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Autore: _Kali    27/01/2013    3 recensioni
Sapete.. esistono persone egoiste in questo mondo, e anche molte, ma questo non vuol dire che molte persone, per colpa loro, debbano passare per ciò che non sono e questo, purtroppo, accade anche a me, da secoli oramai.
Apparentemente sembro un ragazzo di soli 17 anni, fragile, minuto, si un bambino, ma come si dice: l’apparenza inganna.
Come si fa a temere un bambino? Si, a volte me l’ho chiedo anch’io, e come sempre, trovo una dannatissima risposta.
Su via, non prendiamoci in giro.. Sono stato condannato a morte, ora condanno tutti a morte, tutti mi odiano.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec, Demetri, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Alec.


Rigira e rigira.. Quella collana avrebbe avuto vita breve se sarebbe rimasta ancora fra le mie mani.

Mi ero rifugiato in un posto lontano da Volterra.

Spesso mi allontanavo, soprattutto quando volevo pensare, quando volevo restare da solo.

Solo, nel vero senso della parola.

Non amavo il chiasso, ma devo ammetterlo: non mi faceva sentire solo con me stesso, al contrario, mi teneva compagnia quando gli altri erano assenti.

Chiusi gli occhi, prendendo un respiro profondo.


«è ora di ricordare Alec, non credi?», pensai.

Non ricordavo molto del mio passato, più che altro, ricordavo il dolore subito e tutte le angherie subite, ma ricordavo perfettamente una persona, l’unica donna che mi ha sempre amato: mia madre.

Ricordo ogni momento passato insieme a lei: le passeggiate al bosco, quando andavamo al lago nelle calde giornate d’estate, quando tutte le notti veniva a cantarmi una ninna nanna per farmi addormentare, con scarsi risultati.. tutto insomma.

Sapevo che era una cacciatrice, la sua famiglia tendenzialmente faceva quello, anche se lei non ha fatto lo stesso.

Al contrario.

Rinnegò suo padre, procurandosi il suo odio che durò tantissimo tempo.. un tempo a mio parere infinito e soprattutto, indelebile.

Poi morì, portando via con lei.. tutto.

Non potetti andare al suo funerale, nemmeno a quello di mio padre.

Poche volte, invece, scappavo dall’orfanotrofio per poter andare al cimitero.

Parlavo, seduto a gambe incrociate davanti alle loro lapidi, sperando in una loro risposta.

Stupido, troppo.

La notte, invece, attendevo che  mia madre venisse a cantarmi una canzone per farmi addormentare.

Stupido anche questo.

Cercavo di dimenticare.. ma non ci riuscivo.

Ci provavo in molti modi: Spesso mi tagliavo. Sentivo un dolore fortissimo, ma in quel dolore mi sentivo felice. Tentavo il suicidio, forse in quel caso, li avrei rivisti, e avrei riavuto quella madre che mi mancava da far schifo.

Stupido, no?

Sospirai, massaggiandomi le tempie.

Ansimai.

Quel dolore allatesta mi stava ammazzando.

Sento dei passi in lontananza, che man mano diventavano sempre più vicini, troppo insopportabili.

Non mi volto, perché farlo? Sarebbe inutile.

Sorrido.

«Ti sei nascosto davvero bene, lo ammetto», mormora Demetri, sedendosi al mio fianco.

Sorrido di nuovo, sento le mie labbra alzarsi all’insù, sfoderando un sorriso.. stranamente sincero.

«Però.. mi hai trovato lo stesso, no?», mormoro voltandomi verso di lui.

Tiene lo sguardo basso, rivolto verso il suolo, peccato che il suo volto abbia un’espressione fin troppo divertita.

«La tua scia è inconfondibile. La distinguerei fra mille», mormora lui, alzando finalmente lo sguardo, portandolo stavolta su di me.

Inclino il capo. «Ho un’ odore così buono?».

Annuisce. «Buonissimo», conclude.

Mi allontano.

Lo sento avvicinarsi e poggiare la sua testa sulla mia spalla, e le sue braccia cingermi la vita, come a tenermi fermo, stretto a lui, così da non farmi scappare.

«Ehm.. Dem?», bisbigliai.

Cavolo che situazione.

«Dimmi», disse.

Ridacchiai.

Una risata nervosa, isterica.

Pensai. Non avevo niente da dirgli infondo, così lasciai perdere. «Lascia stare»

Lo vidi annuire, «Dimmi la verità.. non ti fidi di me, vero?», chiese cercando di stringermi più forte, anche se in realtà mi stava letteralmente ammazzando.

«Io mi fido di te.. davvero», dichiarai.

Non avevo avuto un bel rapporto con Demetri, soprattutto quando entrai nella guardia dei Volturi: Mi evitava, mi scherniva per il fisico, insomma, non gli ero simpatico.

«Che ne dici di tornare a casa?», disse infine alzandosi, tendendo la sua mano verso di me.

Mugugnai. «Di già? Io volevo restare ancora qui..»

Negò, iniziando a guardarmi con un’espressione atroce.

«Dai.. che ti costa? Tanto siamo da soli, non c’è nessuno. Dai..», sbuffò, passandosi la mano fra i capelli.

Riportò il suo sguardo su di me, fissandomi. «Va bene, ma solo un’altra ora. Sei sfinito»

Risi.

Si sedette di nuovo di fianco a me.

«Posso farti una domanda?», chiese lui, insicuro.

Lo guardai torvo. «Tutto quello che vuoi»

Ridacchio, abbassando il capo. Che gli prendeva adesso?

La sua risata diventò più forte, che si accasciò al suolo, continuando a ridere.

«Dem!», mi avvicinai a lui così tanto da arrivare a qualche centimetro dal suo volto.

Mi afferrò, facendomi mettere a cavalcioni su di lui.. continuando a ridere interrottamente.

«Dimmi tutto, Alec»

Gli feci la linguaccia.

In cambio ricevetti un pizzico sul fianco.

«Idiota», gli dissi.

Non l’avrei mai detto.. Mi artigliò la nuca, facendomi chinare.

«Che hai detto?»

Sbuffai. «Sei un’ idiota», conclusi.

Stavo per alzarmi, ma mi fermò.

Sentii le sue labbra poggiarsi sulle mie per qualche secondo, anche se a mio parere, erano sembrati anni.

Mi staccai, facendolo alzare.

«Avevo ragione..», disse, ricominciando a ridacchiare.

Alzai lo sguardo per poterlo guardare meglio. «Cosa? Che non sono etero?», risi.

Annuii.

«Da cosa l’hai capito?», gli chiesi. Dopotutto nessuno sapeva delle mie preferenze sessuali, figuriamoci, sarebbe.. strano, le persone incomincerebbero a guardarmi di traverso e a me.. da immensamente fastidio.

«Ne riparleremo. Ora dimmi: Vuoi rimanere ancora qui?»

Annuii. «Amo questo posto.. a te non piace?»

Mi fece alzare. «Anche a me».

Sentii una scia.

Un rumore assordante, così assordante e insopportabile che riuscii a farmi contorcere per terra.

Tutto si muoveva intorno a me.

«Alec.. che hai?», Demetri mi fissava confuso, non sapendo che fare.

Cercai di fargli capire che stessi bene, anche se mentivo.

Odiavo far preoccupare le persone che mi erano affianco, lo odiavo.

Passarono dei minuti e finalmente potetti rialzarmi.

Mi guardai intorno.

Se avrei trovato quell’essere gli avrei fatto rimpiangere la sua nascita.

«Stai bene, adesso?»

Annuii. «Vorrei tornare a casa.. ti va?»

Lo vidi annuire e in poco tempo tornammo a Volterra.

-

«Dove sei stato eh?»

Ero tornato da poco e già incominciavano con le domande.

Jane era così: non rimanevi con lei per tutto il giorno che quando tornavi ti faceva pentire.

«Ero con Demetri», dichiarai.

Prima le avrei detto quello che lei voleva, prima se ne sarebbe andata.

Semplice.

«Con.. Demetri?». Sembrava sbalordita e spaventata.

Ridacchiai, annuendo velocemente.

Se ne andò, senza nemmeno salutarmi.

Non che mi dispiacesse, anzi.

Frugai nelle mie tasche, cercando la collana.

La trovai.

La fissai, cercando di capirci qualcosa: Mia madre era una cacciatrice, anzi, la sua famiglia era formata da cacciatori. Jane non ha mai provato a toccare un’ arco, io invece, lo usavo molto spesso.

Un’ arciere come mia madre, o come mio nonno.

Questo ero io: un’ arciere, che non usa un’ arco da tantissimo tempo.

Un’ arciere in pensione, no?

L’unica cosa che non collegavo, invece, era il lupo.

Che fosse un licantropo? No, sarebbe improbabile, ma non impossibile.

Avrei indagato molto infondo.

Forse, sarei tornato a Salem, almeno lì, avrei trovato qualcosa di utile.

Qualcosa di utile, non chiedo troppo, vero?

Ne avrei parlato con Aro e anche se avrebbe negato la mia risposta, sarei partito ugualmente.

Ero Alec Volturi, non un bambino

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