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Autore: orl_virginia    23/01/2013    2 recensioni
''Mi ero ripromessa che non l'avrei fatto di nuovo, che non sarei stata di nuovo male, invece confessai.''
''Che occhi che aveva, quell'azzurro scuro. Li amavo.''
E' uno sfogo, si. Non avendo nessuno con cui posso dire tutto ciò lo racconto a voi. Racconto la mia vita, da quel giorno fino ad oggi. Quel maledetto giorno; si perché è tutto un gioco.
Un buon libro non si giudica dalla copertina, entrate e ditemi cosa ne pensate.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma, cosa mi prendeva? Cosa stavo facendo?
Non era mai successo.
Mai avrei pensato di piangere proprio davanti a lui. Perché?
Era scattato qualcosa in me, ma non sapevo cosa.
Il fatto è che prima di lui non ero così 'debole'. C'ero già passata, più o meno, su una storia così.
Ero stata male, si. Ma non così tanto, non pensavo che sarei scoppiata così.

Ero confusa, scombussolata un po' da tutto.
Improvvisamente gli importava di me? Improvvisamente si preoccupava?
Perché faceva così? Perché doveva prendermi per il culo?
In fondo lui poteva avere tutte le ragazze che voleva, se mi avrebbe lasciato perdere ne avrebbe avute una sfilza dietro di lui.
Certo, anche io comunque gli andavo dietro, ma lui comunque 'mi dava spago', 'stava al gioco', fingeva.
Perché? Che senso aveva tutto questo?
Dubbi su dubbi, domande su domande. Domande a cui servivano risposte, domande irrisolte.
Nessuna risposta, niente.


Me ne stavo lì, accoccolata nelle sue braccia, avevo smesso di singhiozzare, ma le lacrime continuavano a graffiarmi il viso.
Mi staccai, dovevo tornare a casa.
Tornammo dagli altri, io avevo ancora gli occhi rossi, gli altri avevano capito benissimo cos'era successo.
Salutai gli altri con un 'ciao' distratto, non volevo farmi vedere molto in quello stato.

Tornata a casa, riuscivo solamente a pensare a quelle parole, mi rimbombavano nella testa.
Mi addormentai di botto.

L'indomani, domenica, mi sveglia con gli occhi gonfissimi.
Dovevo studiare, ma nonostante provai più volte a concentrarmi sulle materie, non riuscivo.
La mia mente era altrove, la mia mente pensava a lui, a ieri sera.
Quel giorno non gli scrissi, lui fece lo stesso, ovviamente.
Passai la giornata in casa, non avevo nemmeno le forze per uscire.

Lunedì, quella maledetta sveglia suono di nuovo mezz'ora più tardi.
Ero in ritardo come sempre, feci tutto di corsa, non mangiai neanche.
Arrivai a scuola con lo stomaco che brontolava, fortunatamente non lo vidi.
Le prime due ore passarono abbastanza velocemente, suonò la campanella della ricreazione, dovevo scendere disotto ovviamente l'avrei visto.
Scesi le scale in fretta, lo vidi da lontanto.
Lo salutai con la mano, senza neanche guardarlo negli occhi, non volevo incrociare il suo sguardo.
In realtà non so nemmeno se lui ricambiò il saluto.
Scesi per vedere chi c'era, feci due chiacchiere, ma tornai subito in classe.

Finita la scuola presi il pullman per andare a casa, lui non c'era.
Mi faceva un po' strano, ormai erano due-tre mesi che aspettavo ogni santo giorno il pullman con lui, oggi però niente.

Perfino mia madre aveva notato che c'era qualcosa di strano in me:
-Tesoro, che hai?
Chiese lei con aria un po' preoccupata.
-Niente, mamma perché?
Mentii.
-E' qualche giorno che sembri strana. Hai pianto? Hai gli occhi un po' gonfi.
Dai, se n'era accorta perfino lei. Lei che non faceva caso a nulla.
-No mamma, davvero? Oddio!
Scappai di corsa in bagno a specchiarmi, facendo finta di non saperne niente.

Passarono due settimane, niente. Il mio umore era a terra.
Avevo ancora tutti quei dubbi, tutte quelle domande da fargli.
Ma non potevo.
Da quel giorno non ci eravamo più parlati, prendevamo il pullman senza aspettarci, non ci salutavamo più neanche.
Finché non arrivò dicembre, quando arrivò quel fatitico giorno.
Il giorno che ci siamo conosciuti.
Il giorno in cui, io gli scrissi insultandolo, esattamente un anno prima.
11 dicembre 2012.


Quella mattina era martedì, mi svegliai presto stavolta.
Durante il tragitto da casa a scuola, ripensai a tutto quello che ci era successo in questo anno, tutto quello che avevo passato a causa sua.
Pensavo però anche a quei mesi fantastici, quando noi eravamo solamente amici, parlavamo e scherzavamo tranquillamente, non ci facevamo problemi.
Invece ora era cambiato tutto, tutto era completamente diverso.
Eravamo passati da sconosciuti, amici, fidanzati, di nuovo amici e poi, di nuovo sconosciuti.
Mi mancava davvero tanto.

Arrivata a scuola, appena entrai lo vidi.
Appoggiato al termosifone, parlava con Tommaso e Marta, suoi compagni di classe, mi guardò da lontano, mi sorrise.
Io feci lo stesso.
Gli passai davanti per andare in classe, volevo dirglielo subito.
Arrivata in classe, non salutai nessuno, tolsi il giacchetto, posai lo zaino e scesi le scale correndo, a due a due.
Lo vidi, esitai un attimo prima di avvicinarmi al lui.
-Andrea!
Si girò, con il suo solito sorrisetto, fece cenno con la testa come per dire 'cosa c'è?'
Io con la mano gli dissi di avvicinarsi a me.
-Dimmi.
Disse lui, sorridendo.
-Beh ecco..
Esitavo, avevo paura che la prendesse a ridere.
-Allora?
Chiese lui un po' ansioso.
-Niente, niente, lascia stare.
Forse non avrei dovuto dirglielo, in fondo, una volta detto, cosa gliene sarebbe importato? Nulla, assolutamente nulla.
-Dai voglio saperlo!
-Oggi è l'undici dicembre, giusto?
Andavo per le lunghe.
-Si.
-Esattamente un anno fa, io ti ho aperto la chat per insultarti. Esattamente un anno fa, ci siamo conosciuti.

Lui mi guardò un po' sorpreso, ovviamente non si aspettava che me lo ricordassi, o forse non si aspettava che io lo ricordassi a lui.
-Pensavo fosse il quindici!
Disse lui, quasi per rimediare. Quasi per scusarsi che non se l'era ricordato.
Lasciai stare, non avevo tanta voglia di parlare, non volevo dire altro.
Aprì le braccia, mi guardò e sorrise.
-Vieni qua, dai.
Mi avvicinai, poi lui avvolse le sue braccia intorno a me, mi diede un bacio sulla fronte.
-Ora devo andare in classe, che è entrata la prof, parliamo dopo.

Mi ero tolta un peso, si, ma ero comunque confusa.
Era vero che gli importava? Era tutto vero?
Non potevo fargli quelle domande, non potevo rovinare tutto di nuovo.

Tornai in classe.
Appena entrai tutte mi guardavano strano, credo che sorridessi un po' troppo perché tutte mi vennero incontro.
-Come mai sei tanto felice?
-Perché dovrei essere felice? Non ho detto una parola.
-Si ma hai un sorriso!
-Ah si? Non mi ero neanche resa conto! Comunque niente, tutto normale.
-Sisi, ma a chi vuoi prendere per il culo, adesso ci racconti tutto!


Entrò la prof, fortunatamente.
Era la prima volta che ero contenta di vedere la mia professoressa di diritto. Mi aveva salvata da tutte quelle domande.
Per tutta l'ora non dissi una parola, rimasi in silenzio a fissare il vuoto.
Pensavo a tutto.
Cazzo, oggi era un anno.
*Mi ha detto che vuole uscire con te..Ma io ci sarò sempre..Mi piaci..Mi piace stare con te quando sei così..* Mi riveniva in mente tutto quello che c'eravamo detti.
Mi ricordavo tutto quanto.
Alti e bassi continui.
E oggi? Quello di oggi com'era da considerare? Alto o basso?
Lui mi aveva abbracciata, faceva 'il ragazzo dolce', ma gli importava sul serio?
  
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