Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: AlessiaDettaAlex    28/01/2013    4 recensioni
Storia interamente revisionata (8/11/2017)
È la storia di una diciottenne. Una giovane che si scopre innamorata della sua migliore amica e non riesce ad accettarlo. Quindi se vi aspettate farfalle, rose e fiori è il racconto sbagliato. Questa che sto scrivendo è piuttosto la storia di dolore e tragedia di una ragazza che ne amava un'altra.
Trecento metri è la distanza che separa le loro case. Ma la verità è che alla fine di questo racconto Alex ne avverte molta di più.
"Lo conoscevo a memoria il profumo di Lyn. Era profumo di casa, un odore che mi faceva sciogliere il cuore. Se chiudo gli occhi e mi concentro riesco a sentirlo anche adesso, a più di un anno di distanza."
[Capitolo 5]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 6 o Stati di confusione

La settimana successiva fu un disastro a livello scolastico. Non che non mi impegnassi: tutti i migliori propositi c’erano; ma dalla mattina alla sera il pensiero di quella domenica non mi lasciava. Ogni giorno ripercorrevo mentalmente le frasi che ci eravamo dette, i gesti fatti, le sensazioni provate. In particolare le mattinate a scuola seguivano uno schema preciso: mi alzavo con in testa Lyn, in autobus parlavo con Lyn e in classe stavo seduta immobile con il mento appoggiato ai palmi delle mani, gli occhi fissi nel vuoto e un sorriso ebete mentre pensavo a Lyn. Lo so, è un po’ monotono. Il punto era che, semplicemente, non riuscivo a concentrarmi su nulla; non importava quanto mi ci impegnassi, quanto mi piacesse la materia, quanto amassi il professore. Alla fine il pensiero ritornava sempre sulla mia migliore amica.
Al che decisi che dovevo fare un patto col mio cervello: smettere di distrarmi e iniziare a razionalizzare ciò che era successo quella domenica. Dovevo prendermi del tempo per capirlo, giudicarlo e infine accettarlo. Solo così potevo evitare che Lyn si impossessasse della mia testa mentre studiavo Foscolo. A tal fine, mi ritrovai come prima cosa a cercare di capire se ciò che era successo fosse normale o anormale.
Avevo baciato la mia migliore amica. Beh, detto così, suonava proprio anormale; ma d’altra parte non c’è mai stato niente di normale nel nostro rapporto. Alla fine conclusi che poteva essere lecito che due amiche si baciassero. Può capitare, una volta. Fa parte delle esperienze... adolescenziali? Ovviamente non mi azzardai a prendere in considerazione l’ipotesi di essermi innamorata di lei: non credevo che l’omosessualità esistesse; per me era solo l’esito di autoconvinzione di chi ci pensa aprioristicamente. Questa era la mia ipotesi, e non ero disposta ad abbandonarla. Non ancora.
Fatto sta che mi accorsi di qualcosa di cui non volevo accorgermi: desideravo di nuovo le sue labbra. E quando lo realizzai ero lì, rigida come un palo, col telefono attaccato all’orecchio destro mentre sentivo il racconto di Laura rispetto alla sua serata romantica con Marco. Il che fa riflette su quanto io stessi realmente ad ascoltarla.
«Alex, hai capito quello che ho detto?»
Ripiombai sul pianeta Terra con la stessa delicatezza di un meteorite.
«Eh…? Sì, certo»
«Sei sicura?»
«No, in realtà no» mi arresi.
«Hai qualche problema?»
Il suo tono di voce era cambiato. Si sentiva che era davvero preoccupata per me. Avrei voluto dirle: “sì, il mio problema è che Lyn mi ha baciata e non so cosa diavolo pensare”.
«Tranquilla, il mio problema è solo che la professoressa di italiano spiega troppe cose insieme!» dissi invece.
Lei rise, non cogliendo la menzogna abilmente intessuta; o meglio, non cogliendo la sconnessione più totale tra il mio cervello e la mia lingua.
«Scusa… potresti raccontarmi tutto dall’inizio?» mormorai imbarazzata e dispiaciuta.
E lei riprese. A quanto pare Giorgia aveva ragione: questa ragazza mancava totalmente di spirito di iniziativa. Mi raccontò che non aveva mai neanche guardato Marco per oltre cinque secondi di fila per paura che lui ne provasse fastidio e aveva rifiutato qualsiasi contatto fisico. Non si era minimamente accorta di tutto quello che lui stava facendo per conquistarla. Non riuscivo a crederci.
Intimandola di cogliere più al volo queste opportunità, chiusi la telefonata. Tanto ci saremmo viste di lì a un’ora: quello era il giorno della partenza di Daniele per l’università e saremmo andati tutti a casa sua per salutarlo. Prima di allora potevo riprendere tranquillamente le mie riflessioni metafisiche.

Daniele avrebbe lasciato la città alle sei. Dovevamo essere da lui per le quattro e mezza. Io e Lyn, come da regola, arrivammo alle quattro e tre quarti.
«Ciao Alex!» esclamò Giorgia abbracciandomi forte.
«Ehi Gio» le risposi, un po’ più apatica del solito.
Salutai con dei baci sulla guancia sia Marco che Daniele, soffermandomi un po’ di più su Laura. Lo stesso fece Lyn.
Ci sedemmo tutti intorno a un tavolo, dove il padrone di casa aveva preparato una sontuosa merenda per salutarci. Giorgia, ovviamente, ci si fiondò, mentre Laura era rimasta un po’ sulle sue a spiare Marco che raccattava dolcetti e chiacchierava con Daniele. Io non avevo fame. I miei occhi balzavano di qua e di là sulla tavolata, posandosi ora su una fetta di torta, ora sulla bottiglia di aranciata, ora sul viso di Lyn. Già, perché alla fine tornavo sempre lì.
A dare una svolta al pomeriggio fu Marco che, dal nulla, gridò:
«Avanti, Dan, facci un discorso!»
L’idea piacque a tutti e ottenne subito il silenzio degli altri. Daniele tossicchiò.
«Bene, siamo qui riuniti oggi per celebrare la mia partenza per l’università…»
«Sì, ma taglia corto!» urlò qualcuno dal pubblico, più probabilmente Giorgia.
Partì una risatina generale.
«Ok, va bene!» ricominciò Daniele, ridacchiando a sua volta, «Come sapete tra poco me ne andrò e con questo pomeriggio insieme volevo dirvi che gli anni passati con voi sono stati i più belli della mia vita; stare in vostra compagnia è stata un’esperienza unica… e unica in tutti i sensi» si voltò verso Marco, fece per accennargli a qualche cavolata fatta insieme e scoppiammo di nuovo tutti a ridere. Poi continuò:
«Quindi questo è il mio modo di ringraziarvi di cuore e di augurarvi un buon primo quadrimestre scolastico, nell’attesa di rivederci tutti durante le vacanze di Natale!»
Lui posò lo sguardo su ognuno di noi e, quando giunse a me, strizzò l’occhio. Non diedi troppo peso a quella mossa che aveva fatto solo nei miei riguardi – perché, tanto per cambiare, stavo giusto pensando a quanto fosse bella Lyn mentre rideva – e gli sorrisi a vicenda.
Il pomeriggio si concluse con un brindisi e un applauso, oltre che con tanti abbracci e auguri per l’università.

Divertente, gioioso e commovente. Così avrei potuto definire quel pomeriggio. Peccato, però, che io fossi ancora con la testa tra le nuvole, non accennando, tra l’altro, a scendere.
Daniele, un mio carissimo amico, partiva e io mi ritrovavo a pensare a una ragazza. Probabilmente avrei dovuto godermi di più quel che stava succedendo, eppure l’unico sentimento che provavo era una gioia inarrestabile quando guardavo Lyn. Ero semplicemente, visibilmente, inguaribilmente contenta; e tutto ciò per un semplice bacio. Ma perché?
Improvvisamente mi ritornò alla mente un fatto.
C’era stata una volta, nel mio remoto passato, in cui avevo desiderato una cosa simile: dovevamo aver avuto sì e no sedici anni. Lyn era seduta su un divano e io ero stesa con la testa appoggiata alle sue gambe. Mi aveva annunciato che sarebbe andata una settimana in montagna con la sua famiglia. Io l’avevo guardata triste, contrariata dal fatto di non poterla vedere per sette lunghi giorni; allora lei, per salutarmi, si era chinata su di me e mi aveva stampato un bacio in fronte. Quella sera, sul mio letto, ricordo di aver immaginato come sarebbe stato se quel bacio me l’avesse posato sulle labbra. E ricordo anche di essermi data della stupida subito dopo averlo pensato. Allora mi sembrava un pensiero del tutto innocente – in realtà speravo di ignorarne la gravità semplicemente dimenticandomene –, ma se avessi saputo cosa sarebbe successo tra noi a qualche anno dopo, credo che a quei primi sintomi mi sarei già fatta un paio di domande.
Sotto quest’aspetto poteva essere vero che fossi felice perché era venuto a realizzarsi un mio sogno nascosto. Ma a questo punto il problema era alla base: qual era il motivo per cui avevo questo tipo di desiderio da oltre due anni?
Prima che potessi inserirmi in una più ampia speculazione sul senso della vita – l’ennesima di quei giorni – l’arrivo di un messaggio mi distrasse. Era Daniele. E il messaggio recitava più o meno così:
Ciao, Alessia. Uso il tuo nome per intero perché è davvero bello e ti ridona quella grazia tutta femminile che il nomignolo di “Alex”, devo dire, ti strappa via con forza. Oggi avrei voluto parlarti di una cosa molto importante, ma alla fine ci ho rinunciato perché sembravi piuttosto distratta… perciò quello che la mia voce non è riuscita a dirti, te lo dirà questo messaggio: tu mi piaci tantissimo, Alessia. Se mai vorrai dare una chance a questo ragazzo innamorato sarò felice di accoglierla. Aspetto la tua risposta! Daniele
La prima cosa che mi venne in mente fu: “Alessia chi?” Una volta realizzato che quello era il mio vero nome, passai al livello successivo: Daniele mi aveva confessato che gli piacevo. Ok, di per sé era scioccante, lo ammetto. Poi però riflettei sulla mia situazione: da una parte c’era la questione di Lyn che avrebbe potuto prendere una brutta piega; dall’altra c’era Daniele, un ragazzo dolcissimo, incredibilmente protettivo e anche carino. Perché non dargli la chance che mi chiedeva? Poteva essere una buona idea. Così, gli risposi.
Ciao Dani! Ti ringrazio per le belle parole che mi hai dedicato; credo che accetterò la tua proposta: ti darò una possibilità per conquistarmi. Voglio vedere come finirà. Alessia
No, proprio non mi capacitavo di dovermi firmare “Alessia”. Questo, a dire il vero, era già un punto a suo sfavore: io non ero Alessia. O meglio, io non ero quello che il nome Alessia rappresentava per lui. Io ero Alex. Perché in quel momento trovavo la mia vera me solo nell’essere Alex, cioè, a conti fatti, in tutto ciò che era il contrario della grazia femminile che lui aveva detto di cercare in me. Ma io non ci feci più di tanto caso e gli lasciai comunque una possibilità.
In fondo, pensavo, ci sarebbe potuto essere solo da guadagnare.





Angolo dell'autrice.
Dopo il capitolo 5, questa storia era destinata a cambiare. Perché Alex si ritrova a cambiare. Come avete visto anche qui, la riflessione avrà uno spazio importante nei capitoli che Alex scrive... e che io, come semplice depositaria delle sue esperienze, qui vi ripropongo. Spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo!
Videl
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: AlessiaDettaAlex