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Autore: MariShalna    14/08/2007    1 recensioni
Riassunto: Xena ha un acceso litigio con la compagna Gabrielle (Olimpia) e le due si separano per qualche giorno. Secondo le notizie che circolano per la Grecia, il Dio della Guerra ha deciso di prendere moglie, ma non è come sembra: Afrodite ne ha combinata una delle sue. Xena, per cercare di aggiustare la situazione, si troverà ancora una volta pericolosamente troppo vicina ad Ares. Quest'ultimo nella prima parte della vicenda appare quello di sempre, sbruffone ed arrogante, ma è soltanto una finzione; l’esperienza umana lo ha cambiato profondamente, e dopo essere tornato ad essere il Dio della Guerra, non riesce più a comportarsi come faceva prima.
Xena pian piano scoprirà questa verità su di lui, pur all’inizio essendo molto scettica al riguardo. Il momento dell'ultimo scontro tra Ares e la Principessa Guerriera è arrivato.
Per tutti coloro che hanno sempre voluto vedere Ares(Marte) e Xena assieme, consumare finalmente la loro passione fatta di Amore ed Odio, verrà qui accontentato. (L'epilogo è tornato al suo posto!) [Mi dispiace dover fare questa comunicazione, ma vorrei ricordare che non gradisco che le mie fanfictions vengano copiate, plagiate, o ricalcate da persone inesperte e giovani che ancora non sanno scrivere qualcosa automamente.]
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aphrodite, Ares, Xena
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo III

Perché?

 La versione con le immagini e gifs di questa fanfiction la potete trovare sul mio sito: http://marishalna.altervista.org/

Cliccate su questo link per vedere il wallpaper associato:

http://i101.photobucket.com/albums/m75/shalna/Ares-e-Xena-fire.jpg

 

Si trovavano su di una collina boscosa, ed era appena calata la sera;  i grilli avevano cominciato a cantare.
Quando Xena rinvenne, mentre la brezza frizzantina le soffiava lievemente sul viso, l’odore dei fiori e dell’erba fresca la avvolsero, inebriandola. Era tutto così tranquillo...
Fu come se fosse stata a lungo immersa e persa nel mare, per, poi, riemergere, infine, a riprendere fiato:
“Ares!”
Fu la prima parola che pronunciò, ancora con la bocca impastata.
L’interpellato era lì in piedi.
Ella si alzò, notando che l’aveva rivestita di una veste chiara e leggera.
Gli sorrise.
“Davvero, bella messa in scena, bravo!”
E batté le mani.
Lui fece un inchino teatrale mettendo un braccio dietro alla schiena, rivolgendosi ora a destra, ora a sinistra, come se ci fosse un pubblico invisibile.
“Anche, tu, Xena, non sei stata male! Pensa che, quando mi hai maledetto, ci ho creduto sul serio.”
Si imbronciò e aggrottò la fronte annuendo.
“Ora sei tu l’erede di Mephistopheles, ti sei guadagnato un bel posto all’Inferno: non sei contento?”
“Umh, per ora non ci andrò.”
“Ti cercheranno!”
“Non c’è problema.”
“E dire che, per un attimo, ho pensato che tu volessi veramente fare parte dei generali di Lucifer…”
L’altro incalzò:
“E poi, perché mi hai assecondato senza opporti?”
“Semplice, mi sono fidata di te.” Gli occhi azzurri e maliardi sorrisero dolcissimamente.
Lui rise a fior di labbra, ma non come faceva Ares il dio, ma come faceva l’Ares l’uomo, in modo sincero e gentile.
“Avevi detto che non potevi fidarti di me; Xena, cosa ti ha fatto cambiare idea?”
“Non lo so. Diciamo che sono stata fortunata. Mi hai tolto da un grosso impiccio…”
“Hai sentito dolore?”
“No, sei stato rapido.”
Lui abbassò il capo, imbarazzato.
“Come hai eliminato il demone?”
Chiese la guerriera appoggiandosi al tronco di un albero con le braccia conserte.
“Cose da déi…”
“Sei così potente?”
“Solo, quando è necessario…”
Xena avrebbe voluto porgergli altre domande. Ma non ce ne era bisogno, perché adesso molte cose le erano chiare, ed una in particolare: Ares spesso fingeva. Sì, era un bravo simulatore e dissimulatore; tanto abile che, alle volte, non se ne era accorta o non aveva voluto farlo. Sì, certo, il dio non le aveva mai mostrato la sua vera forza.
E nemmeno aveva cercato, in nessun caso, di fare del male sul serio a lei e a Gabrielle.
Se lo avesse voluto, per lui, sarebbe stato semplice, una sciocchezza.
“Senti, Xena, posso chiederti soltanto una cosa e poi ti riporterò alla tua vita di sempre?”
“Dimmi…”
“Prima dello scontro, mi hai detto che quel giorno, mentre Anfipoli era sotto assedio, mi avevi mentito e che in realtà avevi provato qualcosa nei miei confronti…”
La donna gli fu di fronte, tanto vicina da sfiorarlo con il proprio corpo.
 “Sì, è vero. Lo ammetto. Però… Non ricordi? Mi hai fatto quella domanda davanti a Gabrielle, che avrei dovuto risponderti?”
“Già, lei…”
“Sì, non voglio in nessun modo ferirla. Non è giusto che io l’abbia tradita con te.”
“Ma, in realtà, vorrei farti notare - lui le prese la mano- che non abbiamo concluso molto in quell’occasione.”
Gli sfuggì, allontanandosi e abbassando le ciglia folte.
Rise bieca stringendo il pugno.
“Ti ringrazio per quello che hai fatto oggi. È  stato un po’ irruente come soluzione, ma, sinceramente, non ti biasimo: non c’era altro modo.  A Quanto pare, ho un altro debito con te. Comunque, credo che sia arrivato il momento di andare. E, per favore, mi ridaresti la mai corazza e le mie armi?”
Le afferrò il polso, l’attirò al petto massiccio e la prese con una certa decisione per la vita.
Il suo sguardo era duro ed inesorabile.
“Dovunque andrai, qualunque cosa farai, vorrei ricordarti che lo stesso fuoco che brucia dentro di te, brucia in me; anzi, sono io che brucio dentro di te e, per questo, non potrai mai sbarazzarti definitivamente di me. E né io di te…"Aveva aggiunto con una punta di malinconia.
“Mi hai rivolto questa stessa frase molto tempo fa, ma sei tu a non essere lo stesso di allora…”
Le loro bocche erano talmente vicine da sfiorarsi e lui si perse nel suo respiro.

“Sei talmente bella, quando combatti…”
E un attimo dopo, Xena tornò ad essere rivestita della propria corazza.

Con uno scatto, egli unì le labbra alle sue con voracità, vinto dal desiderio.
La donna, tuttavia, lo respinse, appoggiando la mano aperta al suo petto, cercando di distanziarlo.

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“No, ti prego…”
“Lo sai che cosa ho provato quando ti ho uccisa poco fa? L’ identico strazio che per venticinque lunghi anni ho sopportato credendoti morta, mentre in realtà giacevi ibernata nella tomba di ghiaccio che io stesso ti avevo costruito. Ho vissuto nell’oscurità per tutto quel tempo, ti ho pianta…
Ero tornato più feroce di prima…”
Lei aveva cominciato a camminare, mentre l’altro la seguiva.
“Questo mi ha fatto ricordare con chi ti ho trovato, dopo essermi svegliata da quel sonno… Eri l’amante di mia figlia, Eve!”
“Oh, su via… è una vecchia storia. Non sono più quello. Che cosa devo fare perché, tu, senta quello che provo?”
E la prese di nuovo.
“E lasciami!”
Si divincolò, voltandosi.
“La tua presenza, Ares, ha portato nella mia vita solo sofferenza, eppure…”
Il dio le apparve di fronte sbarrandole la strada.
“Eppure…”
Eppure… guardandolo negli occhi percepiva di essere compresa.
Lo sentiva simile a sé:
lui era la battaglia,
il raggiro,
la verità,
il nemico e l’alleato,
la lama della spada che vibra ronzando durante un duello, mentre tutto tace.
La fiamma…
il desiderio…
ciò che nella mischia le dava la forza per sopraffare il nemico, per non cadere sotto i suoi colpi.
Lui era necessario per l’equilibrio del mondo,
per lei era necessario:
lui era il padre,
l’amante,
il marito,
l’ uomo e,
l’Ingannatore Divino.
Lui era davvero parte di lei.

E con questi pensieri nell’anima gli baciò lievemente il labbro superiore.

http://mikes-images.com/eps/aus/images/aus_mq_165esd.jpg


Fu Ares questa volta a tirarsi indietro, leggermente incredulo.
La fissò intensamente per capire se avesse il permesso di continuare e, quello che vi lesse gli riempì il cuore di intensa gioia.

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Reclinò la testa da un lato e si avvicinò di nuovo lentamente; fu Xena a leccargli ferinamente la bocca, chiudendo gli occhi.
La strinse e la baciò con vorace intensità e, quando si disgiunse, le tirò in modo provocante il labbro inferiore.
Di nuovo fu lei a prendere l’iniziativa e, mettendogli una mano sulla guancia, lo accostò di nuovo a sé.

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Le dita della donna gli accarezzarono i corti e setosi capelli corvini, per, poi, scendere sui muscoli delle sue braccia.
Ares la teneva come un oggetto tra i più preziosi, muovendosi all’unisono con lei, mentre la guerriera gli passava le mani sul torace villoso, insinuandosi nell’ apertura a 'v' della sua casacca.
Il dio la spinse con violenza contro un albero dal fusto centenario, e le baciò il collo, avidamente, discendendo sempre più giù fino ai seni sodi.

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“Toglimi la corazza…”
Lo implorò e l’altro, con uno schiocco di dita, la fece sparire.
“Oh, sì!” Farfugliò lui, tremante, bloccandosi nel contemplare quanto fosse magnifica. Non gli sembrava vero di riaverla, dopo tutto quel tempo in cui aveva cercato di sedurla e, di riportarla di nuovo sulla sua strada, inutilmente.
Era stato un mentore per lei; quando era una giovane donna, era stato il suo maestro e il suo amante. Lei era stata un‘eccezionale allieva e aveva imparato le tecniche di combattimento rapidamente. Dopo, era cambiata e, non aveva più seguito il cammino della battaglia fine a sé stessa, e quello della malvagità. In conseguenza a ciò, lo aveva lasciato.

Ma era accaduta una cosa nuova, un’anomalia; era il Dio della Guerra che aveva cambiato strada, e aveva preso il sentiero che Xena seguiva.
L’altra gli domandò sensualmente:
“Cosa c’è? Perché ti sei bloccato?”
“Sei davvero meravigliosa …”
E gli risero gli occhi.
“Xena, pensavo a tutto quello che è successo e…”
“Ares, prendimi, sono tua per questa notte…”
Il dio spalancò la bocca stupito.
“Perché, adesso? E mai, prima?”
Lui fremeva a causa della smania di possederla.
“Non chiedermi nulla, ti prego. Prendi ciò che hai sempre voluto.”
Con un'altro schiocco di dita, egli fu privo delle armi e della casacca.
“Ascoltami, Xena, voglio condividere con te il mio potere: non l’ho mai fatto con nessuna mortale…”
Il suo palmo cominciò a brillare di una luce rossa ed intensa; la appoggiò alla bocca dello stomaco della donna. Lei ansimò, mettendo la propria mano sulla sua, mentre lui la passava sulle sue membra. Dopo poco, il dio la ritrasse.


“Vuoi?”
“Sì…”
E gli toccò le labbra con voluttà, mentre egli veniva avvolto da un’aurea scarlatta dalla quale scaturivano delle alte fiamme.
Il dio esitava.
“Non lo fai perché ti senti in debito con me?”
“No.”
Gli morse le bocca con voracità, stringendosi a quel corpo slanciato e rubusto, percepì che il desiderio di lui cresceva, mentre gli passava bramosamente le mani sui pantaloni di pelle.

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“Dimmi, perché?…”
Lui le palpò le natiche. Ed ella sorrise bieca, sussurrando con voce roca:

“Oh, Ares…”

 La sua energia stava rapidamente avvolgendo anche il corpo della guerriera.

“Perché?”

Le domandava insistentemente il dio, mentre si abbassa sul suo petto, baciandole dolcemente tra i seni.
La sua pelle era di seta.
Lei mugolò di piacere, mentre lui le succhiava un capezzolo.

“Perdonami, mia principessa, per tutto il male che ti ho fatto…”

Si era inginocchiato, mentre con le labbra scivolava sul suo corpo pieno, sempre più in basso.

“Ti prego, assolvimi, mia signora. Tu, mi hai sconfitto…”

Lei si lasciava andare, inarcandosi, sotto il suo tocco esperto.

“Comprendimi, mia guerriera, ero pazzo d’amore per te e la follia mi ha reso cieco.”

“Sì, ti perdono, mio sposo.”

E sentendosi chiamare a quel modo lui sobbalzò, e sollevò lo sguardo per osservare la sua espressione, rimettendosi in piedi.
“Cosa?”
E la scosse leggermente per le spalle.
Lei gli sorrise astutamente, le scintillarono gli occhi e, con una mossa fulminea, lo stese a terra; si sedette a cavalcioni sopra di lui, bloccandolo.
“Ehi!”
La guerriera abbassò il viso sul suo, che venne inondato dai suoi lunghi capelli. Gli diede un pizzicotto, tirandogli la barba.
“Noi siamo sposati… mi hai costretta con un ricatto, ma quel rito è stato celebrato ed esiste anche un contratto che lo testimonia.”
“Sì, giusto... ma non abbiamo mai consumato quel matrimonio.” Osservò l’altro con una punta di risentimento.
“Io non l’avevo mai considerato valido, ma per oggi voglio che lo sia. Vorrei che per questa volta sia…”
Il dio con rinnovato impeto le chiuse la bocca con un bacio, sondandole la lingua.

“Dimmi, perché ora?”

L’altra non diede risposta, e lo morse con brama e ferocia, più, e più volte, sul torace bruno e sul collo.

“E, ora, Dio della Guerra, feriscimi con la tua spada! Non troverai resistenza da parte mia.”

E fiera allargò le lunghe braccia chiare, come se offrisse il petto.

Lui in preda ad un languore troppo a lungo represso, si svestì completamente e la sollevò aprendole le gambe, spingendola contro il tronco di un albero.
Dopo, ci fu solo un fuoco che pervase entrambi; palpitarono all’unisono e, tutto il mondo vibrò con loro in un infinito presente.

“Perché?”

La voce del dio pareva non venisse direttamente da lui, ma che fosse ovunque, intorno, come un eco.

 

 

Giacevano sdraiati sulle foglie secche che passavano dal marrone al giallo dorato, esausti ma soddisfatti.
“Ehi, ne è valsa la pena di aspettare tanto…”
Xena indugiò con lo sguardo sulle sue fattezze perfettamente proporzionate.
“Non è stato facile resisterti per tutto questo tempo, Ares…”
“Umh, - si girò verso la donna prendendola per il mento- non mi sono mai sentito così appagato… completo. E, tu?”
Lei abbassò le palpebre:
“É difficile spiegarti quello che ho provato. Il tuo Potere è…”
“Si chiama Potere del Fuoco e ha una duplice natura. Nessuno sa di questo, tranne tu. Non lo uso mai, eccetto in casi veramente eccezionali; infatti, mi rende in grado di uccidere i demoni…e molto altro ancora.”
L’altra si alzò sul busto allarmata:
“Ah, ma allora, tu, potresti…”
L’altro rise, con una risata che non era per nulla molesta, come lo era stata, invece, nei tempi passati.
“No, non preoccuparti. Non lo userò mai per conquistare il mondo e cose simili.”
Xena si rilassò e si buttò tra le sue braccia, cingendogli il collo, sorridendo come una ragazzina.
“Per un attimo, ho pensato al peggio.” Lo spinse a terra, mentre le foglie scricchiolavano vivacemente sotto di loro.
Continuarono a rotolarsi, allegramente, ridendo, finché la passione non si impadronì ancora di loro e, più selvaggiamente di prima, si presero nuovamente molte volte.

Vedere la felicità riflessa negli occhi del suo vecchio nemico, riempì il cuore di Xena di una gioia immensa. Sì, certo, che lo amava. Lo aveva sempre fatto, in fondo. E per questo motivo, ogni volta, che lui si era comportato slealmente, una parte nascosta di lei ne aveva sofferto terribilmente, sanguinando.
Quel congiungimento le aveva dato un’estasi che mai avrebbe immaginato, e si ritrovò a pensare che poter ripetere ancora quell’esperienza sarebbe stato straordinaro.
Non poteva…
Non aveva risposto alla sua domanda.
No, non voleva dirgli che lo amava, perché se lo avesse fatto lo avrebbe illuso.
Non poteva rimanere con lui, perché c’era un’altra persona che amava, Gabrielle.

Continua…

L’epilogo è già on-line.

 

   
 
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