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Autore: Garmr    26/01/2013    0 recensioni
Raccolta di racconti, non necessariamente appartenenti alla stessa ambientazione o continuum narrativo. Tutti saranno comunque accomunati dalle tematiche di fondo: il macabro, il morboso, l'onirico, il fiabesco...
Il primo (e per il momento unico) racconto è incentrato sulla Notte delle Maschere, una festa sfarzosa e caotica che ogni anno anima la Città; i festaioli hanno dimenticato da generazioni quale sia l'antico significato di tale ricorrenza - diversamente dal Biondo e dal signor F., che come ogni anno si dedicano al dovuto Raccolto...
Genere: Dark, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Un crogiolo di infiniti sentieri, mondi inconoscibili e realtà rarefatte, crocevia di destini e predizioni, confluenza d’infinite catene; così appare alla legge dei tarocchi l’assurda Pandemonium, cimitero del Tempo e della Ragione, dove i ricordi coagulano e l’oblio gorgoglia sussurrando oscenità. Maschere si sporgono ad ogni crocicchio, a torme e a branchi; alcune nascondono volti, altre solo macchie di vuoto che attendono di essere colmate. I tarocchi mendicano nella città bassa, lesinando frammenti di sogni ed incubi, lontano dagli sguardi alteri dei profeti di legno e ceramica; all’ombra delle gargolle strisciano orde di maldicenze, dai volti gialli e con gli occhi cuciti, predando i Perduti che si attardano troppo.
La città si stende attraverso veli di innumerevoli realtà, confluenza di sentieri incoerenti e visioni squallide e fugaci; non ha muri propri, ma si dirama tra i vicoli e le piazze di ogn’altra urbe, divorando ciò che nessuno vuol vedere e rigurgitando ciò che nessuno vuol sentire. Tra i suoi silenzi si rincorrono gli echi di Babele e Ur e Lamia e Saddar, memori di flauti e incensi lontani; sotto le guglie e i capitelli si stendono ombre assurde, poiché la luce stessa è rubata da altri luoghi ed altri tempi e non sempre accetta di buon grado la sua nuova prigionia.
Non vi sono mappe di Pandemonium, poiché nulla di Pandemonium può essere ricordato; e nulla rimane immobile o immutato, eppure nulla si muove o muta. I folli e i perduti condannati a percorrerne le vie presto si rendono conto di non riuscire a memorizzarle o riconoscerle; più rara e lenta è la presa di coscienza di come sia invece la città a conoscere sempre più i propri abitanti, i propri prigionieri.
Pandemonium è un manicomio, una prigione e una chiave, una serratura e mille catene, un giardino senza uscite e un incrocio di tutte le vie; non è in nessun luogo, eppure ogni luogo è a Pandemonium, che prende angoli e vicoli e cancelli e torri e sale e sotterranei e cimiteri, tasselli, schegge, frammenti di ogni mondo e di ogni dove, frammenti di ogni memoria, di ogni mente, e li assembla senza legge, senza ordine, senza scopo. Senza fine.
  
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