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Autore: Mirrine    23/01/2013    3 recensioni
Matt, Mello e Near.
In Death Note abbiamo visto i tre autentici eredi di L lottare contro il caso Kira e... basta.
Sì, credo che manga e anime non ci abbiano mostrato il lato "umano" di questi tre piccoli geni e io spero invece di scoprirlo proprio in questa mia storia! Desidero che i nostri amati successori di L scendano un po' dall'alto piedistallo creato dalla loro intelligenza per tornare a essere ragazzi con gioie e, purtroppo dolori.
Il caso Kira rivisitato in maniera umana, nel proprio background più denso di sentimenti.
Buona lettura!!!
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Near, Watari | Coppie: Matt/Mello
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La malata luce di un pallido sole dicembrino inondò di colpo la stanza smunta tingendone ogni cadente anfratto di vaghi bagliori lattescenti.
Lo scheggiato pavimento impiastrellato parve risplendere come un diamante nel momento in cui quella timida luce gli si posò negligentemente sopra rifrangendosi in milioni di schegge luminose che colpirono malignamente gli occhi serrati di un piacevolmente assopito Mihael.
Una colata di ghiaccio fuso parve riversarsi copiosamente dalle sue palpebre quando, schiudendole al mondo, ne mostrò lo splendido oceano gelato che vi si nascondeva dietro e si diede una vaga occhiata attorno.
Le malconce tende color porpora pendevano flosce dagli anoressici bastoni in finto ebano delle finestre che, storti come si presentavano, incurvano quei lunghi teli sfilacciati fino ad impedire che il malefico sole penetrasse nella minuscola camera.
-      ‘cidenti a questo stupido appartamento.- borbottò contrariato mettendosi lentamente in piedi.
Erano circa due settimane che riusciva a percepire il proprio corpo riprendersi dall’ultima follia che aveva sfoderato nel tentativo di autodistruggersi, ma ad accrescersi, oltre alle capacità motorie e alla ferrea salute che aveva sempre posseduto, si accompagnava un sempre più spesso velo del suo vecchio orgoglio.
Ci aveva pensato spesso mano a mano che sentiva le forze titaniche, così tipiche di lui, tornare a scorrergli nelle vene insieme al sangue.
A Near e a Kira.
Quei due maledetti bastardi erano lì fuori a spadroneggiare entrambi su troni che non spettavano loro.
E di certo in quei mesi che gli erano stati necessari per riprendersi non avevano fatto altro che farsi crescere gli artigli con cui stavano attaccati ai propri immeritati domini.
E allora bisognava sbrigarsi, agire subito, in modo inaspettato e possente così da cogliere entrambi impreparati e divorarli come meri stralci di cioccolata.
Quando però guardava Mail tutta la fiammeggiante determinazione che lo bruciava negli istanti lontano da lui si estingueva completamente e quella velenosa brama, che ormai sapeva essere il proprio personale cancro,  semplicemente smetteva di esistere.
Il suo cuore era colmo dei meravigliosi istanti che quel suo periodo di guarigione aveva concesso loro...
Baci ora dolci ora ardenti, carezze delicate che da un lieve istante ad un altro divenivano  colme di una passione quasi inesprimibile e lunghe rincorse di appassionato amore lungo lo stretto perimetro di quell’appartamento fatiscente divenuto splendidamente il caldo nido del loro soave affetto.
Era in quei momenti che Mihael dimenticava tutto e Mello sembrava solo un oscuro ricordo lontano.
Il giovane dai capelli d’oro in lucente filigrana si crogiolava in questo limbo infinito rimandando quasi involontariamente quella scelta.
 
Quella mattina di metà Dicembre però l’affascinante giovane uomo di malvagia ambiguità con le cui sembianze amava talvolta vestirsi il Fato parve finalmente stancarsi della  meravigliosa driade che era la Pace di quel luogo.
Quella mattina di metà Dicembre il Destino sconvolse ogni cosa con un unico, puerile gesto della mano.
 
Mihael, alzatosi stancamente dal letto, si trascinò lentamente in bagno esattamente come aveva fatto quasi ogni mattina da un periodo che preferiva non calcolare a quel giorno e si sciacquò le mani.
Probabilmente perché ci stava pensando...
Forse perché quella mattina la cicatrice gli tirava un po’...
O semplicemente per quel malefico gesto del Fato, quella mattina Mihael fece caso ad una cosa di cui, nonostante si fosse recato in quella stanza ogni singola mattina, non si era mai accorto.
In bagno non c’era lo specchio.
Eppure il muro ne recava la forma e c’era persino il chiodo.
Ma della lastra riflettente nulla.
Accigliato rimase qualche secondo a guardare la parete nuda mentre un letale capriccio cresceva malvagiamente dentro di lui.
Non era mai stato un tipo ossessionato dalla propria bellezza ma dall’ordine personale sì e per essere sempre perfetto, sia in orfanotrofio che per qualche tempo mentre era nella mafia, si era sempre tenuto d’occhio allo specchio.
Lo metteva di buon umore vedere il proprio aspetto perfettamente ordinato così si disse, che dopo mesi di latente ma pur sempre fastidiosa tristezza, non avrebbe potuto che giovargli rivedersi perfettamente curato come al solito.
Uscì allegramente dal bagno e si diresse verso la seconda, minuscola camera da letto, che ormai Mail usava molto raramente, in cui sapeva esserci un armadio nel cui sportello doveva sicuramente nascondersi uno specchio.
L’anta scricchiolò lamentosamente quando Mihael la spalancò impaziente di trovare la conferma alle proprie, sempre esatte, deduzioni.
-      Finalm...- non ebbe tempo di finire la sollevata esclamazione che il solito chiodo penzolante nel vuoto e una lacera sagoma ovale gli ghignarono malignamente dal legno colmo di tarme.
Nulla.
Anche quello specchio era stato rimosso.
Il cuore prese a tamburellargli follemente nell’ansimante petto mentre un presentimento che di vago oramai possedeva solo l’incorporeità gli assaliva l’anima spaventandolo.
 
Cercò ovunque dall’ingresso alla cucina, percorrendo in lungo e in largo quel maledetto appartamento fatiscente come un leone in gabbia finché il malefico Fato, forse finalmente stanco di burlarsi dei suoi sforzi, gli fece cadere lo sguardo su un’anonima piccola porta nera che sembrava volersi confondere col resto del muro.
La soglia color carbone sembrò pulsare di una tenue luce violacea quando Mihael prese ad avvicinarsi ad essa con le palpitazioni ormai incalcolabilmente accelerate ma, offuscato da quella ingannevole paura che gli serpeggiava fra i capelli, proseguì forzandola di colpo con una poderosa spallata.
Uno spesso strato di muffoso buio lo colpì in pieno petto accecandolo improvvisamente.
Il biondo annaspò per pochi, tesi istanti alla ricerca di luce finché le sue dita scosse da lievi convulsioni trovarono finalmente l’interruttore cadente restituendogli purtroppo la vista.
Purtroppo.
Perché, per alcuni cocenti attimi Mihael avrebbe voluto davvero rimanere cieco per sempre pur di non vedere ciò che si pose orridamente davanti al suo sguardo atterrito.
Specchi.
Di molteplice foggia e dimensione erano sparsi disordinatamente lungo tutta la grandezza della camera tappezzandone macabramente pareti e pavimento.
Scheggiati, integri o in frantumi ora riflettevano tutti un’unica, terribile immagine.
Un ragazzo, doveva avere massimo diciott’anni, vestito con dei provocanti pantaloni di pelle scura e un gilet dello stesso colore e materiale lo guardava da ogni frammento riflettente con penetranti occhi color ghiaccio.
Dorati capelli lunghi sino alle spalle e quasi artisticamente spettinati gli scendevano lungo un lato di un viso pallido lasciandone però scoperta l’altra orrida metà.
Una lunga cicatrice rossastra infatti deturpava aggressivamente la parte sinistra di quel volto altrimenti angelicamente perfetto.
Un infinita colata di straziante pelle non del tutto cicatrizzata che, a partire da uno di quei magnifici occhi chiari si perdeva al di sotto del pesante gilet per poi ricomparire, non voluta, lungo tutto il braccio.
Deforme.
Questo fu il primo aggettivo a cui Mihael pensò guardandosi in quei crudeli specchi del demonio.
Deforme e orrido.
Ecco cos’era diventato.
Un mostro.
Calde lacrime di fiele iniziarono a rigargli copiosamente le guance bruciando come il fuoco che lo aveva deturpato mentre una sorda ira verso sé stesso gli colmava il petto stordendolo.
 
Urlò con tutto il fiato che sentiva colmargli i polmoni.
Urlò contro quel maledetto di L che era morto senza onorarlo del trono che invece gli spettava di diritto.
Urlò contro Kira che, quasi senza che se ne accorgesse, gli stava portando via l’esistenza intera.
Urlò contro Near che si era sempre dimostrato più bravo di lui distorcendo completamente il proprio desiderio di apprendere e primeggiare.
E poi urlò contro sé stesso, contro lo stupido egoismo che lo aveva spinto ad un atto tanto cieco.
Ora che sapeva qual’era il proprio vero aspetto come avrebbe potuto guardare Mail negli occhi?
Ora che sapeva che sicuramente il rosso era rimasto con lui solo per pietà...
Ora che sapeva di essere diventato un mostro?
 
-      No!
La voce gli si spezzò in gola mentre quell’unico grido gli squarciava la gola facendo uscire fiotti bollenti di disperazione.
-      No!
Continuò ad urlare mentre si scagliava rabbioso contro quei putridi specchi nello squilibrato desiderio di distruggerli.
-      No!
Frammenti di vetro volavano ormai per tutta la stanza ma Mihael ancora non si fermava.
Folle e invasato da una pazzia che sembrava non conoscere limiti il giovane si accaniva contro gli specchi con le mani e le braccia riempiendo la logora moquette di sangue e frammenti.
-      No, no no!
Le ginocchia gli cedettero di colpo facendolo collassare su quegli Inferi pungenti che subito lo ferirono facendogli stillare nuova sofferenza.
-      No!
I singhiozzi minacciavano di mandarlo in miliardi di pezzi quando di colpo due possenti braccia gli si strinsero attorno al petto tenendolo unito e integro.
-      Mihael, va tutto bene, basta!
Quella voce calda e suadente come miele tentò di scavare nella dura roccia della sua sofferenza ma la spessa barriera creata dal proprio orrido riflesso che lo sbeffeggiava da ogni angolo della stanza resse all’assalto della consolazione.
-      No!
Urlò talmente forte che sentì le corde vocali vibrare di inaudita protesta contro l’ansimante trachea continuando al contempo a dimenarsi nel tentativo di raggiungere le macerie ancora intatte di quei macabri specchi.
-      Mihael, sono Mail, calmati!
Mail...
Il mio dolce Mail?- domandò timidamente la desolata parte di lui che giaceva accovacciata in posizione fetale nel tentativo di respirare sotto gli infiniti strati di soffocante disperazione.
No, il crudele Mail che ti ha nascosto tutti gli specchi e ti ha mentito per mesi. Quel ragazzino che è rimasto con te solo per pietà! – ribatté  malignamente una giovane Furia aizzando nuovamente la sua rabbia.
-      Perché?- gridò riprendendo a divincolarsi- Perché non mi hai detto nulla?
Nuove lacrime presero a inondargli le palpebre arrossate mentre tentava di colpire Mail al petto con le proprie deboli mani sanguinanti.
-      Perché sei rimasto con me solo per pietà?
Una travolgente ondata di sofferenza lo investì mandandolo totalmente fuori di sé.
-      Come puoi amarmi se sono un mostro?
-      Mihael.
Un sussurro, lieve, quasi impalpabile gli scompigliò dolcemente i capelli mentre quelle possenti braccia lo stringevano più forte a sé nel tentativo di trarlo in salvo dalle rapide della disperazione.
-      Mi dispiace di avertelo nascosto.- mormorò Mail ad un centimetro dal suo orecchio deturpato- L’ho fatto per il tuo bene, sapevo che avresti reagito così quindi preferivo aspettare che tu ti sentissi meglio; così avremmo potuto affrontare la cosa insieme.
Dolore e rimorso, puro e incontaminato rimorso.
Era questo ciò di cui Mihael sentì venarsi la voce della propria ancora di salvezza e la cui intensità lo sconvolse spingendolo ad alzare lo sguardo.
Mail lo guardava con i propri stupefacenti occhi di smeraldo colmi di pentimento e una disperata richiesta di perdono che sciolsero completamente l’ingiustificata ira che aveva covato nei suoi confronti.
L’unica colpa di quella storia era la propria.
Nuovi e più violenti singulti presero a scuoterlo con aggressività sconvolgendogli il corpo con lacrimose convulsioni.
-      E’... è tutta colpa mia.-  singhiozzò incassando la testa nel dolce petto accogliente di Mail che lo prese delicatamente in braccio e lo trasportò in camera.
Lentamente e con una delicatezza che lo faceva quasi sentire di cristallo il rosso lo sdraiò sul modesto letto rudemente rifatto e, prima che un altro singulto potesse deturpargli le labbra, lo baciò.
Dapprima con dolcezza poi con foga maggiore sino a lasciarlo quasi senza fiato.
-      Devi smetterla di piangere, ok?- la decisione e la cupa sensualità venata con cui lo disse ammutolirono di colpo Mihael che non poté impedirsi di assentire lentamente.
Un ciuffo di ribelli capelli color mogano gli solleticò la fronte quando le labbra di Mail tornarono a richiedere impetuosamente le proprie.
-      E...
Il rosso si staccò lievemente iniziando a mormorare a fior di bocca.
-... non devi pensare nemmeno per un istante...
Una mano bollente gli si insinuò con voluttà tra i bottoni del gilet strappandoli con unico, febbrile colpo.
-... che io stia con te solo per pietà.
Mihael non riuscì a non gemere quando le labbra di Mail presero a baciargli appassionatamente il petto nudo fino alla cintola.
-      O che...
Un fiotto di autentica eccitazione invase il corpo del biondo quando sentì la lodevole lingua del rosso stuzzicargli un capezzolo.
-      ... io non ti ami o...
Un brivido scosse la giovane schiena di Mihael facendolo inarcare dal desiderio mentre Mail gli baciava la parte bassa del ventre.
-      ... o che tu sia un mostro.
Il rosso sollevò nuovamente il proprio ammutolente sguardo di smeraldo liquido e lo posò con ferrea decisione in quello smarrito del biondo.
-      Ai miei occhi sei l’angelo infernale più dannatamente bello che esista...-  Mail gli sfiorò dolcemente la guancia deturpata con la punta dell’indice.- Ai miei occhi questa cicatrice ti rende più sexy di prima e ti desidero più di qualunque altra cosa.
Una lacrima di amorevole commozione rigò improvvisamente la pallida gote di Mihael che, preso delicatamente il viso dell’altro fra le mani, gli appose sulle labbra un bacio lieve come la neve.
-      Ti amerò per sempre Mi’, qualunque cosa succeda.- gli soffiò leggermente il rosso prima di ricongiungersi nuovamente al proprio unico motivo di vita.
-      Ho paura...- fremette il biondo gettandosi di colpo fra le braccia del rosso.-... ho paura che questo non basterà, che cederò alla tentazione di tornare a combattere....
Mail gli strofinò teneramente il naso sui capelli prima di staccarsi con infinita delicatezza e senza mai cessare di guardarlo negli occhi gli si rivolse con un espressione talmente sibillina da lasciare l’altro sconvolto.
-      Ho sempre saputo che non ti saresti mai arreso, che un giorno avresti desiderato tornare sul campo di battaglia...
-      T-tu..?
-      E...- riprese impedendogli di continuare a parlare-... ti ribadisco quello che ti ho detto prima, Mihael io ti amerò per sempre, qualunque cosa succeda.
-      Ma...!
-      Credi che non sappia che questa maledetta guerra potrebbe portarci sotto terra?
Un silenzio attonito e pesante quanto il piombo delle pistole che in quei mesi Mihael aveva così incurantemente maneggiato, scese di colpo nella ombrosa stanza da letto.
Il biondo guardò sconvolto l’espressione serena dipinta sullo splendido viso del proprio infine ritrovato amante e un’intensa paura gli sconvolse le viscere mentre la consapevolezza cresceva disumana in lui.
-      Eppure ti seguirò Mihael, perché io ti amo e per te sono pronto anche a morire.
Devozione e abnegazione.
Totali e devastanti.
C’era stato un tempo in cui Mihael ne avrebbe malignamente riso con soddisfazione.
C’era stato un tempo in cui Mello le aveva pretese dai propri sottoposti per essere sicuro di poter usare le loro vite nel modo più sconsiderato pur di vincere.
In quel momento però il biondo si disgustava di entrambe.
Ora devozione e abnegazione gli facevano solo paura.
Perché sapeva che anche grazie a loro stava condannando l’unica cosa buona che gli fosse capitata da quando era nato.
Però....
Però c’era il fantasma di L che non passava notte senza torturarlo...
Senza implorare la propria meritata vendetta.
E allora...?
-      So quello che senti Mihael...- Mail gli posò dolcemente indice e medio sotto il mento sollevandoglielo delicatamente.-... so che vuoi vendicare L, so che non puoi fermarti.
Gli occhi dello stesso colore di un gelido cielo invernale miracolosamente privo di nubi si spalancarono di sorpresa provocando la lieve ilarità del giovane dal maglioncino a righe.
-      Ti amo da anni, ormai conosco di te ogni più scuro anfratto.
-      Tu non sei obbligato...- le parole gli uscirono a fatica dalla gola ormai secca come un desolante deserto.
-      Non voglio che affronti questa palude da solo.
E lo disse con una tale decisa risolutezza che Mihael, esperto di quel genere di tono, sapeva che nulla la mondo adesso glielo avrebbe impedito.
Lo sapeva con la stessa sicurezza con cui si rendeva conto che lo stava mandando a morte certa.
Lacrime di mai sperimentata disperazione cominciarono a invadergli le lande artiche delle iridi di  gelido ghiaccio ma ancora una volta Mail gliele asciugò prima che potessero rigargli le guance.
-      Ti ho detto che non devi piangere.
-      Io mi sento in col...- un singhiozzo involontario gli fece mancare il fiato per un istante mentre una nuova ondata di fiele minacciava di riversarsi dalle sue candide palpebre.
-      Se ti senti in colpa ti chiedo di realizzare il mio ultimo desiderio. – Mail gli sorrise sornione strappandogli una smorfia di divertimento.
-      E quale sarebbe?
Il rosso si chinò nuovamente su di lui e quando fu ad appena un centimetro dalle sue labbra schiuse mormorò:” Fai l’amore con me.”
E lo disse in maniera talmente dolce, quasi reticente, ma così teneramente sensuale che Mihael sentì il proprio corpo rispondere prim’ancora della voce.
-      Sì...- sussurrò sorridendo per poi baciarlo.
 
 
Quella mattina di metà Dicembre alla vaga luce di quel miracolosamente splendente sole d’inverno Mihael e Mail poterono finalmente amarsi completamente.
Fu un po’ come riassumere l’intera loro vita in un giorno.
Si conobbero, lentamente, esplorando ciascuno ogni anfratto del corpo dell’altro con le dita, la lingua e lo Spirito.
Si cercarono a lungo in baci infiniti e carezze voluttuose che facevano inarcare e fremere il corpo di entrambi.
Poi finalmente si trovarono l’uno dentro l’altro con le reciproche passioni ardenti di desiderio che chiedevano solo l’ultimo appagante amplesso.
E infine vennero, insieme, percorrendo i primi sensuali passi verso quell’oasi di definitiva pace a cui entrambi anelavano ormai di giungere.
 
Si amarono con l’oscura passione disperata dell’ultima notte ma anche con la lucente tenerezza di chi sperava di poterlo fare per sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Infine sono arrivata.
Chiedo perdono in maniera più assoluta ma ho avuto un sacco di problemi in famiglia e scrivere mi era diventato praticamente impossibile.
Spero che il capitolo possa piacervi almeno un po’ perché forse è il peggiore che io abbia scritto...
Spero proprio di sbagliarmi.
Voglio ringraziare la mia adorata Dogliva per la sua recensione sempre così dolce e premurosa nei confronti di questa pessima scrittrice. Spero di non averla delusa questa mia bella Musa...
Un altro grande grande grazie va ad Uni che mi ha dedicato proprio una bella recensioncina e a cui presto preparerò un tortino per ringraziarla.
Poi un mini grazie anche agli altri lettori che non lasciano mai un parere( tranne soniuccia talvolta, ciao eh Jma che sperano gradiscano comunque.
Allora, spero di aggiornare più in fretta di stavolta quello che sarà, ebbene sì, l’ultimo capitolo.
Bacioni a tutti.
Mirrine
  
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