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Autore: Merlina97    24/01/2013    2 recensioni
esiste un piccolo villaggio, Starland, di cui non si conosce la posizione geografica. Questo villaggio è circondato dai boschi, le persone sono chiuse,il passato spaventa, si danno per scontate le cose, si ha paura di tentare. Dovrà arrivare una persona, forse la coscienza stessa, a far cambiare le cose. Mi scuso in anticipo per gli aggiornamenti lentissimi, spero avrete voglia di seguirmi comunque.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Insensatezza

Quel pomeriggio, in casa di Anna, aleggiava un’aria annoiata e pesante. C’era un silenzio assoluto, a parte quel fastidioso ronzio tipico di tutte le case. Giulia e Lorenzo erano andati a ritirare quel famoso letto per Sel che teneva compagnia ad Anna che era a letto con ... L’influenza.

Sel teneva compagnia ad Anna per  modo di dire, più che altro le faceva qualche piccolo favore e presenziava nella stanza stando seduta sul suo divano-letto, che presto avrebbe ricoprito solo il ruolo di divano, e guardando fuori dalla finestra verso il bosco, come ormai faceva spesso.

Sel sbadigliò annoiata. Non ce la faceva più. A far niente le pareva di perdere la giornata e poi... Detestava non avere niente da fare ed erano già diverse ore che si trovava in quello stato di nullafacenza.

Si rigirò a guardare fuori dalla finestra: era una bellissima giornata e il non poterne approfittare la infastidiva ancora di più. Voleva godersi ciò che di buono poteva offrire quel posto sperduto, perchè sapeva che non ci sarebbe potuta rimanere per sempre.

Si voltò a guardare Anna e constatò che dormiva pesantemente, per poi pensare che così non le avrebbe di certo tenuto molta compagnia. E se si fosse allontanta un pochino, giusto per uscire un pò? Pensò che non c’era niente di male, anche perchè l’amica non aveva niente di grave e non era certo una bambina. Poi c’era l’eventualità che non si svegliasse neanche.

“Ma quanti problemi!” pensò Sel, troncando tutti i pensieri che le si affollavano in testa e alzandosi, intenta a scovare qualcosa di decente per uscire, dato che era ancora in vestaglia. Aprì l’armadio per dare un’occhiata e si ritrovò a fissare il vestitino blu notte che Giulia le aveva fatto fare un pò di tempo prima. Chissà se avrebbe mai avuto l’occasione di indossarlo, riflettè, mentre accarezzava la stoffa morbida della gonna. Scosse la testa. Basta, si disse, non era lì per quello. Alla fine ripiegò su un altro vestito estivo abbastanza semplice e veloce da indossare, poi raccolse i capelli e uscì.

Fuori dalla casa il paese sembrava pullulare di vita, rispetto a molte altre volte. Infatti le strade erano piene di gente che si recava a fare commissioni o di bambini che giocavano a Campana; un altro gioco dal nome strano che Selene aveva scoperto a Starland.  Poco più avanti, un uomo tirava per le briglie un asino attaccato ad un carro, che evidentemente non aveva la minima intenzione di procedere. Sel rise leggermente sotto i baffi a vedere quella scena.

Ad un certo punto una voce la chiamò; si trattava di Adele, che l’aveva riconosciuta.

-Ciao Sel! È da qualche giorno che non vi vedo in giro, ma mi ha detto Giulia che Anna è stata male...  Spero che ora stia meglio.-

- Diciamo che si sta riprendendo.- Sel strizzò l’occhio all’ amica –Tu che ci fai qui tutta sola? Devi andare da qualche parte?-

-Vengo dalla casa di Elisabetta e stavo andando a casa, solo che visto che era una così bella giornata ho deciso di allungare un pò il tragitto, mi piace passeggiare!-

-Ma davvero? Sembra che siamo in due ad aver avuto la stessa idea, allora...-

Così, le due ragazze passarono oltre affiancate.

Mentre camminavano Selene osservò Adele: le piaceva come persona, mentre camminavano sembrava osservare tutto con un misto di attenzione e spensieratezza; sorrideva vedendo i bambini rincorrersi, guardava ammirata i colori di alcuni fiori e rivolgeva, in modo educato e caloroso, saluti alle persone che conosceva. Non dava per scontate le cose, decisamente.Straland aveva bisogno di persone come lei, decretò Selene nella sua testa. L’unico problema di Lele, infondo, era solo che andava spronata a causa della sua timidezza, ma nulla di più.

Bè, per Sel il momento di testare questa sua tesi arrivò prima del previsto.

Stavano camminando lungo una stradina interna, mentre Lele raccontava a Sel del vecchio ciliegio nel suo giardino, un albero sotto il quale era abituata a giocare da bambina, che ora era malato e tristemente prossimo alla morte, con grande dispiacere di Lele, che vi aveva legati tanti ricordi. Ma, ad un tratto, nel mentre del discorso, gli occhi di Adele avevano avuto un guizzo verso un’altra strada laterale che s’incrociava con la via delle ragazze; quel guizzo fulmineo non era per nulla sfuggito a Selene, che lo aveva seguito fino a raggiungerne con lo sguardo alla causa.C’era un ragazzo in quella via. C’era Nicola.

Sel si fermò di botto.

-Ma che fai?!- chiese Lele

-Non è lui?-

- Chi?-

- Quello di cui parlavi con Elisabetta.-

Adele guardò di striscio all’interno della viottola e accennò un’espressione che doveva simulare una lieve sorpresa.

-Ah, sì.- si limitò a dire.

-Bè, allora ci si vede.-

- Come,scusa?- Lele iniziava a sentire puzza di bruciato...

-Lo vai a salutare, no?- Sel non era sicura come lo era di solito e non aveva neanche una completa percezione dell’utilità delle sue azioni, in quel momento, tuttavia non si diede per vinta:

-Se vuoi diventare sua amica devi almeno iniziare a salutarlo.- suggerì

Adele si morsicò il labbro inferiore, era tentata.

-Ma...- provò a dire.

Ma niente.

Lo sguardo di Sel non ammetteva repliche.

***

Dieci minuti dopo Selene si era ritrovata, ancora, a camminare da sola per la strada, dopo aver lasciato Adele e la sua timidezza alle prese con Nicola. Sorrise beffarda; divertita dal ricordo ancora vivido della scena, ma convinta che, chissà, quella stessa avrebbe potuto esserle d’aiuto. Qualcosa aveva combinato, alla fine, quel giorno.

Selene pensò quindi di tornare a casa: magari Anna si era svegliata e Giulia era tornata e aveva bisogno di una mano con la cena...

Presa da questi pensieri girò bruscamente a sinistra, verso una strada che le permetteva di invertire il senso di marcia senza però ripetere il percorso precedente. Poco più avanti s’inoltrò in una via fiancheggiata da botteghe di tutti i tipi: c’erano la sarta, il fornaio, un negozio che vendeva un pò di tutto e molti altri. Proprio da quest’ ultimo uscirono due ragazzi seguiti da un signore alto e con i capelli grigi, Selene se ne accorse perchè fecero tintinnare il campanello sulla porta.

Il signora più anziano si raccomandava con i due ragazzi, dedusse Sel, origliando di striscio qualche brandello di conversazione:

-      State attenti... Non lasciate mai il sentiero... Accampatevi di notte...- e così via.

Probabilmente quei due ragazzi erano “gli addetti” al viaggio che spettava ai garzoni delle botteghe come quella, il cui compito era quello di raggiungere il resto del mondo e portare le merci a Starland. Anna gliene aveva parlato, una volta.

Sel sapeva, in realtà, che il “sentiero” non era altro che una semplice, stretta e poco visibile traccia nel sottobosco. L’aveva vista.

Sel sapeva che si dirigeva verso Sud per poi piegare verso Ovest. E Sel sapeva anche che questo allungava in modo non indifferente il percorso; infatti, se solo fossero partiti direttamente dall’estremità occidentale del villaggio, invece che dal centro, e avessero mutato il percorso, avrebbero risparmiato quasi un giorno di viaggio. Ne era certa.

Ma era anche conscia del fatto che le teste di quel villaggio erano più dure del legno rinsecchito e... Con tutti i dubbi che si faceva, avrebbero finito per contagiare anche lei, pensò sorridendo. Si decise.

Tornò indietro e si piazzò davanti ai tre uomini:

-Partite dal campo, a Ovest. Fate meglio i vostri calcoli.- poi si voltò e , senza dar loro il tempo di replicare, corse via.

“Che insensatezza” pensava la bionda, mentre correva. Riconosceva che sul momento non sarebbe servito a nulla, ma chissà che in futuro... Quell’insensatezza non avrebbe potuto acquisire un significato chiaro e limpido, come il cielo di quella giornata.

E Selene correva verso casa, per una volta priva di una coscienza perfetta.

Spazio autrice:ed eccomi qui! Per prima cosa volevo scusarmi per il mio ritardo nell’aggiornare, ma tra vacanze, scuola, palestra, ecc. non ho avuto molto tempo;) Che dire... In questo capitolo ho voluto concentrarmi di più sulla figura di Sel, vista come un’entità separata da Anna, far ricomparire Lele ed Elisabetta (anche se è solo citata) e dimostrare che neppure il nosto “personaggio misterioso” è perfetto. Ci sono riuscita? A voi il giudizio! Alla prossima

Ila

  
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