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Autore: golightly    27/01/2013    1 recensioni
Mio caro lettore, a questo punto della storia potresti plausibilmente pensare che non c’è nulla di particolarmente originale in ciò che abbiamo raccontato fino ad ora: Caroline vuole ciò che tutti vogliono, vuole un amore travolgente,vuole passione,avventura e forse anche un po’ di pericolo. In effetti potresti avere ragione,ma stai attento a non commettere un errore di valutazione: Cosa succederebbe se Caroline incontrasse finalmente l’uomo che ha sognato fin da bambina? Cosa succederebbe se la sua fantasia diventasse improvvisamente reale e tangibile in una fredda e turbolenta mattina di Gennaio? Hai ragione al di là di ogni ragionevole dubbio: questa storia non è originale,ma se sei uno spirito romantico,innamorato dell’amore questa è la favola che avresti sempre voluto leggere.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Come ogni giorno? (l'incontro.)

"E così evidentemente sin da quei tempi lontani in noi uomini è innato il desiderio d'amore gli uni per gli altri, per riformare l'unità della nostra antica natura, facendo di due esseri uno solo: così potrà guarire la natura dell'uomo. Dunque ciascuno di noi è una frazione dell'essere umano completo originario. Per ciascuna persona ne esiste dunque un'altra che le è complementare, perché quell'unico essere è stato tagliato in due, come le sogliole. E' per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua parte complementare." (...)

"Queste persone - ma lo stesso, per la verità, possiamo dire di chiunque - quando incontrano l'altra metà di se stesse da cui sono state separate, allora sono prese da una straordinaria emozione, colpite dal sentimento di amicizia che provano, dall'affinità con l'altra persona, se ne innamorano e non sanno più vivere senza di lei - per così dire - nemmeno un istante. E queste persone che passano la loro vita gli uni accanto agli altri non saprebbero nemmeno dirti cosa s'aspettano l'uno dall'altro. Non è possibile pensare che si tratti solo delle gioie dell'amore: non possiamo immaginare che l'attrazione sessuale sia la sola ragione della loro felicità e la sola forza che li spinge a vivere fianco a fianco. C'è qualcos'altro: evidentemente la loro anima cerca nell'altro qualcosa che non sa esprimere, ma che intuisce con immediatezza."


Simposio,Platone.
 

La sveglia incominciò improvvisamente a trillare nell’oscurità del mattino e due occhi castani particolarmente assonnati presero ad osservare con un misto di rassegnazione e disperazione il quadrante dell’orologio: erano le cinque e quarantacinque.
 
Alzarsi, svegliarsi,lavarsi,bere un caffè,vestirsi e assicurare le cuffie dell’ipod alle orecchie prima di uscire di casa; come ogni giorno.
Correre in stazione,rincorrere un treno fatiscente lungo il binario e passare l’ora successiva ad osservare il sole sorgere al di là del finestrino; come ogni giorno.
Scorgere lo skyline di Londra in lontananza e rimanerne ingenuamente meravigliati,scendere dal treno ed intrufolarsi nelle viscere della terra per prendere la metropolitana; come ogni giorno.
 
Ogni mattina Caroline ripeteva gli stessi gesti quasi meccanicamente,con la mente altrove sospesa in chissà quale volo pindarico. E come lei, migliaia di persone in tutto il mondo compievano le medesime azioni come se fossero il mantra di un credo segreto,misterioso e disperato: il culto dei pendolari.
 
Quotidianamente,infatti, un immane esercito composto da uomini,donne e giovani studenti abbandona casa propria prima del sorgere del sole, per partire alla conquista della grande città e per poi tornare a casa, deluso, sconfitto e spossato, meno di ventiquattro ore dopo.
Ogni giorno il campo di battaglia metropolitano é lo scenario della guerra tra i pendolari e la città,tra i ricchi e i poveri, tra gli integrati e gli emarginarti. E,paradossalmente, l’incedere dello scontro è così fragoroso da non fare alcun rumore, così cruento da mietere vittime su vittime che cadono nell’oblio senza aver mai avuto la piena consapevolezza della causa per cui stavano combattendo o dei meccanismi di cui esse facevano parte.
In questo universo tutto si ripete all’infinito e ben presto si impara che niente di veramente straordinario può accadere. Presto o tardi, persino i sognatori più agguerriti si arrendono ed iniziano a farsi trascinare dalla vita come se essa fosse il nastro trasportatore di una catena di montaggio che produce esseri umani in serie: alzarsi ogni mattina, andare a scuola, trovare un lavoro,consumare,comprare uno smartphone per mettere a tacere quella vocina interiore che continua a ripeterti irritantemente che stai sbagliando ogni cosa,sposarsi, creare una famiglia e vivere da estranei dentro le mura domestiche, prigionieri dei videogames e di tutte le altre centinaia di cose,indispensabilmente inutili,comprate nell’arco di un’intera vita,andare a dormire una notte come mille altre notti e non svegliarsi più.
 
Caroline era (come abbiamo già detto molte volte) la più convinta delle sognatrici sull’orlo del baratro e quella mattina accadde qualcosa che le impedì di arrendersi come molti avevano fatto prima di lei e come moltissimi avrebbero fatto dopo; quella mattina accadde qualcosa di straordinario.
 
Una volta uscita dall’intricato dedalo di cunicoli che formavano la metropolitana; la ragazza si rese immediatamente conto del fatto che si trovava a Londra e che il sole splendeva alto e luminoso sopra di lei (due proposizioni che raramente potevano essere accostate nello stesso periodo ad essere sinceri) e questo pensiero fu sufficiente a farla sorridere, mentre si dirigeva verso la piccola pasticceria che si trovava vicino alla facoltà, dove era solita fare colazione prima dell’inizio delle lezioni.
Si avvicinò leggiadra al bancone, perfettamente a suo agio in quel luogo familiare, ordinò una fetta di torta al cioccolato ed un tè alla menta e rimase in attesa. Prese il vassoio con la propria colazione dalle mani di Mrs. Smith (irrimediabilmente coperte di zucchero a velo) e si diresse sicura verso il suo tavolo preferito che si trovava a ridosso della vetrina della pasticceria che si affacciava sulla strada; iniziò a bere il suo tè e prese ad osservare distrattamente la sua immagine semitrasparente riflessa nel vetro.
 
Una ragazzina troppo curvilinea per sembrare magra e troppo esile per essere considerata grassa, con capelli troppo chiari per sembrare castani e troppo scuri per essere considerati biondi che,dopo essersi alzata,avrebbe raggiunto a stento il metro e sessanta di altezza: ecco tutto ciò che Caroline riusciva a vedere nel suo riflesso nelle giornate in cui era di buon umore, quando si lasciava trascinare dalla malinconia,invece, si soffermava spietata sulle ultime tracce di quell’acne che non l’aveva ancora abbandonata, nonostante la pubertà fosse finita da un pezzo e non riusciva a fare a meno di considerarsi un mostro.
In realtà Caroline era una ragazza come tante altre, bella senza essere bellissima,ordinaria e quindi in costante lotta con i canoni di bellezza imposti alla società da Hollywood e dalle riviste come Vanity Fair. Nei primi anni della sua adolescenza il rapporto con il suo corpo era stato orribile: avrebbe voluto essere più magra e più alta e avrebbe voluto avere la pelle vellutata delle modelle di Victoria Secret; ma col tempo aveva imparato ad accettarsi ed aveva capito che la vera bellezza sta veramente nell’occhio di chi guarda. A quel punto aveva smesso di preoccuparsi di come la vedevano gli altri ed aveva iniziato ad attendere pazientemente l’incontro con l’unica persona che sarebbe stata in grado di vedere la bellezza in lei, anche e soprattutto nei suoi difetti.
 
Quella mattina ,comunque,il sole splendeva e lei era tanto felice da decidere che la ragazzina con la camicetta bianca e i jeans seduta davanti a lei era abbastanza carina per poter affrontare la mostruosità del mondo.
Pagò la propria colazione ed uscì dal locale giusto in tempo per venire investita da qualcosa di non meglio identificato. Prima di riuscire a realizzare cosa fosse successo, si ritrovò a terra con la candida camicetta ricoperta di caffè bollente, alzò lo sguardo e rimase completamente sconvolta da ciò che vide: Due occhi blu come il cielo più sereno del mondo, gli occhi dell’uomo che aveva sognato (e aspettato) per una vita intera; peccato che quegli occhi non appartenessero ad un uomo, bensì alla ragazza più bella che Caroline avesse visto prima di allora.
«Tutto bene? Accidenti sono mortificata! Guarda la tua camicetta!» le aveva detto.
«Non ti preoccupare sono cose che capitano!» rispose Caroline non riuscendo a nascondere tuttavia il lieve disappunto causato dal fatto che avrebbe dovuto girare per la città  tutto il giorno in quello stato.
«Senti io abito in quel palazzo – le spiegò indicando un edificio che si trovava proprio di fronte a loro – vieni su un attimo così posso prestarti qualcosa per cambiarti mentre laviamo quella camicia!»
«Non puoi mica andartene in giro tutto il giorno in questo stato – aggiunse rispondendo al suo sguardo scettico ed un po’ imbarazzato – permettimi di rimediare dai!» concluse con un tono così supplichevole da non accettare repliche.
«Va bene.» acconsentì lei semplicemente incapace di aggiungere una parola di più.
«Io sono Isobel comunque.» 
«Piacere Caroline.»
Le due ragazze si sorrisero gentilmente,attraversarono la strada e ,una volta entrate nel condominio di Isobel, si diressero verso l’ascensore. Isobel aveva lunghi capelli ramati,era alta e longilinea e Caroline non riusciva a smettere di guardarla, non riusciva a capire perché proprio quegli occhi si trovassero su quel viso regolare spruzzato di efelidi e non sul volto della persona che stava aspettando da circa diciassette anni.
«Ho qualcosa che non va?» le chiese ad un tratto la giovane che si era accorta del suo sguardo intensamente ed insistentemente puntato su di lei.
«No scusa! Ero sovrappensiero e non sono una grande estimatrice degli ascensori!» si affrettò a rispondere Caroline distogliendo lo sguardo subito dopo.
«Ti capisco! Anche mio fratello soffre di claustrofobia ed odia così tanto questo ascensore che preferisce farsi sei piani di scale a piedi pur di non dover entrare qui dentro!!» le rispose la ragazza comprensiva.
Le porte dell’ascensore si aprirono e loro si addentrarono nella semioscurità del pianerottolo fino a quando Isobel non si fermò davanti ad una grossa porta di noce. A quel punto, la giovane iniziò a litigare con la sua borsa ed imprecò a bassa voce:
«Accidenti! È possibile che non riesca mai a trovare nulla qua dentro quando ne ho bisogno?» disse iniziando a suonare insistentemente il campanello.
Ancora prima che la porta si aprisse, Caroline venne sconvolta da un improvviso momento di epifania e capì che la sua attesa era finita.
 
Aveva capelli biondi leggermente rossicci, una lieve barba ricopriva il suo viso,aveva le labbra più carnose ed invitanti che Caroline avesse mai visto e due fossette si formavano ai lati delle sue guance mentre sorrideva irriverente in direzione della sorella. Era alto,bello ed aveva occhi blu come il cielo più sereno del mondo. Era lui e Caroline ne fu immediatamente e dolorosamente certa ancora prima che lui iniziasse a parlare.
«Attaccati un’altra volta al campanello in quel modo e giuro che ti faccio marcire sul pianerottolo Isobel!» disse lui con voce calda e profonda, una voce decisamente familiare per Caroline che l’aveva ascoltata ogni notte prima di andare a dormire pur non avendolo mai incontrato prima se non nel mondo dei sogni.
«Avanti Niclas non essere scortese non vedi che abbiamo ospiti?» rispose lei serafica,ammiccando in direzione di Caroline.
Niclas si voltò verso la ragazza e la fissò intensamente per qualche secondo con uno sguardo difficile da decifrare. Sembrava sorpreso da quel genere di confusione che non aveva nulla a che fare col fatto che una sconosciuta si trovava davanti alla porta di casa sua,ma che aveva molto a che fare col fatto che la suddetta sconosciuta gli era sembrata immediatamente familiare, come se l’avesse conosciuta da sempre.
«Mia sorella ti ha rovesciato la sua colazione addosso vero?» le chiese rassegnato dopo un po’.
«Succede spesso?» rispose Caroline incurvando leggermente le labbra in un sorriso che non fece che turbare maggiormente il suo interlocutore.
«È già la terza volta questa settimana! Diciamo pure che se la sbadataggine fosse stata una disciplina olimpica, Is avrebbe portato a casa una vistosa medaglia d’oro quest’estate!» confermò lui divertito prima di scoppiare in quella risata contagiosa e solare che la ragazza aveva udito centinaia di volte nella sua testa.
«Molto divertente Nick! Che ne diresti di farci entrare così le do qualcosa per cambiarsi e di darci un taglio con le tue battute idiote già che ci sei?»
«Non era una battuta mia cara, era una mera constatazione!»
«Comunque entra pure!» aggiunse poi rivolto a Caroline.
La casa di Niclas e Isobel era esattamente come doveva essere una casa secondo gli standard di Caroline, vale a dire calda,luminosa e stracolma di libri di ogni genere.
Non appena furono entrate Isobel si era precipitosamente gettata verso un corridoio che presumibilmente portava in camera sua,mentre lei non era riuscita a fare a meno di osservare la grande quantità di volumi che giacevano sulle numerose mensole dell’ampio salone d'ingresso.
«Ti piace leggere?» disse una voce alle sue spalle. Era Niclas, era reale ed era così vicino che Caroline riusciva a sentire il suo fiato caldo sul collo. Era vicino,ma non abbastanza per lei che aveva desiderato abbracciarlo,baciarlo e morderlo per anni.
«È una delle cose che amo di più al mondo!» aveva risposto lei perfettamente a suo agio e piacevolmente sconvolta allo stesso tempo.
«Ti sembrerà strano lo so,ma ne ero sicuro! Hai un aspetto stranamente familiare! Ci siamo già visti da qualche parte per caso?»
«Non esattamente..» iniziò Caroline girandosi verso di lui, per poi venire repentinamente interrotta dall’uragano Isobel:
«Care ho trovato questa di là – disse indicando una maglietta a righe bianche e blu – direi che ti dovrebbe andare! Che ne dici di bere un tè mentre aspettiamo che la lavatrice porti a termine la sua missione?»
«Mi piacerebbe,ma a quest’ora dovrei essere già a lezione! Ti dispiacerebbe se ripassassi di qui verso l’ora di pranzo?»
«Io inizio a lavorare all’una non penso che sarò a casa per quell’ora!» rispose Isobel pensierosa.
«Non è un problema io resto a casa oggi! Passa pure quando vuoi!» disse improvvisamente Nick ignorando lo sguardo accigliato e curioso che era immediatamente comparso sul volto di sua sorella.
«Grazie! Accidenti è meglio che mi sbrighi a cambiarmi inizia ad essere veramente tardi!» disse lei mentre Isobel le indicava la porta del bagno.
 
Pochi minuti dopo Caroline era di nuovo appoggiata all’uscio accanto ad un Nick di nuovo pensieroso.
«Sei sicuro che non sia un problema per te se ripasso più tardi?»
«Ma cosa dici! Nessun problema e adesso corri a lezione ragazzina!»
«Lo farò.. ciao Nick!»
«Ciao Caroline!»

Note dell'autrice: Questa storia è nata dopo aver letto un fantastico racconto che si intitola "Brindisi"
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=732440&i=1 ) vi consiglio vivamente di leggerlo perchè merita molto a mio parere!! Per il resto se passate di qua (ed avete un po' di tempo da perdere) fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto! ;)
Alla prossima,Golightly. :)

 

  
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