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Autore: funkia    19/07/2007    57 recensioni
Gli anni passano e... come sempre non tutte le cose rimangono le stesse. Un detto vecchio come il mondo dice che indietro non si torna, si può solo crescere e andare avanti. Ma a volte basta un piccolo incidente per risolvere tutto...
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La casa era avvolta in un singolare silenzio

                              GROWN YOUNG

 

                           1. Here we go again…

 

 

 

Anoche yo sentí, que me besaste diferente
Y me quedé, sin saber qué hacer
Yo te conozco y sé
Que algo no anda bien, ven dime la verdad
No quiero imaginar
Que fue el beso del final                                             C. Aguilera- El beso del final

 

 

La casa era avvolta in un singolare silenzio. Singolare non per le dimensioni, era una villetta di due piani con mansarda e terrazzo, ma singolare perché fin da quando era stata abitata era sempre regnato un allegro vociare, vivace e instancabile. Ai suoi abitanti adesso piaceva dire che la casa era maturata con loro durante gli anni, si era fatta più seria e quiete. Questo non voleva assolutamente dire che era diventata monotona, la casa in tutti quegli anni portava con sé e custodiva i segreti più remoti di ogni abitante, li aveva visti crescere, aveva ascoltato i loro problemi ed era stata lì a prendere atto di tutto.

 

All’interno della sala solo una donna che leggeva avidamente un grosso tomo come era sempre stata abituata a fare. Il suo passatempo preferito. I riccioli ricadevano domati ai lati del viso mentre si piegava sul libro per leggere meglio, completamente rapita dalla storia. Alzò la testa per dedicarsi ad altro solo quando sentì il cagnone, Panfolo, abbaiare un paio di volte seguito dallo scatto della porta ma appena vide entrare il marito riabbassò gli occhi sulla carta. Ron le si avvicinò piano e le baciò una guancia per salutarla politicamente e si lasciò andare sulla poltrona.

 

“Com’è andata a lavoro?”

 

“Il solito.” Rispose lui con un sospiro rilassandosi completamente contro la morbidezza della poltrona, socchiuse gli occhi quanto bastava per vedere la reazione di Hermione, che come previsto fu la solita. Annuì e tornò a concentrarsi sul libro.

 

Nessuno dei due sapeva bene come fossero arrivati a quel punto, al punto di sembrare due estranei l’uno all’altra, a salutarsi per convenzione e trovarsi a parlare solo perché abitavano e dormivano insieme. Ron si umettò un labbro e distolse lo sguardo passandosi una mano sul mento e constatò che avrebbe dovuto farsi la barba nei giorni a venire.

 

Sobbalzò appena quando sentì del pelo sotto la mano abbandonata sulla poltrona e sorrise quando voltandosi incontrò il dolce muso del cane che scodinzolava allegro in cerca di coccole. Gli accarezzò il pelo fulvo un paio di volte e chiuse gli occhi.

 

Un busso alla porta li riscosse entrambi e si guardarono un attimo negli occhi. Ron sbuffò rassegnato “Vado io.”

 

Andò ad aprire la porta seccato, si sentiva a pezzi dal turno di lavoro. Rimase un attimo perplesso quando si trovò davanti un ragazzo alto e con dei buffi capelli castani, tutti scompigliati, poco dietro di lui una bella ragazza con dei luminosi occhi verdi che mostravano lo stesso sorrisetto. Ron sorrise loro.

 

“Ragazzi, che ci fate qui?”

 

“Siamo venuti a congratularci col dottore.” Disse Matt ridendo apertamente mentre entrava in casa, la sorella alle sue spalle ridacchiò con una mano sulla bocca.

 

“Abbiamo saputo di Micheal.”

 

Ron sorrise e annuì “Ah, adesso capisco. Se vi fa l’onore di entrare è nel suo studio.”

 

Sarah ridacchiò ancora più di prima e Matt gli tirò una piccola pacca sulla spalla. Passando per la sala notarono Hermione su una delle poltrone che leggeva avidamente il suo bel libro.

 

“Ciao zia.”

 

“Ciao tesoro. Come va adesso il braccio?”

 

Matt tirò su la manica dove una grossa escoriazione partiva dal gomito e arrivava quasi al polso, ancora abbastanza fresca, tuttavia fece un sorriso e scrollò le spalle “Niente di grave, poteva andarmi peggio. Già che ci sono sento se il neo dottore può fare qualcosa per me.”

 

Senza scambiarsi un’altra parola i due ragazzi salirono su per le scale e arrivati al primo piano camminarono fino alla fine del corridoio. Matt rivolse un’occhiata furba alla sorella prima di bussare e senza aspettare di ricevere risposta entrarono. Micheal se ne stava completamente spaparanzato sul letto con una braccio sul volto per coprire la luce, alzò appena la testa quando sentì ridacchiare i due e si mise in piedi con un sorriso incredibilmente uguale a Ron.

 

“Ehi! Che ci fate qui? Pensavo dovessimo vederci domani a casa tua.”

 

Matt mandò un fugace sguardo a Sarah, che si morse le labbra  per non ridere, ed esattamente come aveva fatto qualche secondo prima sollevo la manica mostrando la ferita al cugino, alzò beffardo un sopracciglio. “Mi serviva un Guaritore e non sapevo dove andare…”

 

Micheal lo guardò un attimo e scoppiò a ridere, prima che potesse far altro Sarah gli era saltata al collo. “Congratulazioni!”

 

“Ragazzi, calma! Sono solo diventato un apprendista, non ho nessun titolo ancora.” Disse ancora ridendo.

 

“Come no? Io il titolo di apprendista non lo butterei via, testa vuota, hai visto che alla fine ce l’hai fatta! Tu e la tua bassissima autostima del cavolo, mi hai fatto passare nottate in bianco a consolarti, mi devi ore di sonno!”

 

Micheal rise ancora più forte e lo guardò sfacciato alzando un sopracciglio chiaro. “Va bene, diciamo che se ti fai male in ospedale mi occupo io di te. Promesso.”

 

Matt scosse la testa. “Non attacca, Weasley. Voglio la camera più luminosa, una bella e accondiscendente infermiera e la vista sul parco.”

 

Sarah e Micheal risero insieme stavolta. “Vedremo cosa possiamo fare.”

 

“Te lo ritroverai in clinica ogni due giorni, sai?” Disse Sarah con il suo bel sorriso. “Dovresti vedere mamma quando Matt torna a casa da lavoro, appena vede una nuova ferita comincia ad andare in iperventilazione. Come se fosse il primo Potter Auror poi…”

 

“Mamma si preoccupa troppo. Sono solo i rischi del mestiere e qualche graffio ormai non mi fa più neanche il solletico”

 

Micheal gli prese il braccio leso esaminandolo da vicino e si lasciò scappare un sorrisetto. “A quanto vedo neanche un ustione da secondo grado, uomo di ferro. Senti un po’ Ironman, non è che stai cercando di farti ricoverare solo per conoscere qualche bella infermiera?”

 

“Mi hai beccato, lo ammetto.” Disse ridendo, poi si illuminò “Ma guarda che stupidi che siamo, non abbiamo portato niente per congratularci come si deve! Restate qui, vado a sentire gli zii se hanno una bottiglia da parte per caso… non si può festeggiare un neo dottore senza una buona bottiglia di spumante!”

 

Uscì così di fretta dalla stanza che gli altri due non ebbero nemmeno il tempo di fiatare. Sarah scosse la testa guardando il fratello uscire tutto eccitato e si voltò con le guance un po’ arrossate verso Micheal che la guardava con il suo solito sorriso luminoso. “Sei stato bravissimo, davvero.”

 

“Grazie.”

 

Sarah distolse lo sguardo giocherellando con l’orlo della maglia. “Insomma Weasley, hai una famiglia meravigliosa, una salute ottima e adesso anche un lavoro… che cosa potrebbe volere di più un uomo?”

 

“Una donna con cui passare le fredde notti d’inverno.” Il sorrisino di Micheal si era fatto quasi beffardo stavolta, come se si aspettasse una reazione ben precisa alle sue parole, e fece un passo avanti. Sarah ricambiò il sorriso e fece la vaga.

 

“Una donna eh? Vediamo se ti posso aiutare, come la vorresti questa donna?”

 

Micheal si avvicinò a lei. “Fammi pensare un attimo… beh, prima di tutto bella… castana, occhi verdi… un bel sorriso… e magari con metà del mio sangue.”

 

Sarah sorrise tra sé e gli posò una mano sul petto. “Mmmh, dovrei conoscerla una così, sai?”

 

Appena le mani di Micheal si posarono sui suoi fianchi il suo sorriso diventò ancora più birichino e alzatasi in punta di piedi fece scivolare dolcemente le braccia dietro al suo collo mentre lui premeva le labbra sulle sue. Piegò la testa da un lato schiudendo le labbra completamente in balia di Micheal permettendogli senza esitazioni di approfondire quello che avevano cominciato. Micheal si tirò indietro con un sorriso soddisfatto.

 

“Mi sei mancata.”

 

“Anche tu. Ma a quanto pare non sono l’unica a cui hai fatto passare notti in bianco… ringrazio che non sia stata un’altra donna almeno…”

 

Micheal si grattò la nuca. “Credimi, avrei voluto stare con te ma tuo fratello era sempre nei paraggi e non potevo certo chiedergli di andare a casa, si sarebbe insospettito. Adesso che ho finito gli studi sono tutto tuo, promesso.”

 

Sarah si dondolò amabilmente da un piede all’altro continuando a tenere le braccia allacciate al collo di Micheal. Rialzò gli occhi verdi da cucciola come solo lei sapeva fare. “Dimmi che cominci l’apprendistato il più tardi possibile… non ce la faccio a stare lontana da te ancora, questo mese è stato un inferno. Stare a casa quando papà non è a lavoro è massacrante!”

 

“Comincio la settimana prossima.” Disse guardandola imbronciarsi. “Ma ho dei turni, possiamo vederci comunque.”

 

“Spero solo che i tuoi turni non coincidano con quelli di papà. Pensavo che con il tempo si sarebbe calmato e invece non ha fatto che peggiorare, mi sta davvero facendo innervosire con la sua aria da Sherlock Holmes. Cosa spera di ottenere, poi, non sono certo così stupida da dirgli che sto con te!”

 

Micheal rise pizzicandole il naso. “No, direi che non è per niente una buona idea, è la volta che gli viene un infarto. Gli hai già detto del lavoro?”

 

Sarah si morse un labbro abbassando la testa. “Beh…”

 

“Sarah…” mugolò Micheal. “Non puoi tenerglielo nascosto ancora per molto. Né a lui né a zia Ginny. Tra poco cominceranno a chiedersi che cos’hai intenzione di fare del tuo futuro e cos’hai intenzione di rispondere? Che devi ancora pensarci?”

 

Lei si staccò finalmente dal suo collo e arretrò di qualche passo sospirando. Camminò fino alla scrivania e senza veramente guardarlo prese un pupazzetto che gli aveva regalato l’anno prima rigirandoselo tra le mani. “Lo so, è solo… hai sentito come l’hanno presa i miei quando Simon disse che voleva diventare un meccanico. Loro vorrebbero che lavorassi nel mondo dei maghi, il mio lo considereranno un capriccio e un lavoro stupido, un hobby.”

 

Micheal le prese una mano stringendola forte. “Ehi, il tuo non è un lavoro stupido. Hai una voce meravigliosa e con Geena e Natalie siete formidabili. Vi hanno proposto un contratto con cifre da far girare la testa, non puoi rinunciare! Prova a dire a zio Harry quanti zeri ha il tuo assegno e poi vediamo se pensa che sia un hobby.”

 

Sarah gli sorrise debolmente e lo abbracciò di nuovo nascondendo il viso nel suo collo. “Spero che la prenda bene, almeno la metà di come pensi tu. Grazie per avermi supportato finora.”

 

Micheal la cullò tra le sue braccia. “Sono sempre qui quando hai bisogno, sarò qui per sempre. Anche quando avrai bisogno di un treppiedi per stare in piedi sul palco e invece di lanciarti pupazzetti come faranno tutti, ti lancerò la mia dentiera.”

 

“Scemo.” Rise lei tirandogli un pugnetto sul braccio. “Tornando a te, ti hanno già detto quanto tempo durerà l’apprendistato?”

 

“Non ancora.” Un sorrisino malizioso sprizzò sulle sue labbra mentre portava le mani sui fianchi di Sarah. “Ma spero poco, perché non vedo l’ora di giocare a fare il Dottore.”

 

Si chinò per baciarla di nuovo ma un rumore sordo proveniente dal fondo del corridoio li fece separare all’istante. Entrambi ringraziarono mentalmente la goffaggine di Matt, che doveva essere inciampato in qualcosa e adesso stava imprecando in una decina di lingue diverse. Né Micheal né Sarah riuscirono a trattenere un sorriso quando Matt apparve sulla soglia tenendosi un piede con una mano mentre con l’altra reggeva una bottiglia.

 

“Maledette borse del cavolo! Ma perché diavolo Alex non può tenerle dentro ad un armadio invece che lasciarle a giro per terra!”

 

“Veramente devono essere di Thea.” Disse Micheal roteando gli occhi “Sta subendo la ‘trasformazione’.”

 

“Trasformazione?”

 

“Sta diventando una donna. O come dice Ben sta compiendo la trasformazione per diventare un mostro completo. Scegli l’opzione che più ti aggrada.”

 

Matt lo guardò storto. “Mi aggraderebbe che imparasse a tenere le cose in camera sua e non venisse su esattamente come l’altra pazza che mi ritrovo per cugina!”

 

“Adesso stai esagerando.” Lo ammonì prontamente Sarah. “Thea ha quattordici anni, è normale che alla sua età cominci a preoccuparsi di borse o scarpe. E Alex è molto migliorata adesso, è riuscita a tenersi una carta di credito per più di due mesi.”

 

“Già, perché non vai a contare quante scarpe ha nel suo armadio…”

 

“…o le borse…”

 

“…o i rossetti…”

 

“….o i profumi.”

 

Sarah alzò le mani sospirando. “Va bene, ho capito.” Si voltò verso Micheal. “A proposito di Thea, come va a scuola? Stanno tutti bene?”

 

Micheal scrollò le spalle. “Penso di sì, Thea ormai ha la sua cerchia di amiche e quando torna a casa non fa altro che raccontare per filo e per segno cosa ha fatto a scuola. E’ praticamente una lastra di vetro per la famiglia, non nasconde niente. Anche Ben sembrava entusiasta, ma siamo tutti così al primo anno, no?”

 

Matt rise “Oh sì! Mi ricordo quanto ero eccitato, mi brillavano gli occhi solo quando Nick-quasi-senza-testa compariva da dietro l’angolo.”

 

“Esattamente. Si sta ancora ambientando ma sono sicuro che non avrà problemi, Ben ha preso molto da zio Fred e zio George e non ci metterà niente ad acquistare popolarità, ci metto la mano sul fuoco.” Sospirò “E così arriviamo al nostro unico problema.”

 

Sarah aggrottò la fronte scambiandosi uno sguardo col fratello “Sarebbe a dire?”

 

Micheal sospirò di nuovo. “Simon…”

 

 

                                                                                    *

 

“Simon!”

 

Il ragazzo dai corti capelli rossi si voltò continuando a camminare a passo deciso, il suo viso si rilasso in un sorriso salutando l’amico che con una piccola corsetta lo raggiunse. Non accennò a fermarsi tenendo ben salda la stretta sulla cartella ma continuando a guardare il ragazzo al suo fianco che riprendeva fiato.

 

“Accidenti Sam… c’è bisogno di andare così veloce? …stai solo andando a un’ora di Incantesimi, non devi mica vincere i cento metri!”

 

Simon gli sorrise appena, il suo sguardo però rimase determinato e gli occhi castani si scurirono ancora di più. “Lo so, ma devo avere il posto migliore. Pensavo che se magari riesco ad avere un posto in prima fila potrei…”

 

“Oh ti prego, non ancora con questa storia! Devi smetterla, tutto questo è assurdo, è diventata una cosa insensata! Ti prego, finiscila!”

 

Gli occhi di Simon scintillarono. “Non posso, Ed, tu proprio non capisci!”

 

Senza dire altro aumentò il passo verso l’Aula di Incantesimi, Ed alle sue spalle sospirò pesantemente e lo seguì come un cagnolino alzando però gli occhi al cielo. Simon lanciò uno sguardo all’amico da sopra la spalla e si concesse un sorrisino che morì nello stesso istante in cui varcò la soglia della classe.

 

Ed alle sue spalle trattenne il fiato e imprecò sottovoce.

 

Lui non si scompose, marciò intimidatorio verso la prima fila e lasciò andare la cartella su un banco vuoto sedendosi compostamente subito dopo. Il suo sguardo volò sul suo acerrimo nemico che adesso lo guardava con i suoi occhi neri e le sopracciglia aggrottate in un gesto davvero poco amichevole.

 

“Weasley.”

 

“Willand.”

 

Gli occhi di Simon si fermarono sulla spilla del suo avversario, una ‘P’ contornata di blu e nero, e abbassò lo sguardo sulla sua che cambiava solo nei colori. Strinse la mascella cercando di rilassarsi, ma in sua presenza sentiva i nervi a fior di pelle. La peggiore cosa che potesse aver ereditato dai suoi genitori lo aveva fatto arrivare a quel punto: testardaggine.

 

In poco tempo la classe si riempì e sul suono della campanella il professor Vitious entrò in aula avviandosi verso la scrivania. Impallidì notevolmente quando si accorse dei due alunni al primo banco ma tossicchiando raggirò la cattedra e salì su una pila di cuscini per farsi vedere da tutti gli studenti.

 

“Bene! Dunque, l’ultima volta abbiamo parlato degli Schiantesimi se non ricordo male… c’è qualcuno che ricorda come funziona uno Schiantesimo?”

 

Automaticamente due mani si alzarono come scottate. Qualcuno in aula mugolò sconsolato, altri batterono la testa contro al banco, altri ancora sbuffarono annoiati portando altrove la loro attenzione. Il professore cercò di sorridere guardando allarmato tra i due studenti non sapendo chi dei due scegliere.

 

“Ehm…miss Willand?”

 

La ragazza mandò uno sguardo di vittoria verso Simon e si mise più composta. “Uno Schiantesimo è essenzialmente un incantesimo di difesa, è infatti da poco tempo che viene inserito nel programma di Incantesimi, solo qualche anno fa si insegnava nella classe di Difesa Contro le Arti Oscure ma ci si è accorti che non era un incantesimo abbastanza potente da…”

 

Simon la guardò seccato “Potresti arrivare subito al punto e risparmiarci una storia che non interessa a nessuno? Se ti trovi davanti un Gigante cosa fai, gli racconti che uno Schiantesimo non è abbastanza potente per buttarlo giù?”

 

Qualcuno alle sue spalle sospirò, altri ridacchiarono sottovoce. Il professore cercò di dire qualcosa ma la ragazza era già partita in quarta. “Mi è stata fatta una domanda e sto rispondendo correttamente!”

 

“Sbagliato, ti è stato chiesto come funziona uno Schiantesimo e tu ci stai rifilando questa storia noiosa. Mi sarei aspettato di più da una Corvonero.”

 

Ed alle sue spalle lo tirò per il mantello intimandogli di smetterla ma Simon non lo ascoltò minimamente. Lei lo guardò con occhi pieni d’odio e parlò acidamente alzando un sopracciglio in segno di sfida. “Perché non ci illumini, Weasley? Sono sicura che la tua risposta sarà più esauriente.”

 

Simon raccolse la sfida, si alzò in piedi e puntò la bacchetta contro ad un portapenne che trasfigurò in un topo e con un altro colpo di bacchetta lo schiantò senza problemi. Tutta la classe, Vitious compreso, lo guardò ad occhi sgranati e persino la ragazza dovette fare del suo meglio per trattenere lo stupore. Simon si voltò verso di lei “Questo è uno Schiantesimo.”

 

“Si-signor Weasley… ha-ha usato un incantesimo non verbale.”

 

Simon si riscosse e arrossì un po’ “Oh. Mi scusi, non me ne sono accorto. Posso rifarlo se vuole.”

 

Vitious scosse la testa incredulo. “No. No era perfetto, davvero. Sono sicuro che ai MAGO quest’anno farà impallidire gli insegnanti, parola mia!”

 

“Oh andiamo, gli incantesimi non verbali sono materia del sesto anno e non c’è niente di difficile in uno Schiantesimo!”

 

Simon sorrise sfacciatamente alla ragazza. “Tu lo sai fare, Willand?”

 

Lei non osò fiatare, dal fondo della classe si alzò un applauso che includeva gli amici di Simon. Uno di loro rise forte dondolandosi sulla sedia e disse. “Uno a zero per Simon. Ah, oggi ti è andata male Willand.”

 

“Chiudi il becco, Stan.” Disse lei fra i denti senza voltarsi.

 

Simon si sedette al suo posto con un sorriso più che soddisfatto, aggrottò le sopracciglia quando sentì tirarsi per il colletto della camicia e si voltò verso Ed che scoteva la testa rassegnato. Al suono della campanella la ragazza lasciò l’aula il più velocemente possibile e Simon fu di nuovo affiancato dall’amico.

 

“Ti avevo detto di lasciar perdere.”

 

“E io ti avevo detto che non potevo. La nostra è una sfida e non si concluderà fino a che uno dei due avrà un vantaggio schiacciante sull’altro.”

 

Ed lo prese per una spalla. “Ti rendi conto che questa storia va avanti da sette anni?! State esasperando tutti, persino i professori pregano di non avervi in aula insieme ogni anno! Perché non puoi semplicemente seppellire l’ascia di guerra e cercare di essere carino con lei?”

 

Simon sbuffò in mezza risata. “Non sono carino con chi si vanta di chiamarsi Sophia solo perché in greco significa ‘sapienza’.”

 

Ed corrucciò la fronte. “Non pensavo sapessi anche il suo nome.”

 

Simon lo guardò limpido. “Certo che lo so. Sul tabellone dei risultati finali ci mettono anche il nome.”

 

Ed sospirò “Simon… cosa devo fare con te.”

 

“Ora come ora aiutarmi a studiare. Scommetto che dopo questa lezione è andata a studiarsi tutto il libro, devo batterla sul tempo. E far pratica. Lo ammetto, ha una memoria invidiabile e forse migliore della mia, ma sulla pratica posso ancora batterla. Magari se comincio dagli incantesimi più difficili dopo sarà un giochetto, che ne dici Ed?”

 

Il ragazzo lo guardò senza espressione, scosse la testa e sospirò di nuovo. “Io dico che tu hai bisogno di una donna, Sam”

 

 

                                                                                       *

 

“Tesoro, hai visto la mia giacca?”

 

La camera era talmente in disordine che sembrava ci fosse passato un uragano, James stava rovistando ovunque, anche nei cassetti di C.j. nella speranza di trovare la sua amatissima giacca per andare a lavoro. La sua introvabile giacca.

 

C.j. fece capolino dalla porta del bagno coperta solo da un lungo asciugamano mentre tamponava i capelli con un altro. Guardò un po’ dentro alla stanza tra tutto il disordine e mise su un’aria pensierosa. “Hai provato a guardare di sotto?”

 

James sbuffò esasperato e scese velocemente giù per le scale. “Io davvero non riesco a capire perché uno Spezzaincantesimi debba indossare una giacca! Non devo mica stare al pubblico, e comunque se ci stanno i Goblin come banchieri nessuno farebbe caso al mio abbigliamento, no?”

 

C.j. sorrise tra sé scotendo la testa e prese a vestirsi in camera cercando di trovare i suoi vestiti qua e là tra il mucchio che James aveva formato. In pochi minuti James tornò in camera con la sua bella giacca blu addosso con lo stemma della Gringott appuntato sul taschino, le rivolse un bel sorriso e si avvicinò per baciarle la fronte.

 

“Era di sotto.”

 

C.j. scosse la testa sorridendo. “Chissà come mai non avevo dubbi, lasci sempre la tua giacca in salotto quando…”

 

“Era in cucina.” Disse lui mezzo ridente. “Adesso che mi sono ricordato ieri non mi hai nemmeno dato il tempo di entrare in casa che mi avevi strappato i vestiti di dosso.”

 

C.j. alzò gli occhi al cielo. “Chi va con lo zoppo…”

 

“Veramente molto divertente, C.j., davvero divertente”

 

Lei rise più forte e gli tirò un pugnetto sulla spalla per gioco ma James fu più veloce, l’afferrò per il polso e se la caricò in spalla cominciando a ridacchiare con lei che si dimenava giocosamente. Dopo vani tentativi di farsi liberare C.j. si abbandonò completamente sulla sua spalla rilassandosi mentre James continuava a portarla per casa a quel modo. Sapeva che James non avrebbe ceduto facilmente e tanto valeva mettersi comoda. Sospirò sconfitta.

 

“Farai tardi a lavoro.”

 

James scrollò le spalle facendo fare un balzello a C.j. “E che ci vuole a smaterializzarsi, tanto i Goblin neanche fanno caso se entri e esci dalla parte giusta. E poi stare per casa con te addosso è molto più divertente che spezzare incantesimi a destra e manca.”

 

“Ne ero sicura.” disse lei accarezzandogli la nuca coi polpastrelli. “Allora mettiamola in questo modo: io farò tardi a lavoro.”

 

“C.j. lavori al Dipartimento di Incidenti e Catastrofi magiche… hai davvero così tanta voglia di scoprire quante ce ne sono state oggi? Sono sole le sette di mattina, per la miseria, non è possibile che tu abbia già del lavoro da fare!”

 

Stavolta C.j. si era decisamente abbandonata contro la sua spalla e si faceva portare a giro come una bambina piccola. “Amore, nel mio dipartimento non si tratta solo di ‘catastrofi’… per il mio Capo anche che un bambino babbano di tre anni creda alla magia è una catastrofe! E comunque ho già da fare al mattino perché sono anche nella squadra di Obliviatori nel caso te ne fossi dimenticato, e c’è certa gente che proprio non riesce a capire che anche durante la notte alcuni Babbani sono svegli.”

 

James si decise una volta per tutte a farla scendere facendola sedere sul tavolo e si posizionò tra le sue gambe per arrivare meglio alle sue labbra, appoggiò la fronte sulla sua e la guardò negli occhi con il suo sorrisino tipico. “Sono felice per una volta di non essere io quello che ti fa arrabbiare.”

 

“Jay, tu non mi fai arrabbiare… mi esasperi. Il che è profondamente diverso.”

 

James rise. “Come vuoi. Senti stavo pensando…”

 

James fece una pausa e C.j. lo guardò curiosa mentre si mordeva un labbro, cercò di sdrammatizzare a modo suo visto che la sua faccia si era fatta tremendamente seria. “Chissà come mai non mi piace per niente quando ti metti a pensare.”

 

“No,” rise lui di nuovo. “No, tranquilla, non è niente di preoccupante. Stavo solo pensando che… insomma, passo più tempo qui che a casa mia e a dirla tutta non mi ricordo neanche l’ultima volta che ho dormito in camera mia invece che nel tuo appartamento… stiamo insieme da tanto e pensavo che magari potrei… se ti va, ovviamente, non voglio invadere la tua privacy… potrei venire a vivere qui.”

 

C.j. lo guardò qualche secondo a bocca aperta. “Tu… tu vorresti venire a vivere qui? Con me?”

 

“Il piano era quello, sì” disse James grattandosi la nuca. “Cioè, è da tanto che ci penso su ma aspettavo di avere un lavoro abbastanza stabile che mi permettesse di pagare metà delle spese. Io non sono ricco.”

 

“Beh nemmeno io, mio padre lo è e se mi ha regalato questo appartamento è solo perché ci voleva fuori dai piedi.” C.j. lo guardò seriamente. “Sei assolutamente sicuro di voler venire a vivere qui?”

 

“Se non ti va l’idea…”

 

“No! No, certo che mi va l’idea… voglio dire averti per casa a tutte le ore sarà… strano… ma mi piace. Prima o poi sarebbe dovuto succedere comunque, no?”

 

James le sorrise. “Suppongo di sì, mia madre non vede l’ora di vederti con l’abito bianco.” Roteò gli occhi con fare annoiato per farle capire quanto dovesse essere noiosa Hermione sull’argomento matrimonio. C.j. ridacchiò e gli circondò il collo con le braccia stampandogli un bacio sul naso.

 

“Vai, spezzaincantesimi, o farai veramente tardi a lavoro.”

 

James si avviò allegro verso il camino senza smettere di fissarla neanche per un secondo, prese una manciata di Metropolvere e prima di gettarla a terra ed essere avvolto da lingue di fuoco verde le disse forte. “Non vedo l’ora di vivere qui!”

 

C.j. sorrise genuinamente guardando il camino ormai vuoto, i suoi occhi si addolcirono. “Già, anch’io”

 

 

                                                                               *

 

“Grazie mille Slade, giuro che appena posso mi sdebiterò come si deve.”

 

Slade gli fece cenno di lasciar perdere e Harry gli rivolse un sorriso. Era riuscito a barattare un turno di notte per poter tornare prima a casa e stare con Ginny, stava praticamente correndo dalla gioia, euforico come un bambino, quando passò davanti all’ufficio del Generale. Una voce tuonò all’interno della stanza e persino Harry sobbalzò spaventato. In due secondi una recluta uscì dalla porta allucinato e corse via in tutta fretta senza guardarsi alle spalle. Harry lo fissò stupito e si affacciò nell’ufficio per vedere Ron fare avanti e indietro nervosamente e imprecando sottovoce.

 

“Credevo fossi già a casa.”

 

Ron alzò la testa di scatto, la sua espressione si addolcì appena. “Lo ero, sì.”

 

Harry entrò e si richiuse la porta alle spalle guardandolo con un sorrisino. “La situazione a casa è così disastrosa che è meglio stare in ufficio? Cosa è successo, Panfolo ti ha mangiato le ciabatte?”

 

“Perché per una volta non riesci a farti i cazzi tuoi, Harry.”

 

Ron lo guardò duramente per qualche secondo prima di riabbassare la testa umettandosi un labbro, Harry sembrò un po’ sorpreso dal comportamento dell’amico e rimase immobile qualche secondo per assimilare. Riacquistò in fretta il suo mezzo sorriso e gli si avvicinò parlando tranquillamente e con un pizzico di ironia.

 

“Dunque vediamo: sintomi base, un tasso di acidità e di veleno da far invidia a una vipera. Diagnosi: da quant’è che non scopi con tua moglie?”

 

Ron si voltò furente verso di lui e aprì la bocca con un’espressione agguerrita ma la richiuse subito dopo scotendo la testa. Stava facendo di tutto per non urlargli contro qualche frecciatina e la cosa non gli piaceva affatto. Si sedette alla scrivania tenendo la bocca ben sigillata, ma la mascella tesa. Sembrava quasi si trattenesse dallo scoppiare, era rosso di rabbia e teneva i pugni stretti tanto che le nocche erano diventate bianche. Harry si sedette pazientemente davanti a lui, Ron lo guardò sbuffando.

 

“Vuoi veramente saperlo, Harry? Non me lo ricordo! E’ talmente tanto tempo che non sto con Hermione che non riesco neanche a ricordarmi quando è stata l’ultima volta! Sono un cattivo marito? Le ho mai fatto mancare qualcosa? Lo sapeva che rischi avrebbe corso sposandomi, non sono mica Victor Krum!”

 

Harry alzò un sopracciglio. “Tu sì che sei frustrato.”

 

Ron scosse la testa. “Non si tratta di essere frustrato. Si tratta del mio matrimonio.” Harry per la prima volta da quando era entrato si accorse di quanto fosse preoccupato il suo migliore amico, la sua espressione era triste e sconfitta. “Quando… quando rientro a casa la sera l’unica cosa che riesce a dire è ‘com’è andata a lavoro?’ e basta. Non ci scambiamo mai due parole, non in tutto il giorno, e la sera… sii sincero, hai mai sentito dire a Hermione che soffre di emicranie? Cosa diavolo devo fare, Harry?”

 

“Andiamo, sono cose che capitano a chiunque, siete sposati da ventisei anni ed è normale che abbiate questa piccola crisi.”

 

Ron lo guardo scettico. “A chiunque eh. A te è successo? Questa non è una piccola crisi… è una crisi enorme, Hermione… lei… credo che non mi ami più.”

 

Harry allargò gli occhi tanto da sembrare il fratello di Luna, scosse la testa furiosamente. “Non dire cavolate, Ron, Hermione può avere di tutto tranne che non essere più innamorata di te. E’ impossibile, capito? Lei… lei è praticamente cotta di te da quando era una ragazzina…”

 

“Beh, dopo tanti anni deve essersi stancata.” Disse Ron interrompendolo con uno sbuffo seccato. “O magari si è svegliata e si è accorta di aver sposato un idiota, non fa niente ho vissuto con questo timore fin da quando ci siamo messi insieme, sapevo che sarebbe successo prima o poi.”

 

Harry lo guardò sempre più preoccupato. Erano anni che non vedeva Ron ridotto in quello stato, erano anni che non lo vedeva sottovalutarsi continuamente e mettersi sotto a tutti. Dai tempi della scuola, per essere precisi. Ron non aveva mai creduto un granché in se stesso, con cinque fratelli a cui tenere testa si era sempre sentito sotto esame e aveva vissuto l’adolescenza con la paura di non essere al livello degli altri. E adesso questa storia non doveva ricominciare da capo.

 

“Hai provato a parlarne con lei?”

 

Ron alzò un sopracciglio. “Sei sordo per caso? Ti è sfuggito il fatto che non ci scambiamo mezza parola? Credi che non abbia provato ad avviare una conversazione prima di arrivare a questo punto?”

 

Harry guardò altrove schiarendosi la gola. “Credo che dovresti comunque cercare di parlarle prima di convincerti di cose non vere. I ragazzi cosa dicono?”

 

“I ragazzi sono tutti troppo occupati per preoccuparsi per me e Hermione. James non c’è praticamente mai, è sempre da C.j. e non lo biasimo affatto. Alex e Micheal adesso sono adulti e hanno entrambi il proprio lavoro, gli amici… alla loro età neanche io me ne sarei rimasto a casa con i miei, non credi? E Simon, Thea e Ben sono ad Hogwarts. E’ incredibile di come crescano in fretta, sembra ieri che ho fatto partorire Hermione sulla sabbia…”

 

Harry sorrise al ricordo. “Già, non una bella giornata direi. Quell’esperienza mi ha segnato, è stato grazie a quel ricordo che ho evitato di entrare in Sala Parto con Ginny entrambe le volte, sai?”

 

Ron rise. “Oh, io ormai ci ho fatto il callo. Nella mia prossima vita farò l’Ostetrica, me lo sento.”

 

“Ce lo avete già un Dottore in famiglia, o sbaglio? I ragazzi mi hanno detto di Micheal, sono molto contento per lui. Devo dire che mi ha un po’ sorpreso, non mi aspettavo che un ragazzo come lui scegliesse un lavoro del genere, l’avrei visto più…”

 

“…a fare l’Auror?” Disse Ron con un sorriso. “Non farti ingannare dall’aspetto. Voglio dire, è straordinario quanto mi somigli, sembra davvero di rivedermi da giovane, ma ho premuto perché non seguisse le mie orme. Non voglio che sia la mia fotocopia.”

 

Harry scappò in un sorriso. “Allora è merito tuo se adesso indossa un camice.”

 

“Non proprio. Gli ho solo detto di prendere le sue scelte senza farsi influenzare dagli altri, neanche dalla famiglia. C’è stato un periodo in cui l’ho sentito dire di voler fare l’Auror e sinceramente ho pregato perché non accadesse, ma alla fine ha deciso di provare con la medimagia. Sospetto che ci sia qualche infermiera molto carina al San Mungo, dovrò controllare.”

 

Harry rise di gusto scotendo la testa. “Ah, vorrei tanto che i miei figli fossero così semplici da capire come i tuoi. Mi stanno facendo impazzire di recente.”

 

Il sorriso di Ron si allargò. “Cos’hanno combinato adesso?”

 

“So che mi nascondono qualcosa.” Disse Harry aggrottando la fronte. “Entrambi. Non so ancora se si coprono a vicenda ma sono certo al cento percento che mi stanno nascondendo qualcosa. Matt è il vero mistero, non so proprio cosa gli frulli per la testa, mentre Sarah…”

 

“Oh, ti prego!” Rise di gusto Ron. “Non sarà ancora quel ragazzo misterioso!”

 

Harry gli puntò un dito contro. “Tu non capisci! Come posso sapere che sia il tipo giusto per lei, mh? E se fosse un delinquente, un evaso da Azkaban. E se la facesse soffrire, devo sapere chi è che devo gonfiare di botte! E che motivo c’è di non dircelo, siamo i suoi genitori e dobbiamo approvare per primi!”

 

“Harry, datti una calmata. Che non è un evaso te lo assicuro io che sono il Generale degli Auror e so per certo che non ci sono evasi da Azkaban dai tempi di Lestrange. E poi Sarah è una ragazza intelligente e sa benissimo badare a se stessa e sono sicuro che avrà scelto un ragazzo per bene, non ce la vedo proprio con un centauro pieno di tatuaggi o con un maniaco assassino. Se può consolarti sospetto che anche Alex abbia un ragazzo… e non ha ancora detto niente a nessuno, nemmeno ad Hermione.”

 

Harry lo guardò quasi con affetto. “Dopo tanti anni riesco sempre a ricordarmi perché sei amico mio.”

 

Ron si alzò in piedi con un sorriso beffardo. “Perché sono il migliore.”

 

“Su questo sono d’accordo.” I due uomini si voltarono verso l’entrata dove una ragazza con un sorriso solare e dei caldi capelli rossi stava appoggiata. Ron le rivolse un sorriso facendo cenno di entrare e tornò a guardare Harry sospirando.

 

“I figli, se non ci fossero loro. Cosa vorrà secondo te, contanti o carta di credito?”

 

Alex lo guardò male nonostante Harry fosse scoppiato a ridere. “Molto divertente papino, per tua informazione sono qui per puro affetto verso la mia progenie. Ho staccato prima a lavoro e sono passata a vedere se eri sempre qui.”

 

 “Oh, la mia dolce bambina che mi viene a trovare.” Disse smielatamente prendendola in giro, Alex alzò gli occhi al cielo ma andò a sedersi sulle gambe di Ron, che si era riseduto alla scrivania, come una vera bimbetta. Gli scocchiò un grosso bacio sulla guancia.

 

“Che cosa hai fatto oggi di interessante papino?”

 

“Niente di niente.” Le pizzicò il naso Ron. “Ho staccato due ore fa a dire il vero, ma a casa non era aria. Comunque tesoro, ti spiacerebbe scendere dalle gambe di papino che oggi ha fatto un corso di aggiornamento con le nuove reclute e i tuoi venticinque anni cominciano a farsi sentire.”

 

Alex rise leggero e si alzò sedendosi sulla scrivania. “Sono ancora ventiquattro, per tua informazione. Sono così terribili le nuove reclute?”

 

“No, è tu padre che comincia ad essere vecchio.”

 

Ron fulminò Harry con un’occhiataccia e quello rise di gusto. “Ridi pure quanto ti pare, Potter, non sei più giovane di me. Può darsi che in passato riuscissi meglio a tenere il ritmo degli allenamenti, è vero, ma sono ancora in forma.”

 

“E’ vero, e sei ancora un gran figo.” Disse Alex con un caldo sorriso, Ron gonfiò il petto fiero e guardò Harry con un finto sguardo di sfida.

 

“Sentito, sono ancora un gran figo.”

 

Harry rise. “Ecco perché mi sentivo così attratto da te.”

 

“Comunque papino.” Li interruppe Alex concitata. “Tornando a parlare dei miei anni, come hai gentilmente ricordato tra meno di due mesi ne farò venticinque. Te lo dico adesso così hai tutto il tempo di pensare al regalo da farmi.”

 

Ron la guardò con uno sguardo sofferente come se gli avessero tirato un cazzotto nello stomaco o avesse ingerito qualcosa dal sapore disgustoso. “Posso avere qualche suggerimento?”

 

Alex tirò fuori dalla borsa un bigliettino bianco simile ad un biglietto da visita e lo porse al padre. “Ecco, qui c’è tutto quello che mi piacerebbe ricevere. Ne ho stampati una decina così tu e gli altri potete accordarvi, ne vuoi uno anche tu zio?”

 

“Certo, quando si tratta di spendere soldi…”

 

Ron scosse la testa divertito e guardò di traverso Harry. “Come si vede che sono figli di Hermione.”

 

Harry ricambiò il sorriso. “Come si vede che sono nipoti di Fred e George piuttosto.”

 

“Generale, so che è fuori servizio ma dovrebbe pro…” La porta si era spalancata di colpo rivelando un giovane dai capelli castani e gli occhi scuri. Il ragazzo si fermò di colpo quando vide Alex all’interno della stanza e passò velocemente gli occhi sul Generale mettendosi più dritto. “Mi scusi Signore, non sapevo fosse con la famiglia.”

 

“Riposo Bonar. Non preoccuparti non hai interrotto niente di importante” Gli sorrise Ron, Alex fece un cenno col capo.

 

“Signor Bonar.”

 

“Miss Weasley.” Rispose politicamente umettandosi un labbro. Dopo qualche secondo di silenzio tornò a rivolgersi a Ron. “Signore, c’è una cosa che dovrebbe vedere appena ha un momento libero, non è urgente ma è meglio non sottovalutarlo.”

 

Ron annuì. “Ho capito, spero solo che possa aspettare fino a domani. Sono esausto adesso.”

 

“Certamente Signore, domani.”

 

Alex balzò giù dalla scrivania e baciò un’altra volta la guancia di Ron rimettendosi la borsa in spalla. “Adesso devo proprio andare, ci vediamo a casa più tardi.”

 

Ron annuì. “Bonar, per favore, sii gentile e accompagna mia figlia all’uscita così passi dalla mia segretaria e le lasci quei documenti.”

 

Bonar annuì rigidamente e aspettò che Alex avesse salutato anche lo zio prima di seguirla fuori dall’ufficio. Scattosamente si congedò dal Generale che lo guardò con un sorriso e non rilasciò un muscolo neanche quando si fu richiuso la porta alle spalle ma guardò severamente le spalle della ragazza seguendola lungo l’intrico di corridoi. Si schiarì la voce cercando di suonare più autoritario.

 

“Quante volte devo dirti che voglio che tu mi avverta quando vieni in ufficio!”

 

Alex rallentò il passo in modo da affiancarlo ma non si voltò completamente a guardarlo in volto mordicchiandosi un labbro. “Scusa. Ero venuta a farti una sorpresa, ma quando sono arrivata Helen mi ha subito detto che papà era in ufficio e che scusa potevo inventare? Sono circondata da Auror, non credi che avrebbero sospettato qualcosa se avessi chiesto di te?”

 

Bonar svoltò velocemente un angolo e aprì la porta di un ufficio facendole cenno di entrare in fretta. “Lo sai meglio di me che tuo padre passa più tempo in ufficio che a casa ultimamente. Mi fa piacere che tu passi in ufficio, davvero, ma non voglio rischiare di essere licenziato solo perché hai un padre geloso.”

 

Alex si avvicinò a lui sistemandogli il colletto della camicia. “Ho capito, prima di passare mando un gufo. Posso avere un bacio adesso?”

 

Bonar sorrise e si chinò su di lei. “Puoi avere tutti i baci che vuoi.”

 

Lei sorrise e si alzò leggermente sulle punte per premere le labbra contro quelle del suo ragazzo, si tirò indietro e gli accarezzò una guancia. “Devo andare, papà si è preso tutti i minuti liberi che mi rimanevano. Mi dispiace.”

 

“Non importa.” Disse lui scotendo la testa. “Ci vediamo stasera nel mio appartamento. Sarò lì dopo le nove, devo sistemare alcune pratiche e controllare che i pivellini non facciano confusione.”

 

Alex si avviò con un sorriso nel camino. “D’accordo, stasera dopo le nove. A dopo Jonathan.”

 

Lui le sorrise prima di vederla scomparire tra le fiamme verdi e dopo che le lingue infuocate l’ebbero avvolta lasciando solo un cumulo di cenere ridacchiò tra sé incamminandosi verso la scrivania.  “A dopo, Miss Weasley.”

 

 

                                                                         *

 

Con un tonfo il ragazzo atterrò sul pavimento dopo essersi dato uno slancio dal quinto gradino della scala che portava al piano di sopra e con un sorriso più che soddisfatto si avvicinò al tavolo della cucina, prese una fetta di pane tostato e ne morse un pezzo.

 

“Buongiorno famiglia!”

 

Draco e Ashley si scambiarono un’occhiata perplessa con un sorriso, lei si avvicinò per baciarlo su una guancia. “Ciao tesoro. Come mai così di buon umore stamani?”

 

Seth mandò un grugnito senza guardare il fratello, la sua voce uscì seccata e cavernosa quasi. “Dal casino che ha fatto stanotte penso di saperlo perché sia così di buon umore.”

 

Dean rise forte e si sedette al tavolo accanto a lui, con un sorriso genuino tirò una pacca sul braccio al fratello e scosse la testa squadrandolo. “Su con la vita, fratellino, cos’è quel muso lungo? La verità è che sei troppo represso, ti preferivo quando facevi lo stronzo con chiunque. Adesso ti sei rammollito!”

 

“No, la verità è che adesso io sono quello intelligente e tu quello coglione!” Disse lanciandogli un’occhiataccia alla quale Dean rispose con un sorriso e niente più. “E se vogliamo aggiungerlo sei diventato pure stronzo, sì.”

 

“Ragazzi…” Li ammonì Ashley prima che cominciassero come al solito.

 

Dean storse il naso e alzò un sopracciglio. “Non vorrai metterti a fare il moralista con me? Ho venticinque anni e sai una cosa, si vive una volta sola. Non rompere le palle solo perché ho deciso di agire come un ragazzo della mia età.”

 

Seth gli puntò un dito contro. “No, stai agendo come un ragazzino di diciassette anni!”

 

Draco, per la prima volta da quando si erano seduti, intervenne nella conversazione. “Adesso basta, non c’è motivo di…”

 

Ma Dean non lo ascoltò nemmeno e ripartì in quarta con una ferocia che aveva mostrato poche volte in vita sua. “E quando avevo diciassette anni mi comportavo come uno di venticinque! E allora? Non darmi addosso solo perché faccio adesso solo quello che tu facevi anni fa! Ma chi diavolo sei poi, mia madre?!”

 

“Io mi comportavo come te?! Non mi sembra di ricordare che cambiassi ragazza ogni giorno… no aspetta che dico, ogni sera!”

 

Adesso basta!!

 

I due ragazzi ammutolirono, si voltarono un po’ imbarazzati verso la madre che teneva le braccia incrociate al petto e uno sguardo selvaggio. Ashley fece un passo avanti e li guardò minacciosa. “Adesso mi sono stufata! Vedete di tornare ad una civile convivenza o vi sbatto fuori di casa tutti e due…” Fulminò con lo sguardo Seth che aveva aperto bocca per replicare. “…tutti e due! Non mi interessa chi ha iniziato o chi ha veramente ragione! Finitela, ci state facendo diventare pazzi!”

 

I due ragazzi spostarono lo sguardo su Draco che ricambiò lo sguardo con stanchezza. Dean sospirò e scosse la testa.

 

“Me ne torno di sopra, tanto dovevo andare a casa di zia Ginny tra dieci minuti e sarà meglio che mi cambi.”

 

Seth lo seguì con lo sguardo fino a che non scomparve del tutto su per le scale e si voltò nuovamente verso il padre che lo fissava incerto se parlare o meno. “Non puoi impedirgli di fare quello che fa e tu lo sai. Dean sta vivendo adesso la sua adolescenza ed è giusto che lo faccia. Prima o poi capirà da solo.”

 

Seth si umettò un labbro e sbuffò. “E’ solo che non capisco come abbia potuto diventare così! Era… è dura ammetterlo dato il mio orgoglio ma… era intelligente, in gamba e adesso…”

 

“E adesso lo è ancora, ha solo bisogno del suo tempo.” Rispose Draco con un sorriso. “E te lo dice uno che il coglione lo ha fatto per anni.”

 

Ashley ridacchiò e gli sedette sulle ginocchia baciandogli il naso. “E’ vero ma eri un coglione molto carino.”

 

Seth roteò gli occhi. “Potrei vomitare.” Si voltò di scatto quando sentì il campanello. “Vado io, dev’essere Kim.”

 

Non riuscì a trattenere un sorriso enorme quando aprendo la porta si trovò davanti la sua ragazza che lo guardava con i suoi soliti profondi occhi neri e un sorriso caldo come lei. Senza troppo preavviso si abbassò su di lei per baciarla a fior di labbra strappandole un altro sorriso enorme. Gli piaceva baciarla, il suo sorriso risplendeva quasi quando lo faceva.

 

“Ciao.”

 

“Buongiorno. Sono in anticipo, lo so, ma hanno spostato un incontro e devo essere in campo tra un quarto d’ora.”

 

Seth le sorrise. “Lo so, sono il vostro vice allenatore, ricordi?”

 

Kim si passò una mano sugli occhi rilasciando una risatina. “Hai ragione, scusa ma ultimamente non ci sto con la testa. Non riesco a dormire decentemente da almeno una settimana e con il campionato in arrivo…”

 

“Ehi, non dirai sul serio? Sei una bomba quando giochi, persino mio zio Harry è rimasto a bocca aperta e lui giocava nel tuo stesso ruolo! Non c’è un cercatore migliore di te in tutto il paese!”

 

Lei rise e alzò le spalle. “Perché non lo vai a dire al mio allenatore?”

 

Seth rise a sua volta e scosse la testa con un sorrisetto. “Niente da fare miss Dovey, niente privilegi. Ti allenerai esattamente come tutti i tuoi compagni… eddai, non fare quella faccia! Lo sai che mi licenziano se faccio favoritismi.”

 

Lei fece sparire il suo finto broncio e scoppiò in una risata. “Hai visto come ti tiene a distanza Mackenzie in campo? Ma di cos’ha paura, che mi salti addosso mentre mi alleno?”

 

“Non vuole che la sua stella venga distratta.” Rispose lui con un sospiro facendo roteare gli occhi. “Dovremmo ringraziare che ci tengono ancora nello stesso team dopo aver reso pubblica la nostra relazione ai superiori, non sembravano molto contenti a dire il vero.”

 

Kim si alzò sulle punte e allacciò le braccia dietro al suo collo. “Ma per favore, scommetto che l’unico che voleva cambiarti squadra era Brian Treeson, non ha mai accettato che non volessi uscire con lui.”

 

Seth sorrise appena. “E’ sempre consolante sapere che sei piena di spasimanti. Comunque, tesoro, l’orologio corre.”

 

“E corro anche io.” Si aggiunse una terza voce proveniente dalle scale. In un secondo Dean comparve nella stanza con un altro tonfo sul pavimento, come sempre, salutando tutti di fretta, si fermò solo davanti alla porta dove Kim e Seth ostruivano il passaggio. “Ciao dolcezza, tutto a posto in paradiso?”

 

Kim rise all’occhiolino di Dean nonostante Seth lo stesse fulminando con lo sguardo e annuì. “Più o meno, sì, sono solo un po’ stanca.”

 

“Ah lo so io cosa ti tirerebbe un po’ su.” Ritornò alla carica Dean con un sorriso smagliante. “Vieni a cercarmi una di queste sere, non sono mai stato con una giocatrice di Quidditch.”

 

“Davvero? E io non sono mai stata col fratello del mio ragazzo.”

 

Dean rise sorpassandoli e le fece di nuovo l’occhiolino. “Beh, c’è sempre una prima volta per tutto. Scappo, buona giornata.”

 

Kim rise di nuovo, Seth era letteralmente rosso di rabbia e si voltò furioso verso i genitori che alzarono le spalle con un sorriso rassegnato, scosse la testa serrando la mascella e tornò a guardare verso la porta. “Io lo odio, quello.”

 

 

                                                                                   *

 

Per farsi un po’ di compagnia Ginny puntò sulla radio la bacchetta e subito una musichetta allegra si spanse per tutta la cucina. Le piaceva canticchiare mentre cucinava, la rilassava. Tirò fuori le uova, la farina, lo zucchero e qualche altro ingrediente fondamentale per fare una torta ben riuscita. Aveva appena cominciato a rompere le uova quando un leggero ridacchiare giunse dalle scale e Sarah e Geena entrarono in cucina.

 

Ginny le guardò con un sorriso. “Siamo allegre oggi.”

 

Geena annuì con un sorriso ma la faccia di Sarah subito cadde sbuffando infastidita. “Più o meno. Senti, tu che hai una certa autorità in questa casa, puoi gentilmente dire a papà che ho intenzione di far rimanere la mia vita privata, privata?”

 

Ginny ridacchiò tra sé senza alzare gli occhi dal ripiano della cucina. “Vedrò cosa possa fare tesoro.”

 

“Non ci credo, il commissario Potter è ancora all’attacco?”

 

Sarah lanciò un’occhiataccia a Geena. “Non è affatto divertente! Vorrei vedere te al posto mio!”

 

Geena rise e Ginny le rivolse subito un sorriso furbo. “Dimmi la verità, Geena, tu sai qualcosa su questo ragazzo misterioso?”

 

“A quanto pare non è dato di sapere niente neanche a me, la sua migliore amica.” Disse lei penetrando Sarah con i suoi occhi blu, Sarah sbuffò di nuovo roteando gli occhi al cielo. “Ma per fortuna, nonostante il sapere l’identità di questo principe azzurro ci sia negato, sappiamo per filo e per segno come si comporta e questo mi rende tranquilla. Almeno sembra un tipo a posto.”

 

Sarah scosse la testa con un sorrisino appena accennato. “Questo perché è un tipo a posto. Vorrei solo che la smetteste di investigare… quando sarà il momento, magari il più tardi possibile, lo porterò a casa.”

 

Ginny trattenne un sorriso. “Allora staremo tutti col fiato sospeso in attesa di conoscere questo Mike.”

 

Geena spalancò la bocca fintamente offesa. “Com’è che tua madre sa il nome del tuo ragazzo e io no?”

 

“Eh…io…” Balbettò Sarah arrossendo. “E’ stata una precauzione, sapevo che avresti cominciato a cercare qualsiasi Mike esistente sulla faccia del pianeta, Gy, ti conosco. E questo è tutto, non ho intenzione di farmi scappare altre informazioni.”

 

Geena rimase un attimo in silenzio, poi tornò all’attacco. “Quanti anni ha?”

 

Sarah buttò la testa indietro esasperata. “Ma come diavolo mi è venuto in mente di dirvi che esco con un ragazzo.”

 

“Perché non puoi resistere alla tentazione di raccontarci dei vostri incontri romantici.” Le fece l’occhiolino Geena sedendosi su una sedia a cavalcioni e appoggiando sui gomiti. “Io sono tutta orecchi, quando vuoi iniziare…”

 

Sarah rise e arrossì mordendosi il labbro, probabilmente ricordando l’ultima volta che era uscita con ‘Mike’. Geena alzò un sopracciglio verso Ginny in modo eloquente quando il viso di Sarah cominciò a farsi sognante. La rossa scosse la testa divertita tornando ad immergere le mani tra l’impasto del dolce.

 

“Eh, l’amore.”

 

Sarah arrossì ancora di più e si dondolò leggermente sui piedi. “Beh, l’ultima volta non abbiamo passato molto tempo insieme ma… ha detto che sono bella…” Geena e Ginny si guardarono di nuovo con un sorriso di chi la sa lunga. “… e che lui per me ci sarà sempre, fino alla fine dei miei giorni. So che detto così non suona gran che ma quando le dice Mike…”

 

“Hanno un suono armonioso, scommetto.” Sorrise Geena prendendola leggermente in giro. Sarah si morse di nuovo il labbro nonostante sorridesse.

 

In quell’istante il cellulare di Sarah prese a squillare, proprio nello stesso momento in cui suonarono alla porta. Ginny si voltò verso Sarah mostrandole le mani impastate e la ragazza replicò mostrandole il cellulare che ora teneva all’orecchio. Entrambi si voltarono verso Geena con un sorriso di scusa e quella si alzò per andare ad aprire ricambiando il sorriso e scotendo la testa. Ormai passava così tanto tempo in quella casa che non le sembrò nemmeno strano andare ad aprire la porta. Il ragazzo che si trovò davanti corrucciò la fronte squadrandola.

 

“Oh.” Disse guardandosi intorno e ripuntando lo sguardo su di lei. “Se tutte le volte che sbaglio casa trovo un regalo del genere sulla soglia devo cominciare a perdermi più spesso.”

 

Geena arrossì appena sorridendo imbarazzata. “No, questa non è casa mia. E’ casa Potter. Sono un’amica di Sarah.”

 

“Oh, ecco.” Disse lui annuendo e guardando il fuori della casa, con un sorrisetto riportò lo sguardo su di lei e si appoggiò allo stipite della porta alzando le sopracciglia. “Allora sei il premio per aver azzeccato casa.”

 

Geena questa volta rise richiamando l’attenzione di Sarah che appena vide la scena si precipitò sulla soglia davanti al cugino riattaccando velocemente il telefono. “Dean, mamma è in cucina.”

 

Dean non si scompose e sorrise ulteriormente. “Stavo facendo conoscenza con la tua bellissima amica di cui non ho capito il nome.”

 

“Geena.”

 

Sarah si affrettò di nuovo a tagliare la conversazione. “Sì, sì ho notato. Vuoi che ti faccia strada?”

 

Ma Dean non l’ascoltò nemmeno, continuò a tenere gli occhi fissi sulla ragazza mora alle spalle di Sarah e con un sorriso da divo le fece l’occhiolino. Geena ridacchiò un po’ tra sé, compiaciuta, e gli restituì un sorriso. Sarah sbuffò scocciata e tirò Dean per la maglia indirizzandolo verso la cucina, quello per non perdere il contatto visivo con la ragazza camminò all’indietro facendola ridacchiare ancora di più. Appena Dean non fu più visibile Sarah si voltò cupa verso Geena.

 

“Stai alla larga da Dean.”

 

Geena le sorrise tranquilla. “Che cos’ha che non va? Sembra un ragazzo simpatico.”

 

Sarah la fissò seriamente e sospirò “Sì, finché non finisci nella sua collezione di figurine.”

 

 

**

 

Ah ma io sono sicura che vi sto viziando troppo… dovevo postare gli ultimi giorni di luglio e invece non resisto proprio. E finalmente abbiamo postato questo primo capitolo di NTE3 come aspettavo da tempo, devo dire che sono pienamente soddisfatta del risultato iniziale il che di solito è una buona cosa.

 

Finalmente abbiamo svelato il ragazzo di Alex *applauso* che tutti chiedevano continuamente. ^^ L’avevo dato un indizietto in NTE2, piccolissimo ma c’era. Comunque sì, è il nostro caro Jonathan Bonar.

Tutti quelli che tifavano Sarah e ‘Mike’ *ihih* saranno credo pienamente soddisfatti, anche se ancora si tengono nascosti onde evitare infarti a destra e manca… u.u non sono così perfida da far schiattare personaggi per cosine così.

Diciamo che una panoramica generale in questo chap c’è stata nonostante manchino ancora alcuni personaggi, ma la situazione… vogliamo dire principale, è in questa pagina ^^.

 

Per quanto riguarda Londra, visto che mi è stato chiesto ^^, mi sono divertita da pazzi e ho raccattato quattro autografi (Emma, Evanna, Bonnie e il nanetto XD) e me li sono visti diciamo un po’ tutti perché ero in prima fila XD… grandinava e sono stata in piedi quasi dieci ore ma ne è valsa veramente la pena. Dan è veramente tappo XD, Rupert è bello anche dal vivo ** e i gemelli sono altissimi O.O… ma il più coccolo è stato David (il regista) che si è fermato davanti a noi che lo chiamavamo urlando e ha detto con gli occhi che gli si illuminavano ‘thanks for being here’… amoro…

 

^^ Detto questo non so ancora quando posterò il secondo chap… che ancora non ho iniziato a scrivere XD… gustatevi questo intanto. Un bacio, zia Funkia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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