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Autore: Demolition    28/01/2013    1 recensioni
Per l'Huntbastian Week.
● Firsts
● School Days: professor!sebastian / student!hunter
● Genderswap : Hanna Clarington / Sebastienne Smythe
Genere: Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Sebastian Smythe
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Ainsworth, C» annunciò il professor Sebastian Smythe, consegnando un foglio scarabocchiato con una penna rossa ad una ragazzina in prima fila. Lei, tremante, lo afferrò cercando di reprimere le lacrime.
«Perché invece di piangere non provi a studiare, Ainsworth?» chiese aspramente il professore, superandola e cercando di decifrare la calligrafia del compito successivo.
«Credo sia il mio, quello» borbottò un ragazzo dall’ultima fila, agitando distrattamente la mano in aria per farsi notare. 
«Sanders, anche tu una C» annunciò Sebastian, consegnandogli il compito corretto come se fosse qualcosa di rivoltante. «Trovate così difficile studiare per non farmi venire voglia di bocciarvi tutti?» aggiunse, rivolto alla classe.
Un ragazzo dall’aspetto sciatto sbadigliò vistosamente dal primo banco, senza darsi la pena di coprirsi la bocca con una mano.
«Leroy, invece di abbassare il QI della classe, vai a farti un giro di fuori» ringhiò Sebastian. «O ti strangolerò con le mie stesse mani» aggiunse solo mentalmente, osservando con disgusto il ragazzo dirigersi verso la porta dell’aula.
«Bene, continuiamo… Clarington, A-» esclamò senza riuscire a nascondere un sorriso soddisfatto. «Naturalmente sei stato il migliore della classe, come sempre.»
Hunter Clarington prese il foglio che il professore gli stava porgendo gentilmente, ma non diede segno di soddisfazione. Al contrario, lanciò un’occhiata collerica all’uomo, mentre scrutava quel voto scarabocchiato con la penna rossa in fondo al compito. 
«A-, seriamente?» gli sussurrò il compagno di  banco, osservandolo con ammirazione.
Proprio ciò che avrebbe voluto dire Hunter: A-, seriamente? Perché non A? Perché quel meno a ricordargli quanto fosse imperfetto, quanto non fosse abbastanza per Smythe?
Eppure Hunter non fiatò e si limitò ad osservare il suo compito. Il professore non aveva segnato neanche un errore, neppure uno. E allora perché non dargli un A, perché non renderlo perfetto?
«Hunter stai bene? Sei un po’ pallido» gli fece notare il prof, scuotendolo appena per la manica della felpa.
Avrebbe trovato un modo per prendere una A, una maledetta A. 
«Sto bene, scusi» borbottò il ragazzo, fissando gli occhi verdi e brillanti dell’insegnante.
Sebastian tornò alla cattedra, afferrando un gessetto spezzato e cominciando a scrivere alla lavagna i compiti a casa per la settimana successiva. In realtà la mente del professore vagava altrove e precisamente agli occhi delusi di Hunter Clarington, qualche metro dietro di lui. In realtà quel ragazzo lo aveva sempre colpito, non solo per la sua straordinaria bellezza, ma anche per la sua timidezza. Partecipava di rado alle lezioni, non alzava mai la mano per rispondere alle domande del professore anche se Sebastian era sicuro che Hunter conoscesse tutte le risposte. Raramente lo aveva sentito parlare, perché il ragazzo apriva bocca solo quando strettamente necessario; inoltre non lo aveva mai visto sorridere. Più volte, a fine lezione, Sebastian aveva notato quanto Hunter fosse solo: nessuno dei suoi compagni di classe lo aspettava mai per andare a pranzo, nessuno gli rivolgeva mai la parola, nessuno si dava mai la pena di scoprire perché quel ragazzo fosse così introverso. Cercando di strappargli un sorriso, Sebastian non aveva mai perso occasione per dargli buoni voti e lodarlo di fronte alla classe, ma neanche questo aveva mai aiutato Hunter ad uscire dal suo guscio.
Il flusso di pensieri dell’insegnante fu interrotto dal suono della campanella, che lo riportò alla realtà.
«Chi non si presenterà con i compiti a casa svolti si prenderà una C. Anche se alzerebbe la vostra media, probabilmente» esclamò, sprezzante, osservando gli studenti fare a gara per uscire dall’aula. 
Alla fine, come sempre, Hunter rimase l’ultimo nella stanza. Sebastian pensò disperatamente a qualcosa da dirgli per fermarlo lì con lui, ma non riuscì a trovare nessuna scusa sensata. Tuttavia, per quella volta, fu Hunter ad avvicinarsi alla sua cattedra. 
«Lei mi ha dato A- nel compito di francese, professore» mormorò, fissando gli occhi verdi e penetranti di Sebastian.
«Sì, il tuo tema era veramente ben fatto» rispose gentilmente il professore, raccogliendo i libri dalla cattedra e infilandoli nella valigetta in pelle.
«Ben fatto…. quanto ben fatto?» chiese Hunter, senza smettere di fissarlo.
«Come, scusa?» chiese Sebastian, sollevando lo sguardo e incontrando le iridi chiare di Hunter.
«Lei mi ha dato A-» rispose lo studente, in tono piatto. «Per quel meno? Perché non A e basta?»
Per un secondo Hunter fu certo di vedere le iridi verdi di Sebastian illuminarsi, ma un momento dopo non vide altro che un sorriso sulle labbra del professore.
«C’è sempre spazio per migliorare, Hunter, non preoccuparti» spiegò, afferrando la valigetta e alzandosi in piedi. «Ora scusami, ma ho un’ora libera e devo….»
«Quindi se io le mostrassi quanto sono perfetto… potrebbe darmi una A?» lo interruppe Hunter, con un sorrisino.
Il cuore di Sebastian si fermò, per un pericoloso secondo. Non solo Clarington stava sorridendo, no, lo stava facendo anche maliziosamente. 
«Mostrarmi… quanto…come, scusa?» balbettò il professore, sgranando gli occhi ed osservando l’espressione divertita di Hunter.
«Lo sa» sussurrò il ragazzo, avvicinandosi al volto di Sebastian e dischiudendo lentamente le labbra sottili.
«Hunter, credo ci sia un errore» mormorò debolmente il professore di francese, senza però riuscire a staccare gli occhi dalla lingua di Hunter, la lingua che il ragazzo stava facendo scorrere sulle labbra rosse, inumidendole. 
Sebastian impiegò alcuni lunghissimi minuti per decidere cosa fare. Scappare, forse? Afferrare la sua valigetta e darsela a gambe? Come avrebbe trattato Hunter per il resto dell’anno scolastico, poi? Oppure cedere? Baciare quelle labbra meravigliose, cingere quelle spalle muscolose, lasciare che il suo studente si prostituisse per uno stupido voto? E se li avessero scoperti? 
Fortunatamente per lui, i suoi dilemmi morali furono evitati da Emily Ainsworth che entrò nell’aula senza neanche bussare. 
Sebastian e Hunter sobbalzarono, allontanandosi di botto e fissando con rabbia la ragazzina.
«Scusi, prof, ho dimenticato un libro» spiegò lei in tono piatto. Non si era accorta di nulla, certo. 
Il professore lanciò un’occhiata veloce a Hunter che, di fronte a lui, non aveva perso quel sorriso malizioso. 
«Mi aspetto dei compiti perfetti, per la prossima settimana» tagliò corto Sebastian, alzandosi e recuperando i suoi effetti personali. Con un’ultima occhiata verso il suo studente preferito, se la svignò.
 
~
 
 
«Devi smetterla di provocarmi, Hunter» sussurrò Sebastian, baciandolo appassionatamente e mordendogli il labbro inferiore. 
Hunter si lasciò sfuggire un mugolio e sorrise sulle labbra del professore, afferrando le sue spalle magre e riprendendo a baciarlo. Erano in bilico su un banco abbandonato nel ripostiglio del secondo piano; avevano scelto quel luogo per i loro incontri, perché nessun bidello lo usava mai. Non c’era neanche da chiedersi perché: era un luogo sporco, tetro, con una montagna di oggetti inutili abbandonati sulla schiera di scaffali di ferro che ornavano la parete. 
«Non mi pare che si stia lamentando, professore» lo schernì il ragazzo, mordendogli il collo. Sulla pelle di Sebastian rimase un vistoso segno rosso, così simile a quei marchi che costellavano le spalle di Hunter, il suo petto, le sue cosce muscolose.
All’inizio Sebastian aveva provato dei sensi di colpa, aveva passato notti in bianco pensando che no, non poteva assolutamente continuare: Hunter era un suo studente e tale sarebbe dovuto rimanere. 
Gli aveva chiesto di smettere quegli incontri e l’alunno aveva accettato di malavoglia. Per premiarlo Sebastian aveva aggiunto un paio di A alla sua media scolastica, ma neanche quello era riuscito a ridare il sorriso ad Hunter, lo stesso sorriso che Sebastian gli aveva visto più volte, durante i loro incontri segreti. Era stato a quel punto che aveva capito che, in realtà, si erano spinti ben oltre: non erano le A a portare Hunter a lui, non più almeno. Erano le loro dita intrecciate di nascosto durante le assemblee di istituto, erano i sorrisi che Sebastian gli rivolgeva durante le sue lezioni, erano le loro ore passate a casa del professore, distesi sul divano a stringersi, a raccontarsi piccoli particolari delle loro vite.
«L’hai…l’hai detto a nessuno?» chiese il professore, staccandosi per un attimo dalle labbra di Hunter e fissandolo con apprensioni.
«Credi sia stupido, Sebastian?» esclamò Hunter, posandogli un bacio tra i capelli e sorridendo dolcemente.
Il cuore del francese perse un colpo. 
«Ripetilo» sussurrò,  lasciandogli un bacio leggero sulle labbra. 
«Cosa?» chiese timidamente Hunter, accarezzandogli una guancia.
«Il mio nome. Pronunciato da te… ti prego» disse Sebastian, posando la testa sulla spalla del ragazzo. 
«Sebastian» sussurrò Hunter, abbracciando l’uomo. «Sebastian, Sebastian, Sebastian» ripeté, con espressione divertita. 
Il professore chiuse gli occhi, beandosi di quel suono perfetto. 
«Non smetteremo mai, vero?» chiese, stringendosi di più al ragazzo.
«Sai che non me ne importa più niente delle A» borbottò Hunter, ridacchiando. 
«Ma all’inizio sì, vero?»
«All’inizio sì» ammise lo studente, baciando i capelli di Sebastian. 
«E poi?»
«Poi ho capito che sei l’unica persona con cui riesco ad aprirmi» ammise Hunter.
Sebastian sbuffò e scoppiò a ridere, lanciando un’occhiata maliziosa all’altro.
«Oh, non “aprirmi” in quel senso, brutto porco» rise Hunter, dando una pacca sulla spalla del professore. 
«Lo so, lo so» tossì Sebastian, cercando di reprimere le risate. 
«Beh, insomma… non amo parlare di me» spiegò Hunter, serio in viso, spostando il viso di Sebastian in modo da poterlo guardare negli occhi.
«E con me?»
«Con te sì» lo rassicurò Hunter, baciandolo dolcemente. 
 
~

 
«Non possono, Sebastian, non puoi permetterglielo» lo supplicò Hunter, cercando di baciargli il viso rigato di lacrime. 
Le sue parole risuonarono nell’aula di francese, vuota eccetto per loro due. 
«Possono invece, Clarington» disse duramente Sebastian, scansandolo in malo modo e asciugandosi il viso. 
Il ragazzo lo guardò come se non credesse ai suoi occhi, un dolore allo stomaco che si propagava velocemente.
«Sebastian…» mormorò dolcemente, cercando di prendergli la mano.
Dapprima il professore cercò di evitare quel contatto ma, infine, cedette e lasciò che le loro dita si intrecciassero per un’ultima volta.
«Hunter, ascoltami, ora» disse Sebastian, prendendo il viso del ragazzo tra le dita e sollevandolo, per guardarlo meglio negli occhi lucidi. «Non avremmo mai dovuto cominciare e non è neanche colpa tua… io sono l’adulto, io sono il professore e avrei dovuto fermarti subito quindi non prenderti colpe che non hai» sussurrò, raccogliendo una lacrima dal viso di Hunter.
«Io non volevo che ci scoprissero» mormorò il ragazzo, guardando addolorato l’uomo. Non aveva mai visto Sebastian piangere prima di allora. Non gliene aveva mai dato il motivo. Eppure erano stati così stupidi ad incontrarsi a casa di Hunter nel week-end, così ingenui. 
«I miei genitori non torneranno prima di mezzanotte» aveva detto il ragazzo e Sebastian aveva acconsentito. Eppure il professore non avrebbe mai dimenticato l’espressione sconvolta del signor Clarington quando li aveva trovati nudi sul divano del suo salotto. Né l’imbarazzante colloquio nell’ufficio del preside, dove il padre di Hunter aveva urlato per un’oretta buona, chiedendo a suo figlio se fosse stato costretto a concedersi al professore.
Hunter aveva negato fino allo sfinimento, ma neanche quello aveva impedito al preside di licenziare Sebastian. Di colpo l’uomo si era ritrovato senza lavoro, senza il suo amato francese e senza Hunter.  
«Potremo ancora vederci, Seb» mormorò il ragazzo, timidamente.  
«Non credo» rispose duramente l’uomo, infilando un libro nella sua valigetta. «Sarò chissà dove a cercare un nuovo lavoro.»
«Io ti chiamerò sempre» gli promise Hunter, cercando di reprimere una nuova ondata di lacrime. 
«Non credo sia il caso» rispose Sebastian, superandolo e uscendo dall’aula. 
 
 
~
 
 
Da: Hunter
15.03
Sebastian, ti prego rispondimi.
Sei un coglione, tanto per dire. 
RISPONDIMI, ORA.
 
Da: Hunter
09.20
Sono tre giorni che ti chiamo, imbecille. 
Sei ancora un imbecille. 
Dove sei?
Non risponderai neanche a questo, immagino.
 
Da: Hunter
13.47
Ancora il gioco del silenzio? 
A quanto pare sì. 
 
Da: Hunter
14.36
Ho preso A di francese, il nuovo professore è veramente carino.
D’accordo, era solo per ingelosirti, avrà sessantacinque anni. 
 
Da: prof. S. Smythe 
19.01
Non ha comunque funzionato.
Alle nove domani sera a casa mia?
 
Da: Hunter
19.03
Potrei seriamente odiarti. Cenetta romantica?
 
Da: prof. S. Smythe 
19.10
Pensavo più a delle ripetizioni di francese.
 
 
 
 
  
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