Capitolo
6: Vorrei vederti sorridere per sempre.
L’arrivo
della principessa
in città fu un’enorme sorpresa per tutti. Pochi
l’avevano vista dal vivo, e
quando questo era successo era al castello, mai per le vie della
città. Tutti
sapevano come era fatta, ma nessuno l’aveva mai vista,
perché sin dalla nascita
era rimasta reclusa nel suo castello. Le uniche occasioni di uscita era
per
raggiungere altri regni per affari, di certo non per andare a far
compere in
città.
Tutti
la
guardavano allibiti, anche perché
lei
non dava affatto l’apparenza di essere la Figlia del Male;
aveva un’enorme
sorriso stampato in faccia, andava di banco in banco gridando di gioia
per ogni
cosa che vedeva. Era tutto nuovo per lei, non aveva mai visto niente di
tutto
quello: il mercato, che si teneva due volte a settimana, quel giorno
era al
meglio di sé a causa della festa al castello di quella sera
e Rin non poteva
chiedere di meglio; non c’era mai stato mercato
più colorato, festoso e allegro
di quel giorno.
«Allora
miss, si
sta divertendo?»
«Oh
sì Len! Grazie
mille! Credo di non aver mai visto così tante cose e persone
tutte insieme
nello stesso luogo! E pensare che il castello è grande e che
spesso ci sono
ricevimenti, ma mai, mai in tutta la mia vita, ho visto così
tante persone! In
più tutte si divertono, sono allegre: i commercianti, le
famiglie che vanno a
far compere, i bambini che ridono e giocano tra loro, le anziane
signore che si
aggirano tra i banchi cercando qualcosa per i nipotini, che sorridono e
non
mostrano tristezza davanti a tutto questo colore… Loro sono
sempre allegri e
felici, sin da piccoli hanno potuto giocare con qualcuno della loro
età,
correndo nei cortili e nei parchi, con i palloni ed i pupazzi, dando
sfogo al
loro essere bambini… Loro non sono mai dovuti stare chiusi
in quattro mura,
lontano da tutto e da tutti, con come unico compagno di giochi loro
stessi…
Loro ricevono doni che tutti i bambini desiderano, come una nuova
marionetta, e
non vestiti su vestiti, troppo elaborati per la vita di tutti i giorni,
o
gioielli troppo grandi per le loro piccole braccia… Loro
portano cappelli di
stoffa e dolci nastri in testa, e non pesanti corone che a fine
giornata ti fanno
sentire come se sul collo avessi appoggiato un masso enorme…
Loro, loro…».
Rin
aveva
cominciato a piangere. Si era fermata
in
mezzo alla strada del mercato, tra il via vai della gente, che notando
la
principessa immobile che piangeva cominciava a fermarsi
anch’essa,
interrompendo le proprie conversazioni per ascoltare curiosi il motivo
del suo
pianto, il pianto della terribile Figlia del Male.
«Miss
Rin, cosa
succede?» chiese Len con tono apprensivo, guardando di sbieco
la folla che si
era creata attorno a loro, come fossero bestie da circo.
«N-non
è niente
Len… Solo che sono un po’ invidiosa, tutto
qui… Sin da piccola, essendo l’unica
erede, sono stata costretta a comportarmi da adulta senza poter fare
ciò che
tutti i bambini normalmente fanno: giocare…
Chissà, forse se ci fossi stato tu
al mio fianco sin da subito avrei evitato un’infanzia
così pessima, come tu
sai… Ma ora basta, hai organizzato tutto questo per farmi
divertire e distrarre
prima della festa, quindi forza, portami da qualche parte a divertirmi
Len!».
«Hai
suoi ordini
miss» disse Len chinando il capo con un sorriso, facendosi
largo tra la folla, che
non aveva capito molto di ciò che era successo, al fianco
della principessa.
Dopo
qualche
bancarella Len disse «Che ne dice di andare a mangiare ora
miss? È quasi ora di
pranzo e il luogo che ho scelto per il nostro pasto è un
po’ distante da qui,
quindi è meglio affrettarsi.»
«Hai
ragione
Len, è meglio andare, torniamo alla carrozza.»
«Perché
non va
un attimo avanti lei? Il cocchiere conosce la destinazione, quindi non
deve
preoccuparsi. Devo prendere alcune cose per il pasto che ci attende,
quindi
essendo più pratico di lei è meglio che vada da
solo, così potrò fare il più
velocemente possibile.»
«Ok
Len, però
fai in fretta.»
«Certo
miss.»
Len
guardò la
principessa allontanarsi e salire sulla carrozza, e attese fino a
quando non si
fu allontanata. Appena fu un puntino lontano Len tornò al
mercato e si diresse
il più velocemente possibile nel luogo in cui la principessa
si era fermata a
piangere. Era sicuro, sicurissimo di aver visto Miku tra la folla. I
suoi
capelli di smeraldo erano inconfondibili, non poteva sbagliarsi.
Si
guardò
attorno alla ricerca di lei, senza successo. Era parecchio agitato, ma
non per
il fatto di aver visto lei. Il problema era uno, ed uno soltanto: Miku
non era
sola, c’era un uomo con lei e Len sperava con tutto il cuore
di aver visto
male, perché quell’uomo gli era sembrato Kaito, il
futuro sposo di Rin. Non
l’aveva mai visto, ma era bastata la descrizione di sua
sorella per
riconoscerlo. Sperava comunque di sbagliarsi, non poteva essere vero:
lui era
un principe, cosa ci faceva al mercato con una serva? Non aveva senso.
Un
po’ più
rilassato tornò su i suoi passi, dandosi dello stupido e
pensando a qualcosa da
compare per avere una scusa decente con Rin. Proprio mentre ci pensava
scorse
la stessa bancarella in cui aveva comprato l’abito per Miku e
lì si fermò
davanti al regalo perfetto per la principessa Rin, dato che ancora non
le aveva
comprato niente dopo la pessima svista della volta prima. Dopo aver
comprato e
impachettato ciò che doveva si allontanò, non
prima però di aver visto l’abito
nero di Miku che aveva comprato la volta prima tra gli altri vestiti
del banco.
Pensando che semplicemente ne avessero portato un altro si
allontanò
tranquillo, senza tener conto del fatto che la volta prima
l’abito era in bella
mostra su di un manichino, mentre questa volta era buttato semplice nel
mucchio
di abiti in saldo, a causa di uno strappo in fondo alla gonna che si
era creato
dopo la rovinosa caduta di Miku tra le braccia di Len.
«Miss
Rin, miss
Rin! Si svegli! Non dovrebbe dormire così
all’aperto, potrebbe prendersi un
malanno. Su forza, si svegli!»
Rin
aprì
lentamente gli occhi, trovandosi davanti gli occhi leggermente
preoccupati del
suo adorato servo.
«Cosa
è
successo?»
«Non
saprei,
dovrebbe essere lei a dirmelo, quando sono arrivato lei stava dormendo.
Ho
pensato di lasciarla riposare ma la vedevo agitata. Ha fatto un brutto
sogno?»
«…
Sì.»
«Vuole
raccontarmelo?»
«Il
solito
incubo…»
«Quello
di sua
madre?»
«Sì…»
«Lo
sa che è
solo un incubo. Lei non ha colpa di quello che è successo,
era debole, non
poteva accadere altrimenti.»
«Non
posso fare
a meno di pensare che in parte sia anche colpa mia.»
«Non
è affatto
così, si fidi. Lei non è in nessun modo
colpevole.»
Ed
era vero. Rin
era da anni ormai che sognava la madre morta che usciva da un fiume e
che
tentava di strozzarla mentre la accusava della sua morte.
Però lei non
conosceva la verità, o piuttosto, l’aveva
dimenticata. Il padre infatti,
continuando a negare l’esistenza di Len, aveva fatto
dimenticare a Rin il fatto
di avere un fratello gemello. La rabbia ed il disgusto che il re
provava per il
figlio era tale che non solo aveva fatto dimenticare la sua esistenza
alla
figlia con strane pozioni e tecniche psicoanalitiche, aveva anche fatto
dire a
tutto il Paese che il figlio era morto ed aveva ordinato di tacere
sulla sua
esistenza, pena la morte. Ecco perché la principessa aveva
dimenticato il tanto
amato gemello.
Inoltre
i
ricordi in generale di ciò che era successo prima della
morte della madre erano
danneggiati, così aveva finito per credere di essere stata
lei la causa
dell’incidente che aveva portato alla morte della madre.
Ciò che non sapeva era
che Len aveva il medesimo incubo, per il semplice fatto che era stato
lui a
causare la morte della madre. Era accaduto tutto molto rapidamente,
all’improvviso, e nessuno aveva potuto fare niente: Rin e Len
stavano
semplicemente giocando in riva ad un fiume sotto lo sguardo vigile
della madre,
ma ad un certo punto Len era caduto nel fiume e la madre si era tuffata
per
salvarlo. A causa della salute già cagionevole si
ammalò ed in seguito morì.
Ovviamente
non
era davvero colpa di Len, ma lui non riusciva a togliersi dalla testa
il fatto
che se non fosse caduto in quel maledetto fiume non sarebbe successo
niente.
«Comunque
ora
finalmente sei arrivato, pensavo ti fossi perso o che mi avessi
abbandonata
qui!»
«Non
potrei mai
miss, piuttosto che abbandonarla mi ucciderei.»
«Esagerato,
te
l’ho già detto che non c’è
nemmeno bisogno che tu pensi a cose del genere!»
«È
inutile miss,
non cambierò mai idea. Su, è ora di mangiare,
altrimenti il cibo che le ho
preparato potrebbe rovinarsi.»
«Uff,
sei
proprio uno stupido lo sai? Comunque va bene, vediamo cosa mi hai
preparato di
buono!»
Si
sedettero
sotto l’enorme albero di ciliegio in fiore, che lasciava
cadere i suoi petali
come una leggera pioggia. Len si era impegnato con tutto se stesso per
preparare quel giorno. Non avevano mai avuto occasione di stare loro
due soli e
ora che lei si sposava ci sarebbero state ancora meno
possibilità, anzi,
nessuna, quindi si era impegnato più che poteva per rendere
tutto perfetto.
«Ahhh,
Len, è
tutto magnifico! Certo che sei proprio bravo in tutto! Nemmeno le
cuoche del
castello sanno cucinare come te!»
«La
ringrazio
del complimento, sono molto lusingato.» A fine pasto la
principessa pretese di
usare Len come cuscino per riposarsi un po’ e il ragazzo
molto divertito ed un
imbarazzato acconsentì, ritrovandosi il capo della sorella
sulle gambe.
«Mhhmhmh,
mhmhmh,
un uccellino nella gabbia, quando se ne andrà?»
canticchiò ad un certo punto la
principessa.
«Cosa
canta miss?»
«Mentre
venivamo
qui il cocchiere ha dovuto deviare nel bosco perché la
strada era bloccata. Ad
un certo punto ho scorto un edificio e davanti ad esso dei bambini
stavano
facendo uno strano gioco. Erano tutti in cerchio e canticchiavano
questa
canzone. Ero incuriosita perciò volevo scendere ed andare da
loro ma il
cocchiere me lo ha impedito, dicendo che era un gioco maledetto. Tu lo
conosci?»
«In
realtà no.
Se vuole indagherò.»
«Si
grazie, sono
un po’ preoccupata. Mi era sembrato di sentire un urlo
provenire dall’edificio
mentre ci allontanavamo, ma non ne sono sicura.»
«Ci
penserò io,
non si preoccupi.» Tornarono in silenzio e Len stava per
addormentarsi quando Rin
parlò di nuovo.
«Sai
costruire
gli aereoplanini di carta?»
«…
No, lei sì?»
«Perfetto
allora! Te lo insegno io! Guarda bene come si fa, me lo ha insegnato
mia
madre!» Len la guardò sorridendo mentre ricordava
il giorno in cui la madre gli
aveva insegnato quel semplice gioco.
“Mamma,
mamma!
Ci racconti di come vi siete conosciuti tu e papà?”
“Io
e papà? Come
mai vi è venuto in mente?”
“Così.
Papà ci
ha letto una delle tante favole che ci raccontate sempre ma ci
annoiavamo così
gli abbiamo chiesto di raccontarci qualcos’altro, ma lui ha
detto di chiedere a
te, di raccontarci come vi siete conosciuti.”
“Certo
che
vostro padre poteva scegliere un’altra storia. Ok, vi
racconterò cosa è
successo.” I due piccoli si sedettero sul prato davanti alla
madre con occhi
pieni di curiosità.
“Io
sono di
origini povere, provengo da una semplice famiglia del popolo. Quando
avevo più
o meno 14 anni vivevo con la mia famiglia in una specie di villaggio
circondato
da un’alta rete. Non potevamo uscire da lì ed
anche se ero di salute
cagionevole dovevo lavorare.”
“Lavorare?”
“Sì.
Aiutavo i
miei genitori a lavorare la terra nei campi insieme agli altri abitanti
del
villaggio. Io mi annoiavo molto e spesso andavo al confine del
villaggio, alla
rete che ci separava dal resto del mondo, sperando di poter uscire. Un
giorno,
al di là della rete, vidi un ragazzo. Era ben vestito e
sembrava poco più
grande di me. Gli feci un cenno di saluto e lui si avvicinò.
Ci guardammo un
attimo e poi lui si presentò: era vostro padre. Cominciammo
a parlare e lui mi
disse di essere il principe Kagamine, ed io mi stupii moltissimo.
Iniziai a
parlargli come si fa con chi è importante ma lui disse che
andava bene così,
che non dovevo, perché eravamo amici. Lo ringraziai ma poi
dovetti tornare
dalla mia famiglia perché si stava facendo tardi e
cominciava a fare freddo.
Purtroppo quella notte mi ammalai e, a causa del forte mal di gola,
persi la
voce. Il giorno dopo tornai alla rete e vostro padre era lì.
Io non riuscii
neanche a salutarlo tanto era il dolore alla gola così
scrissi ciò che volevo
dirgli su un foglio e , costruendo un aereoplanino, glielo lanciai
facendolo
volare sopra la rete. Così cominciammo a scambiarci messaggi
solo scritti. Era
più sicuro, in quel modo nessuno poteva sentirci, ed era
anche divertente.
Andammo avanti così per mesi, anche quando recuperai la
voce. L’amicizia si era
tramutata ben presto in amore. Purtroppo però fummo
scoperti: le guardie di
vostro padre riferirono il legame che si era instaurato tra noi ai
regnanti di
allora, ai vostri nonni, e loro diedero l’ordine di
separarci. Io venni portata
via da quel villaggio e mi fu detto che se avessi osato cercare il
principe
avrebbero ucciso la mia famiglia. A lui invece dissero che ero morta.
Così per
molto tempo non ci vedemmo più. Fu lui a ritrovarmi tempo
dopo. Creò grande
scalpore quando disse di voler sposare una popolana, ma ormai aveva
preso la
sua decisione. Così ci sposammo e dopo poco tempo siete nati
voi due.”
“È
una storia
tanto dolce! Però non abbiamo capito una cosa?”
“Cosa?”
“Cos’è
un
aereoplanino di carta?” chiesero incoro i piccoli.
La regina
Lily
scoppiò a ridere per la dolcezza dei figli. Erano
così adorabili nella loro
ingenuità e dolce ignoranza di bambini.
“Ok
piccoli,
allora vi insegno a farli.” E così crearono tanti
aeroplanini di carta, tutti
di colori diversi. I gemelli iniziarono a farli volare ovunque e a
lanciarseli
a vicenda, facendoli volare in alto.
“Vediamo
se
riesci a prendere questo Len!” La piccola Rin
lanciò l’ennesimo aereoplanino
ma, complice il vento, questo volò troppo alto. Len
arretrò per recuperarlo ma
così facendo inciampò e cadde nel fiume dietro di
lui. L’urlo disperato della
madre e il pianto della sorella furono le ultime cose che
sentì.
«Ecco
fatto!
Visto, è semplice!»
«Ha
ragione. Lei
è davvero molto brava.»
«Grazie
mille!
Questa è stata l’ultima cosa che mi ha insegnato
mia madre, perciò mi sono
allenata tanto per riuscirci bene.» La principessa sorrideva
dolcemente mentre
guardava la sua creazione volare lontano sul prato. Ad un certo punto,
in
lontananza, udirono le campane suonare: erano le tre di pomeriggio.
«Oh,
è ora della
merenda! Cosa mi hai preparato oggi?»
«Brioshe!»
«Le
mie
preferite!»
«Esatto!»
Dopo
la merenda Len finalmente si decise a porre il suo dono alla sua amata
sorella.
«Madame,
ho
un’altra cosa per lei.»
«Davvero?
Cosa?»
«Questo»
disse
Len tirando fuori il pacco che fino a quel momento era stato nascosto
nel cesto
del pranzo «È per lei, come dono di buon
augurio.»
«Ahhh,
Len mi ha
fatto un regalo! Allora era questo che eri andato a prendere
prima!»
«Esatto.
Su, lo
apra, che se non le piace o non le va bene magari siamo ancora in tempo
per
cambiarlo.»
Rin
cominciò a
strappare tutta la carta che circondava il regalo di Len. La
principessa rimase
a bocca aperta: il pacco nascondeva un bellissimo abito giallo scuro,
sembrava
oro colato, orlato di nero alle maniche, allo scollo che terminava con
un
piccolo fiocco dai lunghi nastri e all’orlo delle due balze
del vestito. Sul
retro dell’abito era applicato un magnifico fiocco nero, che
terminava i suoi
nastri dopo una lunghissima discesa lungo l’abito. Il tutto
era completato da
un paio di scarpe nere e due ornamenti per i capelli: una rosa dello
stesso
colore dell’abito e un nastro bianco.
«La
commessa mi
ha detto che questo va messo così.» Len si
avvicinò a Rin con il nostro in mano
e facendolo passare sotto i capelli lo lego in cima alla nuca, creando
un
piccolo ma bellissimo fiocco.
«Ho
pensato di
prenderglielo dopo averla vista gioire di fronte alle bambine tutte
infiocchettate, spero le piaccia.»
«Len,
è tutto
semplicemente magnifico. Indosserò tutto alla festa di
questa sera, te lo
prometto!»
«Non
deve
sentirsi obbligata.»
«Ma
infatti non
è così. Il vestito che mi ha regalato Len
è magnifico, tutti lo devono vedere.»
«Come
desidera
miss, sono lusingato che abbia apprezzato il mio dono.»
«Ovvio
no?
Qualunque cosa Len faccia per me è bellissima» E
così dicendo diede un piccolo
bacio sulla guancia di Len. Lui divenne immediatamente rosso e si
affrettò a
dire «S-su principessa, è ora di finire la merenda
e di tornare al castello,
altrimenti non avrà il tempo di prepararsi.»
«Prima
devo
provare l’abito» e scappò
all’interno della carrozza. Ne uscì poco dopo, e
fu
come una visione: era stupenda. L’abito le calzava alla
perfezione, il suo
piccolo corpo che aveva appena cominciato a diventare come quello di
una donna
era fasciato in quella seta dorata in maniera incantevole. Sotto la
pioggia di
petali la principessa sembrava una bellissima fata dorata.
«È
incantevole
miss.» Questa volta fu il turno di lei per arrossire. Si
girò di schiena per
non farsi vedere e si affrettò a dire «O-ok, ora
basta. Dobbiamo tornare e
ancora non abbiamo fatto merenda!»
«Allora
vada a
cambiarsi, non vorrà rovinare l’abito
vero?»
«Certo
che no!
Grazie Len, è stata una giornata magnifica» e
sparì di nuovo.
Len
si alzò per
sistemare tutto quando sentì un rumore dietro di se e subito
dopo il caldo
corpo di Rin era stretto al suo in un dolce abbraccio. Len
piegò leggermente la
testa di lato ed iniziò ad accarezzarle dolcemente i capelli.
«Miss
Rin, non
crede che sia un po’ fuori luogo?»
«Non
c’è
nessuno, posso abbracciarti tranquillamente…»
«Cosa
succede
miss? Non mi ha mai abbracciato, è diversa dal solito
oggi.»
«…
ho paura di
perderti.»
«Principessa,
gliel’ho sempre detto che non la lascerò
mai.»
«Ho
paura, ho un
brutto presentimento.»
«Qualunque
cosa
accada la proteggerò, lo sa.»
«È
per te che ho
paura! Tu mi proteggi sempre, ma temo che sia tu quello che
dovrà essere
protetto!»
«Le
prometto che
non morirò miss Rin, io vivrò fino a quando non
sarà lei stessa a non volermi
più. Questa è una promessa, non la
lascerò mai.»
«…
Lo giuri?»
«Lo
giuro.»
«Mi
prometti che
non mi lascerai mai?»
«Lo
prometto.»
«Mi
prometti che
un giorno torneremo qui, sotto il ciliegio?»
«Lo
prometto. Le
prometto che sarò sempre al suo fianco e che se mai
sparirò potrà venire a
cercarmi qui. Io l’aspetterò per sempre.»
La
principessa
si sciolse dall’abbraccio ed allungò una mano
chiusa a pugno verso di lui, con
il mignolo teso.
«Yubikiri.»
«Non
pensavo che
credesse a queste cose.»
«Yubikiri!»
«Ok»
Len sorrise
dolcemente alla sua sorellina e le strinse il mignolo con il suo.
«Yubikiri,
e che
il dito ti possa essere tagliato se non rispetterai la
promessa!» I due si
guardarono e finalmente, dopo quel momento di tristezza e malinconia,
risero.
Risero con le lacrime di gioia agli occhi, mentre si aggrappavano con
tutte le
loro forze a quella piccola promessa, così infantile ma
così vitale in quel
momento.
«Grazie
Len, per
tutto. La prossima volta che torneremo al ciliegio sarai tu a
ringraziarmi!»
«Ci
conto.»
«Eheh.
Ora vado
a cambiarmi, aspettami e non sbirciare!» e sparì
nella carrozza.
Len
si avvicinò
al tronco dell’albero e con il suo pugnale incise le loro
iniziali a fondo,
così che la promessa di rincontrarsi potesse avverarsi.
-Magari
potessimo restare qui per sempre sorellina, con il tuo sorriso e il tuo
sguardo
innocente. Vorrei restare qui e vederti sorridere per il resto dei miei
giorni.-
__________
Nota
d’autrice:
capitolo molto dolce secondo me, anche perché finalmente ho
potuto parlare
della loro mamma, una donna che ho voluto immaginare estremamente
dolce.
Inoltre ho potuto spiegare il perché della perdita di
memoria di Rin e
dell’allontanamento di Len, mettendo in chiaro alcune cose.
A
parte questo
anche qui apro il concorso “Indovina la canzone
citata!” che in questo caso
sono due, perciò fate molta attenzione. Non credo che siano
troppo difficili da
indovinare, o almeno, chi conosce abbastanza i Vocaloid dovrebbe
conoscerle ^^
Il premio è una storia dedicata scritta da me o un disegno
fatto da me, non che
sia un granché come premio ma non ho davvero altro di meglio!
Ora
i
ringraziamenti:
Hikari
Megami (la mia tesoro che si preoccupa
sempre troppo ^^ Dovresti
preoccuparti seriamente dei danni
che subirai a causa mia, sai che soffrirai molto ♥)
Glasgow_R_evolver
(che anche se non ha recensito conserva la mia storia ^^)
Ayukiko_Watarai
(che sta volta ho fregato! Non si è affatto pentito di aver
portato la sorella
in città, anzi, è stata una delle sue giornate
più belle ^^ Credo però che
riuscirai ad indovinare le canzoni, così mi freghi
un’altra storia (giuro che
la prima arriverà, giuro!))
REAwhereverIgo (prepariamogli
una bella tomba al nostro Len caro, tanto tra non troppo gli
servirà V.V)
Raven
Cullen (che
ha timidamente scritto la sua
prima recensione alla mia storia dicendo che la faccio impazzire
rendendomi
felicissima ^^)
SabryKagamine
(che mi segue ancora, evviva :D Non ho ancora perso lettori!)
Blue_Flames (idem come sopra :D Non sono
stata
abbandonata!)
Al
prossimo capitolo,
See
ya, ElPsyCongroo