Capitolo IV
Nuove destinazioni
Uffici del JAG
Falls Church, Virginia
La felicità
non abbandonò Mac neanche quando, dopo nemmeno
un’ora dal suo arrivo, si vide chiamare dall’Ammiraglio.
Senza fiatare
andò dal superiore.
“Si accomodi
Colonnello” la invitò quest’ultimo.
Mac fece come
detto, entrò nell’ufficio di AJ rimanendo
sull’attenti davanti alla sua scrivania.
“Si sieda” le
disse mentre si alzava e si accomodava
accanto a lei.
“La trovo in
gran forma, Mac.”
“Grazie
Signore, mi serviva un po’ di riposo.”
“No, non è
solo questo. Sembra… radiosa.”
“Lo sono
Signore. Sto attraversando il periodo più felice
della mia vita.”
Chegwidden
abbassò lo sguardo e solo in quel momento notò
l’anello.
“Si è
fidanzata!” esclamò stupito.
Mac arrossì
un poco. Non l’aveva detto ad anima viva per
una sorta di scaramanzia ed ora le dispiaceva che il suo superiore lo
venisse a
sapere in quel modo.
“Euh.. sì
Signore. La settimana scorsa alle Hawaii.”
“Spero non
con un giovanotto del luogo.”
“Oh, niente
affatto Signore” rispose Mac sorridendo. “Mi
sono fidanzata con Webb” e nel dirlo il viso le si illuminò di luce.
Ancora?!, si chiese
l’Ammiraglio, ma
tacque, preferendo optare per un meno impegnativo: “Congratulazioni.
Avete
intenzione di sposarvi?”.
“Alla fine
del mese di Giugno Signore, il 29 per la
precisione. Ma perché me lo chiede?”
“Oltre che
per motivi personali, in quanto vorrei
accompagnarla all’altare, anche per informarla che i suoi piani
matrimoniali
dovranno subire un piccolo ritardo, Colonnello” disse l’Ammiraglio
prendendo
dalla scrivania una cartella ed aprendola.
“Grazie
Signore, sarò onorata se lei vorrà accompagnarmi
all’altare. E le prometto che questa volta non accadrà come con Mic.”
“Oh, di
questo ne sono più che certo” rispose
l’Ammiraglio, anche se dentro di sé rimpiangeva che lo sposo non fosse
Rabb.
Dannato ragazzo, lui e la sua impulsività!
“Ad ogni
modo,
“Ma io no ho
chiesto di essere trasferita!” esclamò Mac.
“L’ufficiale
che dirige l’ufficio JAG è andato in pensione
e il posto si è reso vacante. C’era una rosa di nomi papabili e il suo
era in
cima alla lista. Il trasferimento implica anche la promozione, e…”
Mac non
ascoltava più l’Ammiraglio. Era senza parole e si
sentiva frastornata, esattamente come Harm qualche mese addietro.
Trasferita?
Promossa? E Clay? Avrebbe accettato quella nuova situazione?
“Sono
sinceramente stupita, Signore. Non pensavo ad un
trasferimento né tantomeno ad una promozione.”
“Avrebbe
dovuto aspettarselo un avanzamento” le rispose AJ,
“soprattutto dopo la sua missione in Paraguay e il suo contributo
determinante
a smantellare la rete terroristica di Sadik negli States. Era
inevitabile. Sono
orgoglioso di lei, sarà la prima donna a dirigere un ufficio JAG e
questo…”
“Mi apre le
porte verso la direzione qui a Washington” completò
la frase Mac.
“Mi permetta
di darle un consiglio Mac: non lasci che il
suo cuore guidi le sue decisioni. Sono certo che Mr. Webb comprenderà
l’importanza di questo avanzamento. È un uomo intelligente.”
Mac sorrise:
“Certo che lo è, Signore. Intelligente,
premuroso, dolce…”
“Sono felice
per lei, allora. E spero anche che il suo
fidanzato sia una persona comprensiva” aggiunse traendo dalla scrivania
un
altro fascicolo, “perché prima di partire per San Diego debbo affidarle
un
ultimo incarico” e nel parlare le porse l’incartamento.
“Londra?!”
esclamò Mac mentre scorreva con gli occhi il
fascicolo. “Oggi è decisamente la giornata delle sorprese” commentò
divertita
poi, ancorché fosse letteralmente allibita.
“Comprendo il
suo stupore, ma si tratta di una faccenda
molto delicata e il SecNav pensa che lei e il Capitano Rabb siate le
persone
più indicate per sbrogliare la matassa”.
“Di cosa si
tratta esattamente?” chiese Mac.
“Sembra che
un nostro Marine abbia fatto fuoco contro un
convoglio di soldati inglesi che scortavano un ostaggio liberato e che
procedeva a tutta velocità verso l’aeroporto di Baghdad. Il convoglio
non si è
fermato all’alt del check point ed era senza insegne.”
L’espressione
di Mac si fece grave. Quell’incidente
avrebbe potuto creare una crepa profonda nelle relazioni diplomatiche
con
l’Inghilterra e minare l’alleanza militare fra i due Paesi. Tuttavia si
chiedeva perché proprio lei e non Sturgis o Bud. Non le andava l’idea
di
rivedere Harm e men che meno di lavorare con lui, perché è questo
quello che
sarebbe accaduto.
Dopo che
l’avevano fatto assolvere a
“Si starà
chiedendo perché lei Colonnello.”
“Mi ha letto
nel pensiero, Signore.”
“E’ stata
formata una task force anglo-americana che
indagherà sull’accaduto, a capo di essa, per quanto riguarda la parte
americana,
ci sarete voi: lei e il Capitano Rabb. Il SecNav ritiene che la sua
esperienza
e quella di Rabb siano essenziali al successo. E comunque lei è
l’ufficiale con
più anzianità di servizio dopo il sottoscritto.”
“Sono anche
più alta in grado di Harm, ma hanno promosso
lui prima di me” commentò sarcastica.
“Non le va
l’idea di rivedere il suo vecchio collega e
amico?”
Mac alzò lo
sguardo e fissò dritto AJ negli occhi: “Posso
parlare liberamente Signore?”.
Il CO annuì.
“No, Signore,
non mi va proprio. Ma gli ordini vanno
eseguiti. Non si preoccupi, non ci prenderemo a pugni in pubblico, se è
questo
che teme. Da parte mia terrò un comportamento professionalmente
corretto e farò
il mio dovere. E ora, se mi vuole scusare, dovrei avvertire il mio
futuro sposo
di questi cambiamenti di programma.”
Si alzò e
attese che Chegwidden la congedasse, poi uscì
dalla stanza.
Rimasto solo,
l’Ammiraglio ripensò ai tempi andati quando
il Colonnello e l’allora Comandante formavano una delle coppie più
affiatate
dell’intera Procura militare e di come lui avesse cercato, con
quell’ultimo
caso, di far coincidere le strade della loro vita che fino a quel
momento erano
scorse parallele senza incontrarsi mai.
Il suo
tentativo non aveva dato il risultato sperato, ed
ora si era giunti persino al punto che il Colonnello non sopportava
l’idea di
rivedere il Capitano… da non crederci!
Ciò mi
fornisce la
prova che non era destino, si disse
tornando alla scrivania.
Residenza del
Duca di Lyndham
Hyde Park, Londra
Nicholas
Thornton non finiva mai di stupirsi di
quanto Londra fosse completamente diversa dal resto dell’Europa e di
quanto a
lui piacesse sempre meno.
Anche
in Prussia, Austria, Francia, Ungheria, e
in molti altri paesi, vi erano povertà e miseria, ma
Lord
Thornton non si era ancora abituato a
tutto ciò e si sentiva a disagio quando entrava in una casa elegante
come
quella di suo zio, dopo aver attraversato, pur con la carrozza, strade
sporche
e puzzolenti.
La
residenza del Duca di Lyndham era stata
costruita solamente sei anni prima ed era una raffinata palazzina di
quattro
piani che si affacciava su Hyde Park, nel cuore elegante della città.
Al
suo ingresso Nicholas fu accolto, come sempre,
da Everly, il compito maggiordomo del Duca, che prese mantello,
cappello e
bastone e gli chiese se desiderasse un bicchiere di cognac per
scaldarsi.
“Grazie,
Everly, lo prenderò in salotto, con
mio zio.”.
Andrew
Nicholas Thornton, Duca di Lyndham, lo
attendeva comodamente seduto in poltrona, intento a godersi un sigaro,
a
dispetto di ciò che il medico, suo amico ormai da mezzo secolo,
continuava a
ripetergli.
“Zio,
sai che non dovresti fumare!” lo
rimproverò affettuosamente il nipote.
“Oh,
non fare il guastafeste anche tu, Nick!”,
replicò Sua Grazia, ovviamente senza smettere.
Nicholas
sorrise: un sorriso luminoso, molto
diverso da quello che aveva rivolto quel giorno a Lady Sarah Jane
Montagu. Adorava
quel suo anziano prozio, che non aveva
per nulla l’aria del vecchietto: il Duca di Lyndham, ad ottant’anni
suonati,
era ancora un discreto uomo, piuttosto alto, appena leggermente curvo e
con
ancora un’intelligenza lucida e molto vivace. Solo la capigliatura
candida
poteva far intuire l’età che aveva, anche se l’energia che sprizzava
gli
regalava certamente almeno dieci anni in meno.
“Allora?”
lo incalzò il Duca. “E’ bella come te
la ricordavi?”
Nicholas
Thornton ripensò a Lady Sarah Jane
Montagu e sorrise.
“Bellissima…”
rispose.
Ancora più bella di come la
ricordavo… e ancora
più desiderabile, aggiunse tra sé.
“Ha
accettato la tua proposta?” domandò di
nuovo l’anziano zio.
“Non
gliene ho ancora parlato.”
“Come
mai? Credevo fosse quello lo scopo della
tua visita.”.
Perché mi sono lasciato
trasportare dalle
emozioni e l’ho baciata… o meglio, l’avrei fatto, se non mi avesse
schiaffeggiato!
“Ho
preferito attendere… attendere un momento
più opportuno.”.
“Ossia
quando non ti colpirà di nuovo?”
aggiunse divertito suo zio.
Nicholas
sollevò d’istinto la mano al volto,
toccando la zona di pelle senza barba vicina all’occhio, dove
probabilmente era
rimasto un segno che suo zio aveva notato.
“Credo
che sia davvero la donna che fa per te,
ragazzo mio!” disse Lord Thornton.
“Ne sono assolutamente certo, zio Andrew. Per questo farò di tutto per riconquistarla.".
[1]
Dal libro “
Casa di
Clayton Webb
Quella sera a
cena Mac mise Clay al corrente di tutto.
“Non ci sono
problemi” le rispose lui. “Chiederò l’avvicinamento
e anticiperemo le nozze.”
“Davvero
saresti disposto a trasferirti da Washington a
San Diego?” chiese incredula lei.
“E perché no?
Sarah” le disse guardandola intensamente,
“non voglio perderti, ti ho chiesto di sposarmi e lo farò. Dove andrò
non
m’importa, è sufficiente stare con te, il lavoro è secondario. Tu hai
degli
ordini da eseguire, non puoi rifiutarti di trasferirti e io ti seguirò,
dovessi
andare anche in capo al mondo.”
“Oh, ti amo
Clayton Webb!” esclamò lei buttandogli le
braccia al collo e baciandolo con foga.
“Anche io ti
amo Sarah Mackenzie” rispose lui.
La temporanea
permanenza della fidanzata a Londra, però,
gli causava una qualche apprensione, ma le aveva taciuto questo
particolare.
Non è che non si fidasse di lei, era certo del suo amore, non si fidava
di lui. Decise pertanto che un paio
di
occhi per sorvegliare con discrezione l’intera vicenda non sarebbero
stati
sprecati.
Comando Forze
Navali Americane
Grosvenor Square, Londra
“Signore?” la
testa bruno-rossiccia del Tenente Cunningham
fece capolino nell’ufficio di Harm.
Lui sollevò
il capo dal solito mucchio di scartoffie che
gli ingombrava la scrivania. A volte malediceva la promozione e tutto
il carico
di responsabilità che essa aveva recato con sé.
“Sì, Tenente?”
“E’ arrivato
un plico da Washington e c’è il Segretario
della Marina in linea Signore.”
“Mi porti il
plico e mi passi il Segretario” rispose.
“Agli ordini”
disse il Tenente che scomparve per
ricomparire dopo pochi secondi e posare un pacco abbastanza voluminoso
sulla
scrivania.
Harm prese la
conversazione.
“Buongiorno,
Signore” salutò cordialmente il Segretario.
Il tempo delle incomprensioni, dovute alle sue intemperanze, era
passato ed ora
il Capitano Rabb e il Segretario della Marina filavano d’amore e
d’accordo… forse
complice anche la distanza che li separava.
“Buongiorno a
lei, Capitano” rispose Sheffield. “Ha già
ricevuto il plico?” chiese poi venendo subito al sodo.
“In questo
momento.”
“Lo apra e
legga.”
Harm aprì il
pacco ed estrasse il fascicolo dalla cartella
rigida che lo conteneva. Lo aprì e ne lesse il contenuto.
“Non ne
sapevo nulla, Signor Segretario” commentò alla
fine.
“Abbiamo
tenuto segreta la cosa. Capirà, dopo
quell’incidente in cui ci ha rimesso la vita quell'agente del SISMI
italiano,
se la vicenda, un’altra e identica, fosse giunta alle orecchie delle
Autorità
Internazionali e della stampa sarebbe stata la fine. Ho ricevuto gli
ordini
direttamente dal Presidente, Capitano: sarà istituita una task force
che indagherà
nella più assoluta segretezza. Naturalmente parte di questa unità
speciale sarà
formata da inglesi, e proprio per questo il Presidente si è caldamente
raccomandato di evitare le polemiche insorte l’altra volta. Massima
collaborazione e distensione, dunque, non possiamo permetterci di
perdere un
alleato prezioso come l’Inghilterra. Lei riferirà direttamente a me e
al Primo
Ministro inglese e in qualità di Comandante delle Forze Navali in
Europa sarà a
capo dell’unità speciale.”
“Sì Signore.
Ho già in mente fra i miei collaboratori chi
destinare a questa indagine, solo le chiedo di potermi avvalere del
Comandante
Roberts per le ricerche e le indagini sul campo. Gode della mia massima
stima e
fiducia e desidererei che fosse momentaneamente distaccato qui a
Londra.”
“Avrà di
meglio del Lt. Cmdr. Roberts, Capitano. Ho
ordinato all’Ammiraglio Chegwidden di affiancarle nel comando della task force il Colonnello Mackenzie fino
quando la missione non sarà conclusa. Ho avuto modo di sperimentare di
persona
la vostra bravura e questo caso richiede il meglio. E voi lo siete.”
“Capisco.
Quando arriverà il Colonnello?” domandò Harm
mentre una ridda di emozioni gli si scatenava dentro.
“Dopodomani
all’aeroporto di Heathrow con un volo Continental,
alle 12.00 antimeridiane.”
“Manderò
qualcuno a prenderla Signore, grazie della
fiducia.”
“Buon lavoro
Capitano” rispose il Segretario e chiuse la
conversazione.
Mac… erano
passati mesi dacché era partito per Londra e
non si erano più sentiti. Ma del resto cosa avrebbero avuto da dirsi?
In nove
anni non erano riusciti ad arrivare a un dunque e di tempo per parlare
ne
avevano avuto a iosa. Cosa aggiungere di più quando ormai entrambi
conducevano
esistenze diverse e soprattutto lei aveva Webb?
Ricordava
ancora quelle centinaia e centinaia di rose
rosse e le sue scuse per farle sembrare un dono galante poco gradito.
Dopotutto
la sua partenza era stata una fortuna per entrambi: aveva posto fine ad
un
tiramolla inutile e logorante. Per lui, poi, Londra si era rivelata una
vera benedizione,
una benedizione che aveva il viso cordiale di Belinda.
Il secondo
pensiero fu per il week-end a Beaulieu: proprio
quella mattina aveva confermato la prenotazione al Master Builder’s
House
Hotel. Voleva fare una sorpresa alla sua compagna regalandole un
romantico
week-end in quella splendida località dell’Hampshire, ma ora tutto era
rimesso
in discussione.
Per un attimo
fu tentato di annullare e rimandare ad altra
data, ma poi decise di lasciar stare e di parlarne a Belinda quando, di
lì a
poco, si sarebbero visti per pranzo. Ormai la sorpresa era andata a
farsi
benedire, per cui tanto valeva metterla al corrente dei suoi piani.
Hyde Park, Londra
Erano seduti
in uno dei tanti pub che si affacciavano su
Hyde Park e stavano pranzando all’aria aperta data l’insolita giornata
calda.
“Ti ricordi
dello Spring AutoMotor Jumble?” chiese Harm.
“Certo, ti ho
dato il depliant l’altro giorno.”
“E ti ricordi
quello che ti ho proposto?”
“Certo che me
lo ricordo, e mi ricordo anche quello che è
accaduto mentre me lo proponevi…” rispose maliziosamente Belinda.
“Per essere
un dolce fanciulla inglese sei un po’ troppo
sfacciata” la prese in giro Harm addentando il sandwich.
“Quello che
non sai è che ho una nonna irlandese” rispose
pronta lei.
Scoppiarono a
ridere.
“Avrei
prenotato in quell’albergo che ti ho mostrato…”
buttò lì lui.
“Harmon è
stupendo!”esclamò Belinda.
“Ma…”
“In quel fine
settimana la mamma organizza il suo torneo
mensile di bridge” disse delusa la ragazza. Ci teneva tantissimo ad
andare con lui,
soprattutto adesso che convivevano, era una sorta di “consacrazione”
della loro
unione che avrebbe preceduto, di lì a poco, la presentazione ufficiale
di
Harmon ai suoi, con una cena già fissata due sabati dopo a casa dei
genitori di
lei a Mayfair.
“Mi ero
scordato il torneo di bridge di tua madre” le fece
eco lui. “Pazienza vorrà dire che andremo un’altra volta.”
“Niente
affatto Harmon! La prossima fiera è a Settembre e dei
pezzi della macchina ne hai bisogno adesso, altrimenti addio vacanze in
Scozia
quest’estate. Non ti preoccupare, vai pure. Tanto io sarò a casa dei
miei per
tutto il fine settimana.”
“Ma… non
saprei” Harm era indeciso. Belinda condivideva la
sua passione per le auto d’epoca ed era una perfetta conoscitrice delle
macchine inglesi. Sarebbe piaciuto anche a lei gironzolare per il
mercato che
si teneva nel parco del Castello di Beaulieu e cercare i pezzi che gli
servivano.
“Harmon
Rabb…” lo richiamò all’ordine la ragazza, “non
fare i capricci e goditi un paio di giorni in compagnia della tua
passione. È
un ordine.”
“La mia
passione sei tu” rispose lui prendendole le mani
attraverso il tavolino. “E comunque sia” cedette alla fine, “meglio a
Beaulieu
che rinchiuso in casa o in ufficio.”
Terminarono
il pranzo e nel mentre le raccontò della
conversazione avuta quella mattina con il Segretario della Marina
americana.
“Spero che
inviterai da noi la tua amica” lo rimbrottò
dolcemente lei.
“Vedremo” si
mantenne sul vago Harm.