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Autore: zorrorosso    24/01/2013    4 recensioni
”Un mostro! Un mostro vi dico! Il volto gli colava dalla testa come se fosse stato spellato! Come se fosse morto, tuttavia in vita, si muoveva e camminava... "- Alcuni segreti non possono essere svelati con facilità! ***mentre sto preparando questa storia per traduzione ed editing, verranno aggiunti dei capitoli "prequel"***
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aramis, Athos, Cardinale Richelieu, Duca di Buckingam, Milady
Note: Cross-over, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di Uomini e Mostri...'
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Dopo quasi un mese, sono riuscita ad ultimare questo nuovo capitolo! Allora: confusione! Sto portando avanti due ff in una volta che in teoria dovrebbero essere molto differenti tra di loro... Me lo auguro!
Breve riassunto dei primi tre capitoli:
Aramis cade in una fontana ed il suo travestimento si scioglie (in questa storia usa una maschera ed una parrucca per travestirsi da uomo), rischiando di essere scoperta, trova rifugio presso la Regina Anna e Constance, le uniche che scoprono il suo segreto fino a questo punto: Aramis e’ in realta’ la baronessa Renee d’Herblay.
La Regina le chiede di partecipare ad un ricevimento di Richelieu, dove scopre che il Duca di Buckingham, creduto morto nelle esplosioni di Londra, in realta’ e’ vivo e ospite del cardinale. Il Duca dice di essere in cerca di un amico.
Discutendo con Constance e la Regina, a Renee sfugge il particolare di essere invaghita di Athos, cosi’ loro la costringono ad un incontro con lui vestita da donna. Durante questo incontro qualcuno tenta di uccidere Athos, lui capisce che e’ quella misteriosa dama che stanno cercando di far fuori e che forse lei stessa e’ una spia.
Aramis confida alla Regina che “la scintilla non e’ scoccata” e cerca di ritornare alla sua vita da uomo. Quando i suoi amici gli chiedono della sua assenza, dice di essersi intrattenuto con “due donne”.
I moschettieri vengono invitati a ritornare ufficialmente a corte con una cerimonia d’investitura, Aramis pero’ rifiuta a malincuore l’offerta, per la sorpresa degli altri tre. Tuttavia e’ Constance che la invita di nuovo a colloquio con la Regina, che ha una nuova missione per lei: trovare le prove che accusino Richelieu di essere un traditore e di stare complottando con il nemico.
Mentre si fa passare come suora alla corte di Richelieu, anche Athos, sospettoso di quel nuovo incarico le affida la missione di capire gli intenti di Richelieu sulle nuove guardie reali.
Alla residenza del Cardinale, Renee non trova quei documenti, ma solo la pianta della residenza ed un potente sonnifero. Riesce cosi’ a nascondersi per la notte senza farsi notare.
 

Capitolo 4
Un vestito

 
Grazie all’aiuto della piantina che aveva trovato nei giorni precedenti, Aramis si era facilmente inoltrata nei solai che facevano parte del Palazzo di Richelieu. Balzava sicura di trave in trave e poteva facilmente ascoltare le voci di chiunque fosse in una determinata stanza accostando l’orecchio alle canne fumarie dei camini o ai soffitti piu’ sottili.
Solo dopo diverse ore di ricerca, era riuscita a riconoscere una familiare voce dall’accento straniero discutere animatamente.
 
“E cosi’ adesso anche loro sono ospiti della vostra residenza?!”- era il Duca di Buckingham, probabilmente a colloquio con qualcuno di importante, Aramis riusci’ a sbirciare la scena in quell’ufficio dal buco nel quale era riposto il gancio del candelabro: la sua capigliatura bionda e le sue ricche vesti erano inconfondibili. Dall’altra parte dell’ufficio, seduto su di una scrivania, lo stesso Richelieu lo guardava seriamente.
“Come avete potuto notare voi stessi, anche Athos e’ tra i moschettieri che hanno accettato di partecipare alla cerimonia d’investitura. Siccome questa si svolgera’ proprio qui, in questa residenza, mi sono concesso di avvalere alcuni diritti sulle nuove guardie reali. Una volta messo piede in caserma, potrete disporre di lui come vorrete. E questa e’ la mia autorizzazione, eccola qui, tenete!”- il cardinale scrisse, aciugo’ e velocemente sventolo’ una lettera in fine pergamena, che presto sigillo’ di fronte ai suoi occhi.
Il Duca non disse una parola, cinse le sue braccia sui fianchi e sbuffo’ indispettito alzando le spalle.
“Spero siate soddisfatto”- continuo’ il Cardinale indifferente a quella sorta di capricci, reindossando la matrice in forma di anello dorato, guardando la cera asciugarsi.
“Non del tutto, eminenza”- rispose il Duca distogliendo lo sguardo sulla vetrata, da cui poteva vedere alcune guardie cardinalizie allenare i propri cavalli.
“Cosa desiderate ancora?”- chiese il Cardinale con la poca pazienza rimasta.
“Avrei preferito catturarlo immediatamente! Comunque accettero’ di buon grado quest’attesa, se ci fosse la possibilita’ per me di intrattenermi... Trastullarmi con uno dei vostri divertimenti, intendo...”- disse il Duca cercando di scorgere qualche altro dettaglio dall’ampia vetrata –“...E poi voglio una scorta per raggiungere Calais una volta il mio compito qui sia finito!”- continuo’ agguantando avidamente la lettera ed indossando una maschera nera che gli copriva tutto il volto.
 
Il Duca usci’ con arroganza dallo studiolo del Cardinale e presto anche il Cardinale stesso abbandono’ quelle stanze, accompagnato dalla servitu’ che lo era venuto a chiamare per le ultime prove delle vesti per la serata. Fu quello il momento per Aramis, che aveva ascoltato tutto nascosta tra le travi del solaio, di calarsi nello studiolo e cercare nello scrittoio i resti di carta tampone utilizzati dal prelato per asciugare la pergamena: la ricchezza del Cardinale gli concedeva di non usare lo stesso foglio due volte, cosi’ il foglio appena utilizzato, distrattamente abbandonato ai lati del caminetto, risultava anche abbastanza leggibile, meglio se posto di fronte ad uno specchio. Questa era finalmente la prova che stava cercando!
Corse veloce tra i lunghi corridoi della residenza di Richelieu per raggiungere l’ampia e riccamente illuminata sala da pranzo, dove gli ospiti ufficiali si stavano preparando per la colazione.
 
“Tutto questo ben di Dio, per noi!”- sorrise Porthos guardando i camerieri continuare a servire ricchissime portate -“Credete potremo chiedere al cuoco di portarci a casa gli avanzi?”- chiese a D’Artagnan.
“Non ne avrete bisogno! Una volta terminata la cerimonia, saremo di nuovo in caserma e potremo mangiare tutto quello che vorremo!”- gli ricordo’ il giovane.
“Ah... Gia’... Non torneremo piu’ a casa nostra... Vivremo a corte adesso...”- sospiro’ l’uomo con malinconia, ricordando le sonore litigate con Aramis ed i vivi insulti che offriva quotidianamente a Planchet.
“Siete vissuto con noi troppo poco, D’Artagnan, per poter sentire la mancanza di Planchet”- gli ricordo’ triste Porthos –“i suoi manicaretti disgustosi, i suoi capelli unti in ogni singola pagnotta...”- comincio’ ad elencare il moschettiere.
“Capelli?! Allora siete stato fortunato Porthos, molto fortunato!”- commento’ Athos senza guardarli.
“Che aspettate, Athos! Mangiate qualcosa e smettete di guardarvi attorno con tutta quell’ansia!”- lo incalzo’ Porthos con una leggera gomitata.
“Non avete l’impressione di essere osservati? E se ci fosse del veleno nel cibo che ci stanno servendo?”- chiese Athos agli altri due perplesso.
“AH! Aramis aveva ragione, fate sempre troppe domande! Mangiate e godetevi questo momento di quïete una buona volta!”- lo incalzo’ nuovamente Porthos a bocca piena.
 
Arrampicandosi sul ballatoio normalmente utilizzato dall’orchestra per suonare, Aramis lancio’ facilmente un piccolo dardo tra le posate che Athos stava per impugnare, con una mira a lui straordinariamente familiare. Alzo’ lo sguardo per non notare nessuno, ma sui bordi del dardo c’era un biglietto con su scritto “seguitemi, da solo”.
Porthos si volto’ di scatto, sciacquando con il vino bianco, l’ultimo boccone di cibo che gli era rimasto in bocca, il moschettiere moro lo guardo’ freddamente e disse: “Compagno, devo andare. Privatamente. Ci rivedremo piu’ tardi!”- disse alzandosi dal tavolo ed allontanandosi dalla sala in un batter d’occhio, nella sorpresa dei suoi commilitoni.
 
“Devo ammettere che siete una spia eccellente, Renee. Adesso capisco come mai la Regina Anna non possa fare a meno di voi, ma anche come mai ci sia qualcuno che vi vuole morta a palazzo!”- disse Athos controllando quella carta tampone allo specchio della camera, leggendo abbastanza chiaramente la lettera che il Cardinale aveva compilato non piu’ di un paio d’ore prima.
“Non preoccupatevi per me, Athos...”- sospiro’ la giovane distogliendo lo sguardo, cercando di fare scivolare quei complimenti con sufficiente umilta’.
“Qui c’e’ scritto chiaramente il mio nome! La persona che ha questa missiva puo’ disporre dei moschettieri a suo piacimento, nonostante questi siano al servizio del re, la firma e’ chiaramente quella del Cardinale. Per chi e’ stato compilato questo mandato?”- chiese Athos preoccupato, prendendole un polso.
“Mi... Mi dispiace. Non posso ancora rivelarvi questo particolare... E’ un incarico che la Regina stessa mi ha affidato...”- continuo’ lei dispiaciuta, quasi pronta a rivelare tutto.
“Voi lo sapete!”- l’uomo alzo’ la voce innervosito dalle parole di lei.
“Non avete nulla da temere, Athos. Disporro’ personalmente dell’uomo che ha ricevuto quella lettera...”- continuo’ la baronessa con aria evasiva, sentendosi oppressa dal suo fiato al collo.
“Baronessa: c’e’ in gioco la mia vita e la vostra! Dovete assolutamente dirmi a che gioco state giocando e soprattutto per chi! Se lavorate per la Regina, siamo dalla stessa parte e non dovreste nascondermi nulla!”- insisti’ l’uomo guardandola negli occhi seriamente.
“Non posso! Comunque ho la situazione sotto controllo, quell’uomo sara’ finito ancor prima che la vostra cerimonia sia terminata e siano aperte le ultime danze!”- Renee strattono’ il polso e si ritrasse dall’uomo.
“E va bene, baronessa! Mi avete appena fornito le prove che stavo cercando. A questo punto dovro’ accontentarmi. Vi sono debitore...”- disse lui inchinandosi, stranamente arrendevole –“Dunque, per sdebitarmi, posso avere l’onore di accompagnarvi al ballo di stasera?”- chiese lui dandole un’occhiata convincente ancora chino. Pensava che, cosi’ facendo,  avrebbe presto scoperto chi fosse la persona chiave a cui la giovane stava dando la caccia.
Aramis sospiro’, in realta’ i suoi piani erano differenti, ma averlo al suo fianco per quella serata avrebbe potuto comunque essere un aiuto importante.
“Veramente un altro cavaliere mi ha gia’ chiesto la stessa cosa. Per giunta voi non potreste accompagnarmi per tutta la serata, visto che dovrete attendere alla cerimonia d’investitura...”- si giustifico’ la giovane alzando le spalle –“...E non ho ancora un vestito per il ballo!”- concluse lei.
 
“Vi potrei procurare io un vestito per il ballo tramite uno dei miei compagni moschettieri nel giro di qualche ora, a patto che voi rifiutaste l’invito del vostro cavaliere e vi lasciaste accompagnare da me... Faro’ in modo di ripagare per le mie ore di assenza!”- suggeri’ lui maliziosamente.
La giovane baronessa sospiro’ di nuovo, contemplando il suo vestito religioso e lo guardo’ dicendo: “Noto con piacere che non vi spaventa il fatto di avere a che fare con me. E neppure con la persona che vi vuole morta tra mille sofferenze. Saro’ dunque costretta ad accettare”.
“Beh l’importante e’ che queste siano due persone ben distinte! Presentatevi davanti alla sartoria del Cardinale in tre ore, ed avrete sia il vostro vestito, che il vostro cavaliere!”- la avviso’ lui piegando gli incartamenti e correndo via a passo veloce, con un cenno di saluto.
L’uomo si allontano’di poco, ancora a vista della giovane, quando lei lo richiamo’:
“Athos!”- mentre miro’ con uno dei suoi pugnali proprio nella sua direzione, andandosi a conficcare tra due pietre, di fronte alla punta dei suoi stivali, quasi a sfiorarlo. La piccola arma disinnesco’ una grossa e rumorosa lama a pendolo a non piu’ di due passi dall’uomo: –“Volevo avvisarvi di non proseguire per quella direzione, come avete notato voi stesso non e’ una scorciatoia”.
“Come lo sapevate?!”- si sorprese l’uomo indietreggiando.
“Grazie a questi, vi ricordate?!”- disse lei mostrandogli le piantine che aveva utilizzato fino a quel momento per districarsi indisturbata in tutte le stanze della dimora di Richelieu.
 
 Athos si rese conto che erano poche le donne in grado di poter disinnescare una trappola simile da quella distanza. E lui aveva avuto la fortuna di incontrarne un’altra.
“Non mi piacciono i cavalieri morti. Attento ai vostri passi, mi raccomando!”- disse la baronessa balzando via, di nuovo tra i solai da cui era scesa.
 
***
Aramis poco si aspettava di scendere una rampa di ripide scale strette ed incrociare un misterioso uomo, gia’ vestito a festa e coperto da una maschera nera che da poco aveva visto.
“Dama misterosa? Siete proprio voi?”- esclamo’ l’uomo guardandola in faccia ed impedendole di proseguire.
“Vi ricordo che il ballo di stasera non e’ in maschera, ed il vostro costume e’ veramente noioso... Se andrete vestita cosi’ di sicuro non vi divertirete affatto!”- continuo’ l’uomo prendendole le spalle e squadrandola dalla testa ai piedi.
“Avete detto bene! Quello di stasera non e’ un ballo in maschera, oh mio nobile straniero amico di Richelieu!”- ripete’ Aramis all’uomo, stringendo lo sguardo in segno di sfida.
“Amicizia e’ una parola grossa, a cui va dato il giusto peso... Comunque vedrete che il Cardinale fara’ per me un’eccezione!”- ridacchio’ l’uomo, sistemando meglio la sua maschera sul naso, facendo trasparire uno sguardo che lei ben si ricordava aver incrociato non piu’ di una settimana prima.
“Vi avevo gia’ annunciato che Richelieu avrebbe organizzato un bel ballo reale, un ballo che sicuramente vi piacera’... Avete gia’ un cavaliere per questa sera?”- chiese lui sorridendo, ma lei non pote’ notare che il contorno degli occhi arricciarsi .
“Ho appena ricevuto un’offerta a cui non ho potuto di certo rifiutare! Tuttavia per voi posso fare un’eccezione...”- sospiro’ lei nascondendo le mani dietro la schiena.
“Avete ragione... La notte e’ buia e lunga, mademoiselle! Se vorrete, troveremo sicuramente il tempo per una danza privata...”- ammicco’ lui, scoprendo per un attimo la maschera e mostrandogli un ampio sorriso dai bei denti lucenti.
 
***
“Una suora volante?!”- chiese di nuovo Porthos a D’Artagnan.
“Una suora volante. Come quegli scoiattoli delle Indie dell’Ovest. Quelli che aprono le zampette e tra le anteriori e le posteriori hanno questa sottile membrana di pelle e planano dagli alberi... Li avete mai visti?”-rise il ragazzo cercando di spiegargli che cosa aveva appena visto.
“Non so se chiedervi di smettere di bere perche’ avete bevuto abbastanza, oppure offrirvi ancora da bere per dimenticare quello che avete appena detto!”- a quelle parole, Porthos rise fino alle lacrime.
“Che fate ancora qui?!”- chiese Athos ripiombando in sala da pranzo con la stessa velocita’ con la quale era sparito.
“Erm...”- i due mugugnarono all’unisono con gli occhi stanchi.
“Chi vi ha servito tutto questo vino? Abbiamo una cerimonia ufficiale da attendere tra non piu’ di tre ore!”- si sorprese il moschettiere guardando i due leggermente alticci.
“D’Artagnan! Che direte a Constance nel caso vi vedesse cosi’?! Sbrigatevi! Andate subito nelle cucine a bere acqua e sale ed  infilatevi immediatamente a letto!”- ordino’ lui meravigliato del comportamento dei due uomini. Porthos si avvicino’ ed abbassandosi, gli annuso’ l’alito.
“Lo so io quale problema vi affligge, amico mio!”- sorrise ad occhi chiusi- “Siete sobrio!”- farfuglio’ ridendo.
Il suo compagno non aveva tutti i torti: qualche cosa era cambiato. Per la prima volta in tanto tempo Athos non aveva bevuto un goccio di vino a colazione.
“Datemi una mano a portare D’Artagnan nelle sue stanze! E’ importante che sia sobrio di fronte al Re e a Constance, questa sera!”- ordino’ Athos all’uomo.
“Ed Io?!”- domando’ Porthos alzandosi dalla tavolata con indecisione.
“Amico mio, voi andate bene cosi’!”- disse lui dandogli una pacca sulla spalla.
 
***
 
Un abito ricoperto dentro e fuori di seta purissima, bianca e azzurra. Il corsetto, dall’ampia scollatura, aveva dei fini ricami dorati.
Per quanto da anni vissuta come uomo d’armi e non abituata a quello sfarzo, Renee sgrano’ gli occhi ed il suo volto rimase letteralmente abbagliato alla vista di quel vestito cosi’ ricco ed elegante. Persino le scarpe erano adornate da due grosse coccarde fatte di seta, merletti e perle.
Chiunque avesse indossato quell’abito peccava di estrema vanita’, pensava.
Quel tipo di peccati non la infastidivano.
“Provatelo!”- esclamo’ Athos alla baronessa, che non se lo fece ripetere due volte e fece scivolare il primo grembiule della tonaca per terra.
Senza badare all’uomo di fianco a lei, abituata com’era a cambiarsi e vestirsi nei panni di Aramis molte volte di fronte a lui, sempre senza farci troppo caso e sempre coperta da sottili camice, comincio’ a sbottonarsi anche il secondo.
“Che fate?”- chiese lui sorpreso da quella spregiudicatezza.
“Provo il vestito, come avete detto voi...”- rispose lei perplessa, togliendo subito un altro strato di vesti. Quello successivo sarebbe stato l’ultimo, una fine sottoveste, che generalmente agli uomini non era dato di vedere se non in certe situazioni.
Un particolare che la baronessa sembrava trascurare in quel momento.
“Baronessa, questo genere di azioni non si confa’ ad una donna del vostro rango...”- cerco’ di ricordarle Athos  sospirando.
“Ah! Ma che dite?! Non vedete che sono ancora vestita?! Non ditemi che alla vostra eta’ non avete mai visto una donna! Non preoccupatevi, comunque! Questa volta non vedrete neanche un lembo di pelle! E poi e’ una cosa che ho sempre fatto di fronte a ...”- il ritmo di voce della giovane, da sprezzante e critico, si fece sempre piu’ scandito fino ad interrompersi: ancora una volta dimenticava del suo rango e delle formalita’ che esso conseguiva, tantopiu’ del fatto di non essere piu’ Aramis, che indossava giacca e tracolla nel salone di casa sua.
“Di fronte a chi?”- chiese lui curioso .
“...Ai miei... F-familiari...”- devio’ la ragazza agguantando il vestito e camminando lateralmente verso il paravento non molto distante da lei.
 
L’abito era quasi perfetto, tuttavia non del tutto adatto al suo corpo: si capiva che era stato cucito per altre dame. Era piu’ largo in vita e ricadeva troppo per i suoi fianchi, mentre la scollatura quasi non la lasciava respirare. Forse era destinato ad una donna piu’ formosa, ma a lei non importava troppo: aveva una missione da compiere e quel vestito era piu’ che perfetto. Avrebbe, pero,’ volentieri abbandonato tutte quelle le sottogonne in vimini. Probabilmente sarebbe stata in grado di toglierle piu’ avanti, durante il ballo, sperava segretamente, raddrizzando le pieghe della gonna.
 
Intanto Athos indosso’ il suo cappello e la parte superiore dell’uniforme ufficiale, mai cambiata dai tempi della sua prima investitiura. Renee non pote’ non provare un lieve senso d’invidia nel vederlo vestito cosi’, si ricordava bene di quando anni prima anche lei indossava quell’uniforme con orgoglio. Lei emise un rumoroso sospiro e guardo’ quell’uniforme con lo sguardo leggermente trasognato, mentre i bei ricordi dei tempi trascorsi riaffioravano nella memoria.
Athos interpreto’ la cosa pensando che la ragazza fosse onestamente affascinata dagli uomini in divisa, cosi’ sorrise lusingato da quei gesti con soddisfazione e senza dire niente le porse il braccio.
“Dovreste chiedere alla Regina di farvi prestare un po’ del suo belletto...”- suggeri’ solo dopo qualche passo lungo l’ampio corridoio.
A questo punto fu lei ad arrossire e non rispondere.
“Mi sbagliavo. Andate benissimo cosi, baronessa”- commento’ lui sorridendo di nuovo.
 
***
Tutti gli ospiti alla cerimonia si raccolsero nell’anticamera del salone principale dove era stato allestito un primo ricevimento.
“Vorrei presentarvi la mia dama per questa cerimonia!”- disse D’Artagnan stringendo ancora gli occhi dal torpore del sonno, con un inchino veloce, tenendo Constance per mano. La giovane era appena arrivata da palazzo con la corte della Regina e si era allontanata dalle sue stanze per una breve pausa. Non sembrava aver notato la stanchezza e i troppi calici di vino che avevano annebbiato l’espressione del suo giovane cavaliere.
Gli altri due moschettieri si inchinarono leggermente in segno di saluto alla dama.
“Ogni giorno crescete sempre piu’ bella!”- sorrise Porthos –“Vorrei presentarvi la mia, di dama”- continuo’ lui volgendosi verso una sensualissima signora adornata in un vestito in rosso scuro con ricami neri, i lisci bruni acconciati e gli occhi di un color nocciola intenso–“la Contessa Marie Isabelle Fortune de Milieunulpart...”- pronuncio’ abilmente il moschettiere con un’ennesima reverenza mentre la donna si inchinava porgendogli un sorriso malizioso – “chiamatemi pure Michelle”- disse lei con una voce profonda. Athos e Porthos si scambiarono un’occhiata d’intesa. Era d’uso per il moschettiere, accattivarsi le simpatie delle donne piu’ belle e sensuali in non piu’ di una manciata di minuti. Athos annui’ con la testa, segno che, a suo avviso, la dama era quella giusta per la cerimonia.
“Spero che quelle vesti siano state un dono gradito!”- bisbiglio’ Porthos all’uomo. Athos annui’ di nuovo alzando le sopracciglia, ma presto distogliendo lo sguardo.
“Che fine ha fatto la vostra dama?”- bisbiglio’ ancora Porthos, prima di essere catturato via dalla sua signora per quella serata.
“Dovremmo affrettarci a compilare i nostri nomi nel registro, se vogliamo essere annunciati per il primo ballo, quello che si terra’ dopo la parata del re e della regina, ma prima della cerimonia. Se tardiamo i portoni si chiuderanno e dovremmo aspettare fuori fino al prossimo annuncio reale...” Ricordo’ D’Artagnan affrettando la coppia.
Guardo’ Athos rimanere fermo alle sue parole e fissare una porta dell’anticamera di quel salone.
“Voi che fate? Non venite?”- chiese nuovamente il ragazzo.
“Arriveremo quanto prima...”- temporeggio’ l’uomo rassicurandolo, ma sbirciando in direzione della porta.
Renee gli aveva detto di doversi assentare solo un minuto, non spiegando di preciso dove sarebbe andata. Attese ancora qualche altro istante, i valletti cominciarono a controllare la grossa pendola alla parete della sala, ma prima che cominciassero a sganciare il grosso portone, Renee balzo’ correndo dalla porta d’entrata e raggiunse il suo cavaliere.
“Baronessa, dove siete stata?! Ancora un altro minuto e saremmo rimasti chiusi fuori! Non vi siete neppure presentata ai miei commilitoni...”- Athos cerco’ di sgridarla, leggermente irritato da quel comportamento evasivo.
“Non preoccupatevi, come potete vedere siamo entrati in tempo e siamo riusciti a scrivere i nostri nomi sul registri. Se era questa la vostra preoccupazione, saremo annunciati ufficialmente. Se invece vi curavate piu’ dei vostri commilitoni, li conosco gia’!”- esclamo’ la ragazza risoluta ed impettita, mostrando parole e gesta non proprio consone con quelle di una vera signora.
“Non e’ questo il punto... E poi avete soltanto accompagnato Constance un pomeriggio, per pochi minuti! Come fate a dire di conoscerli?”- chiese di nuovo Athos indispettito da quei modi scortesi. Renee si soffermo’ su quello che aveva appena detto: potevano essere le parole di Aramis, ma non quelle della baronessa d’Herblay.
Avrebbe voluto poter cancellare quelle parole e fare in modo che non fossero state ascoltate.
“Pongo le mie piu’ sentite scuse, dovro’ esservi sembrata molto maleducata. Perche’ non andiamo ora, se volete? Tanto da quel portone non entrera’ piu’ nessuno per almeno un paio d’ore...”- disse abbassando il tono della voce e allo stesso tempo le spalle, nel vano tentativo di atteggiarsi in modo piu’ femminile.
“Bene, adesso ditemi: il destinatario della lettera e’ qui con noi dunque?”- chiese il moschettiere alla giovane, cercando di non perdere le staffe.
“Non ancora... Sembrerebbe che abbia deciso di aspettare la cerimonia d’investitura vera e propria”- disse lei con una leggera smorfia in volto, quasi per atteggiarsi piu’ distesa, senza pero’ riuscirci.
 
“Baronessa d’Herblay! Finalmente ci onorate della vostra presenza!”- esclamo’ Porthos facendole un grosso inchino e baciandole la mano, una volta presentata.
“Ho sentito parlare molto di voi...”- disse D’Artagnan, notando gli sguardi minacciosi di Porthos- “...Da Constance ovviamente!”- continuo’ il ragazzo con un sorriso forzato.
“Avete qualche cosa negli occhi che mi risulta alquanto familiare...”- l’altro moschettiere si soffermo’ a studiarne i tratti, mentre lei distolse nuovamente lo sguardo e cerco’ di nasconderli dietro una ciocca di capelli. Athos si accorse di quell’atteggiamento strano e del fatto che il suo compagno aveva in qualche modo ragione, ma non ci fece troppo caso. Penso’ che fosse solo una distrazione oppure una vaga apparenza.
 
L’orchestra comincio’ a suonare, mentre alcuni invitati si accomodarono voltati verso i valletti che attesero l’arrivo del Cardinale Richelieu per poi cominciare ad annunciare gli invitati al primo ballo.
Questa volta, tutti gli invitati dovevano presentarsi di fronte al trono del Cardinale con un inchino. Renee non trovava la cosa problematica per i suoi scopi, anzi si agurava cosi’ di poter scorgere ancora meglio il Duca di Buckingham, magari annunciato con un falso nome.
“Se i portoni sono chiusi e la persona che mi da’ la caccia non e’ stata annunciata, credo possiamo prenderci un attimo di tregua. Non vi pare, baronessa?”- chiese Athos a Renee, la quale si guardava ancora attorno sospetta.
“Baronessa: non ho ancora avvertito i miei compagni del documento che mi avete procurato.”- continuo’, cercando di catturare la sua attenzione.
“Non so se avete fatto bene, Athos. Tuttavia neanche io ho informato la Regina della stessa cosa, per affar vostro. Non volevo mettervi in mezzo nelle sue questioni private...”- disse lei, pensando che forse il Duca avrebbe potuto attendere di presentarsi dopo la cerimonia d’investitura in modo da entrare senza essere annunciato.
“Allora e’ cosi’ come credo: il destinatario di quel documento ha anche a che fare con gli affari privati della Regina?”- chiese lui interrompendo quei pensieri.
“Perche’ chiedete sempre cosi’ tante cose, soprattutto sapendo che non posso rispondervi apertamente?”- chiese lei con un velo di frustrazione.
“Prendero’ questa risposta come un si’, allora”- si limito’ a dire il moschettiere, non del tutto soddisfatto.
 
 
“Mademoiselle, mi concedete l’onore di questo ballo?”
Athos le prese la mano e fece un inchino piu’ profondo, lei annui’ a quella domanda, ma prima che i due si unirono alle danze, lei disse con arguzia: “facciamo un gioco: io prendo le parti dell’uomo e voi quelle della donna!”- lui rispose con una grassa risata –“mi ricordate un caro amico!”- disse senza pensarci troppo.
Per quanto come soldato fosse un ballerino sufficiente, era da tempo che Renee non prendeva parte ad una danza come donna ed i primi passi sarebbero stati troppo difficili.
I due cominciarono a danzare sotto gli sguardi curiosi di molti altri ballerini, ma dopo pochi minuti Athos sorrise e disse: “Bene, mia cara baronessa: questa e’ una serata ufficiale, non una festa da osteria. Non credo proprio che voi vorreste dare nell’occhio dimostrandovi cosi’ impertinente per piu’ tempo di una semplice burla, direi a questo punto di prendere ogniuno i suoi ruoli e di danzare come si deve!”- era da tempo che l’uomo non gestiva situazioni che richiedessero responsabilita’ e forse in quel momento sembro’ abusarne, pensava Renee.
All’invertirsi dei ruoli, Athos percepi’ subito che qualche cosa non andava.
“Baronessa, avete mai imparato a danzare prima d’ora?!”- la voce di Athos era imbarazzata, mentre cercava di guidarla sui suoi passi. Renee inciampava costantemente e sembrava veramente faticoso per lei tenere il passo di una dama.
Talmente faticoso da non dire una parola ne volgergli mai uno sguardo.
Dopo qualche salto maldestro e molte indecisioni, la baronessa capi’ che non era poi cosi’ difficile prendere la parte quando gia’ si conoscono quelle del cavaliere.
“Per lo meno imparate in fretta...”- commento’ sollevato l’uomo, mentre lei sorrideva di risposta, distogliendo lo sguardo dai piedi solo per qualche istante.
 
Le danze presto si fermarono e fu la volta di annunciare l’entrata nella stanza del Re e della Regina. Tutti gli invitati si alzarono in piedi e fecero strada ai reali, seguiti da ampi inchini, soprattutto dalle prime file.
Lentamente, i sovrani e la corte si sedettero sul soppalco, in compagnia del Cardinale, mentre il Re comincio’ a rileggere cio’ che avrebbe dovuto dire durante l’investitura vera e propria. Quella era una formalita’ che lo entusiasmava e voleva apparire pronto e maturo di fronte alle sue future guardie personali.
Un valletto chiamo’ i tre moschettieri, che si allinearono di fronte al soppalco, mentre il resto degli ospiti veniva spostato ai bordi della sala.
 
Con un sorriso, il Re finalmente si alzo’ in piedi e, presa la sciabola degli onori ufficiali, dal manico d’oro e diamanti, comincio’ a nominare uno ad uno i tre moschettieri (1).
Segui’ il fragore di un lungo applauso, ed infine, il Re continuo’ nominando Athos, il piu’ anziano, capitano degli altri due.
Dopo la nomina, l’uomo alzo’ dunque la testa e si volto’ verso il pubblico, notando in lontanzanza la Baronessa d’Herblay parlare nell’orecchio ed allontanarsi con un nobile uomo mascherato: erano bastati cosi’ pochi minuti perche’ lei gli avesse gia’ voltato le spalle.
 
D’istinto, quelle parole risuonarono ancora alle orecchie di Athos:
Beh,per non lasciarvi a mani vuote, vi do un consiglio. Non fidatevi mai di nessuno, tantomeno delle donne. Vivrete piu’ a lungo.
 
 
 
(1) Non credo che tutto questo sia storicamente accurato...


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