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Autore: fumiko    14/08/2007    6 recensioni
Secondo me questa one-shot è tanto bella quanto triste (o forse un po' di meno, visto che è molto triste). Comunque sia, vale la pena di leggerla, fidatevi! - Dormi bene, Naruto. Dormi bene, figlio mio – gli sussurrai dolcemente all’orecchio.

Ero lì ad osservarlo, come ogni notte, d’altronde.
Ogni volta che lo guardavo mi stupivo di quanto somigliasse al padre. Aveva i suoi stessi occhi, i suoi stessi capelli, i suoi stessi lineamenti.
Era bello come lui, ma forse il mio giudizio era troppo soggettivo.
Avevo amato Yondaime profondamente, prima di morire. Lo amavo ancora. E ora amavo anche nostro figlio, ormai adolescente. Lo avevo amato anche quand’ ero in vita, e anche prima che lui nascesse. Recensite!
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Yondaime
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A me piace tantissimo questa storia! Spero che sia anche di vostro gradimento.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Buona lettura!




IL TUO ANGELO CUSTODE

- Dormi bene, Naruto. Dormi bene, figlio mio – gli sussurrai dolcemente all’orecchio.

Ero lì ad osservarlo, come ogni notte, d’altronde.
Ogni volta che lo guardavo mi stupivo di quanto somigliasse al padre. Aveva i suoi stessi occhi, i suoi stessi capelli, i suoi stessi lineamenti.
Era bello come lui, ma forse il mio giudizio era troppo soggettivo.
Avevo amato Yondaime profondamente, prima di morire. Lo amavo ancora. E ora amavo anche nostro figlio, ormai adolescente. Lo avevo amato anche quand’ ero in vita, e anche prima che lui nascesse.

Avevo sempre avuto troppo amore in me, che investivo non solo in quelli che mi circondavano, ma anche nelle persone che mi erano lontane e nelle persone che ancora non conoscevo.
Molti mi consideravano una stupida, una pazza, ma è stato proprio questo amore, così immenso, così travolgente, a permettermi di tornare sul mondo dei vivi per vegliare mio figlio, rimasto solo, allontanato da tutto e da tutti.
Quanto ho odiato coloro che lo emarginavano! Non sapevano neanche quanto fosse pesante il fardello che Naruto doveva portare! E non sapevano neanche quanto lo dovessero ringraziare: lui era il carceriere della volpe a nove code, colui che la teneva a bada e che non le avrebbe mai permesso di evadere.
Quant’era duro il compito affidatogli dal padre!

Mi ero sempre chiesta: “Naruto ci avrebbe perdonato, se avesse saputo la verità?”

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Tutto successe la notte in cui Naruto nacque e io e Yondaime morimmo.

Si combatteva da giorni contro il demone a nove code. Tutti sapevano che non c’era alcuna possibilità di vittoria contro quel mostro, ma i combattimenti continuavano.
Erano morti in tanti, in troppi e, vedendo l’ospedale pieno di cadaveri, subito dopo aver partorito, capii che il mio amato non sarebbe mai tornato dalla battaglia, che non avrebbe mai visto il suo primogenito, quell’adorabile e candido neonato, che, in quel momento, tenevo tra le mie braccia.
Così presi una terribile decisione: recarmi sul campo di battaglia per far vedere Naruto al mio adorato.
Allora n’ ero ignara, ma quella scelta avrebbe cambiato per sempre la vita di mio figlio.

Indossai un pesante mantello per proteggermi dal freddo.Uscii dall’ospedale e sistemai il piccolo in una cesta, avvolto da una calda coperta.  
Le ginocchia mi tremavano, mi mancava il respiro, sentivo fitte di dolore ovunque, ma non potevo fermarmi, non potevo tornare in dietro.
Naruto era un miracolo! Era un simbolo di speranza! Era la vita, la luce, nata in un mare di morte e distruzione.
Sentivo che quel pargoletto avrebbe potuto contribuire a rinvigorire gli animi degli shinobi, che avrebbe potuto portare alla vittoria.

Non sapevo quanto avessi ragione.

Appena fuori dalla città, lo vidi, distante.
Era enorme. Un’enorme volpe a nove code infuocata. Era terribile, orrenda.
Rimasi paralizzata a vedere quel gigantesco essere.
Anche in quel momento stavano combattendo.
Ogni attacco era inutile.
Uccideva decine di shinobi alla volta. Tremai al pensiero che lui avrebbe potuto essere tra quelli. Avrei voluto evitare di piangere, ma non riuscii a trattenermi.
Come speravano di poterlo sconfiggere? Sembrava immortale, imbattibile.

Un’altra sagoma rossa attirò la mia attenzione, una sagoma conosciuta: era Gamabunta! Se lui era lì, voleva dire che il mio amato era ancora in vita!
Rincuorata da quella convinzione, decisi di avvicinarmi.
Ormai avevo deciso e nessuno mi avrebbe fatto cambiare idea: gli avrei portato suo figlio.

Procedetti con cautela, cercando di nascondermi al meglio tra i cadaveri sparsi a terra.
Non ero mai stata agile. Caddi parecchie volte, ma riuscii sempre a tenere al sicuro Naruto, che dormiva tranquillo.
Più mi avvicinavo e più sentivo la temperatura alzarsi. Il calore provocato dal demone era davvero insopportabile. Non riuscivo a pensare a coloro che, per combatterlo, erano costretti a stargli vicino!

Quando fui abbastanza vicina alla battaglia, mi nascosi dietro un ammasso di cadaveri carbonizzati.
Riuscii a distinguere l’Hokage: era in piedi sul dorso di Gamabunta. Sembrava stanco, ferito, esausto. Per quanto avrebbe resistito?
Lo conoscevo bene. Sapevo che non si sarebbe arreso, avrebbe continuato a difendere la sua gente fino alla morte.
Ricominciai a piangere.
Me l’ero andata a cercare!
Mi ero innamorata di un eroe, un uomo pronto a sacrificarsi. Era ovvio che, prima o poi, se ne sarebbe andato in battaglia, facendomi soffrire tremendamente.
Ma perché proprio ora? Ci eravamo sposati da appena un anno, lui era diventato finalmente Hokage ed eravamo appena diventati genitori.
Perché ora?

Poi sentii un pianto.
Era Naruto. Si era svegliato, forse per la temperatura eccessiva.
Naturalmente fummo individuati da tutti i ninja nei paraggi -compreso mio marito- e dalla volpe stessa.
La battaglia s’interruppe d’un tratto.
Tutti si voltarono nella mia direzione.
Anche quelle enormi fauci, quei tremendi occhi rossi.
Stringevo mio figlio al petto. Non riuscivo a muovermi.
Tremavo dalla paura.
Aveva l’aria affamata, divertita, incuriosita.
I suoi denti erano affilati e sporchi di sangue.

- Hey, tu, volpe! Sono io il tuo avversario !-
Era stato lui, il mio eroe, ad urlare.
La volpe allora guardò prima l’Hokage e poi, tremendamente divertito, me.
La rabbia e la preoccupazione erano evidenti sul bellissimo viso di mio marito. Il demone non era stupido! Aveva di certo capito!
Ero per metà coperta dai cadaveri. Lasciai Naruto nella cesta senza fare troppi movimenti.
Il viso della volpe era ancora fisso su di me: non l’aveva notato.
Mi guardai intorno, vedendo se c’era qualcuno che si sarebbe potuto occupare del bambino. Poco distante da Gamabunta c’era un ragazzo, che mi fissava. Non ricordavo il suo nome, ma sapevo che era un allievo di mio marito: era magrolino, aveva i capelli grigi e, con mia grande sorpresa, notai che aveva lo sharingan.
Lui aveva visto di certo. Gli lanciai un’occhiata, che lui subito intese.
Era sveglio, il ragazzo!

Così mi alzai e cominciai a scappare verso la città. Il mio scopo non era fuggire, ma portare quel mostro lontano da mio figlio.
Non guardai indietro.

- NO! AMORE, NO!-

Sentii un dolore lancinante alle gambe. Me le aveva mozzate di netto. La volpe mi sovrastava.
Stavo per morire.
Riuscii a guardare la cesta. Era vuota.
Naruto era stato preso da quel ragazzo. Lo stava portando dal padre. Finalmente l’avrebbe visto!
Guardai il demone, sorridendo.
Avevo messo al sicuro mio figlio. Del resto non m’importava!
Era delusa. Forse si aspettava che gridassi, che implorassi pietà.
Io continuai a sorridere, così mi abbandonò al suolo, in un mare di sangue.

Avevo la vista annebbiata, ma cercai comunque di concentrarmi su ciò che accadeva.

Naruto era in braccio al padre. Lui aveva la testa china sul tenero fagotto. Si sarà certamente stupito della somiglianza!
Poi passò il bambino al Terzo Hokage, che nel frattempo era salito su Gamabunta.
Sperai che l’avrebbero portato in salvo, ma non fu così.
Vidi il Quarto cominciare a fare strani gesti con le mani. Poi non capii bene cosa successe. Vidi delle braccia azzurre allungarsi dalla pancia di mio figlio, che afferrarono la Volpe e che la cominciarono a tirare con forza.
Naturalmente il demone cercò di resistere, di divincolarsi dalla presa, ma tutti i suoi tentativi furono vani.
Poi vidi la volpe entrare nel mio povero bambino e mio marito cadere in terra, senza vita.
Alla fine, non ero riuscita a proteggerlo.
Ero stata una madre disastrosa.

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Naruto, rimasto solo, soffriva,e io stavo male, sapendo quanto sofrisse.
Così cominciai ad andare da lui. Ora ci torno ogni notte. Ad osservarlo, ad ascoltarlo.

Non posso fare altro. Ora sono un essere incorporeo. Sono fatta d’ aria. Di null’altro.

Quante volte, vedendolo in lacrime, ho tentato di allungare la mia mano per consolarlo, accarezzarlo, ma questa passava attraverso il suo corpo. Io, in effetti, non esisto. Sono il niente. E non posso aiutarlo come vorrei.

Questa è la dannazione eterna! Questa è la pena più crudele che potessi ricevere: non poter rivestire Naruto col mio amore.

Mi devo limitare a sperare e a pregare per lui.
Sono il suo angelo custode, una dolce e rassicurante presenza, che lo avvolge di sicurezza e d’amore.

So che a volte riesce a percepirmi, quasi ad individuarmi. È questo che mi dà la forza di rimanergli accanto. So che lo stargli vicino non è vano.

Resterò per sempre con te, figlio mio. La mia presenza è l’unico dono che posso farti, l’unica maniera di essere realmente tua madre, l’unico modo che ho per farmi perdonare.

Dormi bene, Naruto. Dormi bene, figlio mio.

FINE
  
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