Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Natalie__    24/01/2013    4 recensioni
“Non mi hai ancora detto chi sei.” Chiede ancora, già che sbadato.
“Sono Justin, il vicino.” Gli porgo la mano, e lei la stringe subito dopo.
“Owh, visto che abiti qui vicino, tornatene a casa, okay?” Mi chiede subito dopo, sorridendo beffarda.
Il mio sorriso si curva in una smorfia di disgusto.
“E già che ci sei, fai finta che io non sia mai venuto qui okay?” Dissi prima di andarmene, perdutamente incazzato, entrando in casa un minuto dopo.
Justin Drew Bieber.
Hayley Chelsea Powell.
Due persone estremamente diverse, con due caratteri uguali da morire.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Three.

Mi ero svegliato da solo mezz’ora ed ero già pronto con le valigie davanti la porta, mentre stavo salutando mamma per la partenza.
“Scott, quando tornate?” Chiede mia madre, abbracciandomi e dandomi un biglietto raccomandandomi di leggerlo solo dopo esser salito sopra l’aereo.
“Settimana prossima!” Le dice, prima di salutarla ed uscire insieme a me dalla porta.
Il mio sguardo va nella casa di fronte e qualcosa mi dice che Hayley sta ancora dormendo.
Ma cosa mi stava succedendo adesso? Mi era venuta anche voglia di salutarla? Caccio via quei pensieri dalla mia testa e mi dirigo verso l’auto, seguito da Scooter che è intento a raccomandare a mia madre di non stare male per la mia mancanza.
 
“Ho conosciuto una ragazza” Gli dico tutto d’un tratto.
“E’ carina?” Mi chiede lui, continuando a guardare la strada.
“Mi ha detto che mi odia!” Guardo dritto sulla strada.
“E allora? Hai tante fans che ti amano, non hai bisogno di lei!” Mi rassicura, continuando a guidare.
“Lo so, ma mia madre continua a dirmi che devo trattarla bene, e che non devo odiarla.”
“Quando torneremo a casa, vedi di parlarne con Pattie, sicuramente avrà delle spiegazioni da darti.. Stai tranquillo Justin!” Dice infine, portandomi all’aereo porto dove il nostro aereo privato ci aspettava.
“Se lo dici tu. Come mai andiamo proprio a New York?”
“Avalanna, sta ancora male”Mi risponde, e poi saliamo sopra il nostro aereo.
“Oh no, allora quando arriviamo devo prenderle qualcosa!” Dico subito dopo.
In quel momento l’unico pensiero che mi passa per la testa oltre ad Avalanna è il suo nome.
Perché continuo a pensare a quella sera?

“Perché piangi?” Chiedo, maledicendomi subito dopo di non esser entrato in casa.
Perché la vita fa schifo.” Mi risponde secca lei, sputando per terra.
“Non ne sono così sicuro.” Me la ridacchio io, in un sussurro.
“Sta parlando colui che ha avuto una vita facile, che è diventato famoso cantando, e che adesso è ricchissimo. Cosa vuoi che ne sappia uno come te di sofferenza?” Mi indica, e quasi indietreggio.


Questo ricordo comincia a tormentarmi sempre di più.
Perché la sua vita faceva schifo? Perché mi odiava così tanto?
Il suo nome rimbombava nella mia testa.
Era il mio unico pensiero fisso.
E perché fino a ieri volevo assolutamente partire e adesso sarei tornato ad ogni costo per avere una spiegazione?
Avevo bisogno di dormire, così presi le cuffie, le indossai e mi addormentai a ritmo di ‘International Love’ di Pitbull con Chris Brown, un mio caro amico.
 
 
“Quando arriviamo Scooter?” Chiedo ormai esausto dopo due ore di macchina, una volta atterrati.
“Altri cinque minuti, Justin!” Mi supplica e torno a guardare fuori dal finestrino.
C’è il sole fuori, e stiamo attraversando una grande alberata.
“Eccoci arrivati!” Dice, scendendo dalla macchina, e aprendo la mia portiera.
“Finalmente, mi manca da morire!” Dico come un bambino di cinque anni.
“Eccola.”Dice indicando il cancello e sua madre, e un sorriso nasce sul mio viso. Ero contento.
Il portone di quella casa si apre e la mia bambina è davanti i nostri occhi
“Tesoro mio!”  Mi rivolgo alla bambina, prendendola in braccio.
“Justin! Mi sei mancato..” Grida, abbracciandomi.
Ha un sorriso bellissimo, e il suo abbraccio mi da una forza pazzesca.

“Come stai piccola?” Le chiedo dolcemente, sedendomi nella sua poltrona, tenendola sempre sopra di me.
“Adesso che ci sei tu sto bene..” Mi racconta, dandomi qualche bacetto sulla guancia.
“Anche io sono felice di rivederti, infatti ti ho portato un regalino!” Le dico sorridente, porgendole il mio piccolo pacchetto.
“Che cos’è?” I suoi occhi si illuminano, quando le porgo quel regalo.
“E’ un piccolo pensierino che terrai sempre con te, aprilo su!” Le dico e poi l’aiuto a scartarlo. E’ felice, lo sono anch’io.
Appena lo apre, realizza che è una collanina con un piccolo ciondolo: ‘J’.
“E’ bellissima, Justin!” Mi abbraccia un secondo dopo.
“Ti piace?” Le chiedo sorridendo ancora una volta.
“Da morire.” Dice, e poi la tolgo dalle sue manine e gliela metto al collo.
“Così quando ti mancherò, mi avrai sempre con te, piccolina.” Le dico infine, baciandole una guancia.
“Grazie” Mi ringrazia e poi corre nella sua stanza.
“Dov’è andata?” Chiedo a sua madre che è intenta a parlare con Scooter.
“E’ sicuramente andata a prendere il tuo regalo di compleanno. Sebbene non sei venuto ed è passato tutto questo tempo dal giorno dei tuoi diciassette anni, ha voluto prenderti un regalo lo stesso!” Mi racconta la madre, e poi la vedo sbucare dalla porta della cucina, con le mani dietro la schiena.
“Cosa nascondi, amore?” Le chiedo, fingendomi sorpreso.
“Ecco il tuo regalo di compleanno!” Mi sorride porgendomi il pacchetto, e poi sale sopra le mie gambe scartandolo insieme a me.
Davanti a me ho un braccialetto nero, con scritto: ‘Believe’ in bianco, sul lato.
Lo adoro.

“Grazie piccola, è bellissimo!” La ringrazio, abbracciandola.
“Mi fa piacere che ti piaccia Justin!” Sorride, e la guardo negli occhi.
“Non ci lasceremo mai vero?” Mi chiede un secondo dopo.
“Mai” Le rispondo, e la stringo più forte a me.

Dopo cinque minuti, di risate e abbracci, squilla il telefono sulla mia tasca, e sono costretto ad alzarmi e dire alla mia bambina che torno fra cinque minuti.
Uno numero sconosciuto lampeggiava sul display, così non persi tempo a rispondere.
“Pronto? Con chi parlo?” Silenzio.
“Pronto?” Continuo.
“Justin!” Riconosco la sua voce tra mille, anche se l’ho sentita poche volte.
“Hayley” Rispondo confuso. “Che succede?” La sento piangere dall’altro lato del telefono.
“Ho bisogno di te” Mi dice.
“Torno la prossima settimana, puoi dirmi adesso?” Dico, rassicurando la piccola Avalanna che stava attaccata alla mia gamba chiedendomi cosa stava succedendo.
“La vita fa schifo.” Risponde secca.
“Dimmi che hai non ho molto tempo per parlare!”
“Torna, devo dirtelo di persona.” Mi supplica.
“Non ti conosco nemmeno, e sono a New York! Tu sei pazza!” Rispondo.
“Ti odio!” Dice e poi chiude la chiamata. Rimango allibito.
Come poteva trattarmi così? Decisi di tornare sul salotto insieme ad Avalanna.
“Chi era?” Mi chiede poi la mia piccola.
Una persona che non mi vuole bene, piccola.” Dico, e poi torno ad abbracciarla.



SAAAAAAAAAAAAALVE, sono tornata con il terzo capitolo. Clap clap clap
Spero proprio che vi piaccia, a me fa schifo D: Comunque il biglietto di Pattie, Justin non lo ha ancora letto, e ci sarà un colpo di scena appena lo leggerà çç
Continuo presto. Ringrazio tutte le persone che seguono questa FF, e che l’hanno messa tra i preferiti. E soprattutto le due ragazze che hanno recensito.
Una cosa da dirvi? Recensite, recensite, recensite.AUEEEEEEEEEEEEEEH.
   
 
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