tutte le sue fantasie.
 
-Perché piangi?-
 
Le chiese Santana piegandosi sulle ginocchia e sporgendosi verso di lei per scrutarle il viso con un misto di curiosità ed apprensione. Santana Lopez era preoccupata per lei? Non fece in tempo a darsi un risposta che venne sopraffatta di nuovo da quel profumo buono che si era fatto ancora più insistente visto la vicinanza dell’altra. Sapeva di… muschio, di bosco… non sapeva definirlo era qualcosa di selvaggio ma dolce al tempo stesso. Brittany chiuse gli occhi ispirando profondamente, la tristezza accantonata in un angolo della mente. La sua voce era come una carezza sul cuore, calda e scura proprio come se l’era immaginata.
 
-N-non è nulla-
 
Si limitò a rispondere, sfregando il viso umido con le mani, notando l’altra sussultare appena a quel movimento. La vide sbattere appena le palpebre, come persa in qualche pensiero, prima d’allungare un braccio per scostarle i capelli dal viso con una mano. Brittany non potè evitare di rabbrividire a quel contatto appena accennato e il cuore prese a batterle all’impazzata mentre si concentrava sulla splendida figura dinnanzi a lei, come per assicurarsi che non fosse un sogno. Santana era… non aveva più aggettivi per definirla, riusciva solo a divorare con gli occhi ogni centimetro di quello splendido corpo, fasciato in quella divisa così severa ma che comunque non impediva alle sue forme di mostrarsi in tutta la loro sinuosa perfezione. Osservò il suo collo tendersi in modo delizioso, mentre deglutiva a vuoto e la bionda fu invasa dall’improvviso, insaziabile, bisogno di tempestarlo di baci.
 
-P-posso sedermi qui?-
 
Le chiese Santana e lei ebbe la lucidità solo di acconsentire con il capo, troppo presa da ogni mossa dell’altra, da quella sublime aura di perfezione che la circondava. Si chiedeva se anche gli altri vedessero quello strano bagliore che emanava il suo corpo. La bruna la fissò con calma, accogliendola nella quiete dei suoi occhi scuri, e lei si sentì al sicuro, tranquilla, così rilassata che se avesse chiuso gli occhi si sarebbe addormentata. Ma non poteva dormire, non ora che era con lei, non ora che era così vicina da poter vedere i suoi nei, da poter contare le sue ciglia. Fu quasi tentata di poggiare il capo nello spazio tra il suo collo e la clavicola, quello spazietto che sembrava così perfetto per lei, ma si bloccò dal farlo, ricordandosi che, effettivamente, non si conoscevano.
 
-E tu? Perché non sei al ballo?-
 
Brittany non sapeva neppure perché le aveva posto quella domanda, sapeva solo che avrebbe fatto di tutto per sentirla parlare ancora. Quella situazione era così strana, come poteva sentire d’appartenere ad una persona con cui stava parlando solo per la prima volta? Anche per il mondo magico, con tutte le sue stranezze, quella era una pazzia. Santana si limitò ad arricciare le labbra in un sorriso triste ed abbassare lo sguardo sulle sue dita che giochicchiavano nervosamente con i fili d’erba. E Brittany avrebbe voluto strapparle quell’espressione smarrita a suon di baci, per quanto era dolce. Adesso ne era certa: Santana non era la persona terribile di cui tutti parlavano.
 
-Mettiamola così… non sono abbastanza uomo per invitare una ragazza né abbastanza donna per essere invitata-
 
E Brittany la vide, la vide per davvero la Santana che si celava dietro alla maschera. Le bastò scrutare quell’espressione afflitta e incerta per comprendere tutte le sue paure. Santana era sola. Braccata. Non aveva amici e quei pochi che aveva non riuscivano a comprendere quei particolari che erano propri di una donna. Perché Santana era una donna, nonostante fosse cresciuta in un istituto maschile, nonostante la sua corazza fosse diventata spessa a causa di tutte le sofferenze patite e che lei poteva solo immaginare. E tutte quelle fragilità, se possibile, la fecero innamorare ancora di più. Voleva farla sorridere, voleva farle capire che non era sola, non più, che voleva prendersi cura di lei.
 
-Tu sei bellissima-
 
Si lasciò sfuggire, in un impeto di coraggio, e la bruna alzò immediatamente lo sguardo su di lei, guardandola sconvolta e stranita. Brittany arrossì mentre Santana allungava di nuovo una mano per accarezzarla. Le sue dita erano come una medicina per le ferite della sua anima e, in un attimo, tutte le angosce erano sparite. E poi Santana sorrise e Brittany non poté far altro che incantarsi. Quel sorriso era come il calore del sole sulla pelle dopo giorni trascorsi al buio e le sue labbra… le sue labbra sembravano fatte per baciare e per essere baciate. La bionda si chiese se fossero morbide proprio come sembravano.
 
-E tu? Adesso mi dirai perché piangevi?-
 
Brittany strofinò la guancia contro quella mano calda, sospirando alla piacevoli vibrazioni che le invadevano il corpo a quel semplice contatto, e sospirò prima di riaprire gli occhi e guardare Santana con quella che doveva essere pura adorazione. E la bruna la guardò con altrettanto trasporto, sentiva che avrebbe potuto sprofondare in quei due pozzi neri. Come faceva a leggerle dentro? A rubarle il respiro solo guardandola?
 
-Mettiamola così…- iniziò, ripetendo le stesse parole che aveva usato l’altra poco prima –il ballo non è stato come mi aspettavo e non sono stati molto carini con me. Sai, tutti dicono che io sono stupida-
 
Non sapeva perché avesse rivelato quel particolare che la faceva stare male proprio in quel momento, proprio a lei che sapeva ancora poco di lei. Forse, perché sentiva che l’avrebbe capita. In modo del tutto diverso, c’erano momenti in cui si sentiva terribilmente sola anche lei. Percepì Santana irrigidirsi a quelle parole e, sistemandosi meglio contro il tronco dell’albero, aprì bocca per dire qualcosa. La bionda vide un milione di parole correre nelle sue iridi ma non ne sentì nemmeno una fare capolino dalla sua bocca che la bruna richiuse poco dopo. Mettendo una mano nella tasca interna della giacca, Santana estrasse la sua bacchetta e, per un fugace attimo, Brittany ebbe paura. Non ebbe nemmeno il tempo di realizzare quanto quelle paure fossero infondate, che la bruna prese a borbottare qualche parola facendo fuoriuscire un fascio di luce dalla punta della sua bacchetta. Brittany si fermò a fissare estasiata quel filo luminoso agitarsi nel piccolo spazio che le separava e, pian piano, mutare forma. Spalancò la bocca quando la luce divenne di un bianco quasi accecante e dinnanzi ai suoi occhi si presentò la figura di unicorno che galoppava in tondo, seguendo i movimenti dettati dal polso di Santana.
 
-Tu sei un unicorno- e già quella dichiarazione sarebbe bastata a far scoppiare il cuore di Brittany, visto che nel mondo magico si aveva una grandissima considerazione di quegli animali, ma Santana alzò la testa, mostrandole gli occhi leggermente lucidi e, pasticciando un po’ con la bocca, aggiunse –Sei innocente, bellissima, forte e nessuno dovrebbe mai farti del male-
 
Ed eccolo lì, quel filo che Brittany aveva percepito tirarla sempre più verso quella figura sconosciuta, farsi più stretto sul cuore e tirare ancora di più. Non pensò agli avvertimenti ricevuti, alle chiacchiere, al fatto che fosse la prima volta che le parlava, agì e basta. Si allungò verso Santana, mettendo una mano sulla sua nuca per attirarla più vicina, e la baciò senza pensare ai ‘se’, ai ‘ma’, a quel domani che faceva così paura. Santana s’immobilizzò per un attimo, sorpresa da quel gesto, quasi convinta di trovarsi in uno dei suoi sogni ma quando percepì la dolcezza delle labbra della bionda farsi sempre più invitante, sempre più impossibile da ignorare, si lasciò andare a quel gesto che aveva immaginato di fare milioni di volte. E fu semplice, come respirare. Brittany chiuse gli occhi, abbandonandosi alla sensazione meravigliosa delle labbra di Santana, che erano morbide come sembravano, sulle sue ed al suo sapore di cui non avrebbe più potuto fare a meno. Santana vezzeggiò la sua bocca con estrema cura, senza lasciare nulla indietro, prendendosi ogni cosa di lei, come se avesse vissuto per quel momento preciso. E, quando, staccandosi appena dal bacio la bruna spalancò gli occhi nei suoi, fondendo l’azzurro e il nero, il cielo e la terra, Brittany si convinse che quello non era solo un caso, che quel loro girarsi intorno per tutto quel tempo fosse stato solo un modo per rimandare l’inevitabile. Le labbra di Santana erano fatte per baciare lei. E lei, beh, lei era fatta per amare Santana. Non sapeva come, dove, quando, perché… sapeva solo che sarebbe stato così.
 
-Ti va di ballare?-
 
Le chiese Santana, cogliendola nel bel mezzo delle sue riflessioni, con quel sorriso così luminoso, così vero che le scoppiò il cuore d’amore e d’orgoglio nel sapere che ne era la causa. Non disse nulla perché nessuna parola sarebbe bastata ad esprimere quello che stava provando, semplicemente si lasciò aiutare a rialzarsi per essere accolta direttamente dalle braccia dell’altra che si avvolsero attorno al suo corpo come nemmeno una coperta avrebbe saputo fare. Poggiò il capo in quello spazietto tra il collo e la clavicola di Santana che le era sembrato così perfetto. Ed, effettivamente, lo era.
 
Era fatto per lei.
Santana era fatta per lei.
 
E tutto era perfetto.
Proprio come l’aveva immaginato.
 
 
 
 
 
 
 

   
 
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