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Autore: MissPatty    24/01/2013    2 recensioni
La chiave compare nei sogni nella sua doppia funzione di aprire o di chiudere, ha il potere di modificare uno stato, una situazione e chi la possiede è a sua volta investito di questo potere che lo rende protagonista attivo di ciò che sta vivendo. Elisa capirà cosa significa questo suo sogno ricorrente?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver cenato mi distesi sul letto con il mio blocco da disegno. Il display del cellulare si illuminò. Lo afferrai e accettai la chiamata.
-          Non dirmi che sei ancora in accademia? – misi il cellulare tra la testa e la spalla e iniziai a disegnare distrattamente.
-          A dire il vero Alfredo mi ha invitato ad una romantica cena in portineria, come potevo rifiutare … sono a casa Luca!
-          Ok, hai completato la tua prova d’esame?
-          Quasi, ma ci sono e poi ho ancora del tempo per portarla a termine. Vuoi sapere l’ultima?
-          L’ultima?
-          Ci sono novità all’istituto, ancora devo capire se positive o meno però…
-          Cos’hai combinato?
-          Perché deve sempre essere colpa mia, caro  mio in questo caso io non c’entro nulla!
-          Eli ogni volta che usi la frase “vuoi sapere l’ultima” significa “ne ho combinata un’altra delle mie”.
-          Lo sai cosa c’è di nuovo? Non ti dirò più nulla! -  rimasi in silenzio, lo conoscevo non avrebbe retto a lungo.
-          Eli dai dimmi la novità… Eli-bu dai dimmi!
-          Ah il sapore della vittoria… -  esclamai con aria soddisfatta – all’accademia abbiamo un nuovo studente!
-          Davvero? Chi te lo ha detto?
-          L’ho incontrato mentre andavo via, devo dire non è stato il massimo della gentilezza. Per non parlare del fatto che mentre gli parlavo avevo una mascherina di tempera sugli occhi…che vergogna!
-          Noooooooo Eli sei ufficialmente il mio mito! – iniziò a ridere
-          Ridi pure, oramai queste figuracce non minano più il mio orgoglio. Ci sono abituata.
-          Ok, ok. Dai dimmi com’è? Che impressione ti ha fatto?
-          Luca ti stai ascoltando? Sembri una quindicenne curiosa! Ok è tardi, ci vediamo domani mattina a lezione. Notte Lu!
-          Notte Eli!
Posai il cellulare sul tavolino di fianco al letto, e abbassai lo sguardo sul’album da disegno. Le linee che distrattamente avevo tracciato aveva preso la forma di una chiave. La osservai. C’era qualcosa di familiare. Eppure ero sicura non avevo mai visto una chiave del genere in vita mia. L’impugnatura aveva un particolare disegno ovale, un rosone a otto settori e alla base erano intagliate delle croci. Come potevo aver disegnato una chiave con tutti questi particolari e non essermene nemmeno accorta?
-          Elisa io vado a letto, ci vediamo domani mattina!
-          Notte Andrea.
-          Mi raccomando non fare le ore piccole con quel disegno.
-          Ok capo, tanto stavo andando a dormire proprio ora. Di nuovo buon notte!
 
Freddo. L’unica cosa che riuscivo a percepire. provai a muovermi, a fatica riuscii ad alzarmi. Le tenebre mi avvolgevano. Non riuscivo a vedere nulla. Quel buio mi opprimeva. Mi diressi in avanti, le mie braccia  tese  alla ricerca di qualcosa che non c’era. In lontananza intravidi un leggero bagliore. Avanzando, seguivo quella luce. Il mio corpo era gelato, i miei piedi nudi proseguivano in avanti come a conoscenza della direzione intrapresa. Raggiunsi la luce. Era lì che volteggiava nel buio. La chiave. L’afferrai, ed un calore s’impossessò di me. Mi sentivo forte. La precedente sensazione di timore era completamente scomparsa. Le mie dita percorrevano l’ovale superiore della chiave, il metallo al contatto con i mie polpastrelli scintillava di nuova luce. Continuava a prodursi calore. Ed io mi sentivo sempre più forte.
Infilai la catena con la chiave al collo, e mi incamminai verso il lungo corridoio che mi si presentava davanti. Le tenebre venivano squarciate dalla luce propagata dalla chiave. Ad ogni passo il corridoio diventava sempre più lungo. I miei piedi continuavano a condurmi verso una meta a me sconosciuta. Ad un tratto mi ritrovai in un salone ovale. I pavimenti di marmo nero si abbinavano perfettamente alle pareti di colore scuro, non c’erano porte. Non vi era via di uscita. Una sensazione di impotenza e timore iniziò a invadere il mio corpo. Sentii dei passi alle mie spalle, si avvicinavano a me velocemente, tentai di voltarmi ma quel qualcuno fu più veloce di me. Bloccandomi le braccia dietro la schiena con una mano, iniziò a stringere la catena al mio collo con l’altra mano. Non riuscivo a respirare. La chiave stava ustionando la pelle del mio collo. Mi contorcevo, cercando disperatamente di liberarmi da quelle mani che mi stavano uccidendo lentamente. Ma chiunque fosse dietro di me era troppo forte. Sentii che la forza stava velocemente abbandonando il mio corpo. Mi arresi. Mi abbandonai lentamente tra le braccia del mio aggressore, che delicatamente mi depose a terra. E poco prima che i miei occhi si chiudessero senza vita vidi due occhi verdi.
 
Mi alzai di soprassalto, le lenzuola avvolte  intorno alle mie gambe, portai le mani al collo: ero ancora dolorante. La stanza mi girava attorno. Cosa voleva dire questo sogno. E perché il nuovo studente ha tentato di uccidere proprio me. Mi distesi di nuovo fissando il soffitto. Quella chiave. Cosa voleva dire quella chiave. L’avevo sognata, immaginata e disegnata. Stavo davvero diventando pazza.
 
 
Il giorno seguente, dopo aver passato una notte insonne a rigirarmi nel letto, mi ritrovai nel parco dell’istituto con il mio blocco da disegno in attesa dell’inizio delle lezioni. Il sole splendeva alto in cielo. Continuavo ad osservare il disegno di quella chiave. Non ne avevo mai vista una del genere, eppure il disegno era molto particolareggiato. Come se l’avessi avuta avanti nel momento in cui la disegnavo. Alzai gli occhi dal foglio, di fronte a me, dall’altro lato della fontana, seduto su una panchina leggermente nascosta dai cespugli c’era lui. Senza nemmeno sapere il perché, mi alzai e mi diressi nella sua direzione. Arrivai davanti la panchina. Non alzò  gli occhi dal libro che stava leggendo. Attesi qualche secondo e poi dissi:
-          Posso sapere il tuo nome?
-          Ciao anche a te! -  mi rispose continuando a leggere
-          Ah giusto – e con sarcasmo continuai – Ciao ... come stai? Ora posso sapere il tuo nome?
Finalmente alzò lo sguardo e mi fissò. Rimasi quasi ipnotizzata dai suoi occhi. Dopo qualche secondo, sentii chiamare il mio nome in lontananza: Luca.  Scossi la testa liberandomi da quello sguardo. Aggiustai la tracolla della mia borsa e mi voltai. Dopo aver fatto appena due passi la sua voce mi bloccò sul posto.
-  Mi chiamo Gabriel.

 
 
 
 
Note dell’autore:
Ciao a tutti, spero che il capitolo vi piaccia. Lo so ancor non è stato svelato nulla, ma il viaggio è ancora lungo. Mi raccomando lasciate un vostro pensiero su cosa ne pensate e ricordo che potete trovare foto e video inerenti alla storia nel gruppo di fb (di cui l’indirizzo trovate nel profilo). Ultima cosa un ringraziamento speciale a Babette che mi sopporta con le mie tremila e-mail e mette fine ai miei dubbi.
   
 
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