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Autore: darkneko_angel    22/01/2013    13 recensioni
Questi sono i 69esimi Hunger Games. 24 nuovi tributi verranno estratti.
Per la gioia di Capitol perderanno se stessi, lotteranno, soffriranno e moriranno. Infine saranno dimenticati. Che lo spettacolo cominci!
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri tributi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Distretto 1: Lusso


Il Distretto 1 si distingueva immediatamente dagli altri, oltre che per l'eleganza e la ricchezza della piazza, per la calma dei suoi ragazzi. Nessuno era smanioso di correre sul palco e vincere, nessuno era timoroso di venir estratto. I volontari erano già scelti da mesi, se non anni: non c'erano sorprese nel Distretto 1.
Jamilla quell'anno aveva cercato di rendere più sobrio il proprio look, dopo essere stata tanto ridicolizzata nel corso della sua lunga carriera, purtroppo senza successo, dato che la mise era ridicolamente corta per una donna della sua età e il giallo brillante in netto contrasto con il rosso fluo dei voluminosi riccioli la faceva sembrare un semaforo, anche senza le tonnellate di pizzi e gingilli di cui si copriva solitamente.
- Prima le signore! - trillò la donna-semaforo nel microfono, ridendo come se avesse fatto una battuta. Trascinò a lungo la mano nella boccia, cercando di creare un po' di suspance.
- Strass Levinne! Strass Livenne sul pal...-
- Mi offro volontaria!
Jamilla sospirò, chiedendosi se avrebbe mai avuto il piacere di accompagnare un bel dodicenne terrorizzato. Le colleghe dicevano che era così gratificante!
- Vieni avanti cara! Nome?
Una diciottenne dai tratti orientali salì tranquillamente sul palco, accompagnata dallo sguardo fiero e affettuoso allo stesso tempo di sua madre, una rarità in quel distretto di genitori oppressivi e duri.
 - Het-Heru Zhao – la ragazza sorrise alla folla, senza tradire troppa eccitazione. Era evidente che non era stata una decisione d'impulso, la sua. Non aveva aspettato i diciotto anni per niente: si era offerta perché aveva la certezza di poter vincere.
- Oh, e potresti dirmi come mai?-
- Sono pronta per vincere, Jamilla. E' una cosa che voglio provare, è da così tanto che aspetto! Combattere davvero deve essere molto più divertente che infilzare manichini – la ragazza condì le parole con un sorriso quasi dolce che stonava decisamente con esse.
La capitolina annuì senza commenti, in fondo era abituata a questo genere di atteggiamenti spietati.
- Passiamo al giovane uomo! - cinguettò frugando nella boccia – Chissà, magari questa volta mi lascerete vedere chi ho estrat... -
_ Mi offro volontario! Marvel Reiden – Un sedicenne attraente, dai meravigliosi occhi verdi salì sul palco con espressione cupa, fredda.
Incrociò le braccia con un ghigno indifferente stampato sul volto. Notò che sul viso del suo patrigno si era formato un mezzo sorrisetto compiaciuto. Evidentemente l'aveva soddisfatto.
Beh, non poté fare a meno di pensare, l'avrei soddisfatto già da molto tempo se per una volta mi avesse lasciato fare come mi pareva.
- Che bello! - disse Jamilla cercando di mostrare un po' di entusiasmo – Famiglia Reiden, famiglia di vincitori! Prima tuo padre, poi quella deliziosa Layla e ora tu! -
- Il mio patrigno – corresse automaticamente Marvel – Non direi che a mio padre sia mai importato molto di me. E non nominare quella troia – continuò in tono indifferente, lanciando un'occhiata assassina alla capitolina.
I due ragazzi si strinsero la mano, mentre Het non poteva fare a meno di ridere, dentro di sé. Credeva di convincere gli sponsor comportandosi così? Che idiota. Quanto a Marvel, già non la sopportava. Chi credeva di ingannare con quella falsa dolcezza?
Quando le mani dei due ragazzi si strinsero, dagli sguardi che si rivolgevano era evidente che non avevano pietà, erano pronti. Erano cattivi.
- Ecco a voi Marvel Reiden e Het-Heru Zhao, i nostri coraggiosi giovani dei 69esimi Hunger Games!




Distretto 2: Lavorazione Minerali


Al pari dell'1 – e forse anche superiore -  il Distretto 2 era quello che contava più volontari che estratti alle Mietiture; anch'essi venivano scelti con largo anticipo, tra i giovani più promettenti e capaci, in modo da prepararli al meglio a qualsiasi tipo di arena in cui avrebbero potuto finire. Anche qui quindi le sorprese erano molto rare, non c'era quasi il tempo di leggere i nomi estratti dalle due bocce che subito un ragazzo o una ragazza alzavano la mano, ansiosi di dimostrare il proprio valore nell'arena e portare a casa ricchezza e gloria.
Ophelia quindi salì sul palco quasi annoiata: erano almeno dieci anni che faceva l'accompagnatrice dei tributi del Distretto 2, e probabilmente rivestiva quel ruolo da così tanto tempo perché su dieci, sei Vincitori appartenevano a quel Distretto. Quasi non c'era stato gusto. Per l'occasione indossava un vestito arancione con motivi bordò, abbinato a delle scarpe e un cappellino rossi; il tutto veniva completato dai capelli lisci della donna che per l'occasione aveva tinto di rosso – Ophelia odiava le parrucche.
All'ora stabilita i ragazzi si erano ritrovati in piazza e si erano divisi nelle rispettive ordinate file: i volontari ovviamente c'erano già, quindi anche  i rari ragazzi ai quali gli Hunger Games non interessavano, vivevano nella tranquillità di non venire estratti. Ophelia si stampò in faccia il sorriso d'occasione e salutò tutti, dando il benvenuto ai 69esimi Hunger Games; partì quindi il filmato dei Giorni Bui, che dopo 69 edizioni aveva annoiato anche i più fedeli a Capitol City, e venne finalmente la volta delle estrazioni.
Ophelia si avvicinò alla boccia delle ragazze: - Prima le...
- Mi offro volontaria!
Ophelia bloccò la mano sgranando gli occhi: di solito la lasciavano almeno avere l'onore di estrarre il biglietto! Chi era la ragazza che aveva osato toglierle anche questa piccola soddisfazione?
Alzò gli occhi in cerca della giovane e notò che non era l'unica rimasta allibita: tutta la piazza osservò mormorando la figlia dell'astronomo muoversi dalla fila delle diciassettenni e avanzare verso il palco nel suo vestito azzurro chiaro, con i capelli castani come sempre sciolti, ma per una volta abbastanza curati.
Nirvana sentiva intorno a sé i mormorii degli altri ragazzi: incredulità, disprezzo, scherno, tutti commenti negativi; adocchiò per caso la ragazza che avrebbe dovuto offrirsi volontaria quell'anno, che la guardava con un odio nudo e crudo: aveva 18 anni, non avrebbe più potuto offrirsi.
- Mi offro volontaria... - mormorò a se stessa per darsi nuova forza, o forse solo per rendersi pienamente conto di quello che aveva fatto.
Ophelia le andò incontro con il microfono; anche lei conosceva la figlia dell'astronomo per sentito dire, e sapeva che non ci stava molto con la testa, quindi era incredula come il resto della piazza: - Come ti chiami ragazza?
- Nirvana. Nirvana Kross – rispose lei, cercando in ogni modo di apparire forte.
- E perché ti sei offerta volontaria?
Quella domanda era stata formulata dall'accompagnatrice, ma era nelle menti di tutti.
Nirvana ebbe un attimo di esitazione: cosa rispondere?
Poi vide suo padre: Kurt era in piedi, nella fila dei genitori, con fresche lacrime a solcargli il viso nel vedere la sua amata figlia andare incontro alla morte.
E Nirvana seppe cosa rispondere: - L'ho fatto per mio padre: voglio vincere e tornare da lui.
In fondo era vero, si era offerta per salvargli la vita, anche se forse lo stava privando definitivamente della sua presenza.
- Un gesto nobile – bofonchiò Ophelia, e si avvicinò senza ulteriori indugi alla boccia dei ragazzi.
- Ed ora il giovane...
- Mi offro volontario!
E due. Due in un solo anno che non la lasciano estrarre il biglietto. Ma quando Ophelia alzò la testa, rimase allibita nel vedere il giovane: anche il ragazzo era già stato scelto mesi prima, e non era quello che si stava avvicinando al palco.
Elia arrivò, con il suo solito ghigno di superiorità sulle labbra, in tutto il suo splendore; passando, sentì i pianti delle ragazze che aveva soddisfatto e di quelle che l'avrebbero tanto voluto. Salì sul palco e prese posto alla solita distanza dal tributo femmina, con gli splendidi lunghi capelli biondi mossi dal leggero vento che si era alzato. Sapeva che ce l'avrebbe potuta fare, era allenato anche lui, quindi sfoggiava la sua solita disinvoltura e sfrontatezza verso il mondo.
Ma il ghigno gli morì sulle labbra.
Un bambino, di circa cinque anni, sgusciato dalla presa di Amanda, corse e salì i gradini del palco, andando ad abbracciare forte il suo fratellone, piangendo.
- Gabriel tranquillo, andrò tutto bene – disse Elia, ma in cuor suo era terrorizzato. Non per gli Hunger Games.
Un Pacificatore si avvicinò ai due ed Elia temette il peggio: la storia di pochi anni prima non doveva ripetersi, non con suo fratello, non con Gabriel. Il Pacificatore si accucciò per prendere il bambino in braccio, ma vide che Elia lo tratteneva con la forza a sé: - Stai tranquillo – gli disse l'uomo – sono stato un amico di tuo padre, a tuo fratello non accadrà niente.
E sentendo la sincerità della sua voce, Elia si rilassò, permettendo all'altro di portare Gabriel ancora piangente giù dal palco. Suo padre, il suo eroe, era stato un noto e importante Pacificatore ma tuttavia era stato fucilato  in diretta nazionale per aver difeso con il proprio corpo un bambino dalla lingua troppo lunga.
- Come ti chiami caro? - chiese Ophelia.
- Elia Klein – rispose lui, tornando in possesso delle sue facoltà e sorridendo di nuovo.
- E perché ti sei offerto?
- Mi pare ovvio, per vincere! - rispose Elia. Ma il vero motivo era un altro, e si chiamava atto di ribellione.
- Bene signore e signori! - esclamò Ophelia – ecco a voi Nirvana Kross ed Elia Klein, tributi del Distretto 2!



Distretto 3: Tecnologia


Era un po' un controsenso che dopo i distretti favoriti dovesse venire il 3, quel posto grigio e triste, dove l'unico vantaggio dei potenziali tributi era saper usare l'elettricità. C'erano solo facce tristi e spaventare che fissavano Kureè, la magrissima capitolina quarantenne, dipinta di nero e avvolta in un kimono giallo fluo, mentre chiacchierava patetica, tentando in modo per niente nascosto di fare colpo sul giocane e attraente neo-mentore del distretto. Quando si decise finalmente a passare all'estrazione, trascinò la mano nella boccia per un tempo esagerato e, dopo una pausa teatrale, lesse il nome.
- Bella Sanford!
La ragazza era bruna, con gli occhi azzurri e le lentiggini che la facevano sembrare più piccola dei suoi sedici anni. Non si prese il disturbo di sorridere. Salì con aria triste, lo sguardo abbassato sulle proprie vecchie scarpe mezze distrutte.
- Che bella bambina! - trillò Kureè – Che bello, scommetto che ci darai un fantastico spettacolo!
Bella avrebbe voluto dire che la bambina aveva perso i genitori e aveva un'intera famiglia sulle spalle. Avrebbe voluto dire che non aveva la minima intenzione di dare spettacolo, che il pensiero di tutta Panem che la guardava le faceva venire i brividi, che fosse tornata sarebbe stato solo perché on poteva abbandonare i nonni e Matisse.
Ma Bella non era stupida, e sapeva benissimo che questo non l'avrebbe aiutata con gli sponsor. Così si costrinse ad alzare gli occhi e sorridere, ringraziando mentalmente che Matisse fosse troppo piccolo per capire cosa le sarebbe accaduto, poi puntò lo sguardo verso la boccia dei ragazzi, ansiosa di sapere che genere di minaccia sarebbe stata il suo compagno di distretto.
- Ares... ehm, solo Ares! Chissà perché, magari non ha i genitori! Oooh, che cosa triste... -
Un diciottenne alto e bruno dalla pelle candida per un attimo sembrò sorpreso, poi si riscosse e salì con passo calmo e lento sul palco.
Concesse appena uno sguardo di superiorità a Kureè e Bella, per classificarle rispettivamente come un'incorreggibile idiota e una minaccia trascurabile, poi rivolse un'espressione misteriosa e cupa alle telecamere.
- Non la definirei triste – obiettò – Ci si abitua, dopo tanto tempo. Concordo con lei comunque. Un ottimo spettacolo. Fantastica idea, questi giochi – continuò freddo, indifferente, guardando l'altra ragazzina come un obiettivo da distruggere o da sfruttare. Come guardava sempre le persone, del resto.
Bella dal canto suo lo conosceva e, sinceramente, la preoccupava. Aveva sentito storie di persone uccise dai Pacificatori per ordine suo, e le sue compagne di classe pettegole non facevano altro che parlare di com'era bello e di quanto avrebbero voluto essere al posto delle ragazze scelte che lui si portava in casa per una notte. Non era il tipo da ascoltare i pettegolezzi, ma in quel momento ogni cosa era da tenere presente, visto che sarebbe stato suo avversario.
- Ma vi vedete? Siete a-do-ra-bi-li! Oh, che spettacolo, che gran vello spettacolo! Okay, Ares senzacognome e Bella Sanfors, tributi ai 69 Hunger Games!




Distretto 4: Pesca


Nel Distretto 4 stranamente quell'anno l'atmosfera non era la solita. Era evidente dall'ansia e dalla preoccupazione dei ragazzi che nessun volontario era stato selezionato e che, per quell'anno, non sarebbero stati un distretto favorito. Ma Sonnie, ovviamente, non si accorgeva di nulla. Grassoccia e prosperosa, avviluppata in una nuvola di piume, perle e pizzi bianchi intonati ai suoi capelli, era evidente che non potesse capire cosa passava nella testa dei comuni, inutili cittadini dei distretti.
- Buooooooon gioooooooooorno ragazzi miei! E possa la fortuna sempre essere a vostro favore! - strillò a un tono di voce ai limiti del sopportabile – Ora estraggo la ragazza... volontarie? Avanti, so che ci sono volontarie... Forza care, non siate timide! - La donna strizzò gli occhi e rise come se avesse fatto una battuta, ma le rispose solo il silenzio. Quindi, con aria falsamente dispiaciuta, estrasse il bigliettino femminile: - Adele McMair!
Una graziosa quindicenne dai capelli ramati sbiancò, portandosi una mano sul ventre. No, non poteva essere vero. Non poteva essere! Non che avesse paura per sé, in fondo ormai era una macchina da guerra, ma non c'era solo la sua vita in gioco.
- Adele! Hai sentito? Devi venire su cara. Corri!
La ragazza si decise a salire sul palco, afflitta.
- Oh, qualcuno ha esagerato con i dolci qui, eh? - trillò Sonnie dando una pacca sul fianco largo e morbido di Adele – Ma cara, potevi pensarci! Ora come accidenti farà il tuo stilista?
- Senti chi parla, idiota – bofonchiò Adele sottovoce, per non farsi sentir. Non si era mai fatta problemi a rispondere male, ma non poteva permettersi di incattivirsi Capitol City. Non ora, con la sua piccola Littze da proteggere.
- Ora il giovanotto! Manuel Sonne!
Un ragazzo dalla fila dei diciottenni salì sul palco, lanciando occhiate disperare a una ragazza in lacrime fuori dal recinto che stringeva un bimbo piccolo in braccio.
- Oh che scena tris... - sospirò Sonnie con falsa dolcezza, ma non riuscì a finire la frase perché in quel momento si accavallarono due “Mi offro volontario! Quasi contemporanei.
- Oh bene, avete deciso di fare i coraggiosi allora! Tu, con i capelli lunghi, sei quello che ha alzato la mano per primo mi sembra, vieni su. Tu, non preoccuparti caro, puoi sempre offrirti l'anno prossimo.
L'altro lanciò uno sguardo afflitto ad Adele e abbassò la mano cercando di soffocare le lacrime. Era evidente che qualcosa legava quei quattro ragazzi, ma nessuno fece domande. Il volontario salì sul palco e abbracciò Manuel: - Non preoccuparti, se non torno sarà per un buon motivo. E tu sii un buon papà per Radius, non come il mio, okay? - gli sussurrò all'orecchio. E anche tu Seth, sarai un buon padre. Anche se non lo sai, pensò, guardando l'altro volontario.
- Ehm ehm! - la capitolina reclamò l'attenzione – Mi diresti come ti chiami?
- Dilan Hedlund.
Il nome non era nuovo a Capitol. Del resto come dimenticare Zibilla Hedlund, la volontaria dodicenne che aveva sbalordito tutti con la sua vittoria? Ma Zibilla, sulla sedia riservata ai mentori, non sembrava troppo felice che suo nipote avesse deciso di seguire le sue orme: sapeva fin troppo bene che Dilan non era uno di quei ragazzi che non vedevano la differenza tra un tributo e un manichino da allenamento.
- Oh che caro! Scommetto che era tuo fratello, no? - Dilan non era il tipo che lancia insulti. Si limitò a guardarla, pensando che non sarebbe stato male poterla incenerire con lo sguardo. Idiota.
Si posizionò accanto ad Adele e le strinse la mano. Non poteva parlarle, non con quella cretina di Sonnie che li fissava, ma del resto Dilan preferiva parlare con lo sguardo che con le parole. E il suo sguardo diceva Tornerai, non preoccuparti. Tutti e due, tornerete.
- Ehi, non c'è bisogno di essere così scostanti, basta dirlo se mi sono sbagliata! Uff, i giovani d'oggi. Beh, ecco a voi Adele McMair e Dilan Hedlund, i vostri campioni ai 69esimi Hunger Games!




Distretto 5: Energia



Il Distretto 5 non era dei più poveri, ma il clima era comunque cupo e teso, e questo per Audrey era quasi un'offesa personale. Raggiungeva a stento i venticinque anni ed era splendida, nel suo tubino attillato blu notte intonato ai tacchi alti e alle meches che contrastavano in modo piacevole con i capelli dorati.
A Capitol City non era una delle più amate, anzi, era spesso criticata per il suo stile un po' troppo semplice per gli standard della capitale, ma il distretto era sinceramente affezionato a quella ragazza un po' sciocchina, ma dolce e seriamente interessata ai suoi ragazzi.
- Buongiorno cari! - cinguettò la ragazza al microfono – Ora estrarrò il tributo femminile. Buona fortuna ragazze! - strizzò l'occhio ed estrasse un bigliettino.
- Rebecca Runner!
Una bella ragazza dai lunghi capelli castani raccolti in uno chignon disordinato venne avanti dalla fila delle diciassettenni, sorridendo con aria sprezzante.
Salì sul palco con la massima tranquillità, come se non aspettasse altro, ed era vero. L'avrebbe dovuto fare prima o poi. Iniziava a sentire sempre più forte il desiderio di uccidere e la sua famiglia meritava una vita migliore,per quanto quell' ochetta Abby le facesse venire non poco i nervi.
Audrey la abbracciò con fare materno, come era solita fare con tutti i tributi.
- Oh cara! Credimi, mi dispiace così tanto! Spero che la fortuna sia sempre a tuo favore.
La ragazza la scansò con un gesto brusco: - E levati! Tanto mi dovevo offrire – disse stringendosi nelle spalle.
- Oh beh, abbiamo una ragazza coraggiosa – esclamò Audrey, sebbene un po' offesa dall'asprezza della ragazza. Senza altri commenti infilò la mano nella boccia dei ragazzi.
- Peter Beetles!
Un ragazzo dalla fila dei sedicenni salì sul palco, cercando di sorridere nonostante il terrore. Audrey gli rivolse un sorriso rassicurante, ma non poteva prevedere cosa sarebbe accaduto subito dopo...
- Eh no bello, scordatelo! Mi offro volontario! - gridò un ragazzo praticamente uguale a Peter, saltando sul palco.
- Ma... ma Jake... - ribatté l'altro.
- Niente storie Pete! - urlò Jake e colpì il gemello facendolo cadere dal palco. Non poteva accettare che Peter morisse. Sarebbe stato come perdere metà del suo cuore.
- Oh... oh beh, abbiamo un volontario a quanto pare! - farfugliò Audrey per rompere il silenzio sconvolto che seguì – Jake Beetles, presumo. Che gesto... coraggioso! E dimmi, t-ti senti vincente?
Il ragazzo scosse la testa, come per togliersi l'espressione triste e preoccupata dal viso, e sorrise, strizzando gli occhi verdi da serpente che stonavano con il suo visto aperto e simpatico: - Eh, mi sono sentito meglio, ma ci proverò! - disse, saltellando da un piede all'altro come una tarantola – Ah, e vorrei dire a tutti che tornerò, oh sì che tornerò a casa! Posso salutare qualcuno? Beh, allora voglio salutare la mia mamma, coraggio mamma, non preoccuparti, ci rivedremo, e anche mio padre e tutti i miei amici, ciao John, ciao Sam, ciao Kurt, ciao Finchel, ciao...
- Sì caro, ma adesso... - cercò di interromperlo Audrey
- ciao Bob, ciao Widden, ciao Jemis...
- Okay, okay, basta adesso! - strillò Audrey – E tu cara, hai qualcosa da dirci?
- Io mi sento molto vincente – dichiarò Rebecca, con un sorriso malizioso e accattivante stampato in faccia.
- Ma bravi ragazzi, questo è lo spirito giusto! Di questo passo diventeremo un distretto favorito! Ecco a voi Rebecca Runner e Jake Beetles, i giovani eroi dei 69esimi Hunger Games!




Distretto 6: Trasporti



Nel Distretto 6 l'atmosfera solenne era distrutta dai fumi puzzolenti e dal ronzo perenne delle officine e Radennia doveva sforzarsi non poco per sovrastarlo. Sulla trentina, era il suo primo anno nel Distretto 6, ma era stata l'accompagnatrice del 7 e sembrava parecchio nostalgica. Infatti si ostinava ancora a portare lo stesso vecchio vestito verde di foglie e fiocchetti rossi, con tanto di cappello-ghirlanda posato sulla parrucca riccia rosata. Aggiungendo la delicata sfumatura di bordeaux della sua pelle era semplicemente ridicola. In effetti, sembrava che andasse alla mietitura solo per sfoggiare la sua improbabile mise.
- Felici Hunger Games cari! - esclamò, facendo smorfie con le labbra tinte di viola. Sculettando, si diresse verso la boccia ed estrasse il bigliettino: – Nina Devine! - strillò con un accento particolarmente marcato.
La diciassettenne, pallida e dai capelli castani, venne avanti ghignando, le labbra striate in un sorrisetto cinico. Video suo padre nel gruppo dei Pacificatori e non si stupì della sua aria indifferente, sollevata persino, come quella di tutti gli abitanti del distretto. In fondo l'aveva guardata trasformarsi nella creatura infernale che era senza fare niente, quando mai le era importato qualcosa di lei? O di sua madre, se era per questo. Si posizionò a braccia incrociate accanto a Radennia, guardandola con aria di scherno.
- Ehi, bel cappellino – commentò.
Radennia non notò il sarcasmo in quelle parole: - Oh cara! Grazie mille, anche tu non saresti male se ti pettinassi un po' quei capelli e non fossi così terribilmente magra! Ma dimmi cara, vuoi dirci qualcosa?
La ragazza scoppiò in una risata priva di allegria: - Io? Qualcosa? Nah, volevo solo ringraziare, ovvio! Che bello essere estratta, era da tanto che lo aspettavo! - ghignò sarcastica – Ma fottiti, fottetevi tutti. C'è... c'è da avere paura di me, sappiatelo! - E scoppiò di nuovo a ridere, ancora più inquietante, demoniaca quasi.
Radennia, troppo sconcertata per reagire con qualcosa di più che un balbettio sulle buone maniere, proseguì con la mietitura.
- Blade Stoner!
Si fece avanti un diciassettenne dall'aria inquietante, i capelli scuri come gli occhi e un piercing sul sopracciglio aggrottato in un'espressione cupa.
Squadrò la gente con aria truce e rivolse un'occhiata assassina alla sua compagna di distretto, un'occhiata che significava: nessuna pietà. E come Nina, Blade non aveva nessuno.
Perché un padre perennemente ubriaco, che preferiva a lui il fantasma di quella stronza di Beatriz, si poteva tranquillamente definire “nessuno”.
- Che bel giovane! E vuoi dire qualcosa? Che ne pensi della tua estrazione?
Il ragazzo si limitò a guardarla torvo, stringendo i pugni.
- Caro ti prego! Dicci, ti spiace essere stato estratto? - esclamò angosciata Radennia, sperando di rimediare almeno un po' la pessima figura fatta con il tributo femminile.
- No! E perché dovrebbe dispiacermi? Sono nato per questo no? Ammazzare qualcuno per far ridere una manica di deficienti! E alla fine se muoio chi se ne frega! - ringhiò tra i denti il ragazzo.
Tutti lo guardarono stupiti, di certo non era un atteggiamento comune nel distretto.
Mentre Radennia annunciava gli adorabili tributi dei 69esimi Hunger Games, le loro mani si strinsero e quasi sembrava che volessero rompersi a vicenda. Ma nei loro sguardi c'era qualcosa, qualcosa che sembrava stupore, l'uno per la cattiveria, per la sfacciataggine dell'altro. Ammirazione, quasi. Del resto, loro erano maledettamente uguali.




Distretto 7: Legname



Il paesaggio del Distretto 7 era, in un certo senso, rilassante, dopo tanti distretti industriali. La piazza era contornata di alberi e il profumo dei pini si poteva sentire fin sul palco.
Purtroppo l'umore dei ragazzi invece era tutto tranne che rilassato e nei loro volti si potevano distinguere tutte le sfumature dello sconforto e del terrore.
Laxelyy, pur essendo una diciottenne al primo anno di lavoro, lo notava benissimo, ma cercava comunque di portare un po' d'allegria, a cominciare dalla mise: le calze a rete bianche a cuoricini, il vestito a palloncino rosa confetto e i due codini castani ridicolamente alti; sembrava una bambinetta dispettosa che medita la sua prossima marachella.
E poi parlava, parlava, parlava. Aveva impiegato una buona mezz'ora solo a salutare la folla e aveva dedicato grande attenzione al momento solenne del discorso di apertura, condendo il tutto con penosi tentativi di far ridere il suo pubblico. Ma non riuscendo a risollevare gli animi, era finalmente passata al momento dell'estrazione.
- Hope Dianna Andersone! - gridò la ragazza – Oh, sono così eccitata! Chissà com'è? Sicuramente sarà carina, le ragazze sono così carine qui! Spero solo che non sia una dodicenne, mi fanno sempre tristezza...
La ragazza che salì sul palco era minuta ed esile, con lunghi capelli castano chiaro e splendidi occhi color del cielo che fissavano inespressivi il vuoto. Hope cercava di sorridere, ma era terrorizzata. Avrebbe solo voluto che fosse tutto un sogno, che il giorno dopo sarebbe di nuovo uscita con Hector e Robb e sarebbe andata al matrimonio di suo fratello Simèon. Ma purtroppo non era così.
Cercò lo sguardo di Esme tra la folla, temendo di vederla con la mano alzata che strillava come una pazza “Mi offro volontaria!”, ma grazie al cielo la sua amica era meno avventata di quanto pensasse e si limitava ad incoraggiarla con lo sguardo.
- Oh che cara! Dicci qualcosa di te, su! Quanti anni hai? Pensi di vincere?- trillò Laxelyy eccitata.
- Sedici e... lo spero – sussurrò la ragazza, abbassando lo sguardo.
- Mi pare giusto che tu speri, ti chiami anche Hope! - gridò la capitolina ridacchiando e diede una vigorosa pacca sulla spalla di Hope, con l'unico risultato di farle sgranare ancora di più gli occhi dal terrore.
- Oh, passiamo al ragazzo – fece firare la mano nella boccia – Donald Penguin!
La prima reazione a quelle parole fu il grido di dolore e la caduta di un uomo anziano fuori dal recinto, e una sedicenne dai capelli scuri che corse subito fuori ad aiutarlo ad alzarsi. Donald, dalla fila dei diciottenni, salì sul palco senza piangere, senza mostrare altro che la preoccupazione per il nonno, sebbene allietata da una debole speranza. Sapeva che quel caro vecchietto aveva una forza incredibile, e sapeva che poteva continuare ad andare avanti: doveva, per il bene di Wendy. E lui doveva tornare a riabbracciarli.
Ma Laxelyy notò solo la straordinaria bellezza del ragazzo, il fisico scolpito, gli occhi color del cioccolato e i capelli scompigliati che gli davano un'aria spontanea e genuina, come lui veramente era, del resto.
- Ohh – balbettò la giovane donna – che... che bel ragazzo – Donald la guardò, nascondendo una scintilla di disprezzo nel suo sguardo altrimenti gentile – Ehi, grazie – disse in un forzato tono scherzoso – Sarà carino stare in treno insieme.
Laxelyy arrossì e farfugliò qualcosa, mentre Donnie pregava che Wendy capisse che, se avesse dovuto tradire il suo amore, lo avrebbe fatto solo per tornare da lei. Strinse la mano a Hope con un sorriso tenero e rassicurante stampato in faccia, mentre una Laxelyy ancora su di giri annunciava i nomi dei due tributi.





Distretto 8: Tessuti



A partire dal Distretto 8, i tributi che si offrivano come volontari erano sempre meno, a causa del fatto che i ragazzi passavano la maggior parte della vita sul posto dei lavori, già dalla più tenera età. Il Distretto 8 era caratterizzato da decine e decine di fabbriche adibite alla tessitura, da quelle meno importanti i cui prodotti erano destinati alla popolazione, a quelle più importanti dove si producevano le divise perfette dei Pacificatori, e guai se una dovesse avere un filo fuori posto!
Anche quell'anno quindi Genevieve avrebbe dovuto mandare letteralmente a morire due poveri ragazzi, forse addirittura poco più che bambini; era il quinto anno che estraeva tributi e già al secondo aveva iniziato a provare un senso di quasi disgusto per quello che faceva: era stata così euforica quando l'avevano assegnata a un distretto – sì, non uno dei più favoriti, ma contava di fare carriera – che non si sarebbe mai aspettata di odiare il suo lavoro. L'anno prima aveva estratto una dodicenne: si ricordava ancora il suo sguardo terrorizzato e la sua fine, quando venne massacrata al bagno di sangue iniziale. Quella scena la portava nel cuore, e sperava non si ripetesse mai più; si consolava solo con il fatto che nei Distretti ancora più inferiori al suo andava molto peggio: nel 12 avevano avuto solo due vincitori in 69 edizioni! Lei sarebbe morta di crepacuore di sicuro.
Arrivò sul palco vestita sobriamente, giacca e gonna di un bel marroncino, con scarpe col tacco abbinate e i capelli raccolti in uno chignon: era una delle rare accompagnatrici che dimostrava la sua effettiva giovane età, neanche trent'anni. I ragazzi intanto si stavano riunendo nella piazza, assumendo espressioni molto serie, e i genitori dietro serravano le fila, probabilmente pregando ognuno per il proprio figlio; per Genevieve quello era uno strazio e le faceva venire il nodo alla gola. Alla fine si decise a mostrarsi sorridente almeno per le telecamere e diede a tutti il benvenuto agli Hunger Games.
Dopo il filmato dei Giorni Bui, venne la volta delle famigerate estrazioni: Genevieve si avvicinò con il cuore in gola alla boccia delle ragazze, sperando con tutto il cuore di non estrarre una dodicenne...
- Joanne Wilson – lesse.
Se la paura potesse uccidere, Joanne sarebbe morta sul colpo. Ma non fece in tempo ad uscire dalla fila delle quattordicenni.
- Mi offro volontaria!
Gli occhi di tutti cercarono la proprietaria della voce fino a riconoscerla in una figura dalla corporatura esile, i capelli castani lunghi fino ai fianchi e la pelle candida come la neve.
Le guance di Jennifer si tinsero di rosso a causa dell'attenzione probabilmente mondiale che aveva attirato, ma ormai l'aveva fatto: la sua migliore amica non sarebbe mai sopravvissuta, forse nemmeno al primo giorno; Joanne non si era mai allenata in vista dei giochi. Lei sì. Lei aveva qualche possibilità di farcela, poteva tornare a casa.
Salì sul palco con determinazione e Genevieve le andò incontro con il microfono: - Come ti chiami tesoro?
- Jennifer Grey.
- E' una tua amica quella per cui ti sei offerta?
Jennifer annuì decisa: - Ce la farò, tornerò a casa.
Genevieve era commossa da quel gesto – non le era ancora capitata una cosa del genere – però non si lasciò sopraffare e si diresse alla boccia dei ragazzi.
- Lysandre Laxfer
Metà popolazione trattenne il respiro: praticamente tutti conoscevano Lysandre, e altrettanti lo adoravano, soprattutto le donne, di cui lui era grande amico; perché anche Genevieve sapeva che il ragazzo era omosessuale dichiarato. Ma omosessuale dichiarato e fiero, cosa che gli permise di avviarsi con disinvoltura sul palco, dopo essersi sistemato la sua fedele sciarpa al collo, e salire i gradini fieramente, ma con il viso mezzo nascosto dall'indumento per farsi coraggio. Perché anche il più coraggioso può provare timore dentro di sé.
Genevieve gli si avvicinò: - Lysandre vuoi dire qualcosa?
- Certo – e si spostò la sciarpa dal viso per poter parlare – Beh, mi ci vorrà una grande botta di culo per tornare indietro, lo so, ma ehi!, magari accade il miracolo no? Sappiate che comunque avrò sempre stile, anche da mezzo morto! - e concluse il tutto con una strizzatina d'occhio e un segno di vittoria verso le sue amiche, che lo guardavano disperate per aver perso un compagno così particolare e unico.
Dal palco, Lysandre scorse l'ombra di qualcuno osservare la scena senza un minimo di espressione facciale: suo padre, anzi no, il suo genitore biologico, aveva seguito tutto e non aveva provato una sola emozione, ma a Lysandre questo non turbava più di molto, aveva smesso di considerarlo suo padre anni prima.
Genevieve si avvicinò a lui sorridendo dolcemente: - La positività è sempre ben accetta, quindi signori, ecco qui i tributi del Distretto 8!




Distretto 9: Grano



Nel Distretto del grano quello era il periodo più rilassante per gli abitanti, poiché il cereale era stato seminato ad ottobre, sarebbe stato raccolto a giugno, e in quegli attimi ogni singola piantina iniziava a crescere vistosamente, dando alle persone solo il compito di controllarle e proteggerle da intemperie e parassiti. Probabilmente non era un caso se la Mietitura avveniva proprio in quel periodo dell'anno: evidentemente Capitol City aveva organizzato tutto in modo che ogni singolo abitante assistesse, senza campare la scusa del lavoro che loro stessi avevano affibbiato.
Phelywell era scesa dal treno respirando a pieni polmoni quell'aria genuina: per fortuna le numerose fabbriche per la lavorazione dei prodotti erano situate abbastanza al di fuori del contesto cittadino, che quindi veniva inondato del dolce profumo del grano in crescita. O almeno questo pensava l'accompagnatrice che da oltre 10 anni si occupava del Distretto 9. Quell'aria così naturale e così diversa da quella della capitale, aveva il potere di rigenerarla ogni anno, forse anche ringiovanendola, per cui per lei la Mietitura era uno dei momenti dell'anno che preferiva. Sarebbe stato perfetto se non fosse per il compito che svolgeva: mandare a morte due ragazzi ogni volta non era proprio la sua più grande ambizione, ma ormai si era quasi abituata ed esso era diventato un comune lavoro; e poi contava sul fatto che il Distretto 9 avesse comunque un buon gruppo di Vincitori.
Phelywell era già pronta sul palco quando i potenziali tributi si stavano ammassando in piazza, tutti tirati a lucido e coprendo quasi del tutto i segni del lavoro massacrante che già svolgevano nei campi. L'accompagnatrice diede il suo spumeggiante benvenuto a tutti e presentò con entusiasmo il filmato dei Giorni Bui: non poteva farci niente, l'aria che respirava la faceva sentire splendidamente.
E venne la volta delle estrazioni: - Prima le signorine! - esclamò trillando Phelywell, avvicinandosi quasi saltellando alla boccia delle ragazze: - Karmilla Loshad - e le venne un nodo alla gola mentre lesse.
Infatti tutti gli abitanti del distretto conoscevano la stramba – se vogliamo usare un termine leggero – ragazza che abitava nell'unico maniero dei paraggi. Karmilla uscì dalla fila delle sedicenni, indossando la fedele divisa da cameriera che ormai era il suo marchio, i bellissimi capelli ramati illuminati dalla luce solare e gli occhi cerulei che scrutavano con sufficienza ciò che la circondava; salì sul palco quasi stizzita e si mise nella sua postazione.
-Ehm... - iniziò Phelywell, non sapendo come comportarsi – vuoi dire qualcosa?
Ma Karmilla non la stava ascoltando, anzi, sembrava parlare con qualcun altro (forse da sola?), al che Phelywell si indispettì: detestava essere ignorata: - Insomma signorina! Sei stata scelta per gli Hunger Games e non hai niente da dire??
Karmilla la ignorò ancora, annuendo un'ultima volta, poi si girò e si rivolse direttamente all'accompagnatrice: - Sai che è maleducazione interrompere qualcuno mentre parla? E comunque sì, ho qualcosa da riportare: Gertrude dice che il tuo abbigliamento fa veramente schifo. E lei era una stilista, se ne intende – disse, alludendo all'accostamento di rosso e blu di Phelywell che si arrossò in viso, ma cercò di trattenersi per non mettersi a sbraitare in diretta. Non aveva neanche fatto caso alla persona che la giovane aveva nominato, e che non era presente sul palco.
Molti degli uomini del distretto, compagni di bevute di Karmilla, abbozzarono un sorriso: loro infatti sapevano bene che la ragazza parlava da sola o con ipotetici spiriti; d'altronde era matta. Però sarebbe mancata, per il fatto che offriva sempre lei da bere ovviamente.
Cercando di trattenersi, Phelywell si avvicinò alla boccia dei ragazzi: - Ed ora il giovane uomo... - disse, l'entusiasmo ormai minato da Karmilla.
- Mi offro volontario!
Phelywell alzò lo sguardo speranzosa: raramente erano capitati volontari in quel distretto; a lei solo una volta, anni prima.
Dalla fila dei diciassettenni si fece avanti un ragazzo minuto, dall'aria molto fragile che non dimostrava assolutamente la sua età e sembrava sul punto di cedere; il suo aspetto era abbastanza trasandato, ma lui non sembrava tenerne conto.
Benjamin avanzò verso il palco, sfiorando con la mano destra il ciondolo a forma di foglia appeso al collo, regalo della sua migliore amica.
Phelywell era abbastanza perplessa da quel volontario, come forse molti del distretto: il ragazzo non sembrava avere qualche possibilità di vittoria: - Come ti chiami caro? - gli chiese gentile; in fondo le ispirava fiducia. E poi tutto pur di non tornare vicino a Karmilla.
- Mi chiamo Benjamin McLein.
- E perché ti sei offerto volontario?
Bella domanda. In realtà Benjamin non lo sapeva con precisione; la possibilità di per sé di essere estratto per gli Hunger Games gli era sempre scivolata addosso come un alito di vento. E poi il suo penultimo anno aveva deciso di offrirsi. Optò di rispondere con la classica formula: - Perché ho le possibilità di vincere.
Benjamin alla fine puntava sul passare inosservato, cosa che gli sarebbe stata facile nell'arena se avesse iniziato fin da subito ad attuare questa strategia.
- Bene! Signori, vi presento i tributi del Distretto 9! - esclamò Phelywell, tornando al suo tono allegro.




Distretto 10: Bestiame



I cavalli pascolavano tranquilli nei campi, le mandrie di bovini erano rilassate sotto il sole di mezzogiorno di primavera, di una primavera come tante purtroppo. Di lì a poco un giovane uomo e una giovane donna sarebbero stati estratti per andare a morire, proprio come carne da macello, ironico paragone per i tributi del Distretto dedito all'allevamento del bestiame. Ed era praticamente così che li considerava Hawness, l'accompagnatrice di quegli anni; si era talmente infuriata tre anni prima quando l'avevano assegnata al Distretto 10 che probabilmente a Capitol ancora si ricordavano di lei e tremavano quando la vedevano; tuttavia non era servita a niente ed era rimasta nel terzo distretto in ordine di scarsità di tutta Panem. Per lei era la Mietitura rappresentava una seccatura, più volte infatti aveva visto i futuri tributi salire sul palco tremanti e terrorizzati, sul soglio delle lacrime; detestava quelli come loro, insomma! Visto che erano ormai in ballo, dovevano ballare! Che poi morivano quasi sempre, uno dopo l'altro, soprattutto nel bagno di sangue iniziale. I rari vincitori erano coloro che si facevano furbi prima e si guadagnavano gli sponsor già dalla Mietitura; erano questi che piacevano ad Hawness.
La piazza si gremì di gente, ragazzi e genitori, che dopo la solita registrazione con il sangue, si sorbirono il video sui Giorni Bui; Hawness sbuffò: in fondo non era colpa sua se i Distretti si erano ribellati, peggio per loro, ora ne pagavano le conseguenze.
Hawness si avvicinò alla boccia delle ragazze: - Prima le signore, ovviamente!
Estrasse un bigliettino dalla potenziale mortalità: - Frida Burton!
La ragazza si irrigidì: mai avrebbe pensato di poter essere estratta per gli Hunger Games, insomma, era la figlia del sindaco! E ora? Lei non si era allenata per niente, avrebbe dovuto morire!
- Mi offro volontaria!
Dalla fila delle dodicenni una voce dolce ma allo stesso tempo determinata si levò nel silenzio della piazza.
- No Victoria... - sussurrò Frida, ma senza poter fare niente.
La bambina si avviò verso il palco con fare aggraziato, sorridendo in maniera spontanea: in cuor suo però sapeva quanto era importante quella scelta; si era offerta volontaria e ora doveva andare nell'arena a combattere. Ma aveva le carte in regola per farcela.
Salì sul palco e Hawness rimase meravigliata da quello scricciolo volontario, cosa rarissima in quel Distretto, che emanava una così grande forza e sicurezza attorno a sé: decise che quella ragazzina le stava stranamente simpatica: - Come ti chiami?
- Mi chiamo Victoria Burton e mi sono offerta al posto di mia sorella perché posso vincere.
E nessuno mise in dubbio le sue parole dopo aver guardato nei suoi fieri occhi argento-azzurri.
Hawness si avvicinò quindi alla boccia dei ragazzi: - Dennis Nicholas Moore!
Nessun volontario si fece avanti per offrirsi al posto di Dennis. Il ragazzo avanzò dalla fila dei diciassettenni e salì sul palco; perfino l'accompagnatrice non poté rimanergli indifferente: Dennis era uno dei ragazzi più sexy che avesse mai visto, e quasi a sottolineare quell'aspetto, continuava a mordersi il labbro inferiore molto lentamente, facendo sciogliere almeno metà delle donne che guardavano la Mietitura in quel momento.
- Ehm... - iniziò Hawness; nonostante avesse almeno una quarantina d'anni, non poteva non provare imbarazzo – Vuoi dire qualcosa?
Dennis guardò i suoi compagni di scorribande: - Semplicemente che vincerò, e che non vi dimenticherete facilmente di me – e si passò la mano tra i capelli biondi in modo provocante, ammiccando a chissà chi con i suoi ipnotici occhi turchese.
Hawness andò in mezzo ai due tributi, approfittandone per respirare, e li presentò come... - I tributi del Distretto 10!




Distretto 11: Agricoltura


I campi verdeggiavano nel Distretto 11 e gli alberi da frutta stavano per dare le prime gemme di stagione; tutto era pacifico, la vegetazione riusciva a donare un senso di tranquillità impossibile da ottenere da altre parti. Il silenzio regnava sovrano quel giorno, anche se si sarebbero dovute sentire le voci dei lavoratori all'opera, come sempre; non era un silenzio di tranquillità, non era un silenzio rilassato: era il silenzio che precedeva la Mietitura, quando tutti gli abitanti si riunivano in piazza e pregavano per i loro figli.
Cassandra quell'anno si era equipaggiata a dovere: stivali alti, gonna resistente, giacca impermeabile e cappellino in testa, tutto delle tonalità del verde. Non si era dimenticata l'anno prima: era stata la sua prima Mietitura ed era andata vestita come le colleghe dei distretti superiori, ma era capitato che il giorno prima avesse piovuto a dirotto; lei si era sporcata di fango le pregiatissime scarpe di pelle di coccodrillo, strappata la costosissima gonna su un paio di cespugli di rovi e un uccello aveva avuto la bella idea di lasciarle un ricordino sui capelli, per cui quell'anno aveva deciso che premunire era meglio che curare.
Cassandra amava la natura, quindi era stata felice quando l'avevano assegnata al Distretto più “naturale” di tutti ma si era ricreduta l'anno prima, quando aveva visto morire i suoi due protetti: aveva capito che purtroppo la bellezza del paesaggio non sempre rispecchiava l'animo dei suoi abitanti, ormai rassegnati a veder morire ogni anno due dei loro ragazzi. Per cui decise che la Mietitura di quell'anno sarebbe stata veloce e indolore, almeno per lei.
Dopo il filmato dei Giorni Bui, Cassandra si avvicinò alla boccia delle ragazze, e senza dire niente estrasse un nome: - Shila Evans!
Probabilmente la ragazza in questione avrebbe preferito sprofondare sotto terra piuttosto che salire su quel palco; fece un timido passo in avanti quando una voce si alzò sopra i mormorii: - Mi offro volontaria!
Esmeralda uscì dalle file delle sedicenni e si avviò verso il palco, sorridendo a Shila quando le passò davanti: Shila non doveva morire in quell'arena, era la sua unica amica; se ci avesse rimesso la vita, anche lei avrebbe perso un pezzo della sua. Salì quindi sul palco, i capelli corvini, di cui andava tanto fiera, mossi dal vento di primavera; quando fu su, riuscì a vedere in lontananza il suo amato pesco, dove trascorreva gran parte delle giornate a leggere e scrivere poesie, dove andava a piangere silenziosamente  dopo ogni Mietitura: quell'anno non avrebbe potuto permettersi quel lusso, avrebbe dovuto mostrarsi forte, per cui sorrise alle telecamere.
- Come ti chiami cara? - chiese Cassandra tesa; non pensava che potesse mai vedere un volontario in quel distretto.
- Mi chiamo Esmeralda Dickens, e tornerò a casa – e dicendolo vide il suo piccolo cuginetto in braccio ai suoi genitori, che la guardava forse non capendo ancora cosa stesse succedendo. Sarebbe tornata per lui.
- Bene, e ora il giovane uomo – e Cassandra si avvicinò alla boccia – Marcus Ayani!
Un giovane muscoloso e di bell'aspetto iniziò a camminare verso le scale del palco, senza tradire alcuna emozione sul viso. Marcus un po' se l'aspettava, ma in fondo era preparato: anni e anni di allenamenti, in vista delle gare di pugilato non proprio legali, l'avevano temprato nel corpo e nello spirito. E poi ci aveva pensato, e aveva visto negli Hunger Games la possibilità, l'opportunità di aiutare la sua famiglia a sistemarsi per sempre, di aiutare sua sorella a guarire in modo definitivo, o per lo meno di farle avere sempre le medicine a portata di mano.
Per cui salì deciso i gradini del palco e quando parlò alla nazione lo fece con forza: - Tornerò vincitore – e quelle due semplici parole riuscirono a convincere quasi tutta la piazza. Marcus notò fra le file Leonora e si ripromise di vincere anche per lei.
- Popolo di Panem – disse Cassandra – vi presento i tributi del Distretto 11!




Distretto 12: Carbone



Distretto 12. Il più povero di Panem, quello che ogni anno offriva i ragazzi come veri e propri tributi, di nome e di fatto, in quanto quasi sempre morivano nei primi giorni di arena. In 69 edizioni c'erano stati solo due vincitori, di cui solo uno ancora in vita: dalla 50esima edizione, Haymitch Abernathy era stato l'unico mentore dei due tributi del distretto dei minatori, ma non era mai riuscito a portarne a casa uno vivo.
Ma in fondo non era neanche colpa dei tributi: nel distretto, i ragazzi scendevano nelle miniere una volta compiuti i 18 anni, per cui imparavano ad utilizzare picconi ed esplosivi solo dopo aver finito gli anni delle Mietiture, per cui se venivano estratti, partivano svantaggiati in quanto non avevano una particolare dote: o eri stato così previdente da imparare ad utilizzare qualche arma – cosa assai difficile in quanto la maggior parte dei ragazzi riusciva solo ad andare a scuola e tentare di sopravvivere – o imparavi velocemente durante l'Addestramento, o eri spacciato.
Perciò Effie Trinket, l'accompagnatrice addetta da quell'anno, era molto irritata che il suo primo incarico fosse in un distretto così misero e povero di Vincitori e possibili tributi di un certo interesse. La donna era alla sua prima Mietitura e sapeva già cosa aspettarsi: ragazzi mogi e disperati che andavano al patibolo come dei condannati a morte; ma in fondo perché negarglielo, lo erano.
Effie si presentò in un vestito rosa, abbinato a delle scarpe di una tonalità più scura e ad una parrucca dello stesso colore delle calzature; dopo il filmato dei Giorni Bui, Effie prese il microfono in mano: - Felici Hunger Games! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!
Si diresse verso la boccia delle ragazze: - Prima le sign...
- Prima le signore un paio di balle!
Da un angolo del palco sbucò un ragazzo, di circa 18 anni, muscoloso e dalla mascella squadrata, i capelli neri ribelli che venivano ulteriormente scompigliati dal vento; nessuno si era accorto della sua presenza sul palco, né il sindaco, né i Pacificatori, né tanto meno Effie, a cui era preso un colpo e che ora guardava allibita il giovane: detestava il linguaggio scurrile e quel ragazzo ancora innominato si era presentato quasi uccidendo le buone maniere. Effie gli si avvicinò allibita: - Scusa chi...
Ma il ragazzo non le diede quasi il tempo di aprire bocca: - Cazzo, ti pare questa l'ora di arrivare?!E' da sta mattina che aspetto sul palco!  Uno non si può neanche offrire come tributo in pace... Mah! Non ci sono più le accompagnatrici di una volta...
Inutile dire che Effie era rimasta traumatizzata: la sua prima Mietitura e già la più problematica!
- Quindi tu sei...
- Io sono Wayne Tiger, ma per tutti Tiger, e sono il maschio volontario del Distretto 12, mi pare ovvio! - si annunciò da solo, dopo aver strappato di mano il microfono ad Effie, che stava probabilmente per svenire.
Tiger guardò verso la folla e con soddisfazione vide che Fred era rimasto a bocca aperta: mai più si sarebbe aspettato che suo fratello onorasse la scommessa di farsi trovare sul palco come tributo, ma doveva ricredersi: Tiger era lì, tributo maschile del distretto dei minatori.
Effie riuscì a riavere indietro il microfono e si avvicinò alla boccia delle ragazze, bofonchiando qualcosa sulla mancanza di educazione, di galanteria, di tatto e di buone maniere del giovane.
- Talia Coulter
Una ragazza bionda  uscì dalla fila delle quindicenni e avanzò, apparentemente molto rilassata; in fondo se l'aspettava, il suo sesto senso gliel'aveva già rivelato tempo prima, lasciandole tutto il tempo per organizzarsi al meglio in vista dei giochi. Talia salì sul palco e da lì riuscì a vedere la sua migliore amica Dawn che la guardava sgomenta e disperata; la ragazza mimò con le labbra un “visto? Te l'avevo detto” in direzione della sua amica e poi le sorrise rassicurante. Dawn aveva avuto paura di essere estratta e non aveva voluto credere alle rassicurazioni di Talia, premonizione che si era avverata.
- Vuoi dire qualcosa? - Effie le si era avvicinata con il microfono.
- Solo che farò di tutto per vincere – rispose Talia, continuando a sorridere.
Effie si portò in mezzo ai due tributi e tentò di far tornare quella Mietitura alla quasi normalità, annunciando: - I tributi del Distretto 12!












Angolino Autrici

Ed ecco finalmente le Mietiture! Allora, intanto ci scusiamo per il ritardo e per l'impaginazione non perfetta, ma al momento della pubblicazione abbiamo avuto seri problemi con l'HTML >.> provvederemo a risolvere al più presto (avvalendoci di qualche aiuto esterno LOL) e magari cercheremo anche di mettere le foto dei 24 tributi **
Che dire, sono tutti bellissimi <3 ah, a proposito, se aveste qualche precisazione da fare (cioè, se non abbiamo azzeccato il tributo LOL), sappiate che ci siamo attenute alla lettera alla scheda che avete mandato u.u però se c'è qualcosa che possiamo limare, ditecelo pure <3
A tal proposito, ecco come sono stati realizzati i Distretti
darkangel98 Distretti: 1, 3, 4, 5, 6 e 7
Keily_Neko Distretti: 2, 8, 9, 10, 11 e 12

  
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