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Autore: Anya    16/08/2007    3 recensioni
Ron ed Hermione stanno insieme, ma dopo l'ennesima lite, la ragazza decide di troncare la loro relazione. Ron è distrutto e prova in tutti i modi a riconquistarla, ma fallisce miseramente. Così decide di fare un incantesimo per riprendersi il cuore della ragazza ma, qualcosa va storto... Ispirata all'omonima puntata della seconda stagione di Buffy The vampire Slayer... p.s. il primo capitolo è volutamente breve... ma gli altri saranno più lunghetti. Avviso: sto risistemando la storia. I contenuti restano gli stessi, ma ho corretto alcune imperfezioni grammaticali nei primi tre capitoli e spero di riuscire a sistemare gli altri il più presto possibile.
Genere: Generale, Romantico, Commedia, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Chang, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Pansy Parkinson, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo.

“E’ incredibile.” Esclamò Dean Thomas comodamente seduto su una poltrona della sala comune di Grifondoro.
“Già, nel suo tentativo di riprendersi Hermione, Weasley è riuscito a fare innamorare di sé l’intera popolazione femminile di Hogwarts. Il sogno di ogni ragazzo.” Commentò Seamus Finnigan.
“Si, ma intanto ha perso Hermione.” Aggiunse Harry avvicinandosi a loro.
“A proposito, che fine ha fatto?” disse Dean alzando lo sguardo verso il suo compagno.
“ Più che altro io vorrei sapere dove sono finite tutte le ragazze.” Precisò Seamus.
I tre si guardarono intorno. La sala comune era piena, ma di ragazzi. Persino i quadri raffiguranti figure femminili erano vuoti.
“Dite che sono ancora sotto l’effetto dell’incantesimo?”
“ Anche se fosse, Silente sistemerà la situazione al più presto.” Disse Harry fiducioso nei confronti dei poteri del preside.
Improvvisamente la porta della sala comune si aprì e, lentamente entrarono tutte le ragazze appartenenti alla casa dei Grifondoro. Sembravano stravolte, capelli arruffati, vestiti sgualciti e in alcuni punti addirittura strappati. Harry alzò lo sguardo, cercando Ginny fra la folla. Voleva notizie di Ron, voleva sapere se Silente era riuscito a rompere l’incantesimo.
Non appena la trovò le andò incontro.
“Ginny! Ginny” la chiamò lui, ma la ragazza abbassò lo sguardo non appena sentì lo vide.
*Ma cosa…*
Decise di avvicinarsi.
“Ginny…”
Lei si voltò di scattò, ma capì che non si sarebbe liberata presto di lui, così si girò nuovamente per rispondere, anche se a malincuore, alle sue domande.
“Ehi Harry, non… non ti avevo visto.” Disse Ginny con un sorriso palesemente forzato.
“Ma se ero qui di fronte a te.”
La ragazza fece spallucce ed Harry decise di passarci sopra.Era preoccupato per Ron, il resto lo avrebbe chiarito dopo.
“Lasciamo stare. Silente ha sistemato la situazione?”
“Si. Come vedi è tutto tornato alla normalità.”
Harry si guardò intorno ed in effetti era così. Coloro che avevano abbandonato i loro ragazzi per inseguire Ron stavano cercando di farsi perdonare con abbracci e moine, altre erano già state perdonate, altre ancora stavano approfittando della situazione per rompere rapporti che per loro erano già finiti da tempo.
“Già… Beh, Ron? L’hai visto?”
La rossa arrossì visibilmente, continuava ad evitare di guardarlo negli occhi. Non rispose, stava per farlo, ma Harry la interruppe.
“Non dirmi che…”
“Harry ecco…”
“Anche tu sei stata vittima dell’incantesimo. Non avrai?”
“Harry fai silenzio! E’ una cosa che deve essere cancellata dalla mia mente, dalla sua e adesso anche dalla tua. Se ne farai parola un’altra volta provvederò personalmente a chiuderti la bocca. E fidati non sarà piacevole.” esclamò Ginny totalmente fuori di sé prima di allontanarsi per recarsi di corsa al dormitorio femminile, lasciando Harry perplesso e lievemente disgustato.
Le erano successe parecchie cose imbarazzanti, ma mai quanto cercare di sedurre suo fratello.



***



Uscito dall’ufficio di Silente, Ron si appoggiò alla parete. Era letteralmente distrutto: la fuga, le liti con Hermione e la strigliata, del tutto giustificata, subita dai professori e dal preside lo avevano stremato. Tutto ciò che desiderava era riavere la sua Hermione, il suo sorriso, i suoi abbracci, le loro normalissime liti a lieto fine. Rimpiangeva i giorni in cui le ragazze lo ignoravano per correre dietro a ragazzi più alti atletici e belli di lui. Chi l’avrebbe mai detto. Non sapeva cosa fare. Aveva promesso ad Hermione che se non le fossero bastate le sue spiegazioni l’avrebbe lasciata in pace e, se c’era una cosa che aveva imparato da tutta questa storia, era che doveva mantenere la parola data, a partire dal “ti prometto che la prossima volta finirò i miei compiti in tempo e farò tutto da solo” al “ti sarà fedele”. Ovviamente aveva imparato anche che manipolare il cuore e la mente degli altri, soprattutto delle persone a cui tieni, è sempre, in qualsiasi caso, una pessima idea.
Ormai era finita. Si alzò e si avviò verso la torre in cui si trovava la sala comune dei Grifondoro. Doveva scusarsi con molte persone: i suoi compagni, Luna, le professoresse, gli elfi domestici femmina, le donne dei quadri, i fantasmi donna del castello e… sua sorella.
*Oddio, ho baciato mia sorella, cioè mia sorella mi ha baciato, cioè… che schifo*
Il ragazzo impallidì e si strofinò ripetutamente la bocca con la manica del maglione. Cerco di allontanare quel ricordo dalla sua mente, ma purtroppo non era facile. “Ron.”
Non riconobbe quella voce. Per un attimo fu invaso dal dubbio che Silente non fosse riuscito a bloccare l’incantesimo, ma poi ricordò l’espressione inferocita della McGranitt mentre lo buttava fuori dall’ufficio dopo averlo messo in punizione per tre settimane, così di decise a girarsi.
“Hermione…”
Fu tanto sorpreso di trovarsela davanti che per un momento pensò ad un miraggio, ad uno scherzo di qualche suo compagno, ad una pozione polisucco, ad un alieno.
“Her…”
La ragazza lo interruppe prima che potesse finire anche solo di pronunciare il suo nome.
“Sta zitto.” Si avvicinò a lui. Il suo sguardo era indecifrabile, non si capiva bene se fosse ancora arrabbiata, se stesse per puntargli contro la bacchetta o per abbracciarlo. Alla fine non fece nessuna delle due cose. “Non dire una parola, potresti farmi cambiare idea.” Fece una breve pausa. “Allora, tu hai sbagliato. Hai sbagliato a baciare Calì, hai sbagliato a fare quell’incantesimo per manipolarmi…”
“Io non…”
“Zitto!” lo bloccò. Odiava essere interrotta. Soprattutto in situazioni del genere. “Dicevo, hai sbagliato a fare quell’incantesimo per manipolarmi, hai sbagliato a fare un incantesimo, tu che sei assolutamente, totalmente, irrimediabilmente un imbranato, ma mi sono resa conto, mentre dicevo a quella mandria di ragazze inferocite dove trovarti, che sei il mio imbranato. Nonostante gli sbagli, nonostante… beh, nonostante l’alcool e Calì Patil, insomma nonostante tutto, sei il mio imbranato e voglio che continui ad esserlo.”
“Hermione davvero sono al settimo cielo, non sono mai stato così felice, mi dispiace per tutto, io ti amo e non farò mai più…” una valanga di parole iniziarono ad uscire dalla bocca del ragazzo, senza controllo, senza logica.
“Ron, frena... ho capito.”
Si avvicinò a lui, si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò sulle labbra.
Ron era talmente felice che la strinse quasi fino a soffocarla e la sollevò girando su sé stesso di 360 gradi.
“Ehi. Vedi che non ti renderò la vita facile.” Disse Hermione mentre il ragazzo la metteva giù. “Mi vendicherò. Adesso ho io il comando.” Concluse con un sorrisetto soddisfatto.
“Come se non fosse sempre stato così” commentò sottovoce Ron sperando di non essere sentito.
“Cosa?”
“Niente, ti amo.” E la baciò.
“Anch’io ti amo.” Si incamminarono insieme verso la sala comune, mano nella mano, come un volta.
“Piuttosto, quante ragazze ti hanno baciato mentre erano sotto incantesimo?”
Fu in quel momento che gli tornò alla mente l’unica cosa che voleva cancellare del tutto e che sapeva sarebbe stata nei suoi peggiori incubi, per sempre.
“Potremmo parlare d’altro?”
“Avanti, ho visto Luna… poi?”
“Nessuna, Hermione…”
“Ron vedi che se inizi a mentire già da adesso ti lascio subito.”
“Ginny.” Lo disse tutto d’un fiato, come se dovesse letteralmente sputare un enorme rospo rugoso. Era stato doloroso, molto, molto doloroso.
“Ok. Non voglio sapere altro.” Non sapeva se esserne disgustata o se mettersi a ridere, o tutte e due le cose insieme.
Ridendo, scherzando, baciandosi e abbracciandosi arrivarono insieme in sala comune. Come una volta, come sempre.


The end*

  
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