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Autore: cardi    27/01/2013    0 recensioni
Dal Capitolo 2: "Stavo per svoltare l’angolo quando qualcuno mi si pose davanti, qualcuno che conoscevo già. Il ragazzo posò il braccio sul muro accanto a me e mi tagliò la strada “Chi è ?” disse, curioso indicando Manuel.
Sbuffai “Mio figlio” inventando. “Fortunato il papà allora!” disse e pizzicò la guancia di Manuel con le due dita. Beh.. devo ammettere che la posizione in cui si era messo non aiutava a oppormi ma passai sotto il suo braccio e svoltai l’angolo sistemandomi una ciocca dei ricci biondi che era volata via dalla coda. "
Dal Terzo Capitolo: "Aprii la porta e mi stampò un bacio secco sulla guancia “Sogni d’oro!” con un passo il biondino-moro scomparse nella sua cabina e io rimasi lì, impalata sentendo ancora le sue labbra sulla mia guancia. "
ISPIRATA AD UNA STORIA VERA
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 2

Aprii la porta della nave per uscire fuori all’aria aperta e mi trovai davanti una ragazza, aveva lunghi capelli neri e lisci e gli occhi neri, era magra e abbastanza alta mentre sul suo visto traspariva uno sguardo severo. Doveva avere circa la mia età.

“Manuel!” ringhiò ad alta voce ad un bambino  sui cinque anni con i ricciolini marroni.

“Ehm—“ bisbigliai cercando di passare.

“Scusami, mio fratello...– disse indicandolo di sfuggita con uno sguardo complice, e il bambino corse via-  stupido ragazzino dove vai!?” sbraitò e fece per rincorrerlo.

“Scusami, ti serve una mano ?”chiesi cercando di rendermi utile. Immaginavo come fosse prendersi cura di un ragazzino, specie io che avevo il cugino più casinaro del mondo.

“Oh mio Dio grazie! Mi faresti un favore immenso! – disse sgranando gli occhi color pece- si chiama Manuel, e beh, lo hai visto. E’ tutto il tempo che mi fa fare su e giù per la nave!” disse sbuffando.

“Oh bene.. Credo, - disse e accennammo una risata- comunque sono Sara “ dissi e le strinsi una mano.

“Giada, piacere.- sorrise amichevolmente- allora, facciamo così, ti do il mio numero così se lo trovi mi invii un messaggio, tutto chiaro ?”

“Limpido” dissi e mi feci dettare velocemente il suo numero. Gli feci l’occhiolino e mi avviai da una parte della nave e lei si fece strada dalla gente nella parte opposta. Almeno mi ero trovata qualcosa da fare, dissi tra me e me. Giada era napoletana, lo si sentiva dall’accento strambo. Non che io ne avessi uno migliore, certo. Abitavo a Roma e diciamo che il mio italiano non poteva essere più che originale, ma ero fiera del mio accento anche se non si addiceva ad una “signorina educata della capitale” diceva mia madre con il mento alto.

Sentii un trambusto venire dal corridoio successivo e mi fiondai dentro. C’era un signore caduto a terra e si teneva sui gomiti imprecando tutte le parolacce possibili ed inimmaginabili. Accanto a Manuel ridacchiava per aver fatto cadere quel signore ma appena mi scorse si ricordò di me e scappò via.

“Piccolo ragazzino!” gridai sgomitando tra la gentaglia che assisteva alla scenetta per passare. “Manuel!” gridai più volte rincorrendolo .

Lo vidi fermarsi per riprendere fiato, cavolo quanto correva quel piccoletto su quelle gambe lunghe quando un mio polpaccio! Riprese a correre a più non posso ma non feci in tempo a realizzare da che parte fosse andato che andai a finire dritta dritta addosso ad una persona.

E ti pareva! Pensai tra me e me. Alzai lo sguardo scusandomi secca e mi girai in fretta per cercare un piccolo riccio di quel bambino ma qualcuno mi trattenne per un polso “Scusa devo andare” dissi sbrigativa senza guardare chi mi tratteneva nemmeno in faccia. Ma quel “qualcuno” non dava segni di lasciarmi andare allora mi girai seccata alzando un sopracciglio.

“Dimmi come mai ci dobbiamo scontrare sempre cosi, ragazzina.” Disse cauto lui.

“Sono di fretta, e non chiamarmi ragazzina io ho ... Ma che ti frega a te quanti anni ho io! Và, che devo perdere tempo a parlare con te. “ strattonai il polso e ripresi a correre all’impazzata facendo mangiare la mia polvere al ragazzo che mi aveva trattenuta.

Si okay, sei un bel ragazzo, questo non te lo toglie nessuno. Ci siamo scontrati, e questo lo sappiamo. Ero stata un po’ scontrosa, e questo lo sanno tutti. Lasciami in pace, pensai sul figlio di Marco.

Mi morsi un labbro, perché alla fine quelle attenzioni non mi dispiacevano.

Rallentai il passo e mi accostai vicino al bagno delle donne mentre un bambino baldanzoso camminava tranquillo e strafottente. Possibile che già a cinque anni avevo a che fare con una mini versione di bad boy?

Lo afferrai di soppiatto e gli tappai la bocca “Non urlare, Manuel.” Gli sussurrai all’orecchio nemmeno fossi un’inviata speciale della CIA.

Con il ragazzino in braccio feci fatica a prendere il cellulare dalla tasca dei pantaloncini di jeans. Composi il numero che Giada mia aveva lasciato e scrissi “ho trovato il piccoletto, vediamoci sul retro della nave tra cinque minuti “ feci una faccina felice anche se il mio volto non era proprio lo specchio della felicità e mi avviai verso la zona scelta.

Stavo per svoltare l’angolo quando qualcuno mi si pose davanti, qualcuno che conoscevo già. Il ragazzo posò il braccio sul muro accanto a me e mi tagliò la strada “Chi è ?” disse, curioso indicando Manuel.

Sbuffai “Mio figlio” inventando.

“Fortunato il papà allora!” disse e pizzicò la guancia di Manuel con le due dita. Beh.. devo ammettere che la posizione in cui si era messo non aiutava a oppormi ma passai sotto il suo braccio e svoltai l’angolo sistemandomi una ciocca dei ricci biondi che era volata via dalla coda. Intravidi Giada con un libro in mano che aspettava, paziente.

“Manuel! “ strillò lei e Manuel assunse un’aria dispiaciuta. Guardai gli occhi verdi del bambino, così dolci e pucciolosi e quasi mi pentii di averlo sgridato. Ma poi, quando tolse lo sguardo rivolto alla sorellina si girò e mi fece la linguaccia strizzando gli occhi. Gemetti abbattuta e salutai Giada per poi tornare finalmente per i fatti miei.

Mi sistemai bella bella sulla parte superiore della nave, dove non c’era un’anima viva e mi misi a guardare il mare sconvolta dal fatto che non avevo ancora vomitato. Sentii lo stomaco brontolare contrariato e mi sedetti sul porta salvagenti con le spalle voltate verso la pista di atterraggio dell’aereo, usata in caso di emergenza. Il vento mi sferzava il viso, la coda si sciolse con una folata di vento troppo forte e i miei capelli iniziarono a fare su e giù come matti. Sbuffai raccogliendo l’elastico e infilandomelo al polso.

Mi voltai di scatto sentendo un rumore mentre Lui si sedeva a pochi metri da me. Possibile che con tutto lo spazio che quella nave avesse, lui doveva venire sul terrazzo, dove non c’era anima viva, e senza nemmeno un giacchetto per di più.

Mi sorrise di sfuggita e mi ammiccò, per poi infilarsi le cuffie e poggiare la testa sul muro. Lo guardai attentamente per la prima volta e mi ritrovai a guardarlo con gli occhi sgranati . Aveva ai piedi delle converse rosse, un paio di jeans chiari e una maglietta di e rossa di Superman. Aveva un ciuffo biondino troppo lungo che gli ricadeva davanti al viso e gli occhi, beh, quegli occhi così familiari... Quegli occhi così, così... Maledettamente vicini...

VICINI!?

Scrollai la testa e spinsi mettendo le mani sul petto del ragazzo che si era spostato davanti a me, spingendolo via. “Così mi consumi, angelo..”

“Ma per favore!” sbuffai mollandogli un pugno sulla spalla giocosa mentre le goti mi si arrossavano e abbassai la testa per non farmi vedere imbarazzata dal nomignolo che aveva usato.

Sentii il suo indice sfiorarmi il mento e alzandomelo delicatamente fino a trovarmi a guardarlo negli occhi. Malgrado fossi seduta e lui in piedi lo guardavo con il naso all’insù e arricciai il naso infastidita.

“Posso sapere il nome della ragazza che mi fissa da quando le sono andato addosso?” disse soffiandomi sul naso.

“Solo se gli dirai il tuo, Casanova!” dissi apostrofandolo e cercando di non guardarlo negli occhi.

“Non ho intenzione i farlo, cara mia!” rise sornione alla mia smorfia e cercò di seguire con gli occhi la direzione in cui stavo guardando.

“Allora penso che vivrai anche senza il suo nome” saltai agilmente e i capelli mi volarono su e giù con il corpo per poi avviarmi verso l’entrata, da dove ero venuta. Sentii il suo sguardo seguirmi allora mi morsi il labbro quando ancora non mi vedeva e, per fare una bella uscita, mi voltai lanciandogli un’ultima occhiata e facendo sarcastica “ciao-ciao” con la manina.

Non sarà certo per il suo sorriso e i suoi occhi che si guadagnerà qualche attenzione da me.

Aprii lentamente la porta per tornare all’interno della nave ma non feci in tempo a mettere piede sul pavimento coperto dalla moquette che mi battei una mano sulla tempia.

Mi ero scordata il giacchetto fuori.

Possibile che ogni volta che volevo fare qualcosa di figo doveva essere sempre tutto rovinato dalla mia sbadataggine ?!

Mia cugina si parò davanti a me all’improvviso e mi sorrise mettendomi un braccio attorno al collo facendomi entrare mentre l’aria calda si impossessava dei miei polmoni . “Sarè, tutto bene? Hai una faccia pallida... Sei morta e non te ne sei accorta?”

Alzai gli occhi al cielo per la scarsa presenza di umorismo nel cervelletto di mia cugina, ma infondo risi. Perché era per quello che la amavo tanto (?)

“Sono una demente, Francesca” buttai lì.

“E cosa è successo di così tanto grave! Ti è caduto il telefono giù per il ponte ed è andato a finire in acqua?”

“PEGGIO! Ho lasciato il giacchetto fuori !”

“Ah.. Allora scusa! Alzo le mani, ciccia” mi prese in giro. Mi voltai verso di lei e strinsi la mano a pugno sotto il suo mento ”Tu non sai cosa comporta questo!” dissi in preda ad un attacco di panico per aver rovinato la mia uscita strafiga.

“Okay, okay. Te lo vado a prendere io!” Mi addolcii subito e lasciai cadere la mai mano su un fianco ma non passò nemmeno un secondo che la abbraccia stritolandola come una pazza.

“WAAAAAAAA- urali con tutta la gente che mi guardava- ti amo, ti amo, ti amo! “ Misi una mano sulla mia bocca e feci finta di baciarla mentre un coro di “Oooooooooh” si levò dalla gente. Mi separai veloce da lei e li squadrai urlando “Fate sul serio?”

 

 

Sono sempre io, yaya.

E sono viva, e ho aggiornato prestissimo non fateci l’abitudine ahhahaha <3

 Vi voglio bene ! C’è mi sono divertita un sacco a scrivere questo capitolo, spero vi siate fatti un sacco di ristae .

Bacioni

-         Levi

 

 

  
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