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Autore: Aluah    22/01/2013    6 recensioni
In questi mesi aveva avuto la possibilità di osservarla bene, nonostante in un primo momento la sua attenzione fosse catturata più dalla nave che affondava che da quell' individuo. Non si poteva scorgere un granchè del suo viso per via del massiccio cappuccio che lo ricopriva, ma affinando la vista aveva potuto intravedere una cicatrice che deturpava l' occhio sinistro.
E lei conosceva solo una persona con una cicatrice così evidente e conosciuta.
ATTENZIONE! DAL CAPITOLO 5 IL RATING SI ALZERA' NOTEVOLMENTE!!!!
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Perona, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nell' ombra 18
Era marzo.
Il mare era pressoché calmo, fatta eccezione per le solite onde placate che s' infrangevano contro lo scafo della Sunny, creando quell' incessante ritmo cadenzato che fungeva da colonna sonora e da orologio per la giornata in corso. Il sole era alto nel cielo, oscurato di tanto in tanto da una della tante nuvolette innocue di passaggio, che appunto, portavano anche un po' di frescura.
Sebbene infatti fosse da poco iniziata la stagione primaverile e i mandarini di Nami fossero in piena fioritura, uno strano caldo afoso aleggiava nell' aria, rendendo le prime ore pomeridiane più adatte per abbrustolire uova che per passeggiare sul ponte.
Era mattina, da poco passate le dieci forse e come di consueto la ciurma aveva fatto tardi, chi per un motivo, chi per un' altro. C'era infatti chi si era intrattenuto in cucina a giocare a carte o chiacchierare, chi a leggere un buon libro in biblioteca in compagnia del figlioletto che si dilettava con giocattoli di vario genere, ora abbastanza complessi visto quasi l' anno di età e chi invece aveva dovuto litigare con coperte e quant' altro per riuscire a prendere sonno, vista l' incombenza del pancione ora di nove mesi.
Nami infatti aveva passato l' ennesima nottata in bianco, in compagnia solo della stizza per non riuscire a prendere sonno e del sudore per il caldo che aleggiava nell' aria e che la rendeva ancor più suscettibile.
" Quando si è incinta nulla ti può turbare ", quella frase l'aveva sentita una miriade di volte negli ultimi mesi ma avrebbe volentieri affogato colui che per primo l' aveva coniata. Nausee mattutine per i primi mesi erano diventate il buongiorno quotidiano, dolori ossei frequenti la tormentavano da oramai tempo immemore, in particolare alla schiena ora costretta a sopportare una mole non indifferente di peso supplementare e piedi gonfi dal mattino alla sera erano compagni di vita. E quelle cose, no, non erano facili da sopportare, tanto meno convivere con la consapevolezza che ogni mese avrebbe dovuto allargare tutti i suoi capi di vestiario, passando dalla sua taglia 38 ad una finale 50.
Era isterica per dirla tutta.
Lo specchio era diventato un acerrimo nemico, a cui avrebbe volentieri teso un agguato nel bel mezzo della notte, legandolo all' albero maestro e tormentandolo con mille diverse torture affinchè la facesse ritornare magra, almeno nel riflesso. Ma sapendo bene che quell' oggetto non avrebbe obbedito alla sua fantasia, aveva preferito eliminarlo dalla sua cabina, e da qualunque altra sala nella quale lei fosse di frequente passaggio, fatta eccezione per il bagno, dove ne aveva appeso uno molto piccolo che le mostrava solo il volto, pressochè uguale.
Erano stati mesi difficili quelli, fatti di esami e continui controlli medici affinchè la sua gravidanza potesse giungere al termine con relativa tranquillità, senza stressarla o indebolirla troppo, mettendo così a repentaglio non solo la sua ma anche la vita del figlio che portava in grembo. Aveva seguito alla lettera tutte le indicazioni di Chopper, evitando sforzi e schiavizzando quindi più che volentieri il suo uomo e chiunque altro le capitasse a tiro, costringendolo a soddisfare i suoi desideri anche più strani a qualunque ora del giorno. Ricordava con una certa ironia l' episodio avvenuto un mese prima all' incirca, quando durante la notte era andata a svegliare Usop e Rufy chiedendogli di mettersi a pescare dato che le era venuta un' improvvisa voglia di pesce, destando conseguentemente Sanji per obbligarlo a cucinare il pescato della notte.  Un' altra volta era invece sgattaiolata durante in pisolino pomeridiano di Zoro in cambusa, spazzolandosi le scorte di cacao di un mese abbondante, saziandosi solo quando Franky e Chopper avevano fatto irruzione, a suo dire per disturbare il suo spuntino, ma a loro per salvare le scorte di cibo dell' intera ciurma.
Aveva visto le sue forme cambiare, così come il modo in cui tutti la guardavano e le trattavano, cercando di evitarle disturbi inutili e sfuriate contro il capitano mangione, che in quel lasso di tempo aveva forse trovato una degna avversaria nelle sue abbuffate di cibo. Zoro era stato poi quello che da spadaccino scorbutico ed orgoglioso si era sciolto, almeno con lei, portando alla luce un altro suo lato nascosto: quello di papà. Gli piaceva la sera addormentarsi con la testa semi appoggiata al pancione della sua donna, cullato dal cuore di questa e dai piccoli movimenti del suo erede, che però non mancava di tirare qualche calcio ben assestato in direzione del suo cranio, facendolo a volte sobbalzare nel sonno.
Degno figlio di sua mamma.
Era stato difficile per lui non confinare Nami sulla nave per tutta la durata della gestazione, ma si era dovuto arrendere alle argomentazioni addotte da questa dopo l' ennesimo battibecco:
- O tu mi fai scendere, o questo sarà il tuo ultimo figlio! -
Ergo, niente più notti passate tra le braccia e le gambe della sua Nami. Il fatto che lui le avesse lasciato via libera poi, beh, aveva un fondato perchè.
Ciò che però era stata una vera e propria sfida era stato dover comunicare la notizia a tutti i loro Nakama, tralasciando ovviamente Robin che dopo la prima lamentela di dolore osseo aveva già capito il come e il perchè quel fastidio tormentasse Nami, giungendo anche alla diagnosi riguardo la possibile durata del problema. Avendo infatti già affrontato qualcosa del genere, era pienamente a conoscenza di come si manifestasse una "dolce attesa" , anche se con Ace doveva ammettere di non aver avuto sintomi e segnali così evidenti come nel caso della navigatrice.
Avevano deciso di dare la notizia dopo aver passato la fase critica dei primi mesi difficili, quelli in cui un aborto spontaneo sarebbe potuto avvenire facilmente vista la precarietà della condizioni di Nami, annunciando il fatto quando oramai la sicurezza dell' accaduto era tangibile e il ventre non più celabile agli occhi dei più attenti.
Proprio infatti allo scadere del quarto mese, durante una colazione nella quale erano tutti presenti, la cartografa e lo spadaccino avevano cominciato a bisbigliare parole incomprensibili alle orecchie degli altri, guardandosi negli occhi in un muto invito a prendere la parola.
Nami voleva fosse Zoro a dirlo per cavalleria e per orgoglio di padre. Dopotutto aveva contribuito anche lui, e se lei avrebbe già dovuto fare fatica durante il parto, che lui la facesse ora a dichiarare l' avvenimento imminente.
Zoro d' altro canto riteneva quell' annuncio un' inutile formalità per così dire, asserendo che  quando la pancia sarebbe diventata sufficientemente grande per non essere scambiata per grasso, avrebbero tratto le loro conclusioni. Punto. Ovviamente questa sua considerazione non era rimasta impunita in primis, e l' aveva poi condannato a fare le veci del portavoce della grande novità.
Dopo l' ennesimo calcio nello stinco ed uno ben più mirato verso il cavallo del ragazzo quello si era convinto a prendere la diplomazia a due mani, quella sconosciuta, ed usarla per dire che sarebbe diventato papà.
- Ehm... Ehm... - aveva fatto, schiarendosi la voce e facendo voltare verso di sè l' intera ciurma, compreso Sanji che era ai fornelli - Volevo... si insomma.... dire che... ecco... sono... siamo.... incinta! - concluse, visibilmente rosso in volto e a disagio.
Altro che prendere l' arte della diplomazia per la corna! Quella gli era passata davanti con tanto di cartello " tanto non mi prendi " e sberleffi vari, riducendolo a dichiararsi appunto incinto.
Difatti sentendo quelle parole pronunciate dal samurai, tutti i suoi compagni, fatta eccezione per Robin e Chopper che erano a conoscenza del vero significato di quelle strambe parola confusionarie, si guardarono sospettosi, scrutando poi il verde in piedi vicino al tavolo, appoggiato a questo con le mani. Seduto di fianco a lui il cyborg non si potè trattenere da guardargli il cavallo dei pantaloni, domandandosi dove e come aveva sbagliato a comprendere Zoro.
- E così ora - disse infatti posando la forchetta ed allontanandosi leggermente dal compagno - Dovrei chiamarti, sorella? - domandò infine sghignazzando, avendo però perfettamente compreso che fosse Nami quella che di lì a poco sarebbe notevolmente lievitata.
Diverse furono le reazioni.

Robin sorrise sorniona, nascondendosi dietro alla tazza di caffè che stava sorseggiando, mentre con la mano libera accarezzava la testolina del suo bambino, guardandolo sorridere allegramente alle facce perplesse degli altri Nakama, immaginandosi cosa quelli stessero pensando dello spadaccino di bordo e della sua eventuale relazione con la navigatrice.
Usop aveva invece iniziato a ridere, immaginandosi lo spadaccino vestito di abiti femminili a fiori mentre contava margheritine nel prato e cercava il fondotinta che si adattasse meglio all sua carnagione, ribaltandosi dalla sedia e mettendosi le mani sulla pancia, tirandosi dietro anche un vassoietto di biscotti.
Brook prese in mano il suo fido violino, iniziando ad abbozzare qualche nota e posandolo poi nuovamente a terra, prendendo la parola:
- Io le tue mutandine non le voglio vedere, Yohohohoho! -
Chopper invece era abbastanza sconvolto. Certo, era sicuro di aver visitato Nami circa due mesi prima e che le sue conoscenze mediche riguardo i suoi compagni di viaggio non si sbagliassero tanto da aver attribuito a Zoro una mascolinità che non aveva. Ma d' altronde era anche certo che quello sapesse come nascono i bambini, o meglio, da chi nascono. Si limitò quindi a gesticolare nella direzione di Zoro, mimando una specie di volatile ed indicando Nami, suscitando lo sguardo curioso di Rufy, seduto con le dita nel naso.
Oltre e quell' azione quotidiana di ispezione del setto nasale, il capitano aveva interrotto la sua modica colazione di brioches e biscotti, ovviamente in modalità " sfamiamo un reggimento di scimmie ", scrutando le diverse reazioni catena dei suoi amici,  raccogliendo i biscottini che il cecchino aveva rovesciato su di sè, mangiando solo quelli che si erano fermati sul corpo ribaltato e tremante dalle risate. Si voltò poi verso la sua donna, sorridendole:
- Robin! - chiamò, facendo voltare la donna - Vuoi dire che la prossima volta che faremo un bambino, la pancia crescerà a me? - chiese infantile, avendo forse elaborato una strana idea su come la gravidanza toccasse a sorte ad uno dei due coniugi.
- Non credo capitano... - rispose lei materna, togliendo le dita dal suo naso e restituendogli almeno un minimo di serietà in quel discorso strampalato che stava facendo, smentendo le sue parole campate per aria o estratte dal cilindro . Lo baciò poi a fior di labbra, pulendo così il residuo di biscotto al cioccolato che vi rimaneva:
Si voltò poi per prendere Ace tra le braccia e portarlo in mezzo a loro, prendendo anche il biberon di latte, miele e biscotti sciolti che si trovava sul tavolo e verso il quale il piccolo allungava le mani.
Era cresciuto ora il piccolo Ace. Aveva dieci mesi e cominciava ora ad assomigliare sempre di più alla sua mamma. Occhi sempre più chiari e celesti, dello stesso colore del cielo terso quando le nuvole non comparivano nemmeno all' orizzonte. I capelli stavano crescendo ed erano di un nero cupo come la notte, in netto contrasto con la chiarezza delle sue iridi cristalline. I lineamenti erano marcati come quelli di Robin, un naso diritto e il viso ovale, con zigomi alti. Da Rufy aveva preso il sorriso luminoso e costante e quella spruzzata di lentiggini che aveva sulle guance, ricordando così anche lo zio deceduto. Ma ciò che impressionava di più di quel piccolo futuro pirata era l' espressività dello sguardo e l' incredibile tenacia con cui tentava di sollevarsi in piedi dalla posizione a gattoni che lo contraddistingueva e grazie alla quale viaggiava ora spedito lungo tutti i corridoi della nave.
Degno erede di portare quel nome, in memoria di un eroe che su quella nave non sarebbe mai morto.
L' attenzione di quel piccolino venne attirata da una scena piuttosto curiosa ai suoi occhi, nella quale il suo fabbricatore di cibo, ovvero il cuoco, in piedi davanti al fornello emetteva uno strano rauco verso, dopo aver ingoiato la sigaretta che stava fumando.
Si era portato le mani alla gola, tentando di riprendere fiato ed alleviare il bruciore che quel mozzicone ancora acceso e bruciante gli provocava, arrossendo e diventando poi viola per la mancanza di ossigeno e cominciando a gesticolare animatamente per farsi vedere, inginocchiato davanti al piano cottura ma nascosto dal bancone, dal quale spuntavano solo le mani curate e sporche di farina e pastella che si agitavano in modo ossessivo compulsivo, per la tanto grande quanto sconvolgente notizia.
- PUGNO GUM GUM IN AZIONE! - urlò il capitano, saltando sul tavolo e facendolo traballare, allungando il braccio sopra al bancone ed abbattendolo poi sulla schiena di Sanji, facendogli sputare sì la sigaretta ingerita, ma spiccicandolo anche contro al mobile, così vicino da riuscire a contare le nervature del legno del mobile. Svenne il malcapitato a causa della botta, con la fronte ammaccata e dolorante e la faccia arrossata dall' antina.
In tutto quello Zoro era rimasto immobile, aspettando forse delle reazioni più logiche e motivate alle sue parole, senza forse essersi reso conto davvero di essersi dichiarato incinto, guardando prima il dottore che si muoveva avanti e indietro sulla panca di fronte a lui muovendo le zampe come fossero ali ed indicando con lo zoccolo destro la bella rossa che gli sedeva davanti e poi il cuoco che stramazzava al suolo svenuto e con un bozzo gigante sulla testa.
Capì infine, dopo qualche minuto si intende, il peso delle sue parole, sbiancando dapprima e arrossendo violentemente poi, pestando quindi le mani sul tavolo e ringhiando:
- NON IO! - strepitò, guardando la navigatrice in cerca di aiuto, che in quel mentre aveva però la testa ripiegata sul tavolo e le mani davanti al volto, celando la sua espressione al limite tra l' allucinato e il divertito e scuotendo la testa.
Lo spadaccino marciò quindi oltre al tavolo, andando a sedersi dietro alla sua donna, abbracciandola e scavalcando la panca, accogliendola nel suo stretto abbraccio e nascondendosi tra i lunghi capelli, cercando un rifugio dalle sue emozioni.
Nami si rimise seduta eretta, intrecciando le sue mani a quelle di Zoro e sorridendo ai suoi Nakama che ora avevano portato l' attenzione sulla sua figura e sulle mani che coprivano in suo ventre leggermente rigonfio celato da una canotta bianca stretta in vita che si apriva poi in un tagli a campana.
Era infatti da quando un' occhiata leggermente più sospettosa che il cecchino, pettegolo di turno per eccellenza, le aveva rivolto alla pancia che aveva cambiato stile di vestiario. Da canotte iper scollate ed attillate, soprattutto bianche e minigonne ingiunali, era passata a vestire le magliette maniche corte di Zoro, che essendo larghe appunto, le stavano comode e non mettevano in evidenza le sue curve più accentuate, che pian piano cambiavano forma, oppure tuniche colorate che le arrivavano sotto al sedere ma cadevano morbide sui fianchi.
I suoi consueti abitini succinti li aveva accatastati in un angolo dell' armadio, facendone una scernita molto accurata e modificandole altri, come gli shorts a cui aveva applicato con l' aiuto di Robin alcune fasce elastiche, così da poterli portare anche durante gli ultimi mesi di gravidanza. Aveva anche chiesto in prestito alcuni abiti all' archeologa finchè non avessero raggiunto la costa e avesse potuto andare a far compere.
Questo forse era, oltre ai dolori, l' altro tasto dolente che con Nami non si doveva toccare in quel periodo. per il resto però la navigatrice era al settimo cielo.
Era felice, e questo tanto bastava.
- Sono io quella incinta... - disse poi, tirando una leggera spallata al ragazzo nascosto nella sua capigliatura, invitandolo ad uscirne - Tra poco avremo un bambino...- concluse infine, con gli occhi lucidi e un sorriso smagliante - E sarà l' undicesimo sulla Sunny -
Le erano corsi tutti incontro, porgendogli la mano per farla alzare dalla panca e inondandola di complimenti e congratulazioni. Le avevano fatto fare una piroetta su sè stessa e dicendole che era comunque bellissima, inondandola infine di domande sul sesso del nascituro e sul nome che avrebbe portato.
- E' una femmina? - domandò Rufy, abbassandosi per ascoltare i rumori del pancione della rossa
- No fratello! Sarà un maschietto coraggioso e dormiglione! - lo contraddì Franky, beccandosi però un pugno in testa dalla cartografa
- MIO FIGLIO NON SARA' UN BRADIPO! - strepitò, imbronciandosi
- Calma sorella... - la tranquillizzò il cybog, massaggiandosi la capoccia dolente - Ma una donna in gravidanza non dovrebbe addolcirsi? - bisbigliò poi al dottore che però lo guardò con aria rassegnata.
- Potremmo aprire un asilo per bambini! - propose Usop, immaginandosi già mentre raccontava le sue bugie colossali ai piccoli piratelli, elogiando le sue virtù di grande condottiero.
- Grande fratello! - esclamò il boss, allontanandosi poi con il riccio, discutendo di come avrebbero potuto progettare giocattoli e strani marchingegni per intrattenere le piccole pesti, facendosi poi anche ricompensare dalla ricca ramata.
Sanji, una volta ripresosi, aveva fatto le sue migliori congratulazioni alla ragazza, elogiandola nelle sue vesti di futura mamma ed augurandole che il suo erede prendesse tutte le sue migliori caratteristiche, tralasciando quelle della "muffa assonnata", minacciando poi questa di una morte lenta e dolorosa se avesse fatto soffrire la sua dea e il piccolo che stava crescendo in lei.
Quello era stato il suo modo per dire a Zoro una semplice cosa: mai Nami era stata più felice come con lui.
La Sunny era entrata da quel giorno per la seconda volta nella modalità " bambino in corso ", questa volta però in versione Nami.

Erano passati cinque mesi ora da quel mattino e la pancia della navigatrice era ora all' ordine del giorno.
Quel pomeriggio la donna aveva deciso di uscire sul ponte a prendere una boccata d' aria, dando anche una controllata alle piante di mandarino, che purtroppo era stata costretta a trascurare in parte viste le istruzioni severe di Chopper. Una piccola passeggiata sul ponte era però quello che in quel bel giorno di sole le serviva dopo aver passato ore e ore sulla sue cartine, cercando di disegnarle al meglio. Innervosita però dall' ingombro del ventre rigonfio, aveva perso infine la pazienza, scattando in piedi e decidendo di andare a godersi il tepore che regnava nell' aria.
Spalancò la porta che dava sul ponte, prendendo un profondo respiro e sorridendo al cielo terso e al sole splendente, incamminandosi verso il suo agrumeto sul castello di poppa. Il calore delle assi di legno della pavimentazione le trasmetteva una piacevole sensazione alle piante dei piedi scalzi. Da quando infatti erano entrati in quella zona di alta pressione e il caldo era diventato preponderante, aveva deciso di abbandonare in camera qualunque calzatura, limitandosi ad un paio di ciabattine senza tacco per la notte, quando doveva recarsi al bagno.
Altra raccomandazione aggiunta successivamente da Chopper era stata quella di evitare nel modo più assoluto i sandali dal tacco alto, preferendogli se possibile qualcosa che non le facesse sforzare la schiena e la postura, già compromesse dal sostanzioso bagaglio che suo figlio era diventato. Indossava un morbido vestitino bianco di pizzo senza spalline, non troppo stretto nè sul generosissimo decolletè nè sulla pancia, lungo fino a metà coscia che creava un piacevolissimo contrasto con i lunghi capelli infuocati raccolti sulla sommità del capo, così da non aumentare la calura che quell' atmosfera già afosa già accentuava non poco.
Non soffiava un alito di vento quel pomeriggio, ragion per cui l' ombra delle sue piante di mandarino era l' unica cosa che l' avrebbe potuta rinfrescare un poco.
Salì le scale, aggrappandosi al corrimano e guardandosi i piedi stanchi, giungendo con un certo affaticamento nel suo agrumeto. Il sole colpiva gli arbusti dalla parte frontale, lasciando che il parapetto di poppa rimanesse nella frescura delle fronde. Superò la piccola macchia di vegetazione, giungendo alla balaustra ed appoggiandovisi con le braccia, perdendosi a guardare l' orizzonte che si estendeva a perdita d' occhio. Il mare era calmo e colorato da mille sfumature di azzurro e blu, là dove si apriva un abisso.
Amava le gradazioni che l' oceano creava sulla sua superficie.
Si perdeva nelle sue complessità e nella sua mutevolezza, cercando ogni volta di comprendere come e quando quello sarebbe cambiato, soprattutto in quel periodo, quando mille dubbi l' affliggevano nel cuore e nella mente.
Il mare aveva sempre avuto le risposte per lei, e sperava che anche quella volta le avrebbe potuto dare un piccolo aiuto a chiarirsi le idee, soprattutto le sue insicurezze. Mille domande e nessuna risposta.
Ma forse le avrebbe avute tutte a tempo debito.
Sentì poi due mani che le carezzavano la pancia da dietro, ed un petto ampio sulla quale la sua schiena veniva appoggiata.
- Mocciosa, a cosa stai pensando? - le domandò baciandole la nuca scoperta e respirandole sul coppino
- A lui buzzurro... - rispose, massaggiandosi la rotondità
- Lo vuoi proprio maschio eh - la schernì, respirando il suo profumo di mandarino ed intrecciando le sue dita tra quelle sottili ed affusolate
- Già... - sospirò per poi riprendere stranamente un respiro profondo ed agitato - Zoro... - lo chiamò, cercando un sostegno in quelle sua lotta con l' insicurezza
- Ti proteggerò io Nami - la baciò ancora, questa volta sulla spalla, cercando di toglierle quell' aria preoccupata ed incerta che aveva dipinta in volto.
Lui l' avrebbe sempre protetta, da tutto e da tutti, anche dove non avrebbe potuto usare la forza. Lui ci sarebbe sempre stato per lei, solo per lei.
- Zoro... - tentò ancora la donna, interrotta nuovamente dallo spadaccino
- Smettila di assillarti con mille preoccupazioni. Sarai una brava madre... - disse, posando nuovamente le sue labbra tra le scapole e picchiettando leggermente sull' ombelico della donna
- Zoro... - di nuovo cercò di interrompere lo strano fiume di parole del samurai, non riuscendoci ancora una volta
- Hai segiuto le istruzioni di Chopper e hai schiavizzato me - sorrise - Non andrà storto nulla - concluse, soffiandole sull' orecchio e solleticandole il lobo con il suo naso
- Zoro! - questa volta lo chiamò con più incisione nel tono, voltandosi leggermente con il volto
- Mmh... -
- Mi si sono rotte le acque. -
E fu il panico.

La prese in braccio, correndo giù dalle scalette e chiamando a gran voce il medico di bordo, trattenendo la sua donna nelle braccia ed aprendo con un calcio la porta che dava sotto coperta, urlando ancora una volta:
- CHOPPER! -
Le contrazioni in Nami stavano aumentando insieme al rossore delle sue guance e il tono dele urla di dolore.
Il dottore arrivò di corsa, reggendo una pomata in preparazione tra le mani, preoccupato per quelle urla disperate, trovando il verde in piedi in mezzo al corridoio con Nami urlante in braccio, entrambi rossi in volto e con uno sguardo allucinato
- Le si sono rotte le acque! - esclamò ancora, seguendo la renna che aveva velocemente fatto dietro front verso l' infermeria, avendo già da solo capito cosa stesse accadendo visto il modo in cui la rossa stringeva il basso ventre e il pancione.
I calcoli dopotutto tornavano. Il limite della gestazione era stato fissato circa al 23 marzo. E quel giorno era il 22.
Entrò in infermeria, spalancando la porta e prendendo le sue sembianze semi umane, spostando il lettino al centro della stanza e prendendo l' occorrente dai vari scaffali, mentre veniva raggiunto dalla coppia e dall' archeologa, richiamata dalle urla della sua sorellina e dall' agitazione del compagno di questa.
La mora entrò nella stanza, aiutando il dottore a preparare flebo ed arnesi per facilitare il parto, invitando Zoro a posare la navigatrice sul lettino appositamente preparato dato che quello ancora si ostinava a tenerla stretta al petto, muovendo la testa a scatti verso qualunque cosa si muovesse.
Riluttante Zoro l' adagiò sul materassino bianco, carezzandole la chioma e cercando ti tranquillizzare in primis lei, e poi sè stesso, visto lo stato di agitazione dei suoi neuroni che si erano improvvisamente risvegliati dal torpore post pranzo. Lui il pomeriggio non pensava solitamente, dormiva. Trovarsi nel bel mezzo di un parto non era di certo nei piani della giornata.
Sollevo leggermente il capo, scrutando cosa stessero facendo i due Nakama indaffarati, vedendo Chopper arrampicato sulla scaffalatura e Robin che obbediva agli ordini impartiti dalll' improvvisato scalatore, prendendo varie boccette dal mobiletto accanto alla scrivania e riponendole su questa in ordine ben preciso.
Nel frattempo erano arrivati anche gli altri componenti della ciurma, ora fermi davanti dall' uscio che assistevano curiosi alla scena che stava avvenendo in quella stanza.
Una renna appesa allo scaffale delle libreria, mille mani che sorreggevano altrettante ampolle, una chioma rossa che dava le spalle alla morta, arpionata ad un braccio muscoloso ed uno Zoro stranamente pallido alla sinistra del lettino, che fissava il vuoto e balbettava frasi sconnesse.
Tra questi una persona in particolare sapeva cosa stesse provando il futuro papà in quel momento, ma sapeva anche che dolci parole e pacche sulla spalla sarebbero servite a ben poca cosa. Decise quindi di fare la cosa più rispettosa che poteva, sia nei confronti del suo vice che del suo navigatore, chiudendo la porta ed invitando tutti a tornare alle loro precedenti occupazioni, calandosi infine il cappello di paglia sugli occhi e mettendosi le mani in tasca, avviandosi verso la polena della Sunny.
La situazione nel frattempo non era migliorata all' interno dell' infermeria, dova bende ed asciugamano volavano a destra e a manca, come fosse un nuovo gioco.
Chopper scese dal suo trespolo, agguantando un piccolo straccio bianco e rosso ed una boccetta di pomata oleosa, necessaria per facilitare il parto del bambino, saltellando verso il lettino. Si posizionò ai piedi di questo, montando i sostegni per le gambe e sollevando quelle di Nami con la zampa libera, poggiandole sugli appositi rialzi. Stese il lembo si spugna sotto al sedere di questa, sollevandoglielo leggermente ed invitandola alla calma, mentre ancora Zoro era sotto shock:
- Respira Nami! Respira! - le ordinava l' animaletto, raggiunto dalla mora che prese la mano della sua sorellina, quella stretta all' orlo del vestito, stringendola nella sua e sorridendo alla partoriente:
- Calma sorellina... - le disse, respirando con lei, come aveva già fatto circa un anno prima. In quel frangente però le parti erano invertite.
- DATEMI LA DROGAAA! - urlò invece la ramata, piantando le unghie della mano sinistra nell' avambraccio di Zoro, facendolo sanguinare e risvegliandolo dallo stato di trans in cui era caduto.
Quello scosse la testa, facendo schizzare alcune gocce di sudore freddo a terra e portando poi l' attenzione alla sua donna che lo guardava allucinata. Non sapeva cosa fare.
- Ci servi lucido spadaccino... - sentì poi, sollevando gli occhi di fronte a sè e trovandovi l' archeologa che si allontanava per andare ad assistere Chopper che allungava le zampine per afferrare gli arnesi sul tavolino da lavoro.
Ritornò a guardare Nami, trovando il volto di questa contratto in una strana smorfia di dolore e sudato. Si abbassò a baciarla sulle gote gonfie e arrossate, calde per l' afflusso di sangue:
- Forza mocciosa! - la incoraggiò finalmente, facendole aprire gli occhi serrati ed addolcire parzialmente lo sguardo. Le sorrise, come pochi volte faceva, porgendole un altra porzione di muscolo dove lei non aveva ancora conficcato le unghie.
E chi ha detto che nel parto soffre solo la donna, beh, Zoro lo avrebbe volentieri affettato e ridotto a sushi.
- VEDO LA TESTA! - esclamò Chopper - E' VERDE! - sorrise, sollevando leggermente la testa dalle gambe della navigatrice e ritornando poi al suo lavoro di ostetrica - Spingi ancora Nami! -
La navigatrice prese un altro respiro profondo, digrignando i denti e strabuzzando gli occhi, lanciando poi un urlo liberatorio quando percepì le spalle del nascituro uscire da sè:
- AHHHHH! - gridò infatti, sollevando leggermente la testa e ributtandola poi all' indietro con stanchezza, mentre il dottore accoglieva tra le sue zampe quel piccolo nuovo arrivato.
Lo spadaccino si chinò leggermente a baciare le labbra della sua donna, ricevendo una stanca ma innamorata e felice risposta, lasciandole le mani  per permetterle di abbracciare il loro bambino, ancora piangente.
Testa verde, occhi diversi, uno nero ed uno cioccolato, mani piccole e piedini paffuti.
Era un maschietto.
- Congratulazioni Nami! - le sorrise Chopper, passandole il piccolo dopo essersi assicurato che il ventre della rossa fosse in condizioni stabili e lei fuori pericolo. Guardò poi Robin, commossa nel vedere la sua Nakama con uno sguardo luminoso come non mai, decidendo di lasciare soli quei due novelli genitori, che della loro uscita nemmeno si accorsero.
- Ryen - disse poi Nami, carezzando la zazzera del suo bambino, tutto suo padre
- Come? - domandò il samurai, guardandola perplesso
- Ryuma e Ghenzo... Ryen! - sorrise, voltandosi verso il suo uomo.
Guardò quel piccolo tra le braccia della sua donna, trovando forse per la prima volta la forza di piangere di gioia.

- E poi il prode capitan Usop si arrampicò sull' albero maestro, mentre un' orda di mostri marini attaccavano la nave! - Nessuno poteva sconfiggerli se non il sottoscritto che impugnando la sua fedele fionda e stava prendendo la mira verso il gigantesco occhio di uno di quei biscioni lunghi come minimo 50... MA CHE DICO! CENTOMILA METRI! -
Il cecchino stava in quel momento sul ponte, in piedi sulla balaustra che gesticolava animatamente, imitando mosse di guerra e gesta eroiche, certo non compiute da lui. Si dimenava, saltando mostri immaginari e tirando pugni nel vuoto, continuando nel suo strampalato racconto campato per aria.
Il tutto sotto allo sguardo celeste e vispo di un bambino si sei anni, dai capelli neri e le gote lentigginose, che lo guardava con un misto di ammirazione ed incredulità. Il cervello per capire che quella era tutta una frottola l' aveva ereditato dalla sua saggia mamma.
Si sporse all' indietro poggiando le mani a terra ed accavallando le gambe, distraendosi e guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa di meglio da fare, notando una piccola zazzera verde che s' incamminava verso di lui con passo felpato ed un ghigno che non prometteva nulla di buono. Il nuovo arrivato gli fece segno di continuare ad intrattenere il nasone, prestandogli attenzione, fon tanto che quello non fosse riuscito a compiere il suo scherzo.
La nave era ormeggiata in un piccolo porto di un' isola di pescatori, sulla quale avevano deciso di far sosta per far rifornimento di viveri e quant' altro servisse. Di guardia erano rimasti quindi Usop, Ace ed il cresciutello Ryen.
Il moro obbedì alla richiesta del cugino, sorridendogli e ritornando a guardare il riccio che ancora di dibatteva scompostamente contro l' aria, fingendo interesse:
- E poi? Cosa successe? Li hai sconfitti tutti vero zio Usop?! - incalzò, saltellando sul sedere fino ad arrivare ai piedi del narratore, mentre in compagno di brigate si avvicinava, gattonando contro al parapetto.
Arrivato al fianco dell' altro bambino il verde annuì ancora, ando il segnale per scaraventare il povero malcapitato fuori bordo. Balzò in piedi seguito da Ace, entrambi con gli occhi ridotti a due fessure ed un sorriso che nulla di innocente poteva avere, cogliendo alla provvista il cecchino, che preso nella sua narrazione non aveva notato quel piccolo complotto ordito alle sue spalle.
Si spaventò ancor prima che quei due si muovessero nuovamente nella sua direzione, scattando di riflesso all' indietro e perdendo quindi l' appoggio della balaustra, annaspando per aria e cadendo infine in acqua con un sonoro tonfo.
- Mah...- disse il più piccolo - E' stato più facile del previsto! - esclamò, battendo in cinque con il maggiore e congratulandosi con questo per il piano ben riuscito.
- ACE! RYEN! - sentirono però alle loro spalle, infossandosi nelle spalle e digrignando i denti, mentre un' infuriata Nami marciava verso di loro.
Anche con quell' enorme pancione di sette mesi che si ritrovava ad avere di nuovo non perdeva la sua grinta, nè il suo passo da bersagliere alla carica.
- Mamma... - balbettò il figlio di questa, voltandosi lentamente per vedere la faccia indiavolata della madre, che con una busta in mano era ora ferma davanti a loro e li fissava accigliata:
- Beh?! - chiese questa, fulminando con lo sguardo i bambini - Cosa vi avevo detto riguardo far cadere vostro zio in mare?! - li rimproverò, picchiettando il piede a terra e mettendo una mano a cono sull' orecchio, invitandoli ad una risposta.
Quelli sbuffarono, mettendosi le mani dietro la schiena ed iniziando a dondolare con il corpo, recitando a memoria ciò che la bella navigatrice gli aveva già ripetuto un sacco di volte:
- Di tirargli anche il salvagente perchè sennò affoga... - conclusero, cercando di ingraziarsi la donna infuriata con un sorriso infantile e tenero
- E l' avete forse fatto?! - punzecchiò ancora lei, per nulla intenerita da quegli occhi supplichevoli.
- Mpf... - sbuffò Ryen, incrociando le braccia al petto, tale quale a suo padre - No... - confessò, muovendo il piede in circolo davanti a sè
- Mocciosa! - il suo papà gli venne in aiuto, richiamando l' attenzione della ragazza infuriata e distogliendolo così dai due colpevoli - Dove metto tutta questa roba?! - le chiese, indicando le borse delle quali era stra carico
- Mettile in cabine, dopo le sistemo io! - rispose spiccia, ritornando poi più addolcita ai due piccoli davanti a sè - Oh coraggio! - disse infatti, sorridente - So che le storie di vostro zio sono tutte frottole, ma lasciategli credere che a qualcuno interessino! -
Li prese per mano, portandoli nel suo agrumeto, dove si sedette contro al tronco della piante sua e di Zoro, dove era iniziato tutto. - Volete che ve la racconti io una bella storia? - domandò poi, dato che i due non capivano il perchè fossero stati condotti lì
- SI SI SI SI! - esclamarono in coro, iniziando a saltellare sulle ginocchia e gongolando per il racconto che avrebbero a breve ascoltato
- Bene questa è una storia vera, di cui tu... - disse indicando il nasino di Ace - Sei un personaggio e grazie alla quale tu invece... - questa volta rivolta al suo bambino - Sei nato! - sorrise, guardando il suo uomo che la raggiungeva e prendeva posto dietro a lei, accogliendola nel suo abbraccio e contro al suo petto, come sempre faceva con lei, intrecciando le mani sul pancione.
- Oh! E come si chiama questa storia? - chiese curioso il piccolo Roronoa, illuminandosi
- Mmmm... dunque... - rimuginò un poco la cartografa, toccandosi il mento e mettendosi comoda - Questa storia ha inizio all' incirca sei anni fa e si chiama " Nell' ombra di un ricatto" .... -
E da lì in poi, è storia.





Angolo dell' autore:
Dall' Australia con furore ecco l' autrice che pubblica l' ultimo capitolo di questa FF, che dopo circa un mese e mezzo giunge al termine!
Spero sia stata di vostro gradimento considerando che è stata la mia primissima long e durante la stesura ho avuto anche qualche serio problema personale che mi ha anche spinto in certe occasioni a mollarla. COn questa conclsione posso dire di essere contente di non aver ceduto allo sconforto ma di aver continuato a scrivere, per me e per chi mi ha seguita dall' inizio alla fine.

RINGRAZIO TUTTI QUELLI CHE L' HANNO INSERITA TRA LE SEGUITE!

RINGRAZIO TUTTI QUELLI CHE L' HANNO INSERITA TRA LE PREFERITE!

RINGRAZIO TUTTI QUELLI CHE L' HANNO INSERITA NELLE RICORDATE!

E INFINE RINGRAZIO TUTTI QUELLI CHE MI HANNO RECENSITA, la mia autostima ringrazia vivamente!

Un grazie in particolare va a:
- KIKO90 perchè mi ha seguita fin dagli albori, rivelandosi una spalla su cui piangere e una con cui ridere ed una lettrice e follower incallita.
- PICCOLAPESTE123 perchè è stata presente fin dal primo capitolo con immancabili commenti e delucidazioni sulle mie strambe idee
e ZOMI che mi mette in testa idee strampalate che mi portano a continuare a scrivere e sorridere! Ma soprattutto mi fa' amare sempre di più questa coppia ( e Zoro con la barbetta da figo, si l' ho sognato )!
Un grazie ancora dal profondo del cuore a tutti.
A presto,
perchè torno,
Alu.

   
 
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