Serie TV > Una mamma per amica
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Autore: Laady    26/01/2013    1 recensioni
Non sono per niente contenta del finale dell'ultima stagione di questo bellissimo telefilm che seguo fin da quando ero piccina, perciò ecco qui una mia ipotetica ottava stagione.
Dal capitolo uno:
Iniziò a respirare affannosamente, si aggrappò con forza ai lati della vasca da bagno quasi per potersi salvare dal male, come se fosse un salvagente.
Esiste un salvagente per il cuore? Si ritrovò a pensare.
Il solito volto, i soliti occhi, i soliti capelli biondi. La solita risata dolce, il solito sorriso ammaliante, i soliti tratti affabili. Il solito corpo che la mandava in confusione, i soliti ricordi che la mandavano in estasi ma allo stesso tempo avevano la forza di un proiettile che le perforava con un colpo solo cuore, mente, anima.
Si immerse completamente nell'acqua, come se quella sostanza ormai divenuta gelida potesse portarla di nuovo alla felicità, farla rinascere, eliminarle i ricordi. Eliminare l'amore.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Logan Huntzberger, Rory Gilmore, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1:

Londra
 

 

Una calma pacifica e silenziosa ornava la sala da bagno.

Una ragazza, dal fisico esile molto dimagrito ma più tonico, dalle forme più prosperose era seduta nell'enorme vasca da bagno bianca con i piedini a forma di zampe di leone.

L'acqua arrivava fino alle spalle della ragazza, lasciando visibili i capelli ormai lunghi e mossi bagnati e un viso completamente scoinvolto dalla visita dei fantasmi del passato. Non sapeva se quel che rigava il suo viso fossero le gocce d'acqua che cadevano dai capelli fradici o lacrime provenienti dai suoi occhi rossi e stanchi dal pianto. Il suo petto si muoveva ad una velocità impressionante, la giovane non contava più i battiti. La sua mente era annebbiata dal dolore, dalle atroci sensazioni che i ricordi le donavano ogni volta che rimaneva sola.

Iniziò a respirare affannosamente, si aggrappò con forza ai lati della vasca da bagno quasi per potersi salvare dal male, come un salvagente.

Esiste un salvagente per il cuore? Si ritrovò a pensare.

Il solito volto, i soliti occhi, i soliti capelli biondi. La solita risata dolce, il solito sorriso ammaliante, i soliti tratti affabili. Il solito corpo che la mandava in confusione, i soliti ricordi che la mandavano in estasi ma allo stesso tempo avevano la forza di un proiettile che le perforava con un colpo solo cuore, mente, anima.

Si immerse completamente nell'acqua, come se quella sostanza ormai divenuta gelida potesse portarla di nuovo alla felicità, farla rinascere, eliminarle i ricordi. Eliminare l'amore.

 

 

“Signore, signore si fermi!” Una mandria di giornalisti imbufaliti e inferociti tentavano di parlare con il pezzo grosso della situazione.

“Oh, al diavolo, di questo passo non riuscirò mai ad intervistarlo! Rori, giuro che non vorrei farlo..” Michelle si maledisse per non aver chiamato Rori prima di uscire e ora si ritrovava nei guai seri. Se non avrebbe portato al capo un'intervista quanto meno succulente ed inedita sarebbero stati guai per lei come per Rori. Aveva paura di pensarci, un timore così grande che nemmeno si accorse che aveva preso il telefono e aveva digitato il numero della dolce mora.

 

 

Delle dita veloci si mossero sul corpo di Rori allacciando scrupolosamente il vestito che avrebbe usato per tornare a casa. Aveva già pensato a trucco e parrucco, si guardò allo specchio e disse: 'Ok, benvenuta nuova e deprimente giornata. Sia chiaro, io non piaccio a te come tu non piaci a me, ma facciamo questa valigia e leviamocela dai piedi. Poi si torna a casa, da mamma e tutti quanti.'

Fece un sorriso, finto quanto lo stato d'animo positivo che avrebbe azionato appena uscita dalla camera da letto.

D'improvviso il suo telefono suonò e le sue paure si realizzarono.

“Michelle, che c'è che non va? Non si è presentato?”

“Ti sbagli. C'è così tanta gente che non sono riuscita nemmeno a vederlo! Oh Rori, non ci riesco, ho bisogno di te! È un compito troppo grande questa volta, e poi sono sempre stata la tua assistente non sono in gamba quanto te. Giuro, non vorrei mai chiamarti, ma..”

Rori si guardò di nuovo allo specchio. Alzò la testa orgogliosa, strinse la mascella e a denti stretti disse: “Arrivo.”

 

 

“Signore, cosa ne pensa degli ultimi scandali riportati sul Times? È tutto vero, conferma?” Stesse domande, cambiavano solo le facce dei giornalisti. Come avrebbe potuto l'uomo d'affari intrattenere una conferenza stampa con solo otto giornalisti quando erano tutti così insistenti da non farlo nemmeno parlare? Fece no con la testa, un'altra situazione di merda, l'ennesima del mese, un'altra giornata 'no'.

Una testa nera si fece largo senza troppe pretese tra la massa, seguita a ruota da una bionda; le persone si scostavano al suo passaggio, come se potessero capire l'umore della donna, o forse era divenuta un'icona così importante che nessuno aveva il coraggio di mettersi tra i suoi piedi.

Camminava fiera nel suo grazioso tailleur color bianco panna; un angelo. Un leggero trucco le risaltava ancora di più gli occhi azzurri, una testa bionda teneva saldo in mano un registratore a seguito della signorina innanzi a lei. Sprigionava una formalità e potenza impressionante, nonostante lei stesse solo camminando. Non riusciva a capire quegli atteggiamenti, era una persona normale e qualsiasi secondo lei. Di certo, non era Mitchum Huntzberger.

“Signor Huntzberger, una domanda”

Il corpo dell'uomo più avanti si irrigidì. Salì sul soppalco calcolando ogni movimento ed espressione, lasciò che tutto andasse come dovesse andare, non decise chi entrò nella sala, la sua mente era concentrata in altro, ma di certo non erano le otto persone previste. Una mandria moltiplicata per otto, per l'esattezza.

I giornalisti attorno si zittirono all'istante, pronti a prendere quante più informazioni possibili da quello scontro tra titani.

“Prego” Disse freddo guardando la figura esile innanzi a lui avanzare.

“Signor Huntzberger, le statistiche delle sue attività sono in continuo calo, può dare una motivazione professionale quanto personale?”

Professionale. All'uomo venne da ridere. Lei era esattamente professionale. Lui, dentro, era tutto fuorchè professionale.

“Perdoni signorina, ma la poca voglia di leggere giornali non è una colpa personale. Il calo delle vendite è in correlazione alla poca voglia della gente di leggere quanto di vivere.” La buttò lì così, come una sfida nei confronti della donna.

Ma Rori rimasi impassibile.

“Quindi non ritiene essere una sua colpa questo forte calo a picco delle attività? Il fatto che la gente legge meno non è una valida motivazione; la carta ormai viene poco comprata, questo glielo concedo, ma internet è divenuta la soluzione al dilemma, lei cosa ne pensa signor Huntzberger?”

Silenzio tombale, scatti di macchine fotografiche, persone con la tosse, il rumore del sorriso sul viso dell'uomo.

“Penso che internet non sia una soluzione; la gente dovrebbe imparare a comprare meno gossip e concentrarsi sulle questioni importanti, come le notizie che riportiamo. Personalmente vedo sempre più gente superficiale, che non pensa troppo a quello che fa concentrandosi su se stessa e sull'apparire. Pochi hanno un cervello funzionante, questa è la motivazione del calo di vendita, Signorina Gilmore.”

Un'altra sfida, Huntzberger credeva però che ancora non sarebbe stata raccolta.

“Quindi non è un problema a livello gerarchico, insomma, non è a causa di come è amministrato il tutto? Da quando l'eredità è passata in mano dei due giovani eredi sono inziati i problemi di marketing e vendita. Non pensa centri qualcosa?”

Adesso era lei a lanciare una sfida, attendendo che, come sempre, l'Huntzberger rispondesse pieno di orgoglio, colto nell'animo.

“Sa signorina Gilmore,” Sorrise amaro prima di continuare “Non ricordavo della sua stupida tenacia e dei suoi giochi ingannatori colmi di un secondo fine. Mi colpisce questo suo lato, così.. pretenzioso di sapere, di volere? Peccato che sia proprio lei la prima a non sapere cosa vuole e la prima a ringannare la sua vita e le certezze ch'essa poteva offrirle. Non si permetta di giudicare come svolgo il mio lavoro, io perlomeno ho preso in mano quello che il destino mi ha offerto e penso di riuscire in modo egregio in quel che faccio, senza aver timore. A differenza sua.”

“Io non ho avuto paura!” Perse le staffe. “Sei solo uno sciocco capace di provocare, sarai anche capace di gestire un giornale, ma è chiara e visibile la tua inesperienza quanto la tua incapacità di gestire la vita privata. Vuoi sapere il vero motivo del calo di vendite? La gente non si appresta a prenderti sul serio dato che tu ti metti a scopare nei privè dei locali senza un minimo di dignità” Huntzberger fece una smorfia, Rori continuò imperterrita “Le persone si interessano sul tuo conto, e non sulle tue notizie. Sei un'incapace che non è in grado di svolgere il suo lavoro, e per la precisione, io non sono scappata, se ben ricordi. Le possibilità erano tutto o niente e io sono troppo giovane per sposarmi”. Ogni parola veniva vomitata dalla rabbia, Rori sapeva che quando l'effetto fosse finito si sarebbe pentita di ogni singolo gesto. “Mi ha veramente sorpreso il tuo ultimatum, il tuo egoismo. Sapevi dei miei sogni, come pensi che avrei abbandonato la mia vita dopo aver lavorato tanto per ottenere tutto questo? Non mi hai mai dato il tempo di spiegare, non hai mai risposto alle mie chiamate. Hai pensato solo a te stesso, come se tu fossi l'unico a soffrire. Che poi , sembra tu stia meglio di prima e le numerose cavalle lo dimostrano, non trovi? Sei solo uno stupido viziato, Logan. E con questo ho finito la mia intervista, andiamocene Michelle.”

Uno sguardo di puro odio gelò il biondò, quello di sofferenza del ragazzo fece rabbrividire la giovane.

  
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