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Autore: larry_stylinson__    27/01/2013    1 recensioni
Questa, in parte, è la storia della mia vita. Dico in parte perchè l'unica cosa che manca, per ora, nella mia vita, sono i OneD c: Molti di coloro che recensirono questa storia in precedenza (su un altro sito in cui la scrissi), la definirono una "messinscena per attirare attenzione", quando, invece, quello che scrivo mi è successo davvero. Non voglio tediarvi più di quanto non lo siate già, sooo...
Vi siete mai sentiti abbandonati, soli, senza più la speranza che qualcuno vi tenda la mano e vi tiri fuori dal baratro in cui siete caduti? Beh, io mi sentivo così. Mi sentivo così prima che un "Ehi, io sono Louis, tu?" sconvolgesse la mia vita.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono sempre stata una di quelle bambine che preferisce giocare da sola, in un angoletto del parco, con la sua Barbie preferita, piuttosto che una di quelle che faceva amicizia con gli altri. Anche perché nessuno veniva mai a chiamarmi per uscire a giocare. Nessuno dei bambini del mio quartiere o della mia scuola veniva mai a bussare al mio portone, gridando “Jess, scendi a giocare con noi?”, mai. Nemmeno una volta. Nessuno voleva giocare con me, perché ero strana.
Nessuno, almeno fino al giorno in cui quel bambino strano (forse anche più di me) arrivò nella nostra classe, a metà anno, sconvolgendo tutto.
“Bene, bambini, fate silenzio!” Aveva sorriso la maestra, tenendo per mano un bambino con un taglio di capelli a scodella e gli occhi azzurri sorridenti. “Questo è Louis, e da ora in poi sarà il vostro nuovo compagno di classe!”
Louis salutò, e la maestra gli indicò un posto in cui sedersi. Quello accanto a me, perché era l’unico libero. Era sempre stato vuoto. Louis non sembrò scocciato, offeso dal fatto che la maestra gli avesse indicato proprio quella bambina dai lunghi capelli rossi, che spesso usava per nascondersi, ma al contrario sembrava felice.
“Ciao!” Esclamò.
“C..Ciao..” Mormorai.
“Sei strana” Disse Louis, sedendosi e piegando la testa leggermente di lato. Lo feci anche io e lui sorrise.
“Me lo dicono spesso..” Sussurrai.
“Sei strana, si..ma mi piaci!” Alzai lo sguardo di scatto e i miei occhi incontrarono i suoi, azzurri…no, meglio, erano ancora più belli, colore del ghiaccio. “Tu sei..?” Disse.
“Jessica…chiamami Jess, però. Il mio nome non mi piace” Da quanto tempo non parlavo con qualcuno?
“Invece è bello, da principessa. E tu ci assomigli anche!” Si, era chiaro, mi piaceva un sacco quel bambino, il modo in cui sapeva tirarmi su di morale con una semplice frase era incredibile.
“A cosa assomiglio?”
“Ad una principessa…alla più bella delle principesse” Lui fu il primo dei due ad arrossire, ed io lo seguii a ruota.
Sorrisi, nascondendomi tra le ciocche ribelli dei miei capelli rosso fuoco, anche se mi sentivo ancora il suo sguardo puntato addosso. Cos'era quella strana sensazione che provavo in quel momento? Come se...avessi un miliardo di farfalle che svolazzavano nel mio stomaco. Era strana e bellissima allo stesso tempo, e non l'avevo mai provata con nessun'altro, così mi resi conto che quel bambino dal sorrisetto furbo e gli occhi color ghiaccio era speciale. Quasi magico, perchè era stato capace di farmi sorridere. Beh, si, a sei anni sorridere potrebbe sembrare la cosa più naturale del mondo, ma per me non lo era. Era da tanto che non facevo un vero sorriso, talmente da tanto che quando lo feci mi facevano male le guance, come se non fossero abituate a distendersi senza che io le forzassi.
Era bello stare con Louis, e questa mia tesi si rafforzò in seguito. Lui giocava solo con me, non dava retta agli altri bambini o alle altre bambine della nostra classe, no, lui voleva stare con me, perchè "gli piaceva vedermi sorridere", già, aveva detto così. Nemmeno la mia mamma me lo aveva mai detto, lei era sempre troppo impegnata al computer, con il suo lavoro..che non avevo mai capito quale fosse.
Anche la mamma di Louis era gentile, si, e anche le sue due sorelline, Fèlicite e Lottie. Lottie, però, era ancora piccolina, ma non era una di quelle bambine che passano metà del loro tempo a piangere e urlare, Lottie era tranquilla: rimaneva nella sua culla a fissarti, qualche volta sorrideva anche.
Passavamo pomeriggi interi nel grande giardino di casa Tomlinson (ho sempre trovato il cognome di Louis difficilissimo da pronunciare, è troppo lungo) a rincorrerci o a giocare a palla, a volte Jay veniva con noi e ci spingeva, a turno, sull'altalena che si trovava nel giardino sul retro. L'unico momento in cui ero triste, da quando avevo conosciuto Louis, era quando la mia mamma veniva a prendermi per riportarmi a casa. Io non volevo tornarci a casa, non mi piaceva casa mia: era malandata, sporca e si sentiva puzza di muffa, perchè la mamma puliva molto raramente, essendo sempre fuori per lavoro. Mi lasciava a casa della nonna, ma non le permetteva di andare a casa nostra a dare una sistemata. Forse era per via della situazione di degrado che c'era in casa mia che ero quasi sempre malata: avevo la febbre una settimana sì e l'altra no, e la nausea era una mia 'amica', diciamo, per tutte le volte che mi aveva fatto visita.
Una volta scappai anche di casa, avevo otto anni. Scappai da Louis, dicendogli che non volevo starci più in quella casa degli orrori, che mi piaceva il profumo di casa sua e che, se mi avesse fatto restare, avrei promesso di aiutare sempre in casa e avrei perfino fatto da baby-sitter a Lottie. Louis mi nascose in camera sua, ma Jay mi trovò e, con le lacrime agli occhi venni riportata a casa mia, dove le presi anche di santa ragione per essere scappata.
Mia madre non era mai stata così quando c'era papà, lei era dolcissima, prima. Poi litigarono (io ero piccolina e non me lo ricordo bene) e papà uscì di casa sbattendo la porta, cosa che non aveva mai fatto. Non ebbi nemmeno il tempo di salutarlo. Da quel giorno, posso dire di non essere stata la stessa di sempre nemmeno io: non uscivo più, perchè avevo paura che anche la mamma potesse sbattere la porta e lasciarmi sola, cominciarono le prese in giro, e cominciai a vergognarmi di portare il cognome di mia madre, visto che papà ci aveva abbandonate.
Jessica Darcy Powell, la bambina amica di tutti, ora era Jessica Darcy Walker.
La 'balena dai capelli rossi'.
  
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