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Autore: _niallsbreath    24/01/2013    2 recensioni
Il mio nome è Edison, Edison Palmer e lavoro come intervistatrice.
Ho una figlia: Destiny Tomlinson.. Il suo secondo nome è Hope (Speranza).. Perché?
Beh, sarà il caso che vi racconti la mia storia..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Mamma, chi è il mio papà? – mi chiese Destiny tornando a casa dall’asilo. 
Stavamo passeggiando mano nella mano per le strade di Londra. E’ qui che mi sono trasferita 4 anni fa.
Da quando ha iniziato ad andare all’asilo, quella domanda me la ripeteva spesso e io, come al solito, non le risposi.. Lei mi guardava in attesa di risposta.. Poi si arrese e fece spallucce.
Sbagliavo a non darle risposta, ma d'altronde come facevo a dirle che suo padre era un cantante famosissimo che ci aveva abbandonate ancora prima di sapere di lei? 
Lei si aspetta il classico papà che si sveglia la mattina le da un dolce bacio e la coccola, le prepara la colazione, la aiuta a fare il bagnetto e a vestirsi, la accompagna all’asilo, va al lavoro, torna a prenderla, giocano insieme e dormono abbracciati nello stesso letto. Il classico padre che vede nell’asilo che frequenta.
Anche se Louis tornasse dal tour e per sbaglio si ricordasse di me, lei non riceverebbe lo stesso affetto che riceve un bambino con un padre ‘normale’ e questo forse dispiace di più a me che a lei. 
Lei non sa cosa si prova, purtroppo. 
Questi pensieri che mi affiorarono la mente mi fecero lacrimare gli occhi e Destiny se ne accorse. 
Si fermò e mi fissò:
-Mamma perché piangi?- mi chiese.
Io mi abbassai e la guardai. 
Era uguale a suo padre: stessi occhi, stesso comportamento, stessa forma del viso e le stesse labbra. Persino il modo di camminare era uguale. 
Le sorrisi e le accarezzai una guancia:
-Niente amore.. Niente- e riprendemmo a camminare. 
Arrivammo a casa, una casetta accogliente nel centro di Londra per permettermi di andare al lavoro con più facilità, dandomi la possibilità di raggiungere mia famiglia, se ne avesse avuto bisogno. 
Era una casa abbastanza grande, ma non troppo: all’entrata c’era un piccolo corridoio con attaccapanni e una scrivania dove tenevo le mie cose utili per il lavoro e il computer e, infondo al corridoio, la porta sul retro, che permetteva di andare in giardino.
Dalla prima porta a sinistra potevi accedere alla cucina.
Dalla seconda a sinistra a una specie di sgabuzzino dove stendevo le lenzuola o le tovaglie per farle asciugare e dove tenevo le scope, i detersivi e i prodotti per la casa. 
La terza a sinistra portava al bagno (con asciugatrice e lavatrice). 
La prima a destra portava in salotto.
La secondo e la terza a destra erano le nostre camere da letto, anche se la maggior parte delle volte, Destiny dormiva con me. La sua stanza la usava solo per giocare. 
Di quella città ormai non conoscevo quasi nessuno, solo alcuni amici e i miei vicini.
Avevo un’amica, la mia migliore amica: Michelle. 
Mi viene a trovare quasi tutti i giorni. 
Destiny si era affezionata a lei e Michelle sapeva tutto di me, era come una sorella. 
Quando entrammo aiutai Destiny a spogliarsi e le preparai il the con i biscotti, come d’abitudine. 
Mentre beveva il the, ne approfittai per accendere il computer e mettermi a lavorare, ma per sbaglio si aprì la pagina ufficiale dei One Direction. Probabilmente ieri sera mi ero dimenticata di chiuderla. 
Incominciai a leggere le loro notizie e a guardare un po’ di immagini.. Caspita quanto mi mancava Louis. 
Iniziai a pensare a lui.. Poi scrollai la testa dalle spalle e ripresi a lavorare. 
Ero seduta sulla scrivania nel corridoio e dopo poco arrivò Destiny:
-Mamma posso andare a guardare la televisione?- 
La guardai e le sorrisi:
-Certo tesoro.. Ti sei lavata le mani?- 
-Si..- disse mettendosi le mani dietro la schiena. Mentiva.
-Fammi vedere..- le dissi sospettosa.
Mi mostrò le sue mani e poi velocemente le nascose dietro la schiena. 
-Fammi vedere bene..- 
Le presi le mani ed erano tutte sporche di cioccolata per colpa dei biscotti. 
La guardai storto.. 
-Che furbastra!- dissi ironica. 
Lei mi sorrise. 
Aveva lo stesso sorriso di suo padre. Quando sorrideva strizzava gli occhi, proprio come lui. 
Appoggiai la penna che avevo in mano e la accompagnai a lavarsi le mani, poi corse sul divano a guardare la televisione mentre io tornai a finire il mio lavoro. 
Ad un certo punto mi squillò il cellulare e io risposi:
-Pronto?-
-Pronto, Edison?-
-Salve signora Smith, posso aiutarla?-
-Ehm, si veramente.. Domani riusciresti ad essere in ufficio per le 7.30?- 
-Mi riesce difficile.. Come mai?- 
-Abbiamo programmato un intervista con un giovane gruppo di ragazzi che stanno regnando in tutto il mondo e abbiamo bisogno di te.. Non puoi mancare..- 
Un giovare gruppo di ragazzi?! Oddio non mi dire che sono loro..
-Ehm.. mi scusi signora.. come ha detto che si chiamano?!- 
-One..One Direction mi pare..-
-C-cosa?!- 
  
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