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Autore: Vichy90    22/01/2013    9 recensioni
Nome: Isabella Marie Swan
Città di provenienza: Forks, soprannominata anche dalla sottoscritta "il buco del culo d’America".
Città di residenza attuale: New York, il mio personale inferno sulla terra.
Anche se ad essere sinceri non era la città in sé il mio inferno sulla terra ma una azienda.
La Cullen-Masen Society, Società Finanziaria fondata da Carlisle Cullen e attualmente gestita dal mio ex compagno di classe, ex fratello della mia migliore amica, ex ragazzo con cui ho perso la verginità, Edward Anthony Masen Cullen.
Se la società ero il mio inferno, Edward era di sicuro il Diavolo, Lucifero, Satana, Belzebù.
Gli mancavano solo le corna e il forcone. Ma non ero del tutto sicura che quest’ultimo non lo tenesse nascosto dentro qualche armadio, pronto a scagliarmelo addosso appena gli avessi voltato le spalle.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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6.
But Lovers always Come and Lovers always Go




Non so cosa fù a farmi svegliare quella mattina.
Forse l’odore di menta e di uomo, forse furono quelle labbra morbide e la lingua umida che suggevano il mio collo con passione e dedizione, oppure furono le dita birichine che si erano infilate sotto i miei slip e dolci e tentatrici stuzzicavano la parte più nascosta di me, riempiendomi la pelle di brividi e la bocca di mugolii.
<< Ben svegliata bambolina… >>
Mugolai al suono della sua voce e mi mossi contro il petto di Edward, ritrovandomi a sfregare senza intenzione la sua evidente erezione con le natiche.
<< Edward… >> mormorai voltando il capo per incontrare le sue labbra.
<< shh, non parlare… >> sussurrò lui mentre le sue mani diventavano più insistenti << voglio fare l’amore con te tutta la mattina Isabella… >> sorrisi sulle sue labbra e mi voltai per riuscire a mia volta ad accarezzare il suo corpo, coperto anch’esso solo dai boxer.
Era caldo e morbido sotto le coperte bianche e profumava in maniera irresistibile… sarebbe stato così svegliasi con Edward nel letto tutte le mattine?
Allungai le mani e agguantai l’elastico dei boxer, tirandoglielo giù veloce.
<< mmm… vedo che non ti piace perdere tempo! >> ridacchiò mentre con i piedi scalciava per liberarsi dall’indumento.
<< ho sempre odiato queste inutili barriere di tessuto. >> borbottai mentre allo stesso modo abbassavo le mie mutandine per stare più comoda.
<< dovremmo andare in giro sempre nudi allora.. >> continuò divertito lui mentre si avvicinava a me per sentire il contatto dei nostri corpi bollenti l’uno contro l’altro. Un gemito sfuggi al mio controllo. << …ma non so se riuscirei ad accettare che qualcun altro oltre a me ti veda senza vestiti... sei così bella che di certo finirebbero tutti per volerti avere… Ma solo io posso, vero Isabella? >>
Ansimai, mentre si spingeva su di me e con le ginocchia si faceva spazio tra le mie gambe per poter sfregare e carezzare la mia intimità con la sua.
<< dillo Isabella… dì che solo io posso possederti. >> sussurrò sul mio orecchio mentre i nostri petti venivano a contatto ad ogni respiro.
<< solo tu… >> mormorai chiudendo gli occhi per godermi quel contatto e quelle leggere spinte che con il bacino mi dava.
Le sue labbra raggiunsero le mie e le carezzarono gentili, i suoi denti mordicchiarono e tirarono, la sua lingua affondo lenta nella mia bocca.
<< te la ricordi la prima volta che abbiamo fatto l’amore? >> mi domandò basso mentre con la lingua succhiava dolce la mia bocca.
Annuì, mentre la sua mano si abbassava per accarezzami nuovamente e prepararmi ad accogliere il suo corpo.
<< eri vergine… ed eri così bella Isabella… così piccola e pura… >>
Gemetti, e lui con me, quando pian piano iniziò a farsi strada nel mio corpo.
<< pensavo di morire… pensavo di morire tra le tue cosce… quella notte… >> ansimò mentre con un ritmo lento e profondo si perdeva anima e corpo in me… talmente profondo da farmi impazzire.
Senza accorgermene mi ritrovai a graffiargli al schiena con le unghie, mentre lui mi alzava una coscia con la mano per raggiungere punti che nemmeno sapevo di avere.
<< avevo… avevo così paura… >> balbettai in difficoltà appoggiando la fronte contro la sua spalla.
<< di cosa? >>
<< che mi avresti fatto male… >> gemetti.
A quelle parole Edward si allontanò da me lasciandomi per un attimo senza fiato, ma poi veloce e fermo mi afferrò per i fianchi facendomi voltare, per poi alzarmeli e lasciarmi totalmente esposta ai suoi occhi.
Non ebbi nemmeno tempo di capire il cambio di posizione che lui si era già posizionato dietro di me e con un colpo secco era rientrato nel mio corpo, iniziando a spingere forte e profondo.
Una mano affondò davanti, iniziando a toccarmi, mentre il suo petto si abbassava contro la mia schiena e la sua guancia sfiorò la mia.
<< ti stò facendo male adesso? >> mormorò con la voce roca e bassa, spezzata dagli ansimi che nemmeno lui riusciva a trattenere.
<< n… no.. >> mormorai << oh… ti prego non smettere… >>
<< mai Bella… io non ho mai smesso… dio… >> mormorò mentre la sua fronte si poggiava sulla mia schiena e il suo respiro si faceva più spezzato e veloce.
<< mi se… mi sei così mancata.. >> balbettò spingendo più forte.
Per un attimo ebbi sulle labbra la parola anch’io, ma in un moto di lucidità riuscii a fermarmi dal pronunciarlo perché sapevo che quella sarebbe stata una grande bugia.
Una frase fatta, detta perché era la risposta che l’altro voleva sentire.
Perché a me Edward non era mai mancato in tutti quegli anni… non avevo nemmeno mai pensato a lui. Avevo proseguito la mia vita e non avevo mai creduto che in un futuro ci saremmo ritrovati di nuovo insieme, nudi, uniti, a desiderarci l’un l’altro come da piccoli e a sentire di nuovo quell’attrazione e quel feeling che solo con lui io avevo provato.
A sentire qualcosa nel cuore che poteva chiamarsi amore.
<< Edward.. >> mormorai mentre mi alzava con il busto per farmi raggiungere il suo viso, finendo praticamente per ritrovarmi seduta di spalle su di lui.
Quella posizione mi fece gemere forte quando ad una sua ulteriore spinta mi ritrovai a sentirlo arrivare fin dove non c’era più spazio.
<< ti ho fatto male? >> domandò ansioso fissandomi preoccupato in viso con le labbra a pochi millimetri dalle mie.
<< no… solo non ero… >> mormorai senza più fiato << non ero più abituata a te.. >> e alle tue dimensioni, avrei voluto aggiungere.
Sorrise sulla mie labbra a quelle parole << ti riabituerai piccola… >> rispose allora lui stringendomi forte con le mani i seni.
E sì, mi sarei riabituata molto volentieri.

<< Come faremo quando torneremo a New York? >> mormorai sulla sua pelle, ore ed ore dopo di intensa ed estenuante attività sessuale.
Rilassati ed abbracciati.
<< che intendi? >>
<< il lavoro… l’ufficio… Signor Cullen, Signorina Swan >> continuai io alzando il viso dal suo petto per osservarlo negli occhi.
<< mi piace chiamarti Signorina Swan >> rispose lui divertito << è parecchio erotico, sembra uno di quei giochetti di ruoli. I sono il capo e tu la segretaria sexy… >> mi prese in giro
<< peccato che non è un gioco di ruoli… tu sei davvero il mio capo. >>
<< ma tu non la mia segretaria >> continuò lui senza voler minimamente rimanere serio << e meno male, quella è l’incrocio tra un rottweiler e Gorbaciov! >>
<< smettila di scherzare! >> lo redarguii.
<< e perchè mai? Che cosa cambia fasciarsi la testa ora… godiamoci il momento, poi quel che sarà lo scopriremo. >>
<< ma non potremmo comunque farci vedere insieme. >>
<< beh… nemmeno qui ci siamo mai fatti vedere insieme, ma non mi sembra di non essere riusciti a stare insieme. >>
Già, ma come fargli capire che tra passare il tempo assieme di nascosto, e passarlo alla luce del sole le cose cambiavano radicalmente?
Perché era vero. Io volevo stare con Edward e godermi il momento come lui asseriva con tanta convinzione, ma allo stesso tempo la gelosia e l’invia di non poter avere anch’io una normale storia d’amore non mi lasciavano scampo.
Questo però non potevo dirglielo. L’avrei spaventato… sicuramente lui non era pronto.
Non ancora. Non con me.
Ci avrei pensato.
Ci avrei pensato a tempo debito.
Non sapevo però che quel tempo sarebbe arrivato presto.
Infatti dopo solo una settimana dal nostro ritorno a New York, e la trasferta e tutto ciò che aveva comportato tra noi, il clima in ufficio era radicalmente cambiato.
Me l’ero domandata milioni di volte durante quel breve volo che ci stava riportando a casa, come sarebbe stato il rapporto tra me ed Edward una volta tornati tra freddi ed asettici muri della Cullen & Mansen Society. Come avremmo proseguito quello che avevamo riscoperto e iniziato… come avremmo fatto a separare il lavoro da… da noi.
La risposta si era presentata esattamente il giorno successivo quando ero stata convocata dal capo nel suo ufficio.
Alla fine come preannunciato la promozione il Signor Cullen me l’aveva data. Ero diventata Consulente Strategico Amministrativo, con un contratto a tempo determinato con passaggio dopo un anno all’indeterminato.
Addio allo stage.
Addio al precariato.
Addio ai soldi contati.
Ma…
Addio anche ad Edward.
E questo forse era quello che mi faceva male.
Il mio contratto non prevedeva contatti con lui. Io ero apprendista in un settore gestito da un vicedirettore, e dovevo stare sempre e solo appiccicata a lui. Dalla mattina, alla sera.
Ed Edward non si faceva vedere.
Ci parlavamo per telefono ogni tanto, la sera, quando io o lui o entrambi non eravamo ancora nei nostri rispettivi uffici a lavorare e terminare i nostri progetti. E anche quando parlavamo le discussioni si limitavano al lavoro. Come mi trovavo, come mi trattavamo, se ero felice, se ero stanca.
Io parlavo con il signor Cullen, non con Edward, e questo iniziò pian piano a ferirmi sempre di più. Perché un graffio superficiale se perpetuato nel tempo può finire per tagliare e sanguinare, arrivando in profondità. E io ormai mi sentivo ferita nel cuore, perché dopo tutte quelle parole, tutti quei gesti, tutti quei baci, non potevo credere che ciò che avevamo ricreato si stava sciogliendo come neve al sole.
Non volevo permetterlo.
<< Salve potrei parlare con il signor Cullen? >>
<< ha un appuntamento? >> mi domandò la segretaria puntigliosa.
<< no… ma sono sicura che se gli dice il mio nome… >>
<< se non ha un appuntamento non posso lasciarla entrare! >> m’interruppe.
<< ma lui sa chi sono. Lo chiami per favore, gli dica che… >>
<< no. >> rispose secca tornando a pigiare i tasti sul computer.
<< ma io devo parlargli. >>
<< su appuntamento >> continuò non guardandomi nemmeno più.
Un ringhio mi salì dalla gola e a mali estremi, estremi rimedi.
<< pronto! >> la sua voce apparì sorpresa come mi ero aspettata.
<< Edward ho bisogno di parlarti. >>
<< è successo qualcosa? Stai bene? >>
<< sì,sì… ho solo bisogno di… di vederti. Di parlarti, a quattrocchi. >> mormorai abbattuta
<< Bella sono in ufficio in questo momento… e anche tu! >> continuò sembrando anche parecchio scocciato dalla mia telefonata << ci sentiamo questa sera se finisco ad un’ora decente, va bene? >>
<< Edward per favore, devo vederti! >>
<< da dove stai telefonando? >>
Ma che domanda era?non aveva di meglio da dirmi?
<< dal bagno! >>
<< Bella! >> ringhiò lui << butta subito giù, e se ti sente qualcuno?! Lo sai che rischi mi fai correre? Se ti ho detto di non telefonarmi mai a lavoro un motivo ci sarà stato! Ci sentiamo stasera. Ciao. >>
E detto così buttò giù.
Era da tempo che non mi capitava… davvero da molto, moltissimo tempo. Ma quel giorno, in quel bagno, tornai adolescente, e mi riscoprii a piangere come una bambina… in preda alla nostalgia, alla mancanza e all’amore che non sentivo corrisposto.


A: Edward Cullen; edwardanthonycullen@c&msociety.com
Oggetto: Al nostro prossimo incontro…


Edward… non so nemmeno io perché stò scrivendo qui. Forse perché tu non mi permetti di vederti e di parlarti guardanti in viso, forse perché senza i tuoi occhi davanti non riuscirei mai a trovare la forza di parlare al telefono e dirti quello che sento… forse perché tu hai lo straordinario potere di farmi tornare adolescente… e si sà che il metodo più convenzionale degli amori giovanili sono le lettere d’amore.
Lo sia che non sono brava a dichiararmi, sbilanciarmi e tutte quelle cose lì… lo sai che non sono capace di ammettere i mei sentimenti, il mio bisogno, il mio…. amore.
Forse è per questo che ti scrivo, perché so che ora è giunto il momento per me di farlo, e sono troppo vile per farlo dal vivo.
La scorsa settimana a Detroit è stata… magnifica. Strana, intensa, carica, perfetta. E io mi sono ritrovata a sperare… sperare in qualcosa che però ora capisco che non si realizzerà mai.
Sono stata già troppo egoista in passato e stò cercano di imparare dai miei errori.
Io ti voglio, non posso negarlo, ma non posso nemmeno pretendere che da parte tua il sentimento sia reciproco, perché è chiaro ormai che tu sei confuso e che se anche hai avuto nel tuo cuore la voglia di riprovare certe sensazioni, certe passioni che solo noi due riusciamo a creare, io non sono fatta per te. E lo stile d vita che conduciamo non ce lo permette nemmeno.
E non voglio stare qui a chiamarti e pressarti per ottenere da te attenzioni e amore, non voglio e non posso. Non questa volta. Ho capito.
Quindi questa lettera è solo per dirti che va bene. È stato bello riaprire questa piccola parentesi di noi, rivivere il passato e rivedere i vecchi errori.
Mi hai aperto gli occhi e non ti sarò mai abbastanza grata per questo.
Ora però devo anch’io prendere la mia strada, strada che mi hai indicato tu… e non ti preoccupare, non ce l’ho con te. Lo capisco.
Sarai sempre il mio capo e sempre ti rispetterò, sia in questo ruolo che in quello di ex… fidanzato, amico, amante.
Spero che nonostante tutto, tu possa ancora volermi il bene.
Perchè io te ne voglio Edward… sempre te ne vorrò.
Al nostro prossimo incontro lungo i corridoi della C&M

Tua Bella

P.S. Avevi ragione, la tua segretaria è un generale nazista, ma non avrei potuto immaginarla diversamente!;)


Appena inviai la mail il mio cuore perse un battito.
Stavo facendo la cosa giusta?
Lui aveva bisogno dei suoi tempi, e io avevo bisogno di altro. Non aveva più senso andare avanti perché conoscendomi la tentazione di pressarlo, di fare diventare la nostra relazione ufficiosa, di farlo sbilanciare per trovare in lui la sicurezza che io non avevo, sarebbe finita per rovinarci entrambi. Di nuovo.
Avevo lasciato a lui il compito di scegliere la via… e lui aveva preferito così. Non fare alcun passo in avanti.
Potevo accettarlo? Sì, ma non potevo viverlo. Perché faceva male e io non ero mai stata così masochista da accettare di essere ferita liberamente.
Fu per quel motivo che appena arrivata a casa riempii un calice di vino in modo vergognoso, mi stesi sul divano, e mi lasciai andare al silenzio.
Era la cosa giusta da fare.
Volevo che lui fosse felice.
Avevo fatto la cosa giusta.
Il campanello suonò.

<< mi stai di mollando? >>
<< Edward? >> dissi sorpresa trovandomelo davanti, con la cravatta mezza sciolta e i capelli scompigliati all’inverosimile.
<< Mi stai di nuovo mollando? >> ripetè serio.
<< i-io non ti stò mollando. >>
<< e allora che così questa? >> la mail stampata sventolò sotto il mio naso.
Aprì la bocca, pronta a replicare, ma l’unica cosa che ne uscii fu aria.
<< abbiamo passato tutta la settimana scorsa a fare l’amore Bella. Che ti piaccia o no hai fatto l’amore con me… secondo te non ha significato niente? >>
<< certo che ha significato Edward ma.. >>
<< ma cosa? >> m’interruppe lui arrabbiato.
<< dove ci porterà tutto questo? Fin dove sei disposto ad arrivare tu? Perché io so quello che voglio, ma tu non dici nulla e sei freddo, e scostante e io.. >> balbettai insicura e vergognosa.
<< tu cosa? Cosa vuoi tu? >>
Provai a parlare ma la voce mi si strozzò in gola. Come al solito sbilanciarmi era il mio tallone d’Achille.
<< PARLAMI MALEDIZIONE! >> gridò entrando in casa e sbattendo la porta talmente forte da far vibrare i vetri.
<< i-io voglio… >> provai a dire << ..vorrei che… >> ma la gola si chiuse di nuovo e io non riuscì a fermare la lacrima di frustrazione che scese dal mio viso per la mia totale incapacità di lasciarmi andare.
Perché non avevo ancora imparato niente? Perché avevo così paura?
<< Bella perché piangi? >> mi domandò confuso e paziente avvicinandosi a me e togliendomi le lacrime con il palmo della mano.
<< perché non voglio rimanerci male… non di nuovo. Non con te.
Non voglio fare di nuovo casino, ma non so come comportarmi!
Mi vuoi, non mi vuoi. Mi fai dormire con te, fai l’amore come me ma non vuoi che si sappia in giro.
Lo capisco, è il tuo lavoro, ma è questo quello che vuoi? Avermi solo come passatempo come tutte quelle donne che hai in giro per il mondo?
Perché io non voglio essere questo, ma non voglio nemmeno chiederti di non farlo perché già in passato sono stata egoista con te e non voglio fare di nuovo lo stesso errore. Vorrei stare con te, ma non voglio chiedertelo. >> e fu difficile realizzare la leggerezza che provai nel dirgli tra le lacrime i miei sentimenti .
<< chiedimelo Bella >> sussurrò lui.
<< Edward.. >> scossi io la tesa.
<< chiedimelo e ascolta la mia risposta >> ripetè dolce.
<< Edward vuoi… vuoi stare con me? Ufficialmente… alla luce del sole…. Seriamente. >>
Lui sorrise e le sue labbra pronunciarono un dolce…
<< no >>
No.
<< cosa? >>
Aveva detto no.
<< non voglio stare con te. Non voglio essere il tuo ragazzo, non mi interessa. >>
<< …oh. >> balbettai << oh o-ok… >>
Il dolore che iniziò ad espandersi dal petto per un attimo mi tolse il respiro
<< non hai capito Bella.. >> riprese lui premuroso.
<< io non voglio stare con te… voglio di più. >>
Alzai gli occhi sui suoi e li trovai luminosi e felici…
<< Sposami. >>






Oddio, scusate il ritardo vergognoso!! Non è che ho avuto un calo di ispirazione (anzi, la storia è già conclusa nel pc!!O.O) ma dovevo studiare, nel momenti liberi scrivevo, e poi l’idea di rileggere e rileggere e rileggere fino allo sfinimento- e l’eliminazione dei miei millemila errori- mi faceva venire la nausea… così scrivevo e non correggevo, in un libero flusso di pensieri… e alla fine non ho più postato.
Adesso sono più rilassata, così mi son detta… andiamo a correggere và… ed eccomi qui!:D

Questa è l’apoteosi della battaglia interiore di Bella, se i suoi pensieri risulteranno confusi, beh… vuol dire che ho fatto quello che volevo, ovvero mostrare come da sola non sappia decidere tra ciò che vuole, ciò che è bene per lei e ciò che è bene per Edward.
Perché sono tante le variabili in gioco… ma non è detto che non si possa trovare una soluzione al problema!;)
  
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