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Autore: Alexandra e Mac    24/01/2013    7 recensioni
Chi è realmente Lady Sarah? E perché ha abbandonato l'unico uomo che le aveva fatto conoscere l'amore?
Come procede la storia tra Harm e Mac?
Per chi ha seguito con passione Giochi del Destino regaliamo (da brave STREGHE - o BEFANE!!!) il seguito della storia...
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Clayton Webb, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
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Capitolo IV

Nuove destinazioni





Uffici del JAG
Falls Church, Virginia

Fine Marzo 2005

La felicità non abbandonò Mac neanche quando, dopo nemmeno un’ora dal suo arrivo, si vide chiamare dall’Ammiraglio.

Senza fiatare andò dal superiore.

“Si accomodi Colonnello” la invitò quest’ultimo.

Mac fece come detto, entrò nell’ufficio di AJ rimanendo sull’attenti davanti alla sua scrivania.

“Si sieda” le disse mentre si alzava e si accomodava accanto a lei.

“La trovo in gran forma, Mac.”

“Grazie Signore, mi serviva un po’ di riposo.”

“No, non è solo questo. Sembra… radiosa.”

“Lo sono Signore. Sto attraversando il periodo più felice della mia vita.”

Chegwidden abbassò lo sguardo e solo in quel momento notò l’anello.

“Si è fidanzata!” esclamò stupito.

Mac arrossì un poco. Non l’aveva detto ad anima viva per una sorta di scaramanzia ed ora le dispiaceva che il suo superiore lo venisse a sapere in quel modo.

“Euh.. sì Signore. La settimana scorsa alle Hawaii.”

“Spero non con un giovanotto del luogo.”

“Oh, niente affatto Signore” rispose Mac sorridendo. “Mi sono fidanzata con Webb” e nel dirlo il viso le si illuminò di luce.

Ancora?!, si chiese l’Ammiraglio, ma tacque, preferendo optare per un meno impegnativo: “Congratulazioni. Avete intenzione di sposarvi?”.

“Alla fine del mese di Giugno Signore, il 29 per la precisione. Ma perché me lo chiede?”

“Oltre che per motivi personali, in quanto vorrei accompagnarla all’altare, anche per informarla che i suoi piani matrimoniali dovranno subire un piccolo ritardo, Colonnello” disse l’Ammiraglio prendendo dalla scrivania una cartella ed aprendola.

“Grazie Signore, sarò onorata se lei vorrà accompagnarmi all’altare. E le prometto che questa volta non accadrà come con Mic.”

“Oh, di questo ne sono più che certo” rispose l’Ammiraglio, anche se dentro di sé rimpiangeva che lo sposo non fosse Rabb. Dannato ragazzo, lui e la sua impulsività!

“Ad ogni modo, la Commissione ha deliberato il suo trasferimento permanente a San Diego” soggiunse dirottando la conversazione su toni più formali.

“Ma io no ho chiesto di essere trasferita!” esclamò Mac.

“L’ufficiale che dirige l’ufficio JAG è andato in pensione e il posto si è reso vacante. C’era una rosa di nomi papabili e il suo era in cima alla lista. Il trasferimento implica anche la promozione, e…”

Mac non ascoltava più l’Ammiraglio. Era senza parole e si sentiva frastornata, esattamente come Harm qualche mese addietro. Trasferita? Promossa? E Clay? Avrebbe accettato quella nuova situazione?

“Sono sinceramente stupita, Signore. Non pensavo ad un trasferimento né tantomeno ad una promozione.”

“Avrebbe dovuto aspettarselo un avanzamento” le rispose AJ, “soprattutto dopo la sua missione in Paraguay e il suo contributo determinante a smantellare la rete terroristica di Sadik negli States. Era inevitabile. Sono orgoglioso di lei, sarà la prima donna a dirigere un ufficio JAG e questo…”

“Mi apre le porte verso la direzione qui a Washington” completò la frase Mac.

“Mi permetta di darle un consiglio Mac: non lasci che il suo cuore guidi le sue decisioni. Sono certo che Mr. Webb comprenderà l’importanza di questo avanzamento. È un uomo intelligente.”

Mac sorrise: “Certo che lo è, Signore. Intelligente, premuroso, dolce…”

“Sono felice per lei, allora. E spero anche che il suo fidanzato sia una persona comprensiva” aggiunse traendo dalla scrivania un altro fascicolo, “perché prima di partire per San Diego debbo affidarle un ultimo incarico” e nel parlare le porse l’incartamento.

“Londra?!” esclamò Mac mentre scorreva con gli occhi il fascicolo. “Oggi è decisamente la giornata delle sorprese” commentò divertita poi, ancorché fosse letteralmente allibita.

“Comprendo il suo stupore, ma si tratta di una faccenda molto delicata e il SecNav pensa che lei e il Capitano Rabb siate le persone più indicate per sbrogliare la matassa”.

“Di cosa si tratta esattamente?” chiese Mac.

“Sembra che un nostro Marine abbia fatto fuoco contro un convoglio di soldati inglesi che scortavano un ostaggio liberato e che procedeva a tutta velocità verso l’aeroporto di Baghdad. Il convoglio non si è fermato all’alt del check point ed era senza insegne.”

L’espressione di Mac si fece grave. Quell’incidente avrebbe potuto creare una crepa profonda nelle relazioni diplomatiche con l’Inghilterra e minare l’alleanza militare fra i due Paesi. Tuttavia si chiedeva perché proprio lei e non Sturgis o Bud. Non le andava l’idea di rivedere Harm e men che meno di lavorare con lui, perché è questo quello che sarebbe accaduto.

Dopo che l’avevano fatto assolvere a La Hague, il Segretario Sheffield aveva maturato una specie di fissazione per loro due e ogni volta da allora che si era presentato un caso particolarmente spinoso aveva fatto in modo che lavorassero insieme. Questa volta non sarebbe pertanto stata molto diversa dalle altre, anche se Harm era a 5 mila miglia di distanza.

“Si starà chiedendo perché lei Colonnello.”

“Mi ha letto nel pensiero, Signore.”

“E’ stata formata una task force anglo-americana che indagherà sull’accaduto, a capo di essa, per quanto riguarda la parte americana, ci sarete voi: lei e il Capitano Rabb. Il SecNav ritiene che la sua esperienza e quella di Rabb siano essenziali al successo. E comunque lei è l’ufficiale con più anzianità di servizio dopo il sottoscritto.”

“Sono anche più alta in grado di Harm, ma hanno promosso lui prima di me” commentò sarcastica.

“Non le va l’idea di rivedere il suo vecchio collega e amico?”

Mac alzò lo sguardo e fissò dritto AJ negli occhi: “Posso parlare liberamente Signore?”.

Il CO annuì.

“No, Signore, non mi va proprio. Ma gli ordini vanno eseguiti. Non si preoccupi, non ci prenderemo a pugni in pubblico, se è questo che teme. Da parte mia terrò un comportamento professionalmente corretto e farò il mio dovere. E ora, se mi vuole scusare, dovrei avvertire il mio futuro sposo di questi cambiamenti di programma.”

Si alzò e attese che Chegwidden la congedasse, poi uscì dalla stanza.

Rimasto solo, l’Ammiraglio ripensò ai tempi andati quando il Colonnello e l’allora Comandante formavano una delle coppie più affiatate dell’intera Procura militare e di come lui avesse cercato, con quell’ultimo caso, di far coincidere le strade della loro vita che fino a quel momento erano scorse parallele senza incontrarsi mai.

Il suo tentativo non aveva dato il risultato sperato, ed ora si era giunti persino al punto che il Colonnello non sopportava l’idea di rivedere il Capitano… da non crederci!

Ciò mi fornisce la prova che non era destino, si disse tornando alla scrivania.

 

 

Residenza del Duca di Lyndham
Hyde Park, Londra

Fine Marzo 1858

Nicholas Thornton non finiva mai di stupirsi di quanto Londra fosse completamente diversa dal resto dell’Europa e di quanto a lui piacesse sempre meno.

La Rivoluzione Industriale, ancora poco conosciuta nel vecchio continente, in Inghilterra aveva stravolto la società. Il ritmo di vita, sempre più frenetico e caotico, era scandito da ambizioni sfrenate e da un’inesauribile avidità di guadagno. I treni sferragliavano nelle campagne turbandone la quiete, gli uomini d’affari si affrettavano nelle strade della City e gli scontri tra carrozze e omnibus, barrocci e carretti erano all’ordine del giorno, in una società in cui stava nascendo il culto della velocità. Sembrava che il mondo corresse più in fretta per evitare la catastrofe incombente, la quale nonostante tutto, sembrava sempre più vicina. L’elenco delle dichiarazioni di fallimento sulla “Gazette” si allungava di anno in anno. Nella capitale le epidemie di colera, soprattutto tra la popolazione indigente, si ripetevano ad intervalli sempre più ravvicinati. Miseria e criminalità crescevano assieme alla popolazione, presto alla fame, e negli squallidi ospizi dei quartieri poveri di Londra aumentava il numero dei ricoverati. Nell’autunno del 1857 la notizia della rivolta dei sepoy che stavano massacrando militari e civili inglesi a Delhi, aveva contribuito ad esasperare gli animi dell’opinione pubblica, che cominciò a porsi interrogativi sulla supremazia mondiale della Gran Bretagna e sulla competenza del governo. [1]

Anche in Prussia, Austria, Francia, Ungheria, e in molti altri paesi, vi erano povertà e miseria, ma la Rivoluzione Industriale a Londra stava creando un profondo divario economico tra l’aristocrazia e la popolazione più povera, divario che si poteva osservare attraversando la città. Contrapposti a zone eleganti, abitate da aristocratici e ricchi borghesi, vi erano quartieri poverissimi, dove la miseria e la sporcizia erano di casa.

Lord Thornton non si era ancora abituato a tutto ciò e si sentiva a disagio quando entrava in una casa elegante come quella di suo zio, dopo aver attraversato, pur con la carrozza, strade sporche e puzzolenti.

La residenza del Duca di Lyndham era stata costruita solamente sei anni prima ed era una raffinata palazzina di quattro piani che si affacciava su Hyde Park, nel cuore elegante della città.

Al suo ingresso Nicholas fu accolto, come sempre, da Everly, il compito maggiordomo del Duca, che prese mantello, cappello e bastone e gli chiese se desiderasse un bicchiere di cognac per scaldarsi.

“Grazie, Everly, lo prenderò in salotto, con mio zio.”.

Andrew Nicholas Thornton, Duca di Lyndham, lo attendeva comodamente seduto in poltrona, intento a godersi un sigaro, a dispetto di ciò che il medico, suo amico ormai da mezzo secolo, continuava a ripetergli.

“Zio, sai che non dovresti fumare!” lo rimproverò affettuosamente il nipote.

“Oh, non fare il guastafeste anche tu, Nick!”, replicò Sua Grazia, ovviamente senza smettere.

Nicholas sorrise: un sorriso luminoso, molto diverso da quello che aveva rivolto quel giorno a Lady Sarah Jane Montagu.  Adorava quel suo anziano prozio, che non aveva per nulla l’aria del vecchietto: il Duca di Lyndham, ad ottant’anni suonati, era ancora un discreto uomo, piuttosto alto, appena leggermente curvo e con ancora un’intelligenza lucida e molto vivace. Solo la capigliatura candida poteva far intuire l’età che aveva, anche se l’energia che sprizzava gli regalava certamente almeno dieci anni in meno.

“Allora?” lo incalzò il Duca. “E’ bella come te la ricordavi?”

Nicholas Thornton ripensò a Lady Sarah Jane Montagu e sorrise.

“Bellissima…” rispose.

Ancora più bella di come la ricordavo… e ancora più desiderabile, aggiunse tra sé.

“Ha accettato la tua proposta?” domandò di nuovo l’anziano zio.

“Non gliene ho ancora parlato.”

“Come mai? Credevo fosse quello lo scopo della tua visita.”.

Perché mi sono lasciato trasportare dalle emozioni e l’ho baciata… o meglio, l’avrei fatto, se non mi avesse schiaffeggiato!

“Ho preferito attendere… attendere un momento più opportuno.”.

“Ossia quando non ti colpirà di nuovo?” aggiunse divertito suo zio.

Nicholas sollevò d’istinto la mano al volto, toccando la zona di pelle senza barba vicina all’occhio, dove probabilmente era rimasto un segno che suo zio aveva notato.

“Credo che sia davvero la donna che fa per te, ragazzo mio!” disse Lord Thornton.

“Ne sono assolutamente certo, zio Andrew. Per questo farò di tutto per riconquistarla.".



[1] Dal libro  La Piccola Regina – Vittoria e il suo tempo”di Carolly Erickson, Il Giornale, Biblioteca Storica, pagg. 173-174. N.d.A.


Casa di Clayton Webb

Fine Marzo 2005

Quella sera a cena Mac mise Clay al corrente di tutto.

“Non ci sono problemi” le rispose lui. “Chiederò l’avvicinamento e anticiperemo le nozze.”

“Davvero saresti disposto a trasferirti da Washington a San Diego?” chiese incredula lei.

“E perché no? Sarah” le disse guardandola intensamente, “non voglio perderti, ti ho chiesto di sposarmi e lo farò. Dove andrò non m’importa, è sufficiente stare con te, il lavoro è secondario. Tu hai degli ordini da eseguire, non puoi rifiutarti di trasferirti e io ti seguirò, dovessi andare anche in capo al mondo.”

“Oh, ti amo Clayton Webb!” esclamò lei buttandogli le braccia al collo e baciandolo con foga.

“Anche io ti amo Sarah Mackenzie” rispose lui.

La temporanea permanenza della fidanzata a Londra, però, gli causava una qualche apprensione, ma le aveva taciuto questo particolare. Non è che non si fidasse di lei, era certo del suo amore, non si fidava di lui. Decise pertanto che un paio di occhi per sorvegliare con discrezione l’intera vicenda non sarebbero stati sprecati.

Comando Forze Navali Americane
Grosvenor Square, Londra

Fine Marzo 2005


“Signore?” la testa bruno-rossiccia del Tenente Cunningham fece capolino nell’ufficio di Harm.

Lui sollevò il capo dal solito mucchio di scartoffie che gli ingombrava la scrivania. A volte malediceva la promozione e tutto il carico di responsabilità che essa aveva recato con sé.

“Sì, Tenente?”

“E’ arrivato un plico da Washington e c’è il Segretario della Marina in linea Signore.”

“Mi porti il plico e mi passi il Segretario” rispose.

“Agli ordini” disse il Tenente che scomparve per ricomparire dopo pochi secondi e posare un pacco abbastanza voluminoso sulla scrivania.

Harm prese la conversazione.

“Buongiorno, Signore” salutò cordialmente il Segretario. Il tempo delle incomprensioni, dovute alle sue intemperanze, era passato ed ora il Capitano Rabb e il Segretario della Marina filavano d’amore e d’accordo… forse complice anche la distanza che li separava.

“Buongiorno a lei, Capitano” rispose Sheffield. “Ha già ricevuto il plico?” chiese poi venendo subito al sodo.

“In questo momento.”

“Lo apra e legga.”

Harm aprì il pacco ed estrasse il fascicolo dalla cartella rigida che lo conteneva. Lo aprì e ne lesse il contenuto.

“Non ne sapevo nulla, Signor Segretario” commentò alla fine.

“Abbiamo tenuto segreta la cosa. Capirà, dopo quell’incidente in cui ci ha rimesso la vita quell'agente del SISMI italiano, se la vicenda, un’altra e identica, fosse giunta alle orecchie delle Autorità Internazionali e della stampa sarebbe stata la fine. Ho ricevuto gli ordini direttamente dal Presidente, Capitano: sarà istituita una task force che indagherà nella più assoluta segretezza. Naturalmente parte di questa unità speciale sarà formata da inglesi, e proprio per questo il Presidente si è caldamente raccomandato di evitare le polemiche insorte l’altra volta. Massima collaborazione e distensione, dunque, non possiamo permetterci di perdere un alleato prezioso come l’Inghilterra. Lei riferirà direttamente a me e al Primo Ministro inglese e in qualità di Comandante delle Forze Navali in Europa sarà a capo dell’unità speciale.”

“Sì Signore. Ho già in mente fra i miei collaboratori chi destinare a questa indagine, solo le chiedo di potermi avvalere del Comandante Roberts per le ricerche e le indagini sul campo. Gode della mia massima stima e fiducia e desidererei che fosse momentaneamente distaccato qui a Londra.”

“Avrà di meglio del Lt. Cmdr. Roberts, Capitano. Ho ordinato all’Ammiraglio Chegwidden di affiancarle nel comando della task force il Colonnello Mackenzie fino quando la missione non sarà conclusa. Ho avuto modo di sperimentare di persona la vostra bravura e questo caso richiede il meglio. E voi lo siete.”

“Capisco. Quando arriverà il Colonnello?” domandò Harm mentre una ridda di emozioni gli si scatenava dentro.

“Dopodomani all’aeroporto di Heathrow con un volo Continental, alle 12.00 antimeridiane.”

“Manderò qualcuno a prenderla Signore, grazie della fiducia.”

“Buon lavoro Capitano” rispose il Segretario e chiuse la conversazione.

Mac… erano passati mesi dacché era partito per Londra e non si erano più sentiti. Ma del resto cosa avrebbero avuto da dirsi? In nove anni non erano riusciti ad arrivare a un dunque e di tempo per parlare ne avevano avuto a iosa. Cosa aggiungere di più quando ormai entrambi conducevano esistenze diverse e soprattutto lei aveva Webb?

Ricordava ancora quelle centinaia e centinaia di rose rosse e le sue scuse per farle sembrare un dono galante poco gradito. Dopotutto la sua partenza era stata una fortuna per entrambi: aveva posto fine ad un tiramolla inutile e logorante. Per lui, poi, Londra si era rivelata una vera benedizione, una benedizione che aveva il viso cordiale di Belinda.

Il secondo pensiero fu per il week-end a Beaulieu: proprio quella mattina aveva confermato la prenotazione al Master Builder’s House Hotel. Voleva fare una sorpresa alla sua compagna regalandole un romantico week-end in quella splendida località dell’Hampshire, ma ora tutto era rimesso in discussione.

Per un attimo fu tentato di annullare e rimandare ad altra data, ma poi decise di lasciar stare e di parlarne a Belinda quando, di lì a poco, si sarebbero visti per pranzo. Ormai la sorpresa era andata a farsi benedire, per cui tanto valeva metterla al corrente dei suoi piani.

 

 

 

 


Hyde Park, Londra

Fine Marzo 2005

Erano seduti in uno dei tanti pub che si affacciavano su Hyde Park e stavano pranzando all’aria aperta data l’insolita giornata calda.

“Ti ricordi dello Spring AutoMotor Jumble?” chiese Harm.

“Certo, ti ho dato il depliant l’altro giorno.”

“E ti ricordi quello che ti ho proposto?”

“Certo che me lo ricordo, e mi ricordo anche quello che è accaduto mentre me lo proponevi…” rispose maliziosamente Belinda.

“Per essere un dolce fanciulla inglese sei un po’ troppo sfacciata” la prese in giro Harm addentando il sandwich.

“Quello che non sai è che ho una nonna irlandese” rispose pronta lei.

Scoppiarono a ridere.

“Avrei prenotato in quell’albergo che ti ho mostrato…” buttò lì lui.

“Harmon è stupendo!”esclamò Belinda.

“Ma…”

“In quel fine settimana la mamma organizza il suo torneo mensile di bridge” disse delusa la ragazza. Ci teneva tantissimo ad andare con lui, soprattutto adesso che convivevano, era una sorta di “consacrazione” della loro unione che avrebbe preceduto, di lì a poco, la presentazione ufficiale di Harmon ai suoi, con una cena già fissata due sabati dopo a casa dei genitori di lei a Mayfair.

“Mi ero scordato il torneo di bridge di tua madre” le fece eco lui. “Pazienza vorrà dire che andremo un’altra volta.”

“Niente affatto Harmon! La prossima fiera è a Settembre e dei pezzi della macchina ne hai bisogno adesso, altrimenti addio vacanze in Scozia quest’estate. Non ti preoccupare, vai pure. Tanto io sarò a casa dei miei per tutto il fine settimana.”

“Ma… non saprei” Harm era indeciso. Belinda condivideva la sua passione per le auto d’epoca ed era una perfetta conoscitrice delle macchine inglesi. Sarebbe piaciuto anche a lei gironzolare per il mercato che si teneva nel parco del Castello di Beaulieu e cercare i pezzi che gli servivano.

“Harmon Rabb…” lo richiamò all’ordine la ragazza, “non fare i capricci e goditi un paio di giorni in compagnia della tua passione. È un ordine.”

“La mia passione sei tu” rispose lui prendendole le mani attraverso il tavolino. “E comunque sia” cedette alla fine, “meglio a Beaulieu che rinchiuso in casa o in ufficio.”

Terminarono il pranzo e nel mentre le raccontò della conversazione avuta quella mattina con il Segretario della Marina americana.

“Spero che inviterai da noi la tua amica” lo rimbrottò dolcemente lei.

“Vedremo” si mantenne sul vago Harm.

 

  
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