Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Rupertinasora2    27/01/2013    2 recensioni
[Sequel de "Il progetto segreto del Ministro della Magia"]
Hogwarts. I giorni della grande battaglia sono finiti ormai da anni, e tra le mura dell'accademia magica più famosa passeggiano i figli dei più grandi maghi che presero parte alla battaglia.
Dopo che Hermione ha scoperto il doppio gioco di Belial, e che Draco è morto per vendicare la sorte di Scorpius, la vita ad Hogwarts pare essere tornata alla normalità... solo per essere di nuovo stravolta.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Dark, secret destiny '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
9.
Il pre-partita




Anch'io vi saluto, rosso-alabardati,
[...]
Trepido seguo il vostro gioco
.
Ignari
esprimete con quello antiche cose
meravigliose
sopra il verde tappeto, all'aria, ai chiari
soli d'inverno.

[...]
[U. Saba]







Sebbene Michelle fosse riuscita a riposare, e quindi a non pensare a quanto successo con Scorpius la sera prima, le era difficile dimenticare. Come poteva riuscirci se, ogni volta che chiudeva gli occhi da quella mattina, immaginava quello sguardo glaciale di lui, la sua espressione furibonda, la sua rabbia non repressa. Ne era così impaurita che il solo pensiero le chiudeva lo stomaco, un brivido le attraversava la schiena.
Avrebbe tanto voluto non pensarci e impegnarsi ad ascoltare ciò che dicevano i professori, ma quel giorno non c’erano lezioni. Era una giornata stranamente soleggiata per essere ottobre, ma il vento era sempre più duro e tagliente, e purtroppo era domenica, e questo significava solo una cosa per la maggior parte degli studenti: Quidditch.
In quei giorni il freddo aveva attanagliato l’antico castello di Hogwarts, costringendo tutti ad incappucciarsi con abiti più pesanti di quelli che fino a quel momento avevano indossato. Settembre, infatti, era andato via da un pezzo, e con esso pareva essere scivolato da sotto le mani degli studenti anche il mese di ottobre.
La maggior parte degli studenti parlottava e faceva scommesse sulla partita che si sarebbe giocata quel giorno, e a detta di tutti era una di quelle partite che non bisognava perdere.
Quella domenica mattina si sarebbe giocato Serpeverde contro Grifondoro.
Quando Michelle entrò nella sala Grande per poter fare colazione, c’era un gran baccano. Gente che si alzava di qua, che urlava di là, e già si iniziavano a cantare più cori.
I Grifondoro erano sicuramente i più chiassosi. James, che a quanto pare aveva deciso di non lasciarsi scoraggiare dagli eventi che lo avevano visto quasi protagonista, era in piedi sulla grande panca e, con un bicchiere di succo di zucca in mano, si agitava e cantava a squarciagola, seguito da tutti i suoi compagni di squadra. Anche Bella, che restava in disparte e non partecipava a quelle manifestazioni euforiche pre-partita, sorrideva mentre guardava attentamente il capitano. Michelle si chiese come nessuno riuscisse a vedere quello che, ormai, per lei era chiaro come il sole.
Al tavolo dei Serpeverde anche si intonavano cori contro i Grifondoro, e a quanto pare si portava il motto “Potter sei una schiappa, fai una virata e cadi su una chiappa”. Scosse la testa e si sedette accanto ad un completamente su di giri Blaise Malfoy.
- Questa volta li facciamo neri!!- urlava il Caposcuola, nonché Capitano dei Serpeverde. – Voglio vederli piangere!-
Un boato di approvazione si levò dai compagni di squadra.
Michelle cercò con lo sguardo Scorpius, o Oberon, ma di nessuno dei due c’era alcuna traccia quella mattina. Si chiese dove stavano, ma i Serpeverde erano così numerosi che, alla fine, dimenticò di preoccuparsi di quei due.
Blaise si sedette e addentò un pezzo di bacon.
- Ehi, Michelle! Sarai dei nostri oggi?- le chiese, con il sorriso sulle labbra. Era come se se ne fregasse altamente del fatto che Michelle avesse scoperto il segreto dei cugini Malfoy.
Michelle annuì.
- Ovviamente. Il Quidditch è di sicuro un gioco che non amo praticare, ma non me lo perderei per nulla al mondo-.
- Ottimo, perché dopo la vittoria abbiamo bisogno di più gente che c’è per entrare negli spogliatoi dei Grifondoro e umiliarli un po’-, aggiunse sottovoce. Michelle quasi fece fatica ad ascoltarlo.
- Ma non si può!- esclamò, quasi indignata, ma con il sorriso sulle labbra.
Blaise si limitò a stringersi nelle spalle. – Non vedo perché no. Non sta scritto da nessuna parte che è vietato, se non rompiamo troppa roba-, concluse sghignazzando.
Michelle rise, portandosi i capelli indietro in un gesto fatto senza accorgersene.
- Ne sai una più del Diavolo!-
- Non lo so. So solo che sono una gran canaglia-
- Una fottutissima gran canaglia!- lo corresse Edward Greengrass, il Cercatore dei Serpeverde. – Talmente grande che farai un incantesimo confundus a Potter così potente che non si accorgerà neanche che avrò preso io il boccino, non è vero amico mio?-
Michelle alzò un sopracciglio. Era in disaccordo con chi faceva incantesimi confundus, ma se questo poteva portarli alla vittoria, forse poteva anche chiudere un occhio. Di certo non avrebbe venduto i suoi compagni di Casa ai professori: avrebbe preferito morire più che fare la spia. E poi, non si faceva la spia contro Blaise, né contro Edward Greengrass.
Edward Greengrass era il primogenito di Paul Greengrass, uno dei discendenti della famiglia Greengrass, ovviamente quindi di stirpe Purosangue. E, così come i Malfoy, era orgoglioso di esserlo, con i suoi muscoli avvenenti, lo sguardo profondo degli occhi verdi e il naso dritto, che ben si adattava al suo viso, leggermente tondo e dalla mascella squadrata. E se Michelle odiava quei gradassi dei fratelli Greengrass, non poteva non amare quella capigliatura castana e lunga da divo di Hollywood, soprattutto quando volava sulla scopa. I suoi capelli erano una tale massa morbida e fluente che, a ogni mossa del capo, qualche ragazza (ne era certa) sveniva. Era per questo che Michelle era solito chiamarlo “Belli Capelli”.
Blaise e Edward erano da sempre amici. Erano come due gemelli separati alla nascita. Facevano le stesse cazzate e si ritrovavano negli stessi guai. E, neanche a farlo apposta, erano nella stessa Casa.
Blaise gli diede una forte pacca sulla scapola.
- Ovviamente no, non ci tengo a farmi espellere dalla squadra al mio ultimo anno, e non dovresti volerlo neppure tu-, gli rispose il biondo. – Ecco perché ci penserà la nostra McC, non è vero cara?-
Michelle li guardò di sbieco.
- Certo che non ci penso neanche! Neanche sotto tortura potrei voler farmi beccare a confondere i giocatori delle altre squadre- replicò.
Blaise piegò leggermente la testa di lato, socchiuse gli occhi e stese le labbra in un sorriso sghembo.
- Neanche se ti chiamo “bel culetto”?-
Michelle quasi rischiò di avvampare, ma il succo di zucca che stava bevendo le andò di traverso.
- Ma sei scemo?!- sbottò, assicurandosi che non si fosse sporcata con il succo, mentre i due ragazzi ridevano divertiti, dandosi pacche l’uno con l’altro.
La Serpeverde alzò gli occhi al cielo.
- Ragazzi…- si ritrovò a dire tra sé.
- Smettetela. Solo io posso chiamarla così!-
Michelle si voltò di scatto verso la figura che si era avvicinata senza che lei stessa se ne accorgesse. Scorpius, dal canto suo apparentemente molto tranquillo, si sedette accanto alla ragazza.
Blaise alzò le mani.
- Oooh, scusami, mio Principe delle Serpi- lo prese in giro il cugino, - ma in tua assenza volevamo convincerla. A quanto pare, resiste solo al tuo fascino-
Scorpius scrollò le spalle.
- E’ ovvio. Voi due siete due zoticoni. Non sapete come si trattano le donne, né tantomeno la mia McC-, disse lui, guardandola con un ghigno e facendole un occhiolino.
Michelle strinse le labbra e trattenne il fiato. Non sapeva come replicare a Scorpius, non dopo quello che era successo la sera scorsa. Era assurdo che ora facesse come se nulla fosse successo.
- Hai sentito, Blaise? La sua McC..- fece Edward ridacchiando.
- Ah, questo è proprio amore!-
- Oh, amore, proteggimi tu… Questi due zoticoni mi hanno fatto bagnare con il succo di zucca-
Scoppiarono a ridere senza senso.
- Oh Merlino! L’abbiamo fatta bagnare- continuava a ridere Blaise.
- Poverina. Ma Scorpius di certo saprà come pulirla, non è vero?-
Michelle avvampò sul serio, ma tentava di ignorarli. Cercava di non perdere le staffe, ma quando Blaise e Edward si mettevano insieme e iniziavano a prendere in giro, niente li riusciva a fermare.
Si voltò di scatto, fulminandoli con lo sguardo.
- Per vostra informazione, non sono bagnata. E mi dispiace dovervelo dire, ma non credo che siate capaci di far mai bagnare una donna, così come pensate voi-, rispose a tono.
Sospirò alzando lo sguardo e fece in modo di ignorarli. Si alzavano degli “ooh” di finto stupore e risate. Le dispiaceva per i Serpeverde, ma sperava davvero che perdessero quei due. In quel gran baccano che stavano facendo, non riusciva a sentire neanche i suoi pensieri. Si era quasi dimenticata di Scorpius, quando lo sentì parlare.
- Di certo, questo non è il miglior modo per farvi notare da lei. In fondo, mi avete detto che eravate molto attratti da lei-, li prese in giro Scorpius.
Per un attimo i due rimasero a bocca aperta, ma alla fine iniziarono a scambiarsi battute tra di loro e iniziarono a molestare un tipo del primo anno di Tassorosso che camminava intimidito davanti a loro per raggiungere quelli del suo tavolo.
Non più sotto le attenzioni di Edward e Blaise, Michelle si sentì libera di mangiare e bere tranquillamente. E in più poteva parlare con Scorpius senza destare ancora la loro attenzione.
- Mi devi parlare di ieri- gli disse, senza mezzi termini, continuando a guardare il piatto di fronte a lei.
Scorpius fece finta di non capire. Michelle alzò un sopracciglio.
- Scorpius, sto parlando di Oberon. E della tua reazione di ieri-.
- Ero stanco, e mi hai svegliato. Non sai che non si sveglia la gente nel cuore della notte?- rispose lui, fingendo che era tutta ordinaria amministrazione.
Michelle, impaziente e annoiata da quello stupido gioco che Scorpius faceva con lei, si voltò verso di lui.
- Adesso basta prendermi per i fondelli, Scorpius!- lo rimproverò.
Lui la guardò e si lasciò sfuggire un sorriso.
- E ora che c’è?- sbottò Michelle.
Scorpius piegò la testa di lato. – Peccato, perché mi sarebbe davvero piaciuto-
Michelle, indignata, si alzò dalla panca. – Ora mi avete scocciato. Sei uno stupido come tuo cugino. Ti odio!- dichiarò infine, prima di voltarsi e raggiungere a grandi passi il cortile, per poi dirigersi verso il campo da Quidditch, rimuginando ancora su Scorpius e su tutti i suoi segreti.


***



James lasciò la squadra a scherzare ancora un po’ in Sala Grande, affrettandosi a raggiungere il campo di Quidditch. Prima di ogni partita lui era solito andare al campo e guardare il cielo, inspirare l’aria che si respirava, toccare l’erba morbida che avrebbe attutito il colpo di chi sarebbe caduto dalla scopa. Sapeva bene per esperienza che, quando si giocava contro i Serpeverde, cadeva puntualmente qualche giocatore, che finiva inevitabilmente in infermeria.
Ricordava come se fosse ieri la sua prima partita di Quidditch, ormai cinque anni prima, in cui aveva giocato per la prima volta con Isabella Malfoy come compagna. Lei era stupenda, e anche lui era stato ammaliato da quei lineamenti ancora da bambina. Quello sguardo vispo non era mai riuscito a dimenticarlo. Anche lui allora era un bambino di dodici anni, e era rapito da come Bella affrontava tutti, soprattutto il fratello più grande e il suo amico. Si diceva che Edward e Bella avessero una storiella, di quelle che hanno i bambini. James sorrise al ricordo di quanto era invidioso e geloso di Edward. Pareva una scheggia impazzita. Eppure, essendo lei una Malfoy, non poteva accettare il fatto di essersene invaghito.
Dopo cinque anni durante i quali era accaduto di tutto, James si rese conto che solo una cosa gli era veramente mancato: volare e giocare insieme a Bella. Già da quando avevano dodici anni si erano resi conto che si capivano al volo, e coppia migliore di loro non c’era. Il primo anno in cui James giocò in squadra, erano al primo posto. Almeno, fino alla bravata di Bella, che le è costato l’appellativo di Regina di Ghiaccio.
Nel silenzio che ancora avvolgeva il campo di Quidditch, sentì una voce chiamarlo.
Per un attimo, sperò di voltarsi e vedere lunghi capelli corvini legati in quella splendida coda di cavallo che facevano risaltare gli zigomi alti e gli occhi da felino di Bella. Di fronte, invece, c’era la sua cara e dolce sorellina Lily, piccola e aggraziata, con i rossi capelli sciolti e talmente lunghi che le arrivavano quasi ai fianchi.
- Ehi, tutto bene?- chiese lei.
James annuì, senza dire molto, e senza neanche stare troppo a rimuginare sul pensiero di Bella. Aveva desiderato che fosse lei perché la stava pensando, ma ciò non toglieva che avevano litigato. In realtà, neanche ricordava per quale motivo avessero litigato. Ricordava solo che era stata una vera e brutta discussione. Tutta quella situazione di Angel lo metteva a disagio e lo rendeva nervoso.
- Non ti ho visto più e mi sono preoccupata-, disse Lily.
- Sto bene-, tagliò corto, tornando a guardare di fronte a lui tutti gli spalti.
Lily sospirò e gli si avvicinò, appoggiando una piccola mano al suo braccio. – Non hai mangiato molto a colazione-
- Non avevo molta fame- fu la sua rapida risposta, che a Lily non piacque.
- Non hai mangiato molto neanche ieri. Che cos’hai?-
- Ah, insomma, Lily! Va tutto bene. E’ la nostra prima partita, e la prima che Bella gioca dal suo secondo anno. Sono un po’ preoccupato perché, tu forse non lo ricordi, l’ultima volta che Bella ha giocato, ha letteralmente congelato una persona! Se lo dovesse fare di nuovo…- sospirò scuotendo la testa – beh, verrebbe squalificata e noi resteremmo con un validissimo Cacciatore in meno-
Lily lo ascoltò attentamente. Sorrise e piegò la testa di lato, guardandolo con i suoi brillanti occhi castani.
- Sei davvero sicuro che sia per quello?-
James corrugò la fronte, non riuscendo a capire dove volesse arrivare. Lily portò i pugni sui fianchi, come di solito faceva la madre quando voleva sgridarlo.
- Io invece penso che ti senti ancora in colpa per Angel-, sentenziò.
James si passò una mano tra i capelli neri e scarmigliati, non riuscendo a celare la verità dietro un finto sorriso.
- Io mi sentirò sempre in colpa per quello che ha tentato di fare Angel-
- E invece io credo che tu debba lasciarti alle spalle questa storia. Non è un segreto che Angel mi piaccia, ma odio vedere chi toglie il sorriso al mio fratellone. Non posso permetterlo. Capito?-
Vedendo Lily così furibonda, con le gote arrossate e il dito puntato verso di lui, James trattenne a stento una risata. Guardare l’espressione della sorella lo fece subito rallegrare. Alla fine scoppiò in una risata, sperando di lasciarsi alle spalle tutti i suoi pensieri su Angel Portbell e, soprattutto, quelli su Isabella Serinda Malfoy.
L’abbracciò e le frizionò i capelli rossi con le nocche.
- La mia sorellina è gelosa-, la prese in giro.
- Sì, molto-.
Lily si lasciò travolgere dalle risate di James. Per un po’, i problemi non dovevano contare. James doveva solo fare del suo meglio per vincere quella partita.
Piegati in due dalle risate, i due fratelli Potter non sentirono arrivare nessuno alle loro spalle.
- Guarda guarda-, fece Edward.
L’intera squadra di Quidditch dei Serpeverde seguiva il capitano Blaise Malfoy e la sua serpica spalla, Edward Greengrass. – Che bella scenetta. Potrei mettermi a piangere-
Tutti i Serpeverde iniziarono a ridere.
L’umore di James si incrinò, di nuovo.
- Fatti gli affari tuoi. Nessuno ti ha chiesto di commentare-, rispose acido.
- Oh, aiuto. Potter ha tentato di minacciarmi-. Edward finse di essere una ragazzina che aveva paura. I Serpeverde risero.
Lily si mise davanti al fratello con fare materno.
- Ridi quanto vuoi, Greengrass, ma mio fratello non ha bisogno di minacciarti. Lui è centomila volte meglio di te!-
Blaise si portò le mani alle labbra e fece un verso di sorpresa. Si piegò in avanti per portare il viso davanti a quello della ragazzina.
- Senti, senti. Signorina, i tuoi fratelli non ti hanno insegnato a non insultare un Serpeverde?-
- Non ho paura di te- digrignò lei tra i denti. James la strattonò con un braccio, allontanandola il più possibile da Blaise e Edward.
Il capitano dei Serpeverde si drizzò e guardò i compagni di squadra, allargando le braccia in un gesto teatrale.
- Avete sentito la piccola Potter? Mi sa che il buon caro vecchio Harry ha dato le palle al figlio sbagliato!-
Per la rabbia, a James si appannò la vista.
- Brutto..- iniziò, ma prima che James potesse saltargli addosso, Bella si intromise tra i due ragazzi.
Se ne stava lì, tra i due, come se nulla fosse. La sua figura si innalzava snella e longilinea. Il suo portamento era fiero e austero, e nei suoi occhi lampeggiava un fulmine di rimprovero.
- Blaise, smettila. E tu, non lo provocare-.
Bella rivolse il suo sguardo duro a James, che rimase a bocca aperta.
- Ehi, ehi. Sono stati loro a cominciare-, si difese Edward, alzando le mani come se non avesse colpa.
La bella ragazza lo guardò di sbieco, ma gli sorrise, scuotendo la testa.
- Non ci credo neanche se me lo giurassi, Ed-, rispose lei, spostando il peso da una gamba all’altra.
James non si perse neanche una mossa della ragazza, che aveva ancora i capelli sciolti. Quei lunghi capelli lisci e corvini che le arrivavano a metà schiena gli permisero di accarezzarle con lo sguardo la curva della schiena, fino un po’ più giù. Si passò una mano sugli occhi per qualche secondo. Non doveva neanche pensarci a lei, o, con gli animi bollenti, se Blaise se ne fosse accorto, gli sarebbe saltato addosso, rimprovero di Bella o meno.
Prese un profondo respiro e si drizzò ancora di più.
- Vedremo in campo chi ha veramente le palle, Malfoy-, lo sfidò.
Blaise non potè fare a meno di ghignare.
- Con vero piacere, Potter-. Con un cenno del capo, Blaise si avviò verso gli spogliatoi dei Serpeverde, senza aggiungere altro.
Sia James che Lily sospirarono. Non si erano neanche accorti del fatto che stessero trattenendo il fiato.
Lily guardò di sbieco Bella, e poi si voltò verso James.
- Non mi piace come ti trattano-
Il ragazzo si strinse nelle spalle. – Non posso certo giocarmi la prima partita di campionato finendo in infermeria per una zuffa nel pre-partita!-
- No, non puoi-, intervenne Bella. Era scura in volto, e ancora guardava il fratello che si allontanava. – Odio quando fa il gradasso. Dobbiamo batterlo. Assolutamente-, aggiunse, stringendo un pugno.
- Allora ti dovrai impegnare più di tutti, dato che lei l’unica donna in squadra-, le suggerì Lily con un tono leggermente acido e piccato.
I due ragazzi più grandi la guardarono interrogativi.
- Ovviamente…- rispose piano Bella, un po’ sorpresa dalla reazione di Lily. Si morse il labbro sovrappensiero, e poi si strinse nelle spalle. – Vado a prepararmi-, avvisò e li scavalcò senza aggiungere altro.
James la osservò andare via, e con uno scatto si voltò verso Lily.
- Ma che ti è preso?- le sussurrò arrabbiato. – E’ la migliore in campo, non puoi mettermela storta! Se lei non è dell’umore adatto, potremmo davvero vincere contro i Serpeverde.-
Lily fece finta di non aver attaccato verbalmente la ragazza.
- Non so di che parli. E poi stai tranquillo, vincerete. Dato che nessun Serpeverde vuole inimicarsi i Malfoy e Greengrass, non credo che verrà disarcionata dalla scopa. E se lei è davvero la migliore in campo, allora non devi neanche preoccuparti del suo umore. La capacità di essere la migliore è una caratteristica estrinseca all’umore-.
James alzò un sopracciglio, certo di non aver capito una sola parola di quello che aveva appena detto la sorella. Si grattò il capo.
- Secondo me, devi smetterla di fartela con Albus. Stai iniziando a parlare come lui-, l’ammonì.
Lily rise e abbracciò il fratello, dandogli un bacio sulla guancia.
- Forse hai ragione tu. E comunque, in campo Bella non è la migliore. Lo sei tu-
James sorrise e le lasciò un dolce bacio sulla fronte.
- Grazie. Voglio vederti fare il tifo per me, mi raccomando-.
- Come sempre-
I due fratelli si salutarono, e si separarono. Lily tornò al castello per raggiungere Albus e gli altri, e James raggiunse Bella negli spogliatoi.
Prima di attraversare la porta, si guardò attorno. Nella notte aveva piovuto, e il cielo era limpido, senza neanche una nuvola, sebbene comunque facesse un gran freddo. Si sentiva quell’odore pungente di erba bagnata che lo riportava con i ricordi a quando tutti si riunivano alla Tana per festeggiare. In lontananza, già si sentiva il brusio dei cori, e la prima gente che andava ad accaparrarsi i posti migliori sugli spalti.
Stette ancora un po’ sulla porta. Se entrava adesso, sarebbero stati solo lui e Bella. Il cuore iniziò a martellargli in petto. Si chiese cosa avrebbe potuto dire Angel di tutta questa sua emozione. Avrebbe mai capito che il suo cuore andava da un’altra parte? Allo stesso tempo, si sentiva un verme. Non poteva abbandonare Angel ora, nel momento in cui lei stessa aveva più bisogno. Sarebbe stato un uomo senza scrupoli.
Con quella grande confusione nella testa, seguì il corpo che premeva per entrare e approfittare di quei pochi minuti da soli.
Non appena entrò, il suo cuore iniziò a battergli sempre più forte, sperando quasi di poter osservare quel corpo flessuoso non nascosto dai vestiti. Cercò di scacciare quei pensieri.
In effetti, Bella si trovava seduta sulla panca, sola, ad aspettare tutti gli altri, ma era vestita già. Cercò di nascondere dietro un sorriso la sua delusione. La osservò attentamente, e vide che l’espressione sul viso era triste. Non lo aveva sentito entrare.
- Ehi-, la chiamò, riscuotendola dai pensieri.
Bella si voltò verso di lui e gli sorrise piano.
- Ehi-, rispose.
- Mi dispiace per quello che ha detto mia sorella. Non voleva-
La ragazza si strinse nelle spalle, si alzò e si avvicinò a uno specchio, guardandolo attraverso l’immagine riflessa.
- Non importa. Sono abituata a essere trattata male dalle ragazze-.
Raccolse i capelli in una coda, che fermò con un elastico. Era un’operazione che catturò quasi del tutto l’attenzione di James.
- E poi, la capisco. Anche io sono gelosa di qualsiasi persona che si avvicina a mio fratello. Se potessi, strapperei loro tutti i capelli-. Rise.
James si lasciò trascinare da quella situazione, rilassandosi. Neanche si era accorto di stare così teso.
- Beh, non credo che sia gelosa di te. Credo che sia gelosa del fatto che tu stia in squadra-
Bella alzò gli occhi al cielo, come stufa di quella frase.
- James, io e te sappiamo perché sono in squadra-. Si guardò le mani, prese un respiro e si girò. – Se io non dovessi essere la migliore, ti prego, ripensaci. Ti avrei fatto quella pozione anche se non mi avresti proposto un posto nella squadra. Non voglio farti fare brutta figura-
James fu sorpreso nel sentire quelle parole. Mai e poi mai avrebbe pensato che Bella potesse essere così fragile. E quell’espressione addolorata sul suo viso ovale era dannatamente attraente.
In un attimo le fu di fronte e le prese le mani, stringendole forte. Erano snelle, lisce e insolitamente fredde.
- Bella, non te l’avrei proposto se non avessi saputo che tu avresti potuto fare la differenza. E poi, con te in squadra, di sicuro riusciamo a restare con un Cacciatore in squadra fino alla fine della partita-. Sorrise per incoraggiarla.
Il suo viso si illuminò di ilarità.
- Ah, quindi è per questo che mi hai voluto in squadra! Perché sono la sorella di Blaise!-
- No, no.- saltò su James. Non voleva offenderla. Non era per quello, ma perché pensava che potesse fare davvero la differenza. – Io non ti ho preso perché sei una Malfoy. Io..-
Bella rise divertita.
- Tranquillo, capitano. Potrai essere fiero di me, oggi. E poi, anche io mi devo prendere la mia rivincita su chi pensa che vengo a letto con te e non perché sia brava-
Gli accarezzò una guancia con i polpastrelli freddi, lasciandogli una scia di insoddisfazione. Voleva che quelle dita continuassero a sfiorargli il volto. Schiuse le labbra, guardandola dritto negli occhi, in quelle iridi azzurre e profonde come il cielo.
Si fermarono lì, tutti e due, in mezzo alla stanza. Solo loro due. L’unico tempo che passava e percepivano era quello scandito dai battiti dei loro cuori. I respiri si fecero profondi. Entrambi sentivano palpabile quella attrazione tra di loro.
Quell’attimo, però, non era destinato a durare di più.
I chiacchiericcio dei compagni si avvicinava. Avevano sempre meno tempo per parlare, per nascondere ciò che in un momento avevano percepito e non volevano ammettere.
James non poteva ammettere di aver visto la stessa attrazione negli occhi di Bella. Non poteva lasciarsi andare. Non voleva usarla per un attimo di insoddisfazione carnale.
- Promettimi di non congelare nessuno alla partita-
L’espressione tesa di Bella si sciolse in un sorriso sincero.
- Cercherò di fare del mio meglio-.
James fece un passo indietro, annuendo.
Ebbe appena il tempo di prendere un profondo respiro per scuotere il cervello da quella sensazione di torpore che lo aveva preso.
Il resto della squadra irruppe nello spogliatoio nel momento in cui Bella si girò verso lo specchio e James verso la porta.
Non potevano stare insieme. Entrambi lo sapevano.
James era ancora legato ad Angel.


***


Mentre tutti raggiungevano il campo di Quidditch, Murtagh camminava avanti e indietro per la sala comune dei Corvonero, stretto in un mantello scuro con gli interni foderati con una fodera blu cobalto. Rimuginava su ogni cosa che era successa in quei soli due mesi. Pareva un leone in gabbia.
Le mani erano strette dietro la schiena, lo sguardo abbassato davanti ai suoi piedi, e borbottava tra sé tutte le imprecazioni che nei suoi diciassette anni di vita aveva imparato.
Su un divano di pelle blu era seduta tranquilla Emma, con un braccio appoggiato ad un bracciolo, e la testa ciondolante sulla spalla. I capelli ricci e biondi erano lasciati ricadere sulla sua schiena. Le gambe accavallate e affusolate erano appoggiate ad un poggiapiedi rivestito di tessuto blu con ricami color bronzo.
- Smettila di pensarci, Murtagh-
- Quella grande beota di mia sorella! Ma cosa le è saltato in mente? Emma, quando ho saputo quello che ha tentato di fare…-
La rabbia lo assalì come un’onda, e non riuscì ad aggiungere altro.
Era furibondo. Chiunque ne avrebbe avuto paura, ma Emma sapeva che era quasi innocuo. D’altronde, can che abbaia, non morde.
- L’importante è che non sia morta!-
- Quei Malfoy…me la pagheranno!- sbottò, avvicinandosi al camino e guardandolo intensamente. Probabilmente pensava di poter appiccare il fuoco con la forza del pensiero.
Emma scosse la testa.
- Murtagh, che cosa c’entrano i Malfoy?-
- Se non avessero messo una guardia del corpo a Bella…-. Strinse un pugno.
Emma saltò su, stanca di quei discorsi.
- Cosa? Avresti preferito che tua sorella finisse ad Azkaban come assassina, o, peggio ancora, al San Mungo dopo essere stata etichettata come pazza?-
Murtagh si voltò di scatto verso di lei. Gli occhi ridotti a fessure.
- Almeno avrebbe avuto la sua vendetta-
Emma gettò la testa all’indietro, incurante del pericolo, ridendo.
- Per piacere, Murtagh. Quale vendetta avrebbe dovuto avere quella ragazza?- Scosse la testa e si grattò la fronte.
Murtagh non le rispose, limitandosi a osservarla. Le narici erano dilatate per poter inspirare più a fondo.
- Non ti capisco. Hai fatto la guerra quando hai saputo che stava con Potter. E ora che lui l’ha scaricata, ti dispiace?-
Murtagh corrugò la fronte, e si passò una mano sul viso.
- Odio vederla soffrire. Odio quando la fanno soffrire-
- Ma quando le hai fatto guerra contro Potter, sei tu che la facevi soffrire. In quel periodo ti odiavi?- continuò. Pur cercando di fargli aprire gli occhi, restò a debita distanza. Murtagh era imprevedibile, forse per colpa di quella ossessione sua e della famiglia sui Purosangue che li portava a sposarsi tra cugini, rendendo il potere instabile e incontrollabile.
Emma pensava che lei potrebbe essere la cura per Murtagh, il cui potere era davvero grande.
- E’ diverso-.
- No, è lo stesso, Murtagh. E ora calmati. Dobbiamo far capire a tua sorella che sta sbagliando su tutta la linea. Che se vuole riconquistare James deve giocare la carta dell’indifferenza, e se deve togliere di mezzo un rivale, ci vuole un complice-
Emma si lasciò sfuggire un ghigno. Murtagh se ne accorse, e parve rilassarsi. Bastava parlare di piani e di vendetta, e lui era calmo e tutto orecchi.
La Tassorosso sapeva come trattare Murtagh, era come rubare caramelle a un bambino.
Emma infilò una mano nella tasca della gonna e ne estrasse una boccetta piccola e di cristallo con un liquido leggermente rosa.
- Sai cos’è questo?- gli chiese.
Murtagh osservò attentamente quella boccetta dall’aria fragile nella sua mano. Negò con la testa.
- E’ un potentissimo quanto mai raro filtro d’amore, ed è quasi pronto. Mi serve solo che tu mi procuri un capello di Edward Greengrass-.


  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Rupertinasora2