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Autore: Peter The Sloth    27/01/2013    2 recensioni
Folle: mi piace così poco questa parola. Eppure, a detta di coloro che abitano questo mondo, ci sono più pazzi che sani. Peculiare, no? Insomma, pensare che questo mondo sia pieno zeppo di malati mentali pronti a farsi esplodere o ad ammazzare centinaia di persone: questa è l’opera di una mente malata, non trovate?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli Occhi del Cattivo.
 
Mi piacerebbe che qualcun altro provasse questo ruolo. E’ stancante. All’inzio dà soddisfazioni degne del miglior sadismo, ma il resto è solo noia che si va ad aggiungere alle rogne passate, presenti e future. Insomma, che monotonia. Non è tanto il fatto di essere odiati per quello che fai, c’è anche gente che ti idolatra: è il fatto che non ti rimane niente. Insomma: uccidi, rubi, rovini persone, fai crudeltà sfiziose per menti ammirevolmente contorte, ma cosa ti rimane? Soddisfazione? Nient'affatto.
Questo problema è un problema del cazzo, se solo ne parlassi con qualcuno quello stesso interlocutore mi guarderebbe con una faccia a metà tra lo stupito e il divertito, dicendo: “Certo, ci hai una bella faccia tosta! Hai fatto bastardate per tutta la vita e ora ti poni un problema del genere?”. E avrebbe ragione, il mio interlocutore.
Non fraintendetemi: non sono come quel cartone del cazzo, Ralph Rompitutto o come si chiama. Ho letto la trama per curiosità e credevo che mi stessero prendendo per il culo. Insomma, il cattivo di un videogioco che non vuole più fare il cattivo? Mi prendi in giro? No, no, non sono in quella situazione. Io adoro fare il bastardo, ce l’ho nel DNA. Insomma, alle volte sono anche buono, sto a sentire le persone, ci parlo, le aiuto persino. Per poi inevitabilmente renderle vittime di qualcosa di brutto, infame e che da te non si aspetterebbero. Ma sono fatto così: è più forte di me. Mi è, come dire… Facile. E’ facile per me fare il bastardo, il cattivo. Ci ho campato per trent’anni bene, con la pace interiore. Ero, sono e sempre sarò giustificato dal fatto che quelle malleabili menti la cui combinazione era facilmente rivelabile per uno scassinatore che ha come unica arma la propria parola erano malate del peggiore dei morbi: l’ingenuità. E ho tolto la malattia dalle loro menti, castigando l’ingenuità: il prezzo sacrificale è stato pagato con la loro vita. Pazzo, potrete definirmi; un folle esaltato da una malattia mentale.
Folle: mi piace così poco questa parola. Eppure, a detta di coloro che abitano questo mondo, ci sono più pazzi che sani. Peculiare, no? Insomma, pensare che questo mondo sia pieno zeppo di malati mentali pronti a farsi esplodere o ad ammazzare centinaia di persone: questa è l’opera di una mente malata, non trovate? Io non sono così, non ammazzo perché mi diverte. E’ brutto uccidere una persona, e ogni tanto mi sento persino un po’ in colpa quando vedo il corpo senza vita di una persona, sia che l’abbia ammazzata io o che l’abbia fatto qualcun altro: ognuno di noi si dovrebbe sentire in colpa e responsabile di come vada il mondo, in cui sono disposti ad ammazzarti per un pacchetto di sigarette. Io ammazzo per soldi, per vivere. Oppure per punire, come ho detto prima.
Vi starete domandando: “Ha però detto prima che la cattiveria è sfiziosa, come fa a dire che non lo fa per divertimento?” E’ forse cattiveria uccidere una persona? Io la uccido solo quando sta soffrendo. Quello è un gesto di bontà, se messo in questo contesto: far soffrire una persona è sfizioso ed è opera di una persona realmente cattiva.
Questi sono i problemi che si pone un cattivo. Molti, come anch’io da giovane, pensano: “Ma non gli rimane sulla coscienza un morto? Una persona rovinata? Un’anima non sepolta con il suo corpo non lo tormenta ogni notte?”. La risposta è un semplice no. Semplicemente ci sono persone che sin da piccole, come me, manifestano caratteri propri di un’anima empia, cattiva, non rispettosa: rubano un dolcetto al compagno, mettono una puntina sulla sedia allo sfigato della classe, fanno soffrire una ragazza facendole spuntare due belle corna in capo, solo per lo sfizio di far soffrire qualcuno di cui non gl’importa nulla.
Queste sono bastardate, infamie, roba per figli di puttana.
Ma vanno viste da un altro punto di vista, non da quello dell’uomo del mondo civile, per essere capite. Sono prive di significato, se prese così.
Vanno viste dagli occhi del cattivo.
  
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