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Autore: Kamelye    23/01/2013    0 recensioni
ODIO scrivere cose sdolcinate. Grazie a dio, questo COSO che ho scritto non lo è. E' solo una semplice dedica, ad una persona che considero come un fratello. O un figlio, dipende un po' come mi gira.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IceHeart



E ti pareva. Quando iniziava a piovere? Quando lui scendeva dall’autobus, ovvio.
Merda.
Iniziò a correre, ma dopo poco rallentò, svogliato. Alzando lo sguardo verso il cielo, ancora più scocciato.
Arrivò al portone a vetri di casa ormai fradicio, salì le scale, si chiuse la porta di casa alle spalle, ancora più svogliato e si tolse le scarpe all’ingresso. Entrando in camera sua fu costretto ad accendere la luce, data l’assoluta mancanza di essa a causa del temporale. Gettò lo zaino a terra e si cambiò con dei vestiti asciutti.  
Questa è la volta buona che mi prendo una polmonite. Pensò
Guardò l’orologio appeso in cucina: 14:30. Sbuffando, mangiò velocemente e si mise a studiare.
Il tempo passò veloce, ma quando finì, non era ancora buio. Si ritrovò ad insultare mentalmente quella sottospecie di scopa della professoressa che l’aveva di nuovo riempito di compiti.
Greco, mortangui tua e di chi t’ha creato.
 Ora però non aveva nulla da fare. Si girò verso il computer e lo accese, per controllare Facebook, più per noia che per altro. Fece un po’ avanti e indietro sulla home e sul suo profilo, poi sulle sue innumerevoli pagine. Anche se aveva perso il conto di quelle di cui era co–aministratore, si divertiva molto a gestirle.
Che palle. Sbuffò.
Spense tutto l’armamentario li davanti e si alzò. Vagò un po’ per casa per sgranchirsi le gambe, e quando tornò in camera, gli occhi caddero sulla sua chitarra. Sorrisa istintivamente, come se avesse rivisto una cara vecchia amica. Cosa che in effetti era. La sua chitarra, al contrario di certe persone, c’era sempre stata. La prese con delicatezza ed iniziò a strimpellare ‘The Godless Endeavor’. Si ritrovò a vagare col pensiero che ‘volò’ verso un’altra cara vecchia amica. Una cara vecchia migliore amica. Anche lei c’era sempre stata.
Cazzarola, cinque anni sono tanti. O sono sei…
Comunque, sapeva che poteva sempre contare su di lei. Si assomigliavano parecchio, ora che ci pensava. Entrambi sapevano cosa vuol dire sentirsi soli. Rise, appoggiò la chitarra accanto al letto e si alzò, stiracchiandosi la schiena. Guardò fuori dalla finestra, notando che aveva smesso di piovere. Decise di uscire. Afferrò il cappotto e si diresse all’ingresso. Lo sguardo gli cadde sullo specchio, dove potè ammirare il suo taglio di capelli. Fratino
Che stronza. Pensò ridacchiando.
Afferrò il telefono, le cuffie, e si fiondò fuori di casa.
Arrivando in strada, inforcò gli auricolari selezionò la playlist degli Stratovarius, alzò il volume al massimo e cliccò la riproduzione casuale. Camminò senza una meta, incurante degli sguardi della gente che sentiva alla perfezione ciò che lui si stava sparando nelle orecchie senza pietà per i propri timpani. La sua attenzione venne attirata da un sasso che si stava portando dietro da un po’ a suon di calci.
Cambiò playlist, e inserì il casuale tra tutti i brani che aveva nella libreria. Continuò a camminare, calciano quel povero sassolino la cui unica colpa fu quella di capitargli tra i piedi. Sorrise distrattamente, quando partì la sua canzone.
Prova ad immaginare che quella sia la faccia di una persona che non sopporti.
Non si stupì, se nell’immaginare il viso di quella certa persona, diede un calcio così forte da perderlo di vista. Scosse la testa.
Meglio tornare indietro.



                                        "Sometimes i wonder where you are, and you feel my tears”


Dedicata ad un certo ‘caro vecchio migliore amico’.

Cobalt~. O Mami, vedi un po' come ti gira.
  
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