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Autore: Rey_    23/01/2013    9 recensioni
ATTENZIONE: SEGUITO SUMMER PARADISE WITH YOU.
Dal capitolo 6
“Cosa posso fare per farmi perdonare?” le chiesi, passandole anche un asciugamano e aiutandola a frizionarsi i capelli. Incrociai il suo sguardo nello specchio e lei mi sorrise debolmente.
“Non devi farti perdonare di niente. So che hai la testa un po’ bacata, capisco che possono sfuggirti un po’ di cose” mormorò sarcastica, il sorriso che si allargò. Con un mezzo sospiro sollevato, ricambiai il sorriso e le poggiai le mani sui fianchi, facendola girare verso di me.
Lei mi lasciò fare, curiosa di vedere la mia prossima mossa.
“E se io volessi farmi perdonare comunque?”
“Ti direi che per punizione non te lo lascerei fare” replicò al volo, stampandosi un sorriso beffardo sulla faccia. Arricciai le labbra, preso in contropiede dalla sua aria furba e dalla sua affermazione apparentemente irremovibile.
“Mh, e se io ti baciassi?” proposi, cercando di mostrarmi serio. Il suo sorriso si allargò.
“Te l’ho detto: non ti lascerei fare” affermò, però in contrasto con le sue parole si avvicinò a me, diminuendo pericolosamente la distanza tra i nostri visi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5.
 
 

Jenny.
 


Sapevo che quella giornata sarebbe stata un vero disastro. Tralasciando il bellissimo, come al solito, risveglio, con la voce roca di Harry che mi riportava alla realtà e al suo bacio delicato che rimetteva in moto il cervello all’istante, sapevo che sarebbe andata male dal messaggio di Cat che mi arrivò un attimo dopo, ricordandomi che la professoressa di latino avrebbe riportato i compiti in classe svolti una settimana prima.
Era passato un mese dal mio arrivo nella nuova scuola e, a parte qualche carenza in matematica, dove comunque riuscivo sempre a cavarmela con un rifilato sei, potevo affermare che andavo piuttosto bene e la mia media era anche abbastanza alta.
Se lasciavo da parte il latino e non consideravo gli ormai abituali quattro alle interrogazioni e l’ultimo compito consegnato praticamente in bianco.
Ero un disastro, lo sapevo, ma non potevo farci niente. Nella mia vecchia scuola non facevamo latino ed arrivare in una classe dove lo studiavano già da tre anni, non aiutava affatto.
Sbruffai, lanciando il cellulare sul letto e attirando l’attenzione di Harry. Dovevo dire che restare concentrata era piuttosto difficile, considerando il fatto che si era appena svegliato anche lui e che la prima cosa che aveva fatto era raggiungermi nella mia stanza, di conseguenza aveva addosso solo i suoi boxer neri che lasciavano veramente poco all’immaginazione. Mi imposi di non guardare più al di sotto del suo  mento, mentre lui si sfregava gli occhi ancora decisamente assonnati e cercava di sistemarsi il groviglio di ricci che aveva in testa.
“Che c’è, piccola? Non ti è piaciuto il risveglio?” mugugnò, lasciandosi scappare il suo solito sorrisetto malizioso. Sorrisi, affrettandomi ad infilare i pantaloni del pigiama, ricordandomi solo grazie al suo sguardo improvvisamente acceso di aver dormito senza. Lui si imbronciò appena gli coprii la vista che doveva piacergli particolarmente ed io gli scompigliai ancora di più i ricci.
“No, il risveglio è stato perfetto. E’ quello che mi aspetta a scuola a preoccuparmi” mormorai sospirando sconfitta, già consapevole dell’imminente insufficienza che avrei riportato a casa, peggiorando ulteriormente la situazione.
“Che c’è che non va?” mi chiese lui, preoccupato. Sospirai, prendendogli la mano e trascinandolo con me al piano di sotto.
“Vado male a latino. Non l’ho mai studiato e sono decisamente indietro rispetto agli altri, oggi la prof. riporterà i compiti e sono sicura di aver preso un’altra grave insufficienza” mormorai sconfitta, mentre scendevamo le scale.
“Mi dispiace” mormorò lui “Cosa posso fare per aiutarti?” gli sorrisi, rincuorata dalla sua preoccupazione e mi alzai sulle punte dei piedi per baciarlo.
“Niente. Dovrò cavarmela da sola e mettermi sotto” replicai stringendomi nelle spalle. Lui annuì ed io gli sorrisi, sperando che lui ricambiasse. Mi accontentò all’istante, alleggerendomi il peso che sentivo sul cuore e rallegrandomi decisamente la giornata.
“Potremo provare a studiare insieme, magari ti può essere d’aiuto” propose, senza perdersi d’animo. Il mio sorriso si allargò e annuii, stringendogli la mano.
“Ci proveremo” affermai, prima di entrare in cucina con lui, salutare gli altri e dedicarmi alla mia colazione.
 
 
 
 
Un disastro, come avevo previsto. Non appena la professoressa, con il suo sorriso sadico, posò il foglio del mio compito sul mio banco, con il tre in bella vista, sentii il mondo crollarmi addosso. Cat mi lanciò uno sguardo dispiaciuto, coprendo all’istante il suo rifilato sei meno.
Mi sforzai di sorriderle e lei ricambiò, ma prima che potesse dirmi qualsiasi cosa, la strega che avevamo al posto della professoressa, una donna decisamente trascurata, con un diavolo per capello e ogni tratto del suo viso che ti spingeva a pensare che l’unica cosa che aveva era la sua amata lingua morta, prese la parola.
“Come vedete, non sono andati benissimo i vostri compiti. A parte le solite persone che studiano regolarmente, siete tutti un po’ scesi” commentò, incrociando le mani e scandagliando dalla sua postazione tutti i nostri visi, soffermandosi poi sul mio.
Sbiancai, sperando che il suo sorriso diabolico fosse solo una mia impressione.
“Signorina Foster” capitolò, distruggendo tutte le mie speranze. Gli occhi di tutti i presenti puntarono su di me, chi sospirando e ringraziando che non fosse lui l’imputato, chi lanciandomi sguardi di comprensione, chi di scherno. Deglutii guardando Cat, che ricambiò preoccupata e mi strinse la mano sotto al banco, facendomi capire che era lì per me a sostenermi.
Era veramente una brava ragazza ed eravamo entrate subito in sintonia. Tempo una settimana e potevo affermare di aver trovato un’ottima amica, leale, dannatamente divertente, a cui già sentivo di essermi affezionata.
Tornai al presente, quando sentii lo sguardo bruciante della professoressa su di me.
“Non voglio farle dire il suo voto davanti a tutti, ma mi ritrovo quasi obbligata a consigliarle di cominciare a prendere ripetizioni. A meno che non voglia essere bocciata nella mia materia” disse, sempre con il suo sorriso sadico. Sentii il sangue colorarmi le guance mentre l’unica soluzione che avrei preferibilmente evitato si rivelava come l’unica che sarebbe potuta essere efficace.
Il fatto era che odiavo pesare alle persone e il pensiero di affidarmi ad uno sconosciuto che avrebbe dovuto spiegarmi il latino praticamente dal principio, mi scocciava. Forse perché sapevo che avrei tolto il tempo ad una persona alla quale probabilmente il fatto che io facessi schifo in quella materia non importava niente.
“Se non vuole confrontarsi con qualcuno più grande, può chiedere a qualche ragazzo del quinto anno. Nella mia classe sono tutti ottimi studenti e, oltre al fatto che la lezione sarebbe sicuramente più leggera, potrebbe anche essere una scelta economica” mi fece notare, con un altro falsissimo sorriso. Sospirai, sforzandomi di ricambiare con uno altrettanto falso che faceva invidia ad una moneta da tre euro.
“Ci penserò, prima chiedo in famiglia se c’è qualcuno che può aiutarmi” mi salvai in calcio d’angolo, ricordandomi della proposta accennata di Harry, prima che mi raccomandasse lei una qualche ragazza o ragazzo a cui chiedere aiuto.
“Come vuole. Comunque io provvederò a sentirla al più presto, per darle la possibilità di recuperare” mi informò. Io annuii e poi, ringraziando il Cielo, lei distolse l’attenzione da me per dedicarsi alla sua lezione.
“C’è qualcuno che può darti una mano?” bisbigliò Cat, avvicinandosi.
“Forse Har...vey. Lo studiava anche lui al liceo, vedrò di adattarmi” risposi. Ancora non avevo rivelato a Cat la vera identità del mio ragazzo. Non che non ce ne fosse stata occasione, semplicemente perché avevo paura che sarebbe potuto cambiare qualcosa. Tutte, ogni singola ragazza era fan dei ragazzi in quella scuola e avevo capito che anche a lei piacevano. L’ultima cosa che volevo era che le cose cambiassero tra noi, considerando il fatto che lei era l’unica amica degna di questo nome che avevo trovato.
Mi ero promessa che l’avrei fatto, prima o poi. E comunque finché lei non indagava oltre quello che le dicevo io potevo stare tranquilla. Non era una tipa impicciona e se capiva che ad un certo punto non volevo parlare più di un certo argomento, deviava all’istante l’attenzione su qualcos’altro.
“Sei sicura? Non pensi che sia meglio chiedere a qualcuno più allenato?” chiese preoccupata. Cercai di rassicurarla con un sorriso.
“Tranquilla, cercherò di impegnarmi” affermai decisa. Lei sorrise annuendo, prima di cominciare ad ascoltare la lezione.
Il resto della mattinata passò tranquillamente, non era un caso se avevo l’insufficienza solo in latino, in tutte le altre materie andavo bene, anche grazie ai professori che erano molto gentili e non esigenti come quella strega.
Al suono della campanella, quando pensavo che finalmente il peggio della giornata fosse passato e che potevo finalmente buttarmi tra le braccia del mio Harry e scacciare via tutti i turbamenti, scoprii che c’era qualcuno ad aspettarmi fuori dalla classe, qualcuno che non era proprio chi volevo vedere in quel momento.
“Ciao, Jenny” mi salutò Lucas, con un sorriso smagliante e facendomi un gesto con la mano. Mi sforzai di sorridergli, per cortesia, anche se l’unica cosa che volevo fare in quel momento era uscire da quella dannata scuola. Peccato che lui era di tutt’altra idea e sembrava proprio che voleva parlare.
“Ehi” mormorai.
“Oh, ciao Luc” lo salutò Cat, uscendo dalla classe dopo di me. Lui le sorrise  e poi lei si sporse verso di me per schioccarmi un bacio sulla guancia.
“Ci vediamo domani, chiama se hai bisogno di qualcosa” mi disse, probabilmente riferendosi ai compiti di latino che ci erano stati assegnati. Annuii e ricambiai il saluto, prima che lei scomparisse tra la folla, facendo proprio quello che desideravo fare io.
“Allora, ho sentito che ti serve una mano in latino” cominciò Lucas, camminando con mia grande gioia verso l’uscita. Lo seguii, lanciandogli un’occhiata di sottecchi. Lui mi sorrise.
“Me l’ha detto la professoressa. E’ stata una buona mezz’ora a blaterare di quanto possa essere vantaggioso per noi aiutare qualcuno in difficoltà in una materia in cui noi andiamo bene” cominciò.
“E allora?” chiesi diffidente. Il suo sorriso si allargò.
Guarda caso, mi è arrivata voce che hai qualche problema nella materia in cui vado meglio” continuò, lanciandomi un sorrisetto eloquente.
“E…?”
“E volevo dirti che se ti serve una mano, io sono disponibile. Più che disponibile, considerando che la prof. mi ha assicurato di tenere conto della nostra buona volontà e potrebbe alzarmi il voto. E dato che quest’anno io ho gli esami…” lasciò la frase in sospeso, ma non mi ci voleva tanto a capire che si era proposto di aiutarmi più per lui che per me.
Con un sorriso che sperai non risultasse tanto falso quanto lo era veramente, scossi la testa.
“Mi dispiace, ho già trovato chi può aiutarmi” rifiutai, stringendomi innocentemente nelle spalle. Lui alzò un sopracciglio, scettico.
“Sono il migliore studente della professoressa” mi informò lui, dicendomi tra le righe che non c’era nessuno migliore di lui a cui chiedere ripetizioni.
“Non ho chiesto a nessun’altro studente di aiutarmi” replicai, alzando il mento.
La sua espressione scettica si accentuò e incrociò le braccia al petto.
“E chi ti darà una mano, allora? Harry?” chiese, a voce più alta del normale. Lo fulminai con un’occhiata, afferrandogli il braccio istintivamente.
“Abbassa la voce”
“Allora è lui che ti darà una mano?” insistette. Grugnii qualcosa, riprendendo a camminare.
“Si, ma non sono affari tuoi” lui scoppiò in una risata di scherno.
“Non per  scoraggiarti, ma ti consiglio di cambiare idea se vuoi veramente recuperare. Come dire, non era una vera cima in latino, nonostante copiasse sempre da me” mi informò, mentre finalmente uscivamo alla luce del sole.
“Ti ho detto che non sono fatti tuoi” ribadii, distogliendo lo sguardo e cominciando a guardarmi intorno per cercare la mia ancora di salvezza. Lui fece spallucce, tirando le labbra probabilmente per nascondere un sorriso.
“Come vuoi. Io sono sempre disponibile, se hai bisogno” replicò di nuovo lui, prima di essere interrotto da una voce roca e leggermente infastidita che piombò alle nostre spalle.
“Piccola…” mi voltai di scatto, trovandomi davanti il viso di Harry, la mascella tesa e gli occhi fissi sul ragazzo accanto a me, e un sorriso spontaneo mi spuntò sulle labbra.
“Ciao” esclamai. I suoi occhi si spostarono automaticamente su di me e la sua espressione si addolcì, trasformandosi in un bellissimo sorriso contornato dalle sue adorabili fossette.
Mi stupì, afferrandomi velocemente la nuca per baciarmi di slancio, e barcollai un po’ all’indietro quando si staccò, per poi passarmi un braccio intorno alla vita e sostenermi.
“Ciao, Lucas” salutò il ragazzo che era rimasto a guardarci con espressione neutra, per poi aprirsi in un sorrisetto per niente amichevole.
“Harry. Come mai da queste parti?”
C’era un po’ di tensione tra i due. Lo vedevo da come gli occhi azzurri di Lucas sembrassero completamente di ghiaccio e da come la mano di Harry stringesse la mia quasi a volermela stritolare.
“Sono venuto a prendere la mia ragazza” rispose, calcando sulla parola ‘mia’ e alzando il mento a mo’ di sfida.
“Tu, piuttosto. Cosa vuoi da lei?” sputò. Deglutii rumorosamente, mentre Lucas sembrava rilassarsi.
“Beh, si da il caso che la tua ragazza…” cominciò imitando il suo tono di voce “Abbia bisogno di una mano in latino. Ero qui per offrirmi volontario” lo informò con un altro sorrisetto.
Mi innervosii all’istante. Non per il fatto che avesse snocciolato un mio problema come se nulla fosse, anche perché Harry lo sapeva, ma perché parlavano di me come se non fossi proprio lì davanti a loro.
“Nessun problema, ci sono io per lei” replicò all’istante Harry. Lucas scoppiò in una risata strafottente.
“Devo ricordarti di come eri pessimo in questa materia, Styles?”
Harry lo fulminò con lo sguardo.
“Ok, ora basta. Lucas, ti ringrazio per il tuo aiuto, ma non ce n’è bisogno. Harry sarà capace di aiutarmi” affermai con enfasi, intromettendomi nella conversazione con più entusiasmo del dovuto, e cominciando a trascinare via Harry, che stava sorridendo soddisfatto verso Lucas. Lui spostò lo sguardo su di me e mi sorrise.
“Ripeto: come vuoi. Io sono sempre disponibile” disse, prima di girarsi ed andarsene. Sbruffai, mentre Harry lo seguiva con lo sguardo.
“Lo odio” commentò.
“Dai, non pensarci. Andiamo a casa” lo pregai. Lui sembrò tornare in se, in un secondo riacquistò il sorriso, infilò gli occhiali da sole e, dopo avermi baciato dolcemente le labbra, mi guidò fino alla sua macchina per riportarmi finalmente a casa.














SONO ANCORA VIVA!
Si, sono proprio io, non è un miraggio.
Vi svelo subito il trucco: lunedì non sono andata a scuola.
Nè ieri, nè oggi.
Motivo: febbre a 39 çç
Sono distrutta, davvero. Calcolate che ieri notte mi sono svegliata e stavo cantando. Laura Pausini. La solitudine.
Ora ditemi che non sono da rinchiudere in una cantina buia, senza finestra, chidere la porta e buttare la chiave. Anzi, meglio murarla la porta uu
Ok, la pianto.
Questo, è un capitolo di passaggio, non succede praticamente niente, ma è il punto di svolta.
Preparatevi, perchè le incomprensioni e i litigi stanno per arrivare ^^
Bien, ora vado a studiare biologia, perchè prima o poi mi dovrà interrogare quella povera cristiana, no? *sbruffa*
Spero vi piaccia e che mi lasciate qualche recensione in più.
Andiamo, che vi costa sprecare due minutini del vostro tempo per dirmi cosa ne pensate?
Dai, fatelo per questo povero mostriciattolo che sta postando nonostante la febbre e i deliri spaventosi *fa gli occhi dolci*
La pianto, la pianto.
Tanto amore, sempre.
Sara.

  
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