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Autore: elanor27    26/01/2013    4 recensioni
Ai giorni nostri vampiri, zombie e licantropi non fanno più paura. La loro commercializzazione li ha defraudati di ogni alone di mistero. La razionalità li ha bollati come "fantasie".
Ma siamo proprio sicuri che tra i sette miliardi di umani che camminano su questa terra non ce ne sia nemmeno uno con capacità insolite? L' evoluzione, si è veramente fermata?
"Una nuova generazione è nata, e questa volta i tempi sono maturi"
Genere: Avventura, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Quando anche l’ ultimo ragazzo ebbe preso posto, la donna con il camice si alzò e si guardò intorno.
“Sapete, ho pensato a molti modi con cui iniziare questo primo incontro formale, ma ora che sono qui mi mancano le parole.”  Si interruppe e prese un profondo respiro.
I sei ragazzi continuarono a guardarla, attendendo una motivazione allo strano meeting a cui erano stati invitati a presenziare.
“Sono sicura che morirete dalla voglia di parlarvi, socializzare e tutto il resto che un gruppo di ventenni farebbe in una circostanza del genere. Però vorrei prima avere brevemente la vostra attenzione.
Ognuno di voi ha il diritto di sapere perchè entrando nei vostri 18 anni, alcuni di voi anche prima, siete caduti in uno stato di incoscienza e ha rischiato la vita.
Ebbene, voi siete tutti vittima di un fortuito caso genetico. Per evitare paroloni e giri di parole: voi avete un cromosoma in più. Invece di essere normalissimo XX e XY, voi siete tra i pochi al mondo a possedere in più il cromosoma A. Sembrerebbe inoltre che il suddetto cromosoma si possa dividere in più subcategorie, quante ancora no ci è dato saperlo.
Sono anni che lavoriamo in modo da saperne di più sulle persone come voi. Purtroppo prima la tecnologia non era ancora in grado di aiutarvi. Molti come voi hanno perso la vita prima di completare lo sviluppo, morendo a causa dell’ Exial. Qui al CRS, siete stati accolti, curati e seguiti. Ed è qui che...”
la donna dai capelli neri si fermò, guardando accigliata il ragazzo dai ribelli capelli neri che si sbracciava come fosse a scuola per poter parlare.
“Dorian” disse la dottoressa “non siamo a scuola, non c’è bisogno di alzare la mano.”
“Beh allora parlo e basta. Senta Doc, non metto in dubbio che tutta ‘sta manfrina sia informativa e tutto. Però vorrei sapere: quando mi rimanda da mio padre?”
“Dorian, se avessi aspettato ancora più o meno 10 secondi avresti saputo la fine della mia ‘manfrina’. Stavo dicendo- disse tornando ad abbracciare il cerchio di ragazzi –E’ qui che rimarrete ancora per un anno. So che non ve lo aspettavate.” Aggiunse in gran fretta per sovrastare i versi contrariati
“Vi sposteremo di alloggio, in un posto molto più consono rispetto alla stanza simil-ospedaliera dove dormite ora. Avrete libera uscita, a patto che siate qui tutti dalle 8 del mattino alle 14 del primo pomeriggio. Che c’è Dorian?”
“Ma scusi cosa ci tenete ancora qua a fare?! Cosa volete da noi?” il volto del ragazzo era livido.
“Vi teniamo qui, per insegnarvi ad usare le vostre capacità al meglio. Nel caso di alcuni di voi per insegnarvi come non uccidere o uccidervi quando lo usate. Il mondo non è pronto a sapere che c’è gente che ha capacità fuori dalla norma. La gente avrebbe paura. Dico bene Ian?”
Tutti seguirono lo sguardo della Burton, e guardarono un ragazzo alto seduto esattamente di fronte a lei.
“Quello che la CRS vi chiede, è di tenere duro ancora un po’, quanto basta per essere al 100% sicuri di non fare male a nessuno. Poi vi lasceremo tornare dalle vostre famiglie e vivere la vostra vita. Ok, domande?”
Una ragazza con degli sgargianti capelli viola alzò la mano.
“Dimmi”
“Ehm, cosa dovremmo fare esattamente? Durante questo anno intendo...”
“Praticamente vi divideremo l’ orario in diverse attività fisiche, allenandovi a usare i vostri poteri.”
“Per quanto riguarda il nuovo alloggio?” chiese un’ altra ragazza.
“Domani verrete prelevati verso le 15 e portati agli alloggi. Ognuno di voi avrà una stanza personale fornita di bagno e l’ accesso a due aree comuni: cucina e sala ricreativa. Fidatevi quando vi dico che non vi mancherà nulla. Sospetto che a fine anno dovremo cacciarvi con la forza.” Rispose la donna sorridendo. “Inoltre troverete le regole dell’ alloggio nella sala. Non fatevi problemi.”
“Ma le nostre famiglie lo sanno?”
“Dorian, non vi abbiamo rapiti, ricordi? Siete stati voi a venire qui. Ora, anche se avete passato due anni a testa in Exial, non è sicuro farvi andare allo sbaraglio. E nel tuo particolare caso ho parlato con tuo padre recentemente. E’ entusiasta del progetto Tau. Potrai vederlo e sentirlo quando ti pare. E’ un centro di ricerca questo, non una prigione.”
Il silenzio calò nella stanza. Tutti i ragazzi sembravano rimuginare su quanto scoperto e su cosa ne sarebbe stato di loro nei prossimi 12 mesi. La donna, si alzò in piedi e disse con un tono che nulla aveva a che fare con quello professionale usato in precedenza:
“Ragazzi, so che è dura. Non riesco nemmeno ad immaginare cosa abbiate passato in questi due anni. Però fidatevi se vi dico che le cose andranno bene. Ora vi lascio. Avrete bisogno di conoscervi un po’. Tornerò tra una oretta.” Detto ciò, raccolse alcune cartellette e uscì dalla stanza.
Il silenzio ora poteva dirsi ancora più intenso, e sembrava che nessuno avesse intenzione di romperlo.
Passarono alcuni minuti e il ragazzo dai capelli neri sbattè le mani.
“Beh, chi comincia?... Nessuno?... Vabbè inizio io.”
L’ attenzione l’ aveva catturata, oh se l’ aveva catturata.
“Mi chiamo Dorian, ho 19 anni e vengo dal Maryland. Nessuno di voi è mai stato ad Annapolis? E’ un bel posto, croce sul cuore! Non so voi, ma l’ unica cosa che vorrei fare al momento è squagliarmela.”
Alcuni ridacchiarono a sentirlo parlare così a briglia sciolta, e in breve tutti i ragazzi erano un po’ meno rigidi e decisamente più a loro agio.
“E cosa sai fare di bello Dorian? Insomma, non sarai qui perchè del Maryland spero.” Disse il ragazzo di colore con gli occhiali da sole.
“’Sta a vedere quattr’occhi!” detto questo. Il ragazzo sparì. Per ricomparire alle spalle della ragazza coi capelli viola e dire ‘bu!’.
Rimasero tutti stupiti con le bocche aperte mentre il ragazzo sghignazzava riapparendo davanti alla sua sedia.
“CHE FIGATA TI TELETRASPORTI!” urlò il ragazzo biondo che la dottoressa aveva chiamato Ian, scoppiando a ridere.
“Beh, che c’è da ridere? E’ una figata! Soprattutto quando sei in garage e ti scappa da pisciare come se non ci fosse un domani!” Tutti scopparono a ridere.
“E tu invece quattr’occhi? Come ti chiami?”
“Io sono Joshua, piacere!” disse togliendosi gli occhiali e facendo vedere uno splendido paio di occhi azzurri. “Sono di San Francisco, ma i miei sono tedeschi. Io purtroppo non mi teletrasporto, ma posso cambiare.”
“Cambiare in che senso?” chiese la ragazza bionda.
“Voilas, dolcezza!” e mentre lo faceva,  Joshua cambiava velocemente fino a diventare spiaccicato identico alla ragazza che aveva parlato.
“Wohooo mi sa che mi batti!” esclamò Dorian, “che altro sai fare?”
“Un po’ di tutto” rispose la bionda con la stessa voce del teleporta, facendosi intanto crescere le tette in modo smisurato. “So fare anche questo vieni qua!”
Dorian si alzò e con due grosse falacate raggiunse il ragazzo tornato normale.
Questi si schiarì la voce, chiuse gli occhi e disse “ora guardami bene attentamente.” Aprì gli occhi che erano diventati tutti completamente azzurri  “Salta!” disse con voce profonda.
E Dorian, poverino, senza sapere perchè saltò.
“Abbiaia.”
“Woof.”
Tutti ridevano mentre quei due davano spettacolo. Quando Josh fu soddisfatto, fece smettere di starnazzare l’ amico come un’ oca. E chiuse gli occhi. Quando li riaprì erano tornati normali.
“Riesco a far fare di tutto alla gente, anche raccontarmi ogni segreto. Solo che non riesco a farlo a lungo, è piuttosto stancante. Ehi amico, tutto ok?”
Dorian lo guardò spaesato. “Sì, sono un po’... CHE FIGATA MI HAI IPNOTIZZATO!!” Facendo ridere tutti gli astanti.
Fu il turno dell’ ultimo ragazzo che si presentò come Ian e prima di farli parlare, diede fuoco alla sua stessa mano.
Le ragazze titubanti si alzarono una ad una. Prima la ragazza dai capelli viola, Ginevra, che levitando su posto spostò tutte le sedie con un solo gesto della mano.
Poi fu il turno della bionda, Marion, che si rese invisibile e poi dopo essere ricomparsa creo un campo di forza intorno a Ginevra sfidando i ragazzi a tirarci le sedie contro.
Per ultima toccò alla ragazza dai lunghi capelli neri.
“Mi chiamo Phoebe, ho 20 anni e... bah il mio potere non è un granchè. Diciamo che ogni volta che muoio rinasco in un altro punto del pianeta e reinizio da capo. Una gran seccatura. Però in compenso sono diciamo molto intelligente e leggo i pensieri. E sì Ian, lo faccio sul serio. 37, Dorian.”
Il ragazzo chiamato in causa rimase con la bocca spalancata. Aveva risposto ad un suo pensiero!
“Ovviamente non riesco a sentire i vostri pensieri sempre, solo se mi sforzo e mi concentro. E poi non mi piace farmi gli affari degli altri, quindi tranquilli, pensate tutte le porcate che volete in pace.”
Tutte le ragazze risero fino alle lacrime, vedendo Ian arrossire come un pomodoro maturo.
Andarono avanti così: ridendo e scherzando, giocando con i loro poteri.
Quando la Burton rientrò, i ragazzi furono costretti a separarsi.
Proprio prima di uscire dall’ ascensore Phoebe si girò verso la donna e chiese:
“Mi scusi. Ma se io sono il numero 7. E gli altri sono i numeri  1, 2, 4, 5 e 6. Dov’è il numero 3?”
I ragazzi tacquero, notando solo allora i numeri che avevano scritti sui cartellini appesi al collo.
La donna si prese qualche secondo e poi disse: “Il numero 3 non è sopravvissuto all’ Exial.”
L’ umore dei ragazzi si rattristò, in muto dispiacere per un ragazzo o una ragazza che non avevano mai conosciuto. Una persona che non era mai arrivata al Risveglio. E istantaneamente si sentirono molto fortunati, nonostante tutto.
Tutti tranne Phoebe, che dopo aver osservato a lungo la nuca della dottoressa aveva inarcato un sopracciglio.
  
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