Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: funkia    18/08/2007    16 recensioni
Gli anni passano e... come sempre non tutte le cose rimangono le stesse. Un detto vecchio come il mondo dice che indietro non si torna, si può solo crescere e andare avanti. Ma a volte basta un piccolo incidente per risolvere tutto...
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era mattina presto, l’aria era fresca ma non più gelida, ormai la primavera era alle porte ed era come se l’atmosfera fosse stata inondata da bollicine tanto era frizzante

                              GROWN YOUNG

 

                                2. Hard Time

 

'cause it's broken broken
Something got broken like stolen
Stolen, like if it was stolen
And hurting, hurting
I have been hurting and now
Only time will tell
Time will heal                                

                                                                              Elisa- Broken

 

 

Era mattina presto, l’aria era fresca ma non più gelida, ormai la primavera era alle porte ed era come se l’atmosfera fosse stata inondata  da bollicine tanto era frizzante. Il sole pallido riusciva appena a riscaldare le colline sul quale si erigeva il castello di Hogwarts, metà dei suoi abitanti ancora addormentati. Con fare indifferente Thea camminò decisa verso la guferia. Si guardò intorno come se stesse controllando qualcosa, il vento leggero faceva muovere appena i riccioli rossi, e premette ancora di più una lettera al petto.

 

Salì i gradini a due a due, era impaziente e forse si era fatta aspettare anche troppo. Proprio quando raggiunse la soglia e un sorriso le colorò le labbra, si lasciò scappare un urlo tappandosi subito dopo la bocca con la mano. Il ragazzino che si trovò davanti sobbalzò spaventato e le lanciò un’occhiataccia una volta che si fu ripreso.

 

Dico ma sei scema?! Avevo ancora qualche dubbio a riguardo ma ora lo so, la trasformazione è stata completata.”

 

Thea gli tirò un pugnetto sulla spalla. “Cretino!”

 

Ben, senza smettere di guardarla male, si massaggiò la spalla offesa e scosse la testa borbottando qualcosa tra sé. Poi alzò un sopracciglio. “Cosa ci sei venuta a fare in guferia, toccavano a me mamma e papà questa settimana.

 

Thea si voltò di scatto balbettando qualcosa di incomprensibile, si schiarì la gola cercando di formulare una frase di senso compiuto. “Toc- toccavano a te? Oh… oh che sbadata, devo averlo dimenticato… pensavo fossero miei questa settimana…” Se ne uscì con una risatina nervosa.

 

“Te l’ha mai detto nessuno che a dire le bugie sei proprio una schiappa?” Disse Ben alzando scettico un sopracciglio. “Per fortuna sei capitata con l’unico membro della famiglia a cui non frega assolutamente niente di quello che fai.

 

Thea lo guardò risentita. “Oh beh, grazie mille Ben. La tua galanteria mi abbaglia.”

 

Lui sbuffò e cacciò le mani in tasca soffiandosi via una ciocca di capelli dalla fronte, inclinò la testa da un lato guardandola annoiato. “Avresti preferito che ti dicessi ‘Ehi, sorellina! Luce dei miei occhi! A chi mandi codesta così graziosa lettera? Lo sai che puoi confidarti con me, sono il tuo fratellino adorato’?”

 

Ben fece finta di vomitare e Thea si posò le mani sui fianchi imitando sua madre quando cercava di intimorire suo padre. L’unico problema è che su Ben non sembrava fare affatto lo stesso effetto, anzi, il bimbetto la guardò un attimo e scoppio a ridere con una risata così simile agli zii da farla irritare ancora di più. Alla fine decise per le maniere forti e lo spinse fuori dalla porta.

 

“Adesso basta, levati dai piedi!”

 

“Ehi, ma che modi! Papà ha ragione quando dice che sei identica a mamma, chissà come gli è venuto in mente di sposarsela! E basta, mi fai male!”

 

Thea lo lasciò sulla soglia della porta. “Farai bene a sparire in cinque secondi, marmocchio, perché sto perdendo la pazienza.

 

Ben inarcò un sopracciglio con un sorriso beffardo. “E questo dovrebbe farmi paura? Me ne vado, ma solo perché ho un appuntamento con Harvey e Luke. Manda pure la tua letterina d’amore, ci vediamo.”

 

Non è una lettera d’amore!” Gli urlò dietro, ma Ben aveva già sceso di fretta e furia le scale e di sicuro non l’aveva sentita. E se l’aveva sentita era sicura che non gliene importava proprio niente. Era vero, era stata fortunata ad aver incrociato Ben tra tutti i familiari, era l’unico che riusciva a farsi i fatti suoi e mantenere un minimo di dignità senza spifferare tutto ai genitori… beh, il più delle volte almeno.

 

Thea sospirò pesantemente scotendo la testa, si morse un labbro guardando la lettera che teneva tra le mani e voltandosi nella guferia esaminò ad uno ad uno i trespoli. Con un fischio richiamò in basso uno dei gufi della scuola, non era certo così sciocca da mandare uno dei loro gufi, e dopo aver dato la lettera al gufo lo guardò alzarsi in volo e sparire oltre una delle finestrelle.

 

Uscì dalla guferia per guardare l’uccello volare verso l’orizzonte, si lasciò scappare un sorriso leggero e sussurrò al vuoto. “Fai presto.”

 

 

                                                                                *

 

 

Harry scese in cucina con i suoi soliti capelli arruffati, stropicciandosi gli occhi da sotto gli occhiali. Non ne voleva proprio sapere di svegliarsi ma doveva andare in ufficio, Ron lo aveva chiamato con la Metropolvere la sera prima per ricordargli che avrebbero dovuto esaminare quei documenti di Bonar. Ginny gli rivolse un sorriso quando lo vide entrare e non perse tempo a servirgli la colazione e baciargli una tempia.

 

“Grazie, mi serviva davvero stamattina.” Disse lui con voce cavernosa, ancora impastata dal sonno. Ginny ridacchiò e si sedette accanto a lui sorseggiando il suo caffè.

 

“Sembra una cosa urgente, quella di stamattina dico. Ron non usa mai la Metropolvere se può evitare…”

 

“Non ne sarei così sicuro.” Le rispose Harry annoiato inzuppando un biscotto nella bevanda fumante. “Scommetto che Ron sta facendo di tutto per scappare da quella casa. Lui e Hermione hanno… hanno dei problemi.”

 

Ginny sembrò scioccata, rimase con la tazza a mezz’aria con gli occhi puntati sul marito. “Stai scherzando?! Credevo che i tempi in cui Ron e Hermione non facevano che litigare fossero passati! Non posso crederci, dovremmo di nuovo stare a consolarli tutto il tempo.

 

Harry per un po’ non rispose, rimase a guardare il fondo della tazza senza guardarlo veramente e girò il cucchiaino formando dei piccoli cerchi nel nero del caffè. Sospirò pesantemente reprimendo uno sbadiglio e alzò gli occhi smeraldo su Ginny inclinando la testa da una parte. “Non credo ce ne sia bisogno, amore, perché hanno proprio smesso di parlarsi.

 

“Che cosa?!

 

Adesso Ginny sembrava totalmente sconvolta, sembrava quasi che gli occhi le stessero uscendo dalle orbite. Harry non seppe cosa dire, si limitò a fissarla impotente tra il sonno. Un improvviso busso alla porta li fece riscuotere entrambi e dimenticando per un attimo la conversazione Ginny si alzò per andare ad aprire. Harry rimase davanti al suo caffè cercando di non riaddormentarsi.

 

Oh, ciao cara. Entra… Matt sta ancora dormendo.”

 

Alcuni passi e poi Harry fu costretto a rialzare la testa e sembrare una persona civile quando la voce di una ragazza lo riscosse. “Buongiorno signor Potter.”

 

“Ciao May. Vai pure a svegliare quel pigro di mio figlio, sono sicuro che il risveglio sarà più piacevole per lui se sei tu a buttarlo giù dal letto.

 

May salì le scale ridacchiando leggero tra sé. Senza troppa fretta raggiunse il piano superiore e sorpassò una porta rosa pallido fino a trovarsi davanti ad un'altra di un bell’azzurro. Un sorriso le scappò dalle labbra perfette. Entrò lentamente nella stanza, avvicinandosi piano al letto: Matt dormiva completamente spaparanzato e con la bocca aperta, i capelli perennemente arruffati e un’espressione pacifica.

 

Lo guardò un attimo ammirandolo quasi, poi fatti due passi avanti posò un ginocchio sul bordo del letto e sciolse i lunghi capelli biondi abbassandosi sul suo volto. Le ciocche d’orate gli pizzicarono il naso che scosse appena, infastidito, fino ad aprire piano le palpebre. Un sorriso pigro gli colorò il volto.

 

“Ciao.” La sua voce sussurrata come se avesse paura di svegliarsi davvero e non averla più lì con lui.

 

May sorrise baciandolo sulle labbra. “Ciao. Non dovevi essere giù dal letto una mezz’ora fa?”

 

“Cambio di turno. Jerk mi sostituisce per un paio d’ore e in cambio gli lascio il sabato libero. E’ il suo compleanno.”

 

Lei tracciò lentamente il profilo della sua mandibola con un dito seguendolo con gli occhi. Rimase in silenzio. Persino Matt dopo un po’ cominciò a preoccuparsi e la guardò curiosamente, aspettandosi da un momento all’altro di ricevere delle spiegazioni. Delle spiegazioni che non vennero mai, almeno non di loro spontanea volontà.

 

“Va tutto bene?” Disse cercando di incrociare i suoi occhi cristallini. “Sei strana.”

 

May sospirò profondamente. “Non hai ancora detto ai tuoi del mio appartamento, non è vero?”

 

Matt ingoiò il vuoto improvvisamente. E si trovava di nuovo ad avere quella spiacevolissima conversazione sapendo di essere intrappolato tra due muri: May e suo padre. Si grattò la nuca nervosamente e prima che lei potesse alzarsi e andare via le intrappolò le mani nelle sue.

 

“Cerca di ragionare, papà è già abbastanza apprensivo in questo periodo. Per me e Sarah è un tormento, ci sta addosso come un segugio e non mi sembra proprio il caso di dargli la notizia adesso. Lo so che vorresti… beh, sarebbe normale dopotutto, con la nostra situazione…”

 

May si umettò un labbro. “Chi lo sa in questa casa, Matt?”

 

“Solo Sarah.” Replicò arrendevole. “E non perché volessi dirglielo, avevamo deciso di fare tutto di nascosto per questo, ma ho dovuto cedere il mio segreto per il suo così riusciamo a coprirci con papà.

 

La faccia della ragazza si modificò in un’espressione di puro shock, le iridi azzurre diventarono quasi trasparenti da quanto aveva allargato gli occhi. Sembrò persino dimenticare quanto fosse irritata con lui in quel momento. “Cosa?! Mi stai dicendo che sai chi è il ragazzo di tua sorella?!”

 

“Oh, quello.” Disse lui come ricordateselo in quel momento. “No, mi ha detto l’altro segreto. E ha fatto bene… sono sicuro che tra i due papà collasserà  a sapere questo e non chi sia il suo ragazzo. Il che è un tutto dire. Tu non l’hai detto ai tuoi, vero?”

 

“Non essere sciocco, certo che no! Mio padre lavora a stretto contatto con tua madre, credi che non se lo sarebbe lasciato scappare?” Sbuffò appena e gli tirò il lenzuolo in viso scherzosamente. “Adesso vestiti, ti aspetto di sotto.”

 

Senza dire un’altra parola May camminò verso la porta sentendo chiaramente lo sguardo di Matt puntato sulla sua schiena e avrebbe potuto giurare che stesse sorridendo in quel momento. Lei e Matt erano stati insieme per talmente tanto tempo da conoscersi alla perfezione, e non c’era da biasimarla se voleva passare più tempo con lui. Dopo tutto quello che avevano costruito insieme poi. Era lecito, molto più che lecito.

 

Entrò di nuovo in cucina, stavolta assorta tra i pensieri e con un sorrisino sulle labbra. Era impossibile rimanere arrabbiata con Matt. Qualcuno la urtò appena ad un braccio e alzando gli occhi si accorse che Sarah era appena scesa dalle scale e si stava legando in tutta fretta i capelli rubando qualche biscotto dal tavolo.

 

“Buongiorno, scusate vado un po’ di fretta.

 

Harry non se la lasciò scappare da sotto il naso, fu come se si fosse svegliato di colpo. “Ehi, aspetta un attimo. Dove stai andando?”

 

Sarah si fermò con la mano sulla maniglia e la bocca mezz’aperta cercando una risposta decente. “Fuori.”

 

“Fuori dove?” Chiese Harry che cominciava a spazientirsi. Sarah lasciò andare la maniglia e cercò aiuto da parte della madre e da May che si scambiarono uno sguardo e dissero contemporaneamente.

 

“Buona giornata, Sarah.”

 

Fece di nuovo per uscire credendo di essersela scampata ma Harry non demorse. “Con chi stai andando fuori?”

 

Stavolta Sarah non trattenne un sospiro sconsolato, si passò una mano sulla faccia e si voltò di nuovo per confrontarsi con il padre. Quella situazione stava diventando assurda. Si morse un labbro calcolando bene le parole da usare. “Con Mike.”

 

Harry si incupì e mandò uno sguardo all’orologio. “Sono solo le otto di mattina.”

 

“Lo so, ma dopo Mike deve lavorare e non abbiamo tempo di vederci. Papà per favore, sto facendo tardi!” Provò lei. Eppure lo sapeva bene che suo padre era un osso duro. Incrociò di nuovo lo sguardo con sua madre che la guardò dispiaciuta scotendo la testa.

 

E sentiamo, dove lavora questo Mark?”

 

“Mike.” Lo corresse lei, Harry non rispose e si vide costretta a rispondere. “A… A Diagon Alley. I suoi hanno un negozio e lui l’ha preso in gestione con loro.

 

Stavolta Harry parve illuminarsi e a Sarah non piacque per niente. Dubitava davvero tanto che suo padre avesse cominciato a farselo piacere proprio in quel momento. Il suo sorriso si allargò guardando Sarah. “Ah, che coincidenza. La settimana scorsa mi hanno mandato a Diagon Alley a controllare che tutti i negozi fossero in proprio con un Ispettore. Sai mandano sempre un Auror nel caso cercassero di scappare. Come si chiama il tuo amico?”

 

Non seppe dire cosa l’aveva attraversata in quel momento, seppe solo che era una cosa decisamente spiacevole. Lo guardò spiazzata e cominciò a balbettare qualcosa di sconnesso sotto lo sguardo trionfante di Harry. Una voce dalle spalle di Harry li riscosse tutti.

 

“Ciao.” Appena gli occhi furono tutti su di lui con espressioni variabili, da pura riconoscenza, a stupore e ancora a disappunto, Micheal si grattò la nuca. “Ho interrotto qualcosa?”

 

Sarah fece un sorriso enorme e quella sensazione spiacevole si dissolse nel nulla. “Oh no, niente. Come mai qua?”

 

Micheal la guardò cautamente passando lo sguardo da lei a Harry. “Perché sei in ritardo. Va bene che ti avevo promesso di portarti da Mike ma così fai fare tardi me a lavoro. Vediamo di non farla diventare un’abitudine solo perché passo a Diagon Alley tutte le mattine, non ho intenzione di farmi licenziare per la riuscita della tua storia d’amore.

 

Sarah ridacchiò leggero e si avvicinò a lui con gli occhi che brillavano. “Non succederà. Allora papà, io vado. Ci vediamo più tardi.”

 

Harry si alzò di scatto in piedi. “Ehi! Asp… ah, li odio quando fanno così!” Micheal e Sarah si erano già smaterializzati e dove stavano loro adesso non rimaneva che il vuoto. Ginny ridacchiò tra sé cercando di non farsi sentire dal marito e prendendolo per le spalle cercò di farlo sedere di nuovo.

 

“Adesso calmati. Quello che l’ha portata via è nostro nipote, se non la sappiamo in salvo con lui con chi possiamo stare tranquilli? Sarah sa quel che fa, è una persona intelligente.

 

“Questo non l’ho mai messo in dubbio.” Disse Harry scontroso. “Ma anche io tendevo a fare sempre la cosa giusta e finivo sempre col farmi ammazzare in qualche modo. Mi sarebbe piaciuto che i miei figli avessero un destino diverso.

 

Ginny alzò gli occhi al cielo. “Per l’amor del cielo Harry, non c’è più nessun signore oscuro da cui sfuggire!”

 

May ridacchiò appena. “Non si preoccupi, signor Potter, sono sicura che Sarah starà più che bene. Dovrebbe sentirla quando parla di Mike, le si illuminano gli occhi.”

 

Harry guardò le due donne quasi imbronciato e bofonchiò qualcosa di incomprensibile. Scosse la testa e grugnì arrabbiato. “Sono contento che con voi ne parli di questo Mark…”

 

“Mike.” Lo corresse gentilmente Ginny.

 

“Quello che è!” sbottò lui. “Tutto quello che so di lui è che esce con mia figlia. E la cosa non mi piace affatto. Sarah è ancora una bambina, non sa ancora quello che vuole e non è pronta per avere una relazione.

 

“Hai ragione amore.”

 

“Da-davvero?” La guardò stupito Harry.

 

“Oh sì.” Continuò lei mentre sparecchiava parte della tavola. “Sarah ha solo diciannove anni. Uh… aspetta un attimo… non era l’età che avevo io quando ci siamo sposati?”

 

Harry le lanciò un’occhiataccia mentre May e Ginny cercavano di trattenere le risate, le puntò un dito contro minaccioso. “Non fare questi giochetti con me, Ginny! Per noi era diverso, ci conoscevamo da anni e avevamo passato una guerra! Era ovvio che dovesse andare così ma Sarah… è completamente differente!”

 

Cosa è completamente differente?” Chiese Matt completamente vestito scendendo le scale. Le due donne si scambiarono uno sguardo facendo di tutto per non voltarsi verso Harry che rimase imbronciato al tavolo incrociando le braccia al petto. Matt alzò un sopracciglio scettico guardandolo e spostò gli occhi sulla madre.

 

Fammi indovinare, si parlava di Sarah.”

 

“Tua sorella è un’irresponsabile!” Saltò su Harry.

 

Matt roteò gli occhi. “Sarah non è irresponsabile. E’ innamorata del suo ragazzo. Mi sembrano due cose diverse.”

 

Harry sbuffò annoiato appoggiando la guancia alla mano. “Ti pareva che uno stesse dalla mia parte in famiglia. Come puoi essere sicuro che sia un ragazzo per bene? E se fosse… se fosse…”

 

Cosa, un Mangiamorte? Oh per favore, Harry, non dire sciocchezze!”

 

Matt cominciò a spingere May fuori dalla porta con una certa urgenza. “Va bene gente, noi leviamo le tende! Ciao!”

 

Ginny e Harry li guardarono andare via di corsa senza un’altra parola. Appena la porta si richiuse Ginny si voltò nuovamente verso Harry, sospirò pesantemente e lasciò la stanza scotendo la testa. Harry la guardò andar via stralunato e posò lo sguardo nel caffè.

 

Ma perché mi sembra tanto di essere tornato al mio quinto anno?”

 

 

                                                                                   *

 

Quando Harry arrivò in ufficio quella mattina non si stupì per niente di vedere Ron già chino sulle carte, e non si sarebbe neanche sorpreso di sentirgli dire che aveva dormito in ufficio. Era bianco come un cencio, aveva l’aria spossata ma pareva di una professionalità assoluta. Non era decisamente il Ron di una volta. Insieme a Bonar stava discutendo a bassa voce, teneva la fronte corrucciata e non fece presagire niente di buono a Harry che si avvicinò curioso alla scrivania.

 

I due uomini alzarono lo sguardo su di lui solo per un secondo prima di ritornare a concentrarsi sui fogli. Harry allungò il collo. “Che succede?”

 

Ron alzò nuovamente lo sguardo su di lui e si umettò un labbro. “Avvistamenti. A Stonehenge. Non si sa ancora niente di certo, ma abbiamo diversi rapporti da diverse basi Auror e tutte giurano di aver visto delle figure incappucciare aggirarsi tra le pietre.

 

“Stonehenge?” Chiese incredulo Harry. “Ma cosa ci vanno a fare là?”

 

“Riti sacrificali.” Rispose prontamente Bonar mettendogli dei fogli sotto al naso. “Tutti gli indizi ci portano ai druidi, si dice che si riuniscano ogni anno per l’equinozio di primavera. E mancano solo pochi giorni.”

 

“Non capisco.” Continuò Harry. “Perché dobbiamo occuparci noi dei druidi se sono solo dei Babbani che…”

 

“Non lo sono, Harry, è questo il punto.” Scosse la testa Ron sospirando stancamente. “I drudi sono tutt’altro che Babbani, sono creature speciali. Non sono come noi maghi, sono molto di più e nessuno sa a che punto possano arrivare i loro poteri: non hanno bisognosi una bacchetta. Si dice anche che si tramandino magie antichissime e conosciute solo dalla loro cerchia.

 

Harry rimase a guardarlo a bocca aperta. “Praticano magia nera?”

 

“Non vera e propria magia nera, ma altrettanto pericolosa. Pericolosa perché non sappiamo come contrastarla. Dobbiamo andare a dare un’occhiata e assicurarci che non pratichino niente di illegale o estremamente dannoso per la comunità.”

 

“Non vedevo l’ora di farmi una scampagnata. Sospirò Harry leggendo le ricerche qua e là. “Quando si parte?”

 

“Saremo sul posto domani sera.”

 

Harry espirò stancamente. Questa non gli ci voleva proprio, voleva rilassarsi il più possibile in quei giorni e magari a mente lucida capire cosa gli stavano nascondendo i suoi figli. E poi stare sul posto la sera dopo significava passare la notte fuori a chilometri di distanza da casa.

Alzò gli occhi su Ron, che aveva ricominciato a trafficare tra le carte e fu sicuro che l’amico non la pensasse assolutamente come lui. Ron aveva appena fatto di questa missione qualcosa con cui distrarsi.

 

“Chi ci portiamo dietro?”

 

“Slade, Bonar e Vince.” Rispose secco Ron. “E’ solo un controllo, non ci occorrono tanti uomini. In cinque sarà più che sufficiente e se qualcosa non va per il verso giusto chiameremo rinforzi.

 

Efficiente sul lavoro, pensò Harry, ma se provasse a cambiare argomento sarebbe così pronto a rispondere? Harry tentò. “Come va a casa?”

 

Come previsto Ron si immobilizzò sul posto per qualche secondo. Rimase in silenzio poi esordì cercando di risultare più naturale possibile. “Bene, pare che James si trasferirà da C.j. presto… almeno così gli ho sentito dire.”

 

“Hermione?”

 

“Sta… bene, credo.” Si finse indaffarato con le ultime pratiche che erano rimaste sulla scrivania e ne firmò alcune in modo assente. Harry lo fissò per qualche attimo, si stava odiando per quello che stava per fare ma sapeva di non poter lasciare la situazione in sospeso. Erano Ron e Hermione, dopotutto, chi meglio di lui poteva aiutarli.

 

Perché non provi a parlarle?”

 

“Sì, io… lo farò. Sì.”

 

Harry sospirò. “Sto dicendo sul serio.”

 

Ron continuò a scribacchiare mordendosi un labbro. “Sono stanco, Harry. Sono stanco di dover chiedere sempre scusa, di essere il primo a rimettere a posto le cose e seppellire l’orgoglio, sono stanco di essere trattato come un’idiota, di essere… il vecchio Ron Weasley.

 

“Non dire cazzate, Ron! Non sei più un ragazzino e smettila di commiserarti come facevi un tempo! Tira fuori le palle e parla con Hermione!”

 

Ron si alzò di scatto e prese il cappotto appeso all’attaccapanni al suo fianco, rifiutandosi categoricamente di incrociare lo sguardo con l’amico si diresse verso il camino. “Devo andare a casa, adesso.”

 

Harry lo guardò basito. “Sono sole le nove e mezzo! Non puoi andartene ora!”

 

“Giusto.” Disse l’altro mordendosi un labbro, indeciso su cosa fare o meno. “Affido a te tutto l’ufficio, se qualcuno chiede di me dì che sto male e sono dovuto andare urgentemente a casa. Grazie Harry!”

 

Ma…” Harry non fece in tempo ad alzarsi che le fiamme avevano ingoiato la figura di Ron lasciando solo la cenere fluttuare per la stanza. Sconfitto si lasciò andare nuovamente sulla sedia e scosse la testa affondando la faccia tra le mani. “Certo che il buon giorno si vede veramente dal mattino…”

 

 

                                                                                *

 

“C.j.?”

 

Diego tossicchiò un paio di volte uscendo dal camino, della fuliggine gli era caduta sulla spalla e scosse freneticamente la testa come un cane per togliersi lo sporco della cenere. Dalla casa non arrivò nessuna risposta. Guardò l’orologio per un attimo, mezzogiorno e tre, C.j. era sicuramente tornata dal lavoro.

 

“C.j.? Sono Diego! Dove sei?”

 

Si girò un po’ attorno, il silenzio lo stava divorando. Alzando le spalle si voltò verso le scale pensando che probabilmente era al piano di sopra e non l’aveva sentito. Persino il primo piano era immerso nella pace più assoluta, solo un leggero rumore di sottofondo arrivava alle sue orecchie. Non era certo la prima volta che doveva andare alla ricerca di sua sorella per la casa, non si fece nessun tipo di problema ad aprire la porta della camera e ficcarcisi a capofitto.

 

Si accorse di aver fatto la cosa sbagliata quando l’immagine di sua sorella sotto il suo migliore amico raggiunse il suo cervello e si lasciò scappare un verso disgustato da nauseato.

 

“Diego! Che diavolo stai facendo?” C.j. era balzata a sedere sul letto in meno di tre secondi quando si era accorta della presenza del fratello e si copriva col lenzuolo fino al mento, James gli era rotolato a fianco mettendosi anche lui a sedere e fissando l’amico con la bocca semiaperta. Si schiarì la gola.

 

“Ehm… sta-stavamo solo… no-non è che…”

 

C.j. si voltò verso di lui di scatto infuriata. “Non provare a giustificarti con lui, quello che facciamo non lo deve riguardare!” Si voltò nuovamente verso Diego. “Come diavolo ti permetti di sbucare così in casa mia senza avvertire? Avresti potuto bussare! Non sono mica una bambina, maledizione!”

 

Diego aprì la bocca un paio di volte prima di replicare, gli occhi ancora fissi su di loro, come se non stesse guardandoli veramente ma avesse stampata nella mente la scena di poco prima. “Scusa io… non pensavo che… credevo fossi da sola…”

 

La faccia di C.j. si colorò di rosso. Di rabbia però. James affondò la faccia nelle mani. “Credevi?! Credevi?! Impara a non supporre quando vieni in questa casa! Cos’è non sai scrivere? Ci vuole un maledettissimo secondo a spedire un gufo!”

 

“Oh andiamo, ho detto che mi dispiace! Non pensavo di trovare James qui a quest’ora!”

 

“Beh, farai bene ad abituartici!” Sbottò senza pensare a cosa quella frase avesse implicato. Diego alzò lo sguardo su James, interrogativo, e quello si limitò a scrollare le spalle con mezzo sorriso piegando la testa da un lato.

 

“Pare che verrò a vivere qui.”

 

“Oh.”

 

Calò un attimo il silenzio in cui i due ragazzi puntarono entrambi lo sguardo su C.j. che si stava aggiustando nervosamente il lenzuolo attorno al corpo. Sembrava del tutto intenzionata a non alzare lo sguardo su di loro completamente immersa tra i suoi pensieri e innervosita dal dover stare nella stessa stanza nuda con suo fratello e il suo ragazzo. James si passò una mano tra i capelli scompigliati non sapendo cosa dire. Diego li guardò entrambi.

 

“Vi sposate?”

 

“No!” Saltarono su contemporaneamente. Incrociarono per un secondo gli sguardi prima di arrossire e guardare altrove.

 

“Oh, pensavo… nulla. E’ un’idea carina, convivere intendo.”

 

C.j. annuì ancora in fiamme. “Grazie. Sono felice che ti piaccia l’idea.”

 

Diego annuì a sua volta e esitò un momento prima di riprendere il discorso. “Non sei incinta, vero?”

 

“Cos…?! Come diavolo ti vengono in mente idee così cretine! Non sto costringendo James a vivere con me se è questo che stai chiedendo, razza di idiota.”

 

James intervenne prima che C.j. si innervosisse di nuovo. “E’ stata un’idea mia. In fondo sono sempre qui, non sarà poi così diverso convivere. Giusto?”

 

Diego strabuzzò gli occhi facendo cenno a James di essere completamente pazzo ma appena la sorella puntò i suoi grandi occhi scuri e severi su di lui abbozzò un sorriso tirato. Era meglio non farla irritare oltre. “Giusto. A casa tua c’è sempre una gran confusione, non c’è privacy…”

 

“Già.” Disse James con un sorriso mentre si grattava la nuca. “Ma a quanto pare qui non è molto diverso da casa mia…”

 

Diego arrossì e si schiarì la gola. “Non l’ho fatto apposta, figurati se volevo beccarvi mentre… ah, quell’immagine non mi andrà mai via dalla testa, è stato disgustoso!”

 

“Vogliamo vedere quanto ci metto a rimuovere quell’immagine dal tuo cervello?” Lo guardò minacciosa C.j. fulminandolo con lo sguardo. Diego ingoiò il vuoto e scosse la testa freneticamente facendo scoppiare a ridere James. Lei scosse la testa arrendevole e puntò nuovamente gli occhi sul fratello. “Si può sapere cosa ci fai qui, comunque?”

 

“Oh giusto!” Si riscosse improvvisamente tirando fuori dalla tasca un foglietto di carta stropicciato. “Mi hanno multato di nuovo, non puoi cercare di sviare questa cosa? E’ la terza volta nel giro di un mese che devo presentarmi di fronte al Wizengamot.”

 

C.j. sospirò affondando la faccia tra le mani. “Non posso coprirti ogni volta, che cos’hai combinato stavolta?”

 

Lui scrollò le spalle. “Ma nulla… ho… trasfigurato una villa davanti a un’amica.”

 

“Un’amica babbana?”

 

“Beh…”

 

James scoppiò a ridere rotolandosi tra le lenzuola. “Non sei cambiato di una virgola dai tempi della scuola. C’era bisogno di trasfigurare una villa per portarti a letto una ragazza?”

 

Diego scosse la testa. “Non è andata così! Mi stava sfidando, non voleva credere che mio padre fosse ricco… o non guardarmi così C.j., non potevo di certo presentarmi da papà! Ho solo cercato di ricordarmi com’era fatta la villa in Grecia… solo che al Ministero devono essersene accorti.

 

Ma va, non mi dire.” Gli rispose sarcastica lei.

 

“Puoi far qualcosa o no?”

 

C.j. gli strappò prepotentemente il foglio di mano sbuffando sonoramente e incenerendolo con lo sguardo. Prese ad analizzare il documento nel completo silenzio mentre i due ragazzi continuavano a guardarsi nervosamente per la spiacevole situazione. Dopo un’analisi che Diego reputò fin troppo scrupolosa, C.j. fece per aprire la bocca ma un sonoro crack le fece scappare un urlo dalle labbra. James, in uno scatto fulmineo, si piazzò davanti a C.j. tirando ancora più su il lenzuolo e fulminando con lo sguardo il nuovo arrivato.

 

“Papà!”

 

Ron, disorientato e mortificato, si grattò la nuca. “Scusa, non era mia intenzione… ti cercavo.

 

James si passò una mano sulla faccia non provando neanche a guardare a che tonalità fosse arrivata C.j. alle sue spalle. Diego si lasciò scappare una risatina e i due lo guardarono perplessi, fece un’altra risata e si spiegò. “Almeno io ho usato il camino.”

 

“Ciao C.j.”

 

“Signor Weasley.” Disse politicamente lei senza guardarlo in faccia.

 

James scosse la testa esasperato. “Meno male che dovevo venire a vivere qui perché c’è più privacy…”

 

Ron abbozzò un sorriso tenendosi a una debita distanza dal letto, e da C.j. “Mi dispiace, davvero. E’ che ho proprio bisogno di te per cena stasera. Se hai finito, intendo.”

 

“Papà!” Si voltò un secondo per vedere C.j. affondare il viso tra le mani e sprofondare nel materasso e non poté non arrossire all’inverosimile. Si schiarì la voce che uscì quasi strozzata. “Ti sembrano cose da chiedere?!

 

Ron lo guardò un attimo in silenzio, perplesso. “E’ una cosa normale, non pensavo fosse un problema chiedere una cosa del genere.”

 

James gli puntò un dito contro. “No, papà, per te è una cosa normale da chiedere. Sono tuo figlio, abbi un minimo di pudore a riguardo!”

 

“D’accordo, va bene.” Rispose lui come se lo stesse solo assecondando. “Comunque, pensi di poter essere a casa per cena? Potresti portare anche C.j. e perché no anche Diego. Più siamo meglio è, non credete?”

 

Diego lo guardò con un sopracciglio inarcato. “Mi sono perso qualcosa?”

 

James lo guardò sofferente. “Senti, posso capire che alla tua età il tuo matrimonio possa essere in una leggera crisi, ma non puoi continuare ad usarci come scudo per non dover parlare con mamma. Sto cominciando ad odiare le cene a casa se proprio vuoi saperlo.

 

“Solo per stasera, andiamo.”

 

“Hai detto così anche l’ultima volta.”

 

Ron parve pensarci un attimo su. “Ti do venti falci.”

 

“Trenta.”

 

Al massimo venticinque.”

 

“Hai fatto un affare, amico.” Disse James con un sorrisone. “Cosa si mangia?”

 

 

                                                                               *

 

“Ehi, non sei al campo?”

 

Seth alzò la testa verso la porta e fu sorpreso di trovare sulla soglia il fratello che lo guardava con uno sguardo seriamente interessato. Non il suo solito sguardo da spaccone. Aprì esitante la bocca e accennò al libro sulla scrivania sul quale era chino fino a pochi secondi prima.

 

“L’allenamento è finito. Studio tattiche di gioco. La prossima settimana abbiamo un incontro importante contro il Puddlemore United. Hanno un gran cercatore e Kim deve essere al massimo se vuole batterlo sul tempo.

 

“Capisco.” Disse brevemente Dean. “Posso entrare?”

 

Seth annuì preso alla sprovvista. “Certo.”

 

Senza dire un’altra parola Dean si sedette sul letto poco distante dalla scrivania dove sedeva il fratello. Seth continuò a guardarlo strano e un po’ perplesso senza dire nulla. Stancatosi probabilmente di avere lo sguardo su di sé Dean alzò un sopracciglio lo guardò sospetto.

 

Che c’è?”

 

“Nulla.” Rispose quiete l’altro distogliendo finalmente lo sguardo e tornando a fissare le figure che si muovevano a gran velocità sulle pagine. “Pensavo solo che è da tanto tempo che non entri qui solo per fare una chiacchierata.”

 

Dean sospirò appoggiandosi sulle mani sul letto. “A dire la verità sto aspettando di uscire. Ho un appuntamento, sai.”

 

Seth annuì. “Oh, adesso capisco. Sono il miglior passatempo che potessi trovare nell’attesa. Beh, mi ritengo fortunato ad avere parte della tua attenzione. Con chi esci, con Heidi?”

 

Dean fece uno sguardo allucinato e si tirò su di colpo fissando Seth come se fosse pazzo. “Ma dico, ti è dato di volta il cervello? Era già la terza volta che ci uscivo, l’ho scaricata la settimana scorsa!”

 

“Lieto di sapere che lo sciupafemmine è di nuovo all’attacco. Disse in modo assente Seth voltando le pagine del giornale. “Solo fammi un favore, gira a largo da Kim.

 

Dean ridacchiò tra sé scotendo la testa. Poi tornò serio e si avvicinò a lui abbassando la voce. “Posso essere indiscreto? A che punto siete arrivati tu e Kim? Voglio dire, avete finalmente…”

 

“No.”

 

“No?!” Allargò gli occhi Dean. “Seth, è un sacco di tempo che uscite insieme! Non credi sia arrivato il momento di far diventare il vostro rapporto più…ehm… profondo? Capisco che non volesse i primi mesi, ma adesso…”

 

“Non è lei che non vuole.” Tagliò corto Seth senza alzare gli occhi dalla rivista.

 

Dean scoppiò a ridere senza ritegno. “Non dirmi che sei tu perché non ci credo!” Seth non rispose e Dean spalancò la bocca. “Sei tu?! Dimmi che stai scherzando.”

 

“Senti, perché diavolo non ti fai gli affaracci tuoi eh? Vatti pure a scopare la tua amica e lasciami in pace! Queste sono faccende private, mie e di Kim. E basta! Non puoi pretendere che in quei cinque minuti in cui ti fingi il fratello perfetto e magnanimo ti venga a raccontare cosa succede nella mia vita! Stanne fuori!”

 

Dean rimase spiazzato. “Scusa. Pensavo solo che sei stato con tante di quelle donne che non dovrebbe…”

 

“Maledizione Dean, è proprio questo il problema!!” Urlò Seth preso dall’ira. Dean non rispose, intimorito dallo scatto improvviso del fratello, e Seth si calmò chiudendo gli occhi e respirando a fondo. Quando parlò di nuovo la sua voce era quiete e paziente. “Sono… sono sempre stato con ragazze che conoscevo da malapena una settimana. A volte ore. E non mi importava niente di loro. Non voglio far scendere Kim al loro livello, lei deve essere qualcosa di speciale. Qualcosa per cui vale la pena aspettare.”

 

Dean si leccò un labbro silenziosamente. “Lei non lo sa questo, non è vero?”

 

“No, e gradirei che tenessi quella tua boccaccia chiusa una volta tanto.

 

Rimasero un attimo in silenzio, entrambi a rimuginare su cosa era appena venuto a galla da quella conversazione. Seth tenne il capo basso mentre Dean respirò profondamente annuendo tra sé. “D’accordo, per una volta me ne starò zitto.

 

Seth alzò la testa di scatto incredulo. “Davvero?”

 

Dean abbozzò un sorriso. “A cosa servono i fratelli sennò?”

 

“Nel mio caso a farti sentire quello più intelligente.

 

“Deficiente! Bada a come parli o la mia bocca sigillata potrebbe scollarsi…”

 

“Non oseresti!”

 

“Oh sì, lo farei.”

 

Seth sbuffò senza potersi impedire di sfociare in un minuscolo sorriso. Tutto ad un tratto tornò serio e guardò curiosamente il fratello come se si fosse appena ricordato una cosa. Aggrottò la fronte. “Ma se non esci con Heidi con chi stai uscendo adesso?”

 

Dean fece un sorrisino malefico. “Geena.”

 

“Geena?” Chiese pensieroso Seth. “Non conosco nessuna Geena a parte… no! Dean, no!”

 

“Geena Hazel.” Disse lui annuendo con un sorriso da furbo e confermando i timori del fratello. “Dico ma l’hai vista di recente? Se a Hogwarts era carina adesso è veramente una bomba! Pensa che fortuna averla trovata single, eh?”

 

Seth scattò in piedi piccato. “Dean non puoi farlo! E’ la migliore amica di Sarah! Quando lo verrà a sapere ti ammazzerà!”

 

“Oh credimi, vale veramente la pena correre il rischio. Sorrise Dean incrociando le braccia al petto. “E non rovinarmi la serata, devo ancora farle credere di essere un bravo ragazzo. Meglio che vada, non vorrei arrivare in ritardo.”

 

Lasciò la stanza così in fretta che Seth si sentì un vero idiota ad averlo lasciato andare così senza dir nulla, corse verso la porta e urlò al piano di sotto. “Sei proprio uno stronzo!”

 

Una risata provenne da piano terra. “Oh, lo so bene. Ma che rimanga tra me e te, almeno per stasera.

 

Una porta che si chiudeva. Seth rimase un attimo sulla soglia scoraggiato. Poi un sorriso gli si dipinse sul volto mentre ripensava alla chiacchierata appena avuta, e gli scappò una risatina tra le labbra mentre scoteva la testa. A passo lento ritornò in camera a sedersi alla sua scrivania portandosi quel sorriso divertito.

 

“In fondo è come avere un fratellino minore… porta pazienza Seth…”

 

 

                                                                                  *

 

Alex, Micheal e James quella sera si scambiarono per l’ennesima volta uno sguardo. Da quando era cominciata la cena, circa cinque minuti prima, avevano consumato il pasto nel completo silenzio e senza che nessuno accennasse a parlare. Improvvisamente Ron si schiarì la gola facendoli quasi sobbalzare, improvvisò un sorriso rivolgendosi a James.

 

“Allora, avete già deciso quando ti trasferirai da C.j.?”

 

James lanciò una veloce occhiata ai fratelli che scossero leggermente la testa per il patetico tentativo di fare conversazione e tornò a fissare il padre. “Ehm… beh, non è che abbiamo in mente proprio una data precisa… pensavo di cominciare a impacchettare la mia roba e quando avrò finito…”

 

“Se vuoi una mano non esitare a chiedere. Disse Ron con un sorriso infilandosi una forchettata di patate in bocca. Il suo sorriso fu immediatamente cancellato da un leggero mormorare dalla parte opposta del tavolo e alzò gli occhi su di lei aggrottando le sopracciglia.

 

Hermione ignorò bellamente l’espressione che il marito le stava rivolgendo e puntò i suoi penetranti occhi scuri sul figlio più grande. “Non credi che avresti dovuto parlarne a me e a tuo padre prima di decidere? Siamo una famiglia. Convivere con un’altra persona non è una cosa facile e non è facile prendere questa decisione.

 

James fece per aprire bocca, incredulo, ma Ron lo batté sul tempo. “Oh andiamo Hermione, James ha ventisei anni! Non puoi trattarlo come un bambino, ha tutto il diritto di decidere cosa fare della sua vita e noi non dobbiamo intrometterci.

 

“Non dobbiamo intrometterci?” La voce di Hermione si era alzata ad una tonalità stridula ed irritante, Alex e Micheal si guardarono afflitti. “Sono sempre sua madre! Non stiamo parlando di che tipo di pantaloni ha deciso di comprarsi, stiamo parlando di convivenza!”

 

“Mamma…” provò tentativamente James.

 

“Mi prendi in giro? Ma non eri tu quella che non vedeva l’ora di vederli sposati!”

 

Infatti! Ho detto sposati e non conviventi, il matrimonio è una cosa completamente diversa dalla convivenza!” Ribatté acidamente Hermione.

 

Ron questa volte vide rosso, si alzò in piedi furioso spaventando i ragazzi che allargarono gli occhi a dismisura, in tanti anni non avevano mai visto il padre comportarsi così specialmente con Hermione. “Beh, sì me ne sono accorto!! Me ne sono accorto da quando il nostro matrimonio ha cessato di esistere, perché se tu non te ne fossi accorta Hermione adesso noi stiamo solo convivendo!!”

 

Per qualche attimo calò il silenzio, solo il respirò affannoso di Ron riempiva la stanza. Hermione lo fissava a bocca aperta, ancora intenta ad assimilare quelle parole che l’avevano appena schiaffeggiata in faccia. Con una calma esasperante si alzò in piedi anche lei e posò le mani sul bordo del tavolo guardando tagliente in direzione di Ron.

 

“Illuminami, Grande Saggio, come saresti arrivato a questa brillante conclusione?”

 

Ron la fissò come se fosse pazza. “Come ci sono arrivato?! Ti rendi conto che ci scambiamo due parole al giorno che sono esattamente ‘ciao’ e ‘buon lavoro’? Ti sembra un matrimonio questo? Se non mi ami più va bene, però…”

 

“Che cosa?!” Scattò su lei. “Che cosa?! Come hai solo potuto permetterti di minimizzare così i miei sentimenti! Tu, tu non hai nessun diritto di analizzarmi e per cosa poi, per arrivare alla conclusione sbagliata. Come sempre!”

 

Ron fece un passo verso di lei. “Cosa diavolo avrei dovuto pensare? Spiegami perché ti comporti così, allora, cos’è hai un altro?”

 

Hermione seguì il suo esempio e si avvicinò a lui minacciosa. “Io non mi comporto in nessun modo, testa di legno! Un altro… come ti vengono in mente certe idee cretine! Tu non ti rendi neanche conto degli sforzi che io ho fatto per te, io ho dovuto rinunciare a una promozione per crescere i tuoi figli, ti faccio da mangiare, ti lavo i vestiti, mi preoccupo che tu non dimentichi niente come al tuo solito… e tu vai a pensare che non ti amo più! Come dovrei sentirmi secondo te?”

 

Ron fece un altro passo, questa volta solo un piccolo spazio li divideva tanto che Hermione aveva dovuto alzare la testa per guardarlo negli occhi. “Ti rendi conto che tutto ciò che hai detto avrebbe potuto benissimo farlo una governante ben pagata? Questa non è la dimostrazione che mi ami, Hermione!”

 

Lei spalancò la bocca veramente offesa. Lo guardò bene negli occhi prima di parlare. “Ritira subito quello che hai detto.”

 

“No.” Disse duramente lui. “E sai cosa, me ne vado.”

 

Sotto lo sguardo incredulo dei figli e di Hermione le voltò le spalle e a grandi passi raggiunse la porta. Mise una mano sulla maniglia guardando un’ultima volta Hermione prima di aprire la porta e sbattersela alle spalle in un rumore assordante che li fece trasalire tutti. Bastarono meno di cinque secondi per Hermione per correre su per le scale e sbattere la porta della camera.

 

James, Alex e Micheal, che erano rimasti zitti tutto il tempo incapaci di intervenire, si guardarono allarmati. James si alzò di scatto e fece per andare di sopra, Alex lo guardò stralunata.

 

Dove stai andando?”

 

“A mandare un gufo a Simon, Thea e Ben.” Rispose mentre saliva le scale. “Devono sapere che abbiamo un allarme rosso.

 

Lei annuì pensierosa e mordendosi un labbro si voltò verso Micheal al suo fianco che continuava a mangiare come se niente fosse, lo guardò disgustata. “Ma come fai a mangiare dopo quello che è successo?”

 

Micheal la guardò come se fosse uscita di senno. “Scherzi vero? Questo pasticcio di patate è sublime!”

 

 

**

 

Forse vi sarete accorti che non avevo per nulla voglia di aggiornare XD… a parte gli scherzi, mi sono fatta due settimane di vacanza invece che una e il tempo per scrivere è stato veramente minimo. Mi dispiace se vi ho fatto aspettare, la mia vena poetica mi ha abbandonato…

 

Comunque dicevamo, un applauso a tutti quelli che avevano capito che era Jonathan Bonar il ragazzo di Alex *lancing caramelline* io non ci sarei mai arrivata…

Per tutti quelli che mi staranno tutt’ora infamando per Ron e Hermione -______- date tempo al tempo figlioli miei (OoO che fantastico gioco di parole) e prometto che si sistemerà tutto… con un po’ di fatica ^^”

 

XD non avete idee di quanto mi sia divertita a vedere le vostre facce riguardo a Seth e Dean… XD siete stati uno spettacolo! *facing innocentina* non sono più interessanti così? E pensare che questa idea m’è venuta due giorni prima di iniziare il sequel è ho dovuto ricominciare a fare gli schemini XD

 

Un bacio a chi ha recensito e continuerà a farlo! GiulyWeasley (mi mancavano le recensioni chilometriche XD), Gioconda, ita chan(nuuu, nun ci lasciano nu!), fiamma90, robby (Dean in realtà è un clone alieno *sisi* … scherzo XD e sono felice che tifi Sarah e Mike anche tu), Joannadellepraterie, lasagne80, Alessandra, Angelika88, Seiryu, funnynurse(sto lavorando anche sulle fotine XD ci sono quasi con tutti), edvige86, Kapoch, Saty(amora, cosa devo dirti… mi analizzi alla perfezione e non so cosa controbattere XD), MaryCry, Nana92 (povero ron però gli prenderanno un certo numero di infarti a quanto ho capito <--- hai capito bene…), Maky91, Fey (sei una delle poche a cui non piace un Draco freddo, sai? Per Mike e Sarah ci sto lavorando), Nefele, Mey, cecia granger (è bellissimo!!), Jin, ginny89potter (ho in progetto un MM per spiegare la nascita della storia tra Sarah e Micheal ^___-) , ale146

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: funkia