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Autore: Yuna_Orange    27/01/2013    4 recensioni
(Dal capitolo 13)
- Posso sapere almeno che cazzo ci fai qui? – Sputò, acida.
Quello ci pensò su, prima di rispondere con uno scialbo: - Non lo so, Gaho ieri notte mi ha portato qua. –
Cane traditore!
- E ti sembra una spiegazione sensata? –
- Boh, forse: avevo sonno e non sapevo neanche dove mettevo i piedi. –
- Ah, adesso sì che ha senso! –
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16 – Tell Me Goodbye
 
 
 
 
 
Risvegliarsi presto, per Kwon JiYong, era un avvenimento più unico che raro, soprattutto se s’era svegliato di sua spontanea volontà.
Ma, dopo tutto, doveva farlo: non poteva fare i capricci anche il giorno del compleanno di Daesung.
Scese in salotto, sbadigliando sonoramente, deciso a spaparanzarsi sul divano e ad oziare, finché il festeggiato non si sarebbe svegliato.
Peccato che il divano fosse occupato.
C’era lei, accoccolata sui cuscini, che dormiva beata.
Si soffermò ad osservarla per un po’, seduto sul tappeto, come faceva il suo Gaho con lui prima di saltargli addosso e riempirlo di bava.
 
È davvero bella quando dorme…

…No lei è bella sempre.

Ma che cazzo vado a pensare?
 
Si stropicciò gli occhi, come se quel gesto servisse a scacciare quei pensieri e a farlo svegliare per bene, ma quelli erano duri ad andare via.
Gli occhi gli caddero sulle sue labbra: una fragola rossa sulla torta alla panna che era il suo volto; una fragola rossa, matura, soffice…scommetto che è anche dolce…
E appagò il suo istinto posando per qualche secondo le labbra sulle sue, con delicatezza, perché sapeva che quella si svegliava per un nonnulla.
Lo sapevo che erano dolci…


 

~~~~~

 
 


Si sentiva a pezzi.
Appena sveglia, già aveva voglia di ritornare a poltrire, magari su un letto e non su un divano duro come la roccia…
Si sedette su quella specie di lastra di marmo stiracchiandosi e sbadigliando, finché non s’accorse di un JiYong molesto ai suoi piedi.
Era seduto in terra, davanti al divano, e la fissava.
- Che c’è da guardare? – Non le piaceva affatto essere fissata, soprattutto appena sveglia, con i capelli che ricordavano vagamente un istrice e la faccia gonfia per il sonno.
- Da oggi in poi tu sarai la mia Bianca Nives. – Disse quello, che non le toglieva gli occhi di dosso.
- …Che? Bianca Nives? Tu sei scemo… - Non poteva cacciare certe stronzate già di prima mattina, era allibita.
- No che non sono scemo…ma perché stavi dormendo sul divano? –
Piano piano, il suo cervellino stava cominciando a svegliarsi e ad ingranare, e ricordò: - Il vostro maknae è venuto a dormire nel mio letto, russava troppo e me ne sono andata… - Rispose, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando.
Intanto, JiYong sgranava gli occhi: - Ha avuto il coraggio di venire a dormire da te? –
Nivers annuì: - M’ha fatto troppa pena e l’ho lasciato dormire con me. –
Non la fece neanche finire di parlare che cominciò ad alterarsi: - T’ha fatto qualcosa? T’ha toccata? Ora mi sente quel deficiente che non sa stare al suo posto! -  
Fece per alzarsi, ma la ragazza lo fermò: - Non m’ha fatto niente, stai calmo, se c’avesse provato sarebbe morto. –
- Non devi fidarti del maknae! È un maiale! –
- Oh questo lo so. Ma in fondo è un bambino. –
Quello la guardò, indeciso sul da farsi: - Solo io posso dormire con te… - Sussurrò infine, abbassando lo sguardo.
- No, neanche tu puoi dormire con me, levatelo dalla testa! -
Fu in quel momento che sentì una mandria di bufali scendere le scale: SeungRi.
Faceva decisamente troppo chiasso.
- GD, GD, muoviti, Dae s’è svegliato! – Cominciò ad andare in escandescenza, mettendosi a saltellare davanti alla porta.
- Lo Hyung sta con lui? – Chiese il leader al maknae.
- Sì, sì, lo sta tenendo a letto. -
- Bene, e Bae? –
- Non trova il suo regalo…MA QUANTO CI METTE?! –
Nives non ci stava capendo niente e guardò interrogativa JiYong, che le sembrava mentalmente più stabile di un Ri saltellante.
- Sta aspettando che arrivi la colazione di Dae, gliela portiamo a letto e mangiamo tutti lì. – La informò il leader.
- E perché Ao è a letto con lui? – Ok, non aveva mai pensato all’eventualità che Mr. Choi fosse gay, ma ora quel siparietto a cui aveva assistito le aveva dato da pensare, soprattutto la stava facendo pensare molto, molto male.
- Loro due sono molto legati e a Dae fa piacere oziare con lui. E poi T.O.P. ci serve, non deve farlo uscire dalla sua stanza. –
- Giustamente non si insospettisce Dae se si trova un uomo a letto…-
- Nives, ormai siamo come fratelli, abbiamo dormito anche tutti e cinque in un solo letto, figurati se si insospettisce. -
Fu in quel momento che Ri trotterellò in casa con una busta piena di dolci e sei tazze fumanti di cappuccino, rischiando di farle cadere più volte: - Andiamo, andiamo, andiamo! – Era andato, ma col cervello.
JiYong la prese per mano e la trascinò al piano di sopra al seguito di Ri, nonostante lei cercasse di liberare la sua mano dalla presa del ragazzo.
Davanti alla porta di Daesung trovarono Young Bae, che giocherellava con i nastri del pacchetto che aveva fra le mani.
Nives credeva che si sarebbero uniti a Bae e che sarebbero entrati nella camera del festeggiato, appunto, per festeggiare: e invece no.
JiYong deviò e andò nella sua stanza, portandosela appresso e chiudendole la porta alle spalle, poi frugò in quello che era il suo armadio e cacciò fuori qualcosa.
- Secondo te, può piacergli? – Le chiese, mettendole una camicia davanti.
Era bianca, con un paio d’ali stampate dietro la schiena, semplice, ma bella nella sua semplicità.
- Certo che può piacergli, a me piace. – Disse, sistemandola per bene sulla stampella.
- Se piace a te, può piacere anche a lui. – Affermò, riafferrando la sua mano e trascinandola dai suoi compari.
Irruppero poi nella stanza di Doraemon, cantando una canzoncina di buon compleanno da bambini: la lasciarono con le tazze di cappuccino e i dolci per andarsi a buttare addosso ai due poveretti che se ne stavano a letto per i fatti loro…irrecuperabili bambini di 4 anni…
Nives poggiò la colazione sul comò e li guardò sorridendo: sembravano tanto uniti e felici anche mentre si assalivano fra loro e schiacciavano Daesung in un abbraccio di gruppo.
Alla fine riuscirono a coinvolgere anche lei, ma non le sembrò la stessa cosa: non c’era quel calore, quella fratellanza che aveva visto poco prima. D'altronde lei era ancora pressoché una sconosciuta per loro. Ma il fatto che l’avessero coinvolta in un momento così intimo e d’affetto fraterno, che l’avessero fatta partecipe del loro mondo in qualche modo, le scaldò il cuore.
E le si scaldò il cuore ancora più nel momento in cui vide la faccina contenta di Daesung quando, lei e Seung-Hyun, dopo tre regali normali, gli portarono il pupazzone di Doraemon: gli si illuminarono gli occhi, e il biondo saltò addosso ad entrambi, prima di abbracciare quel peluche enorme.
Per la prima volta, dopo anni, quel vuoto che si portava dentro, dovuto all’allontanamento dalla sua famiglia, lo sentì colmare.
Era una sensazione diversa da quella che aveva provato quando suo fratello le aveva fatto visita, diversa da quando chiamava sua madre, diversa da quando si diceva “Un giorno ritornerò in Italia, voglio rivedere i miei.”.
Per la prima volta, si sentì parte di qualcosa: loro l’avevano fatta partecipe di quel momento, loro l’avevano accolta in casa propria, loro s’erano fidati di lei…e loro le stavano donando una gioia immensa.
Ma, si sa, la gioia è un sentimento difficile da tenere in vita.


 

~~~~~

 
 
 

Alle 11:30 del mattino, in casa Big Bang già ci si preparava per la grande festa che ci sarebbe stata quella sera.
Dopo aver festeggiato i 23 anni di Daesung come sei persone normali (ovviamente, normali per modo di dire: diciamo più ‘come sei persone normali se paragonate al loro status di idol’ ), G-Dragon era curioso.
In casa c’era fervore: chi si preparava, chi cercava le proprie cose, chi stava al cellulare. E poi c’era lei.
Se ne stava comodamente seduta sul divano, impermeabile a quell’agitazione, e JiYong non capiva il perché.
Di solito lui ci impiegava 5 ore per prepararsi per bene per una festa: fra trucco, parrucco, scelta dei vestiti, scelta dei gioielli e chi più ne ha più ne metta, se ne andava via una giornata.
Credeva che lei c’avesse impiegato addirittura due giorni per prepararsi per quella sera, essendo, fino a prova contraria, una donna.
Ma lei non è una donna normale.  Pensò, fissandola dalla rampa di scale.
- Nives, sei pronta per stasera? – Le chiese, a bruciapelo.
Quella si girò lentamente e lo guardò, gelida: - Certo. Mi basta un’ora e sono pronta. Ma, essendo la festa stasera, ora posso stare tranquilla, no? –
JiYong non poteva credere alle sue orecchie. Come poteva essere pronta in un’ora? Non era Flash, non era Wonder Woman…insomma, non aveva i super poteri.
A questo punto il leader cominciava seriamente a preoccuparsi, poi la squadrò per bene.
Adesso che ci penso…lei è sempre in tuta…si concia sempre come una casalinga in crisi…NON SI PRESENTERÀ IN TUTA, VERO?
- Mi fai vedere cosa hai intenzione di metterti? – Le chiese, in uno squittio nervoso.
Era terrorizzato: aveva sul serio paura che quella si presentasse in pigiama.
La ragazza si alzò e lo condusse nella sua stanza, scazzata come non mai. Aperta la valigia, tirò fuori un paio di jeans qualunque, una maglia grigia così larga da farci entrare 3 PSY dentro e un paio di ballerine grigie come la maglia.
- E tu vuoi presentarti con questo schifo addosso? – Non ce la fece a trattenersi, sentiva il suo buon gusto maciullargli lo stomaco, si stava per sentire male.
- Ma cosa ha che non và? –
- Tutto. TUTTO NON VA! Non ti presenti così stasera. –
- E scusami, ma io ho solo questo completo qui! Quindi o non vengo o mi lasci in pace! – Sbottò quella, irritata.
- Io ho un’altra alternativa…-


 

~~~~~

 
 


Una squadra di truccatrici.
Una squadra di parrucchiere.
Un JiYong rompi maroni.
- Questo ti starebbe benissimo, dai, provalo per me! – Sciorinò quello, sventolando un vestito blu elettrico così attillato e corto che sembrava un fazzoletto per il naso.
- Ma dai! Perché mi devo conciare come una battona! – Sbottò la ragazza, che orami da due ore provava vestiti simili e che in quel momento addosso aveva un vestitino verde, che, non solo era cortissimo, ma aveva anche una generosa scollatura sul decoltè – Guarda! Con questo sono entrata in quell’insieme di vestiti che vengono chiamati ‘indecenti’! Non posso abbassarmi che mi si vede o il culo o le tette, non posso camminare senza che mi si vedano le mutande! Sei pazzo, io ‘sta robaccia non la metto! –
- Ma sei bellissima…- Sussurrò quello, guardandola da capo a piedi.
- Un calcio nelle palle te lo meriteresti tutt- - Cominciò Nives, con l’intenzione di darglielo sul serio un calcio ben assestato nei testicoli, ma la sua voce venne stoppata dalla suoneria di quello scemo con gli occhi a mandorla, che si limitò a dire alla persona dall’altra parte del telefono uno scialbo - …Sì, ho capito…Grazie…Ci proverò…A dopo. – Poi la guardò fisso.
- Mi sa che abbiamo sbagliato sezione. –
- Esatto: io e le gonne non andremo mai d’accordo. –
- Ma sei bella…però, visto che non ti piacciono, ho un’alternativa. – E così dicendo, si dileguò dal camerino.
Nives si sedette su una poltrona: quello per lei non era un camerino, era un salotto.
Si guardò attorno e non poté fare a meno di maledirsi. Io volevo mettere i MIEI vestiti, non ‘ste pezze…
Non le erano mai piaciuti i vestitini, non si sentiva a suo agio. E fra quelli che quel tipo le aveva fatto provare ce ne erano alcuni davvero improponibili.
Lo vide ritornare con una pila di pantaloni: - Questi ora te li provi tutti e mi fai vedere come ti stanno. – Ordinò, buttandoglieli addosso.
- Senti, non possiamo perdere tempo, anzi, tu non puoi perdere tempo: sono già le tre del pomeriggio, tu non devi scegliere cosa mettere? –
- Non ha importanza, vieni prima tu, poi io. E poi io mi vestirò in base a quello che metterai. –
Nives scosse la testa, pensando che si fosse rincitrullito, poi si mise a cercare fra quella montagna di pantaloni quelli più papabili.
JiYong la osservava, poi ad un certo punto la fermò: - Mettiti questi, secondo me sarebbero perfetti addosso a te. – Disse, indicandole un paio di pantaloni di pelle neri, strappati sulle cosce, che lei aveva scartato.
- Beh, sicuramente sono migliori di quei cosi verde fluo che stanno dopo. – E, così dicendo, si alzò e fece per andare dietro la pesante tenda del camerino, ma poi si fermò – Dov’è la mia maglia? –
- Non ne ho idea. –
- Non posso uscire dal camerino in reggiseno: trovami la maglia! – Ruggì la ragazza.
- A me non dispiacerebbe vederti in reggiseno…- Sussurrò JiYong, che, dopo aver ricevuto un’occhiataccia, sospirò – E va bene, ho capito…-
Si tolse quindi la maglia e gliela porse.
Aveva gli addominali poco accennati, un tatuaggio sul fianco destro e uno sulla spalla sinistra.
Nives, colpita sia dal corpo che dal gesto compiuto dal ragazzo, prese la maglietta e abbozzò un sorriso: - Non mi avevi detto che avevi anche questi. – Disse, avvicinandosi a lui e fissando la scritta ‘Forever Young’.
- In realtà ne ho anche un altro. – Asserì, dandole le spalle.
Sulla sua spalla destra c’era un’altra scritta ‘Too fast to live too young to die’.
- Sono davvero belli…- Disse lei, sfiorandogli la pelle tatuata con la punta dell’indice – Ok, vado a vestirmi. – E se ne andò dietro la tenda.
Quando uscì dal camerino e si rimirò allo specchio, lo ammise a sé stessa: stava davvero bene.
Il suo compare non disse niente, la guardava fisso con un espressione che non gli aveva mai visto in volto: - Ji, stai bene? –
- S-sì…beh, direi che abbiamo trovato i pantaloni! –
 
 
 
Un pomeriggio buttato.
Per Nives quello era stato un pomeriggio buttato.
Non solo aveva perso tre ore per scegliere un fottuto pantalone, ma dopo c’era stata la lotta per la maglia, per non parlare della guerra contro i tacchi!
Ora si ritrovava sulla soglia di un locale, dietro uno JiYong nelle vesti di ‘leader figo’.
Le aveva fatto mettere una sottospecie di maglia, che a lei sembrava più una pezza per togliere la polvere, che le faceva decisamente le tette grosse. Ma quello era il male minore.
L’aveva costretta a torturarsi i piedi con un paio di scarpe altissime: per carità, erano belle, ma lei non avrebbe mai voluto metterle.
Purtroppo tempo per discutere anche sulle scarpe non c’era, quindi JiYong, da bravo tiranno, l’aveva costretta.
E fu così che Nives si ritrovò trascinata a quella festa per ricconi.
Troppa gente famosa che non conosceva e che avrebbe dovuto conoscere, troppe facce, troppa confusione in quel locale.
Poco dopo essere entrati in quella baraonda, già s’era persa JiYong per strada.
Si vide circondata da visi sconosciuti, che la guardavano come se fosse un’aliena, ma non vedeva né il coglione Yong, né Bae, né Dae, né Ri e tanto meno il suo Ao.
Decise di eclissarsi dietro le bottiglie di liquore del bar, non aveva voglia di disturbare degli idol fra altri idol. Si sentiva quasi di troppo. Ma, mentre cercava di raggiungere il paradiso dell’alcool, ecco che si sentì strattonare per un braccio.
- Nives, Nives, vieni, ti faccio vedere delle belle persone! –
SeungRi esagitato.
Questo non sta tanto bene col cervello…
Non poteva fare altro che farsi trascinare da quell’uragano vivente.
- Vedi, quello lì è SE7EN-Hyung, quello è PSY-Hyung e quello è HyunSeung-Hyung…- E le indicava gente che non aveva mai visto.
- Nives, sai che sei bellissima? – Se ne uscì poi, facendole un sorriso grande quanto una casa – GD ha fatto un bel lavoro! –
Delicatezza sotto zero.
Stava per dargli un calcio ad uno stinco, ma si avvicinò loro Young Bae: - Ri lascia in pace Nives! Deve venire a ballare con noi! –
E subito dopo arrivò un Daesung su di giri: - Vieni a ballare, vieni, dai, dai, dai! –
…Sono pazzi.
Inutile opporre resistenza.
Nonostante ripetesse – Non so ballare, portatevi Ri! – Quelli la ignoravano bellamente, anzi, trascinarono anche il maknae.
E dopo aver ballato l’impossibile, i suoi piedi chiedevano pietà.
Si allontanò quatta quatta, per ritornare al suo tanto agognato paradiso di liquore, nel quale ci si fiondò a capofitto, prendendosi un bicchierone di vodka al cocco.
Cominciava a fare davvero caldo, quando vide l’inconfondibile testolina azzurra del suo Seung-Hyun andare verso una parte appartata e poco illuminata del locale.
Finalmente l’ho trovato.
Lo seguì.
 
 
 
 

~~~~~

 
 
 

T.O.P. l’aveva cercata ovunque.
Appena aveva visto G-Dragon fra gli invitati, era corso da lui.
- Allora, le hai fatto mettere i pantaloni di pelle? –
- Sì che glieli ho fatti mettere...Non c’era bisogno che mi chiamassi per dirmi cosa farle mettere. –
- Scommetto che volevi forzarla a mettere una gonna striminzita. –
Quello sventolò una mano: - Ma che dici, lei non l’avrebbe mai messa. –
- Vero…Beh? Dov’è? –
- Non ne ho idea, fino a due minuti fa era con me, la sto cercando anche io, che credi? -
Non ne aveva cavato un ragno dal buco.
L’aveva cercata ovunque: sul terrazzo, al bar, fra gli invitati, ma niente.
Sembrava essersi volatilizzata nel nulla.
- Seungie! –
Eccola.
La cosa che più temeva.
- Ciao Bom. – Salutò con quanta più freddezza possibile quella donna che s’era appolipata a lui – Lasciami, dai, le persone ci guardano. –
- Che ci guardino pure! –
- Senti, Bom, devo parlarti…- Il momento fatale era arrivato. Le avrebbe finalmente detto che la loro relazione stava tutta nella sua testa, e che lui non le apparteneva. Si sarebbe tolto quel peso, l’avrebbe fatta finita una volta per tutte.
La condusse in un angolo appartato, anche poco illuminato, dove nessuno avrebbe sentito il loro discorso.
- Bom, devi smetterla. – Cominciò T.O.P., prendendola per le spalle.
- C-che ho fatto di male? – Fece quella, sbattendo convulsamente le lunghe ciglia.
- Io e te non stiamo assieme. Non trattarmi come se fossi il tuo ragazzo, perché non lo sono. –
- M-ma…-
- No. Niente ma. Non siamo mai stati assieme, quindi non mettermi i paletti per niente. –
- Seungie…ma tu a me piaci…-
- Tu credi che io ti piaccia, ti sei fatta questa convinzione, ma, se mi conoscessi bene, non ti piacerei, credimi. E, ti prego, non chiamarmi più Seungie…-
Quella per poco non piangeva: aveva le guance imporporate e gli occhi gonfi.
- Ma possiamo essere amici, come lo siamo sempre stati, solo che c’è stato un malinteso che io ho voluto chiarire…-
- Quindi mi vuoi bene? – Sembrò rasserenarsi un po’.
Poi fece una cosa inaudita.
Si aggrappò al suo collo con le braccia e gli stampò un bacio sulle labbra, spingendo con forza la lingua nella sua bocca.
T.O.P., dapprima intontito, non capiva che stava succedendo, ma poi la scostò da sé in malo modo: - Ma che cazzo fai? –
- Volevo un bacio d’addio. –
- Sei una cretina! –
Speriamo che non c’abbia visti nessuno…
 
 
 
 

~~~~~

 
 
 

Li aveva visti.
Si stavano baciando.
Ma che cazz-?
Non poteva crederci.
Il bicchiere le cadde dalle mani, frantumandosi in mille pezzi, ma il suono del vetro rotto non lo sentì nessuno, a causa della musica troppo alta.
Un po’ come il suo cuore: si era sgretolato, nessuno l’aveva sentito infrangersi, solo lei, ma dal suo volto era evidente che qualcosa non andava.
Si sentì tremare tutta, non sapeva se per gelosia o per paura.
Corse via, cercando un posto dove potesse abbandonarsi e non pensare a niente.
Si ritirò sul terrazzo, non c’era nessuno.
Si sedette a terra e si guardò le mani: tremavano come se avesse avuto il morbo di Parkinson.
Doveva calmarsi.
In fondo non era successo niente, no?
Che importanza aveva il fatto che quella bambola coreana avesse allungato le mani su Ao? In fondo, non era suo.
Fra loro non c’era niente, forse amicizia.
E allora perché sto piangendo?
Ma lo sapeva fin troppo bene il perché.
Era stato l’unico uomo che avesse fatto battere quella prugna rinsecchita che si ritrovava al posto del cuore.
Dopo la sua ultima storia, chiusasi squallidamente in un aeroporto, lui era stato l’unico che le avesse fatto provare qualcosa. Dapprima tenerezza, poi affetto, fino a sfociare in qualcosa di profondo, che le aveva scaldato l’anima.
Si strinse le ginocchia al petto, acquattandosi vicino al muro, piangendo silenziosamente.
Quel poco di stoffa di cui era fatta la sua maglia non riusciva a combattere il freddo, ma i brividi e la pelle d’oca non erano dovuti al vento gelido.
Non riusciva a togliersi dalla mente quell’immagine.
Si sentiva tradita, arrabbiata e gelosa.
- Qualcosa non va? –
Non lo sentì nemmeno arrivare.
La sua presenza non le era quasi mai gradita, ma in quel momento si aggrappò a lui, aveva bisogno di qualcuno che la sorreggesse, per non ripiombare nella depressione.
- Ma…stai piangendo? Cosa è successo? –
Si sedette accanto a lei e le accarezzò i capelli, poi l’abbracciò.
Il profumo di JiYong, un misto di tabacco e vaniglia, le aggredì l’olfatto.
Lei restò in silenzio, stringendolo a sé, lasciandosi andare in un pianto liberatorio.
Da parte sua, il leader se ne stette buono: lasciò che si sfogasse, coccolandola.
- Va tutto bene, ci sono io qui vicino a te. – Sussurrò, dandole un bacio sui capelli.
- Sarò sempre vicino a te. –
 
 
 
La festa ormai era finita.
Il pianto era stato placato.
JiYong tranquillizzato.
Tutti in casa Big Bang dormivano.
Tranne lei.
Ormai, quella sensazione di calore, tipica della famiglia, era stata spazzata via.
Non aveva il coraggio di guardare Seung-Hyun in faccia.
Si sentiva, ancora una volta, di troppo.
Raccattò le proprie cose, mettendole in valigia, e sistemò i vestiti che le aveva procurato JiYong sul letto.
Stava fuggendo.
Di nuovo.
Non poteva fare altrimenti.
Lei era fatta così, sapeva di sbagliare, ma in certe situazioni preferiva la fuga al prendere di petto le situazioni.
La fuga le era sempre sembrata la soluzione migliore: ignorare bellamente il problema, tornare nella sua Tokyo e riprendere la sua vita di tutti i giorni, e fare come se quei mesi non fossero mai esistiti facendosi risucchiare dal lavoro.
Ma avrebbe dovuto salutarli, almeno far sapere a quei bambini che lei stava bene e che era semplicemente andata a casa.
D'altronde, pensava che, a loro, dopo tutto, poco importasse di lei.
In fondo, lei chi era?
Non era mica una cantante famosa.
Lasciò loro un biglietto sopra i vestiti che aveva usato la sera prima, sapeva che la mattina dopo l’avrebbero sicuramente visto.
Chiamò un taxi e aspettò pazientemente il suo arrivo, tornando da dove era venuta.
 
 
 

~~~~~

 
 


JiYong era preoccupato per lei.
La sera prima l’aveva vista piangere, non era mai stata così fragile, non si era mai esposta così tanto.
Svegliarsi presto due mattine consecutive…record per Kwon Ji Yong!
Prese il suo cuscino e se ne andò nella camera affianco alla sua.
Il letto era intatto.
I vestiti erano stati piegati e messi sul materasso.
La sua valigia era sparita.
Il panico prese possesso del suo cervello e cominciò a correre per casa, aprendo tutte le porte, svegliando tutti.
Alla fine si ritrovo al piano di sotto, con le lacrime agli occhi.
Guardò i compagni intontiti dal sonno, che si lamentavano per essere stati svegliati: - Lei dov’è? –
- Nella sua stanza, no? – SeungRi e la stupidità andavano a braccetto.
Ma G-Dragon non fece commenti sarcastici sulla sua acuta intelligenza, aveva altro per la testa.
Corse nuovamente nella stanza che fino a qualche ora prima era stata la sua stanza.
Si avvicinò al letto, si avvicinò a quei vestiti che erano ancora impregnati del suo profumo.
Sopra questi c’era un foglio ripiegato.
‘Urgente: per i Big Bang’  c’era scritto sopra.
Aperse quella lettera e cominciò a leggerla mentalmente, mentre gli si avvicinavano anche gli altri.
 
 
‘ Salve.
Vi starete chiedendo: dov’è quella rompipalle di Nives? Dove sarà finita?
Beh, sappiate che non mi hanno sequestrata.
Sto bene, sono semplicemente ritornata a Tokyo…
Non sono brava con gli addii, lo ammetto.
Sappiate che vi voglio bene e che ho passato dei bei momenti con voi. Non mi divertivo così tanto da parecchio.
SeungRi, mi raccomando, calmati, prima cosa. Ti voglio bene, anche se sei un deficiente, fai del tuo meglio e sii sempre te stesso, senza esagerare.
Young Bae, ti prego, vestiti. Kkkk scherzo! Voglio bene anche a te, e mi raccomando, impegnati, sei un grande artista, e lo sai.
Daesung, tu sei una persona fantastica. Non perdere mai il tuo sorriso, per nessuna ragione al mondo, ti voglio bene.
JiYong, prenditi cura di loro, da bravo leader, non ti dico che sei scemo perché già lo sai.
Seung-Hyun…sii felice.
Mi mancherete tanto, non vi prometto che vi verrò a far visita presto perché Tokyo è un tantino lontana da Seoul. Ma sappiate che vi sarò sempre vicina.
 
Vi voglio bene.
 
P.S. JiYong…Grazie. Ti voglio bene.’
 
 
 
 
 
 
~ The idiot’s space o(*o)(o*)o   ~
...Uccidetemi.
Sì, lo so, è da due mesi che non aggiorno, scusatemiii ç_ç ho avuto dei piccoli problemi tecnici(?) *non importa a nessuno*
Bando alle ciance, sono tornata (purtroppo per voi) e ho pubblicato ‘sta roba qui.
Non so cosa scrivere nelle note a piè pagina °^° bnghcbdfjvh
Che dire? Diamo una spiegazione alla mia assenza: avevo il blocco dello scrittore…credo.
Sapevo quello che dovevo scrivere ma non mi veniva da scrivere.
Quindi il capitolo era bloccato al primo POV e non riuscivo ad andare avanti. Poi ieri ILLUMINAZIONE, è tornata la voglia di scrivere…ed era meglio se non mi tornava visto quello che ho pubblicato LOL
No, non è finita qui, l’ho detto che devo ammorbarvi per mooolti anni ancora (?)
E non pensate che io abbandoni le mie storie, magari le accantono, ma le finirò, non le lascio incomplete ù-ù
Ringrazio le persone pie che hanno recensito il capitolo precedente, del quale, sul serio, solo ora ho visto le recensioni ç_ç quindi non v’ho neanche risposto…SCUSATEMIII, sappiate che vi ringrazio comunque per aver recensito ♥ arigatou~
Grazie anche ai lettori silenziosi, che si facessero avanti e mi facessero sentire che pensano, ne sarei felice ^^
 E grazie a chi aggiunge la mia storia squallida da qualche parte, io mi gaso lo stesso (?)
E ora la finisco qui con le vaccate,  a presto, si spera!
Baci, biscotti e tortini a tutti~
 
 
Yuna.

   
 
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