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Autore: ElPsyCongroo    27/01/2013    3 recensioni
Nel grande Regno del Giallo vivono due giovani ragazzi, anzi, una ragazza e un ragazzo, dai capelli del colore dell'oro e gli occhi del colore del cielo. Hanno un carattere un po' strano, malato per certi versi. Inoltre sono di una bellezza regale, a soli 14 anni entrambi hanno un grandissimo fascino. A questo punto si potrebbe pensare che siano fratelli, addirittura gemelli, e che siano i regnanti del Regno del Giallo no?
E invece lei è principessa del Regno, mentre lui è solo suo servo.
Lei è una regina arrogante, malvagia.
Lui è un servo fedele, malvagio.
Lei ama il suo servo, ma non come amante, ma come una sorella ama un fratello.
Lui ama la sua principessa, come un fratello ama una sorella.
Perché è questo che sono, fratelli, gemelli, anche se lei non lo sa.
Oltre a loro però ci sono altre persone che nascondono segreti, come la popolana dai capelli rossi, la serva dai lunghi capelli color smeraldo e il principe dagli occhi color zaffiro.
Un Regno intero finirà a causa di questi segreti.
Essi porteranno alla più grande tragedia.
(Si tratta della storia completa di Aku no Musume, anche se questa è solo la prima parte ^^).
Genere: Drammatico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 6: Vorrei vederti sorridere per sempre.

L’arrivo della principessa in città fu un’enorme sorpresa per tutti. Pochi l’avevano vista dal vivo, e quando questo era successo era al castello, mai per le vie della città. Tutti sapevano come era fatta, ma nessuno l’aveva mai vista, perché sin dalla nascita era rimasta reclusa nel suo castello. Le uniche occasioni di uscita era per raggiungere altri regni per affari, di certo non per andare a far compere in città.

Tutti la guardavano allibiti, anche perché  lei non dava affatto l’apparenza di essere la Figlia del Male; aveva un’enorme sorriso stampato in faccia, andava di banco in banco gridando di gioia per ogni cosa che vedeva. Era tutto nuovo per lei, non aveva mai visto niente di tutto quello: il mercato, che si teneva due volte a settimana, quel giorno era al meglio di sé a causa della festa al castello di quella sera e Rin non poteva chiedere di meglio; non c’era mai stato mercato più colorato, festoso e allegro di quel giorno.  

«Allora miss, si sta divertendo?»

«Oh sì Len! Grazie mille! Credo di non aver mai visto così tante cose e persone tutte insieme nello stesso luogo! E pensare che il castello è grande e che spesso ci sono ricevimenti, ma mai, mai in tutta la mia vita, ho visto così tante persone! In più tutte si divertono, sono allegre: i commercianti, le famiglie che vanno a far compere, i bambini che ridono e giocano tra loro, le anziane signore che si aggirano tra i banchi cercando qualcosa per i nipotini, che sorridono e non mostrano tristezza davanti a tutto questo colore… Loro sono sempre allegri e felici, sin da piccoli hanno potuto giocare con qualcuno della loro età, correndo nei cortili e nei parchi, con i palloni ed i pupazzi, dando sfogo al loro essere bambini… Loro non sono mai dovuti stare chiusi in quattro mura, lontano da tutto e da tutti, con come unico compagno di giochi loro stessi… Loro ricevono doni che tutti i bambini desiderano, come una nuova marionetta, e non vestiti su vestiti, troppo elaborati per la vita di tutti i giorni, o gioielli troppo grandi per le loro piccole braccia… Loro portano cappelli di stoffa e dolci nastri in testa, e non pesanti corone che a fine giornata ti fanno sentire come se sul collo avessi appoggiato un masso enorme… Loro, loro…».

Rin aveva cominciato a piangere. Si era  fermata in mezzo alla strada del mercato, tra il via vai della gente, che notando la principessa immobile che piangeva cominciava a fermarsi anch’essa, interrompendo le proprie conversazioni per ascoltare curiosi il motivo del suo pianto, il pianto della terribile Figlia del Male.

«Miss Rin, cosa succede?» chiese Len con tono apprensivo, guardando di sbieco la folla che si era creata attorno a loro, come fossero bestie da circo.

«N-non è niente Len… Solo che sono un po’ invidiosa, tutto qui… Sin da piccola, essendo l’unica erede, sono stata costretta a comportarmi da adulta senza poter fare ciò che tutti i bambini normalmente fanno: giocare… Chissà, forse se ci fossi stato tu al mio fianco sin da subito avrei evitato un’infanzia così pessima, come tu sai… Ma ora basta, hai organizzato tutto questo per farmi divertire e distrarre prima della festa, quindi forza, portami da qualche parte a divertirmi Len!».

«Hai suoi ordini miss» disse Len chinando il capo con un sorriso, facendosi largo tra la folla, che non aveva capito molto di ciò che era successo, al fianco della principessa.

Dopo qualche bancarella Len disse «Che ne dice di andare a mangiare ora miss? È quasi ora di pranzo e il luogo che ho scelto per il nostro pasto è un po’ distante da qui, quindi è meglio affrettarsi.»

«Hai ragione Len, è meglio andare, torniamo alla carrozza.»

«Perché non va un attimo avanti lei? Il cocchiere conosce la destinazione, quindi non deve preoccuparsi. Devo prendere alcune cose per il pasto che ci attende, quindi essendo più pratico di lei è meglio che vada da solo, così potrò fare il più velocemente possibile.»

«Ok Len, però fai in fretta.»

«Certo miss.»

Len guardò la principessa allontanarsi e salire sulla carrozza, e attese fino a quando non si fu allontanata. Appena fu un puntino lontano Len tornò al mercato e si diresse il più velocemente possibile nel luogo in cui la principessa si era fermata a piangere. Era sicuro, sicurissimo di aver visto Miku tra la folla. I suoi capelli di smeraldo erano inconfondibili, non poteva sbagliarsi.

Si guardò attorno alla ricerca di lei, senza successo. Era parecchio agitato, ma non per il fatto di aver visto lei. Il problema era uno, ed uno soltanto: Miku non era sola, c’era un uomo con lei e Len sperava con tutto il cuore di aver visto male, perché quell’uomo gli era sembrato Kaito, il futuro sposo di Rin. Non l’aveva mai visto, ma era bastata la descrizione di sua sorella per riconoscerlo. Sperava comunque di sbagliarsi, non poteva essere vero: lui era un principe, cosa ci faceva al mercato con una serva? Non aveva senso.

Un po’ più rilassato tornò su i suoi passi, dandosi dello stupido e pensando a qualcosa da compare per avere una scusa decente con Rin. Proprio mentre ci pensava scorse la stessa bancarella in cui aveva comprato l’abito per Miku e lì si fermò davanti al regalo perfetto per la principessa Rin, dato che ancora non le aveva comprato niente dopo la pessima svista della volta prima. Dopo aver comprato e impachettato ciò che doveva si allontanò, non prima però di aver visto l’abito nero di Miku che aveva comprato la volta prima tra gli altri vestiti del banco. Pensando che semplicemente ne avessero portato un altro si allontanò tranquillo, senza tener conto del fatto che la volta prima l’abito era in bella mostra su di un manichino, mentre questa volta era buttato semplice nel mucchio di abiti in saldo, a causa di uno strappo in fondo alla gonna che si era creato dopo la rovinosa caduta di Miku tra le braccia di Len.

 

«Miss Rin, miss Rin! Si svegli! Non dovrebbe dormire così all’aperto, potrebbe prendersi un malanno. Su forza, si svegli!»

Rin aprì lentamente gli occhi, trovandosi davanti gli occhi leggermente preoccupati del suo adorato servo.

«Cosa è successo?»

«Non saprei, dovrebbe essere lei a dirmelo, quando sono arrivato lei stava dormendo. Ho pensato di lasciarla riposare ma la vedevo agitata. Ha fatto un brutto sogno?»

«… Sì.»

«Vuole raccontarmelo?»

«Il solito incubo…»

«Quello di sua madre?»

«Sì…»

«Lo sa che è solo un incubo. Lei non ha colpa di quello che è successo, era debole, non poteva accadere altrimenti.»

«Non posso fare a meno di pensare che in parte sia anche colpa mia.»

«Non è affatto così, si fidi. Lei non è in nessun modo colpevole.»

Ed era vero. Rin era da anni ormai che sognava la madre morta che usciva da un fiume e che tentava di strozzarla mentre la accusava della sua morte. Però lei non conosceva la verità, o piuttosto, l’aveva dimenticata. Il padre infatti, continuando a negare l’esistenza di Len, aveva fatto dimenticare a Rin il fatto di avere un fratello gemello. La rabbia ed il disgusto che il re provava per il figlio era tale che non solo aveva fatto dimenticare la sua esistenza alla figlia con strane pozioni e tecniche psicoanalitiche, aveva anche fatto dire a tutto il Paese che il figlio era morto ed aveva ordinato di tacere sulla sua esistenza, pena la morte. Ecco perché la principessa aveva dimenticato il tanto amato gemello.

Inoltre i ricordi in generale di ciò che era successo prima della morte della madre erano danneggiati, così aveva finito per credere di essere stata lei la causa dell’incidente che aveva portato alla morte della madre. Ciò che non sapeva era che Len aveva il medesimo incubo, per il semplice fatto che era stato lui a causare la morte della madre. Era accaduto tutto molto rapidamente, all’improvviso, e nessuno aveva potuto fare niente: Rin e Len stavano semplicemente giocando in riva ad un fiume sotto lo sguardo vigile della madre, ma ad un certo punto Len era caduto nel fiume e la madre si era tuffata per salvarlo. A causa della salute già cagionevole si ammalò ed in seguito morì.

Ovviamente non era davvero colpa di Len, ma lui non riusciva a togliersi dalla testa il fatto che se non fosse caduto in quel maledetto fiume non sarebbe successo niente.

«Comunque ora finalmente sei arrivato, pensavo ti fossi perso o che mi avessi abbandonata qui!»

«Non potrei mai miss, piuttosto che abbandonarla mi ucciderei.»

«Esagerato, te l’ho già detto che non c’è nemmeno bisogno che tu pensi a cose del genere!»

«È inutile miss, non cambierò mai idea. Su, è ora di mangiare, altrimenti il cibo che le ho preparato potrebbe rovinarsi.»

«Uff, sei proprio uno stupido lo sai? Comunque va bene, vediamo cosa mi hai preparato di buono!»

Si sedettero sotto l’enorme albero di ciliegio in fiore, che lasciava cadere i suoi petali come una leggera pioggia. Len si era impegnato con tutto se stesso per preparare quel giorno. Non avevano mai avuto occasione di stare loro due soli e ora che lei si sposava ci sarebbero state ancora meno possibilità, anzi, nessuna, quindi si era impegnato più che poteva per rendere tutto perfetto.

«Ahhh, Len, è tutto magnifico! Certo che sei proprio bravo in tutto! Nemmeno le cuoche del castello sanno cucinare come te!»

«La ringrazio del complimento, sono molto lusingato.» A fine pasto la principessa pretese di usare Len come cuscino per riposarsi un po’ e il ragazzo molto divertito ed un imbarazzato acconsentì, ritrovandosi il capo della sorella sulle gambe.

«Mhhmhmh, mhmhmh, un uccellino nella gabbia, quando se ne andrà?» canticchiò ad un certo punto la principessa.

«Cosa canta miss?»

«Mentre venivamo qui il cocchiere ha dovuto deviare nel bosco perché la strada era bloccata. Ad un certo punto ho scorto un edificio e davanti ad esso dei bambini stavano facendo uno strano gioco. Erano tutti in cerchio e canticchiavano questa canzone. Ero incuriosita perciò volevo scendere ed andare da loro ma il cocchiere me lo ha impedito, dicendo che era un gioco maledetto. Tu lo conosci?»

«In realtà no. Se vuole indagherò.»

«Si grazie, sono un po’ preoccupata. Mi era sembrato di sentire un urlo provenire dall’edificio mentre ci allontanavamo, ma non ne sono sicura.»

«Ci penserò io, non si preoccupi.» Tornarono in silenzio e Len stava per addormentarsi quando Rin parlò di nuovo.

«Sai costruire gli aereoplanini di carta?»

«… No, lei sì?»

«Perfetto allora! Te lo insegno io! Guarda bene come si fa, me lo ha insegnato mia madre!» Len la guardò sorridendo mentre ricordava il giorno in cui la madre gli aveva insegnato quel semplice gioco.

 

“Mamma, mamma! Ci racconti di come vi siete conosciuti tu e papà?”

“Io e papà? Come mai vi è venuto in mente?”

“Così. Papà ci ha letto una delle tante favole che ci raccontate sempre ma ci annoiavamo così gli abbiamo chiesto di raccontarci qualcos’altro, ma lui ha detto di chiedere a te, di raccontarci come vi siete conosciuti.”

“Certo che vostro padre poteva scegliere un’altra storia. Ok, vi racconterò cosa è successo.” I due piccoli si sedettero sul prato davanti alla madre con occhi pieni di curiosità.

“Io sono di origini povere, provengo da una semplice famiglia del popolo. Quando avevo più o meno 14 anni vivevo con la mia famiglia in una specie di villaggio circondato da un’alta rete. Non potevamo uscire da lì ed anche se ero di salute cagionevole dovevo lavorare.”

“Lavorare?”

“Sì. Aiutavo i miei genitori a lavorare la terra nei campi insieme agli altri abitanti del villaggio. Io mi annoiavo molto e spesso andavo al confine del villaggio, alla rete che ci separava dal resto del mondo, sperando di poter uscire. Un giorno, al di là della rete, vidi un ragazzo. Era ben vestito e sembrava poco più grande di me. Gli feci un cenno di saluto e lui si avvicinò. Ci guardammo un attimo e poi lui si presentò: era vostro padre. Cominciammo a parlare e lui mi disse di essere il principe Kagamine, ed io mi stupii moltissimo. Iniziai a parlargli come si fa con chi è importante ma lui disse che andava bene così, che non dovevo, perché eravamo amici. Lo ringraziai ma poi dovetti tornare dalla mia famiglia perché si stava facendo tardi e cominciava a fare freddo. Purtroppo quella notte mi ammalai e, a causa del forte mal di gola, persi la voce. Il giorno dopo tornai alla rete e vostro padre era lì. Io non riuscii neanche a salutarlo tanto era il dolore alla gola così scrissi ciò che volevo dirgli su un foglio e , costruendo un aereoplanino, glielo lanciai facendolo volare sopra la rete. Così cominciammo a scambiarci messaggi solo scritti. Era più sicuro, in quel modo nessuno poteva sentirci, ed era anche divertente. Andammo avanti così per mesi, anche quando recuperai la voce. L’amicizia si era tramutata ben presto in amore. Purtroppo però fummo scoperti: le guardie di vostro padre riferirono il legame che si era instaurato tra noi ai regnanti di allora, ai vostri nonni, e loro diedero l’ordine di separarci. Io venni portata via da quel villaggio e mi fu detto che se avessi osato cercare il principe avrebbero ucciso la mia famiglia. A lui invece dissero che ero morta. Così per molto tempo non ci vedemmo più. Fu lui a ritrovarmi tempo dopo. Creò grande scalpore quando disse di voler sposare una popolana, ma ormai aveva preso la sua decisione. Così ci sposammo e dopo poco tempo siete nati voi due.”

“È una storia tanto dolce! Però non abbiamo capito una cosa?”

“Cosa?”

“Cos’è un aereoplanino di carta?” chiesero incoro i piccoli.

La regina Lily scoppiò a ridere per la dolcezza dei figli. Erano così adorabili nella loro ingenuità e dolce ignoranza di bambini.

“Ok piccoli, allora vi insegno a farli.” E così crearono tanti aeroplanini di carta, tutti di colori diversi. I gemelli iniziarono a farli volare ovunque e a lanciarseli a vicenda, facendoli volare in alto.

“Vediamo se riesci a prendere questo Len!” La piccola Rin lanciò l’ennesimo aereoplanino ma, complice il vento, questo volò troppo alto. Len arretrò per recuperarlo ma così facendo inciampò e cadde nel fiume dietro di lui. L’urlo disperato della madre e il pianto della sorella furono le ultime cose che sentì.

 

«Ecco fatto! Visto, è semplice!»

«Ha ragione. Lei è davvero molto brava.»

«Grazie mille! Questa è stata l’ultima cosa che mi ha insegnato mia madre, perciò mi sono allenata tanto per riuscirci bene.» La principessa sorrideva dolcemente mentre guardava la sua creazione volare lontano sul prato. Ad un certo punto, in lontananza, udirono le campane suonare: erano le tre di pomeriggio.

«Oh, è ora della merenda! Cosa mi hai preparato oggi?»

«Brioshe!»

«Le mie preferite!»

«Esatto!» Dopo la merenda Len finalmente si decise a porre il suo dono alla sua amata sorella.

«Madame, ho un’altra cosa per lei.»

«Davvero? Cosa?»

«Questo» disse Len tirando fuori il pacco che fino a quel momento era stato nascosto nel cesto del pranzo «È per lei, come dono di buon augurio.»

«Ahhh, Len mi ha fatto un regalo! Allora era questo che eri andato a prendere prima!»

«Esatto. Su, lo apra, che se non le piace o non le va bene magari siamo ancora in tempo per cambiarlo.»

Rin cominciò a strappare tutta la carta che circondava il regalo di Len. La principessa rimase a bocca aperta: il pacco nascondeva un bellissimo abito giallo scuro, sembrava oro colato, orlato di nero alle maniche, allo scollo che terminava con un piccolo fiocco dai lunghi nastri e all’orlo delle due balze del vestito. Sul retro dell’abito era applicato un magnifico fiocco nero, che terminava i suoi nastri dopo una lunghissima discesa lungo l’abito. Il tutto era completato da un paio di scarpe nere e due ornamenti per i capelli: una rosa dello stesso colore dell’abito e un nastro bianco.

«La commessa mi ha detto che questo va messo così.» Len si avvicinò a Rin con il nostro in mano e facendolo passare sotto i capelli lo lego in cima alla nuca, creando un piccolo ma bellissimo fiocco.

«Ho pensato di prenderglielo dopo averla vista gioire di fronte alle bambine tutte infiocchettate, spero le piaccia.»

«Len, è tutto semplicemente magnifico. Indosserò tutto alla festa di questa sera, te lo prometto!»

«Non deve sentirsi obbligata.»

«Ma infatti non è così. Il vestito che mi ha regalato Len è magnifico, tutti lo devono vedere.»

«Come desidera miss, sono lusingato che abbia apprezzato il mio dono.»

«Ovvio no? Qualunque cosa Len faccia per me è bellissima» E così dicendo diede un piccolo bacio sulla guancia di Len. Lui divenne immediatamente rosso e si affrettò a dire «S-su principessa, è ora di finire la merenda e di tornare al castello, altrimenti non avrà il tempo di prepararsi.»

«Prima devo provare l’abito» e scappò all’interno della carrozza. Ne uscì poco dopo, e fu come una visione: era stupenda. L’abito le calzava alla perfezione, il suo piccolo corpo che aveva appena cominciato a diventare come quello di una donna era fasciato in quella seta dorata in maniera incantevole. Sotto la pioggia di petali la principessa sembrava una bellissima fata dorata.

«È incantevole miss.» Questa volta fu il turno di lei per arrossire. Si girò di schiena per non farsi vedere e si affrettò a dire «O-ok, ora basta. Dobbiamo tornare e ancora non abbiamo fatto merenda!»

«Allora vada a cambiarsi, non vorrà rovinare l’abito vero?»

«Certo che no! Grazie Len, è stata una giornata magnifica» e sparì di nuovo.

Len si alzò per sistemare tutto quando sentì un rumore dietro di se e subito dopo il caldo corpo di Rin era stretto al suo in un dolce abbraccio. Len piegò leggermente la testa di lato ed iniziò ad accarezzarle dolcemente i capelli.

«Miss Rin, non crede che sia un po’ fuori luogo?»

«Non c’è nessuno, posso abbracciarti tranquillamente…»

«Cosa succede miss? Non mi ha mai abbracciato, è diversa dal solito oggi.»

«… ho paura di perderti.»

«Principessa, gliel’ho sempre detto che non la lascerò mai.»

«Ho paura, ho un brutto presentimento.»

«Qualunque cosa accada la proteggerò, lo sa.»

«È per te che ho paura! Tu mi proteggi sempre, ma temo che sia tu quello che dovrà essere protetto!»

«Le prometto che non morirò miss Rin, io vivrò fino a quando non sarà lei stessa a non volermi più. Questa è una promessa, non la lascerò mai.»

«… Lo giuri?»

«Lo giuro.»

«Mi prometti che non mi lascerai mai?»

«Lo prometto.»

«Mi prometti che un giorno torneremo qui, sotto il ciliegio?»

«Lo prometto. Le prometto che sarò sempre al suo fianco e che se mai sparirò potrà venire a cercarmi qui. Io l’aspetterò per sempre.»

La principessa si sciolse dall’abbraccio ed allungò una mano chiusa a pugno verso di lui, con il mignolo teso.

«Yubikiri.»

«Non pensavo che credesse a queste cose.»

«Yubikiri!»

«Ok» Len sorrise dolcemente alla sua sorellina e le strinse il mignolo con il suo.

«Yubikiri, e che il dito ti possa essere tagliato se non rispetterai la promessa!» I due si guardarono e finalmente, dopo quel momento di tristezza e malinconia, risero. Risero con le lacrime di gioia agli occhi, mentre si aggrappavano con tutte le loro forze a quella piccola promessa, così infantile ma così vitale in quel momento.

«Grazie Len, per tutto. La prossima volta che torneremo al ciliegio sarai tu a ringraziarmi!»

«Ci conto.»

«Eheh. Ora vado a cambiarmi, aspettami e non sbirciare!» e sparì nella carrozza.

Len si avvicinò al tronco dell’albero e con il suo pugnale incise le loro iniziali a fondo, così che la promessa di rincontrarsi potesse avverarsi.

-Magari potessimo restare qui per sempre sorellina, con il tuo sorriso e il tuo sguardo innocente. Vorrei restare qui e vederti sorridere per il resto dei miei giorni.-

 

__________

Nota d’autrice: capitolo molto dolce secondo me, anche perché finalmente ho potuto parlare della loro mamma, una donna che ho voluto immaginare estremamente dolce. Inoltre ho potuto spiegare il perché della perdita di memoria di Rin e dell’allontanamento di Len, mettendo in chiaro alcune cose.

A parte questo anche qui apro il concorso “Indovina la canzone citata!” che in questo caso sono due, perciò fate molta attenzione. Non credo che siano troppo difficili da indovinare, o almeno, chi conosce abbastanza i Vocaloid dovrebbe conoscerle ^^ Il premio è una storia dedicata scritta da me o un disegno fatto da me, non che sia un granché come premio ma non ho davvero altro di meglio!

Ora i ringraziamenti:

Hikari Megami (la mia tesoro che si preoccupa sempre troppo ^^ Dovresti preoccuparti seriamente dei danni che subirai a causa mia, sai che soffrirai molto )

Glasgow_R_evolver (che anche se non ha recensito conserva la mia storia ^^)

Ayukiko_Watarai (che sta volta ho fregato! Non si è affatto pentito di aver portato la sorella in città, anzi, è stata una delle sue giornate più belle ^^ Credo però che riuscirai ad indovinare le canzoni, così mi freghi un’altra storia (giuro che la prima arriverà, giuro!))

REAwhereverIgo (prepariamogli una bella tomba al nostro Len caro, tanto tra non troppo gli servirà V.V)

Raven Cullen (che ha timidamente scritto la sua prima recensione alla mia storia dicendo che la faccio impazzire rendendomi felicissima ^^)

SabryKagamine (che mi segue ancora, evviva :D Non ho ancora perso lettori!)

Blue_Flames (idem come sopra :D Non sono stata abbandonata!)

 

Al prossimo capitolo,

See ya, ElPsyCongroo

  
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