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Autore: FALLEN99    28/01/2013    4 recensioni
Ginevra è una 14enne grigia e chiusa in se stessa, che deve affrontare per la prima volta l'inferno chiamato: Liceo Scentifico.
I suoi genitori non l'aiutano, la sua sicurezza vacilla, e alcuni avvenimenti sovrannaturali cambiano la sua vita. Tipo l'improvvisa comparsa di Stefano, un bellissimo ragazzo che sembra conoscere Ginevra da secoli. Ma tutto non è mai ciò che sembra, ogni cosa ha un prezzo, anche il più seducente dei ragazzi, e Ginevra capirà di essere caduta in una rete mortale troppo tardi.
Può davvero l'amore vincere una maledizione che dura da millenni?
Dal capitolo XVII:
" Il ragazzo la strinse a sé più forte, ormai ogni distanza fra loro era annullata dalla forte attrazione che li legava come catene indistruttibili. Ora tutto per Ginevra era perfetto, ogni cosa aveva perso importanza, e l’unica cosa che contava erano loro due. Ginevra e Stefano. Stefano e Ginevra.
Gli amanti dannati che nemmeno il tempo aveva saputo dividere. "
Un AMORE
impossibile
Una GUERRA
violenta e sanguinosa
Una MALEDIZIONE
che sta per essere spezzata
Solo un amore impossibile può essere eterno; e solo il sangue può tenerlo vivo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Poison saga'
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IX

 

‹‹ Vola via brutto uccellaccio!›› Gridò Stefano verso il volatile.
‹‹Ma che fai? Non mandarla via, è così bella. Pura…››  Ginevra non capiva il disprezzo di Stefano nei confronti di quell’incantevole volatile. ‹
ù‹Tutti nascondono segreti, anche i più apparentemente puri dei volatili. Non credi?››  Stefano le fece l’occhiolino, come le sapesse che Ginevra gli tenesse nascosto qualcosa di molto importante. La ragazza abbassò lo sguardo, guardando la sua tazza di te vuota.                                                                                                                        
‹‹Scusa, non volevo spaventarti. Vuoi tornare in ospedale?››                                                                                     
‹‹No, portami in giro. Non ho mai avuto la fortuna di visitare Milano. Quando vengo da mia nonna non passo mai per il centro››disse Ginevra, spostandosi una ciocca ribelle dietro l’orecchio. Lui rimase qualche istante pensieroso. Qualche istante che ad Ginevra parve eterno. ‹‹Affare fatto. Dai alzati, ci aspetta una lunga mattinata!›› esclamò Stefano. Ad Ginevra si accese un enorme sorriso compiaciuto. ‹‹Coraggio, vai a pagare. Io ti aspetto qua.››Le disse Stefano porgendole una banconota da dieci euro. ‹‹Okay, torno in un attimo!››Ginevra corse euforica verso il bancone. Finalmente le cose cominciavano ad andare per il verso giusto.                                       
Un movimento, una piuma nera, una breccia nell’aria. La colomba cadde a terra, spargendo minuscole gocce di sangue scarlatto sul terreno. Stefano sorrise beffardo nei confronti di quella minuscola creatura che si era, ancora una volta, piegata al suo volere. I suoi occhi neri scrutarono l’ambiente nebbioso di quella mattina di fine autunno. Una ragazza dai capelli biondi passò sul marciapiede opposto al suo.
Lo guardò in segno di sfida, come se lo conoscesse molto bene. Quando lui le alzò il dito medio lei si fermò. Gli stivali di pelle bianchi cessarono di fare quell’odioso rumore ridondante che rimbombava per le strade della grigia metropoli.                                                                            
La bionda gli rivolse un ultimo sguardo malizioso, prima di sparire tra la nebbia. Altri passi, altri tumori, un’altra voce.                                                                  ‹‹Stefano! Ho finito di pagare! Andiamo?››Ginevra non era mai stata così raggiante. Sentiva che poteva finalmente annientare il grigio che avvolgeva la sua vita da ormai quattordici anni, sentiva che la sua vita stava per prendere la svolta decisiva per trovare la gioia che le spettava. La ragazza gli gettò le braccia al collo, guardandolo allegramente.                                                                                                      
‹‹Dove mi porti Romeo?››chiese scherzosa.                                                         
‹‹Dove il cuore mi condurrà››le disse romantico lui. Le prese le mani le racchiuse tra le sue. Ginevra sentì una calore innaturale crescerle nel petto. Possibile che Stefano fosse il suo sussurro segreto del cuore? L’unico in grado di farla sentire speciale? Beh, la risposta era semplice.                                                               
Sì.                                                                                         
  ‹‹Come sei romantico. Ora tocca a me››si schiarì la voce:                                                                                               
  ‹‹O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo?››le piaceva citare i versi di Romeo & Giulietta. Le sembravano così reali e contemporanei anche se scritti trecento anni prima. ‹‹Rinnega tuo padre; e rifiuta il tuo nome: o, se non vuoi, legati solo in giuramento all’amor mio, ed io non sarò più una Capuleti››Ginevra gli strinse le mani sulla vita, avvicinandosi alle sue labbra. Ma prima che potesse toccarle lui parlò: ‹‹Io ti prendo in parola: chiamami soltanto amore, ed io sarò ribattezzato; da ora innanzi non sarò più Romeo››i loro nasi si sfiorarono, facendoli restare l’uno contro l’altra.
BIIP! BIIP! Il rumore di un clacson li risvegliò dalla trance amorosa in cui erano caduti.                                                                                                   ‹‹Ehi piccioncini! Vi levate dalla strada o devo investirvi!?››la voce acuta di un tassista risuonò per la via, facendoli accorgere di essere proprio in mezzo alla strada. Entrambi si guardarono e scoppiarono a ridere. Poi, inseguiti dai lamenti del tassista, corsero verso il centro della città.

********

 

‹‹Sei bellissima››commentò Stefano non appena Ginevra uscì dal camerino. Indossava un lungo cappotto scuro ed una pochette in vernice rossa. ‹‹Dici sul serio?››chiese dubbiosa lei scrutando il suo abbigliamento. ‹‹Sì. Non avrei mai il coraggio di mentirti››Stefano si alzò dalla poltrona in pelle ed andò ad ammirare Ginevra. Si trovavano in un negozio di alta moda di Milano. Pareti tappezzate di persone famose che vi erano entrate, banconi così lucidi da sembrare fatti d’oro, ed infine camerini da star del cinema. Ginevra si sentiva molto fortunata ad avere come ragazzo Stefano. Ma, un momento, non era detto che lui la pensasse così. Forse la considerava solo un’amica molto speciale. Questa era la cosa di cui Ginevra aveva più paura. Non voleva che tutta la contentezza che Stefano le faceva provare svanisse, quindi preferiva non chiedergli se erano realmente fidanzati. Quando lo toccava sentiva che una parte di sé si risvegliava. Una parte che non sapeva nemmeno di custodire.
‹‹Se vuoi te li compro››disse Stefano scrutandola.                                       
‹‹No, costano troppo››ribatté Ginevra.                                                                                     
‹‹I soldi non sono un problema››il ragazzo tirò fuori dalla tasca due banconote cento.                                                                                        
‹‹No, davvero, non devi››disse Ginevra ritornando in camerino.                                                                                        
   ‹‹Aspetta!››ma la giovane aveva già tirato la tendina a quadri del camerino. Stefano non capiva perché mai Ginevra dovesse rifiutare i suoi doni. Qualsiasi altra ragazza non ci avrebbe pensato due volte ad accettare i suoi regali. Ma Ginevra no. Lei era sempre stata diversa. Aveva sempre avuto qualcosa che la distingueva dagli altri, qualcosa di molto, ma molto speciale. 
Appena tirata la tendina Ginevra si guardò allo specchio. Non si meritava tutte quelle attenzioni da parte di Stefano. Si sentiva a disagio. Lei andava a fare shopping solo due volte all’anno. Una per Natale, e l’altra per il suo compleanno. Le sembrava un’esagerazione comprare tutte quelle cose lussuose. Così decise: sarebbe tornata in ospedale all’istante. Si cambiò e uscì dal camerino.
‹‹Seriamente, questo è troppo per me. Ti ringrazio ma io non me lo merito››e così dicendo Ginevra corse verso la porta del negozio.                                                                                                             
SBAM!                                                                                                        
Un tonfo, un viso familiare e una mano offerta per tirarsi su.
‹‹Ginevra! Ma che ci fai qui? Non dovevi mica essere in ospedale?››la voce angelica di Micaela arrivò alle orecchie di Ginevra come un canto di salvezza. In quel momento avrebbe dato tutto per andare con lei. Non sapeva il perché, ma provava un certo timore nei confronti di Stefano. Come se Micaela fosse la sua salvatrice  dal cattivo vampiro Stefano.
‹‹Sì, ma sono venuta solo a fare un giro››disse Ginevra, alzandosi. Micaela l’abbracciò. I suoi riccioli biondi invasero la visuale di Ginevra, non permettendole di vedere altro.                                                 
‹‹Ma cosa ti è saltato in mente?                                                
Venire qui da sola?››disse preoccupata.                               
‹‹Ho quattordici anni mamma. So badare a me stessa. E poi non sono sola. C’è anche Stefano››Ginevra indicò il ragazzo che stava appunto vendendo verso di loro.‹‹ Vieni, andiamo via››Micaela prese Ginevra per un braccio e la trascinò fuori dal negozio. ‹‹Ma che ti prende? Perché quando sono con Stefano sei sempre così diffidente? È un bravo ragazzo››disse Ginevra sottraendosi dalla presa dell’amica. ‹‹È così bravo che stavi scappando da lui. Non è vero?››chiese Micaela sapendo di avere ragione. Ma come faceva a sapere che Ginevra se ne stava andando?                                                        
Stefano corse verso la porta del negozio, ma le due ragazze erano scomparse. ‹‹Ginevra, mia Giulietta, quando potrò mai rivederti?››il ragazzo si morsicò la lingua. Un grosso dubbio si insinuò nella sua mente. Possibile che l’amava veramente?
*********
Non appena Ginevra e Micaela furono arrivate all’ospedale trovarono il Dottore grassoccio che aveva visitato Ginevra ad aspettarle. Stava con le braccia conserte e gli occhiali da vista tirati giù fino alle narici. Indossava il suo solito camice bianco lungo quasi fino al terreno.
Era visibilmente irritato.                                                                                     
Signorina Ginevra, con quale permesso è uscita dall’edificio?” chiese l’uomo sistemandosi gli occhiali rosso-evidenziatore sul naso.                        
‹‹Beh…veramente…io…››balbettò Ginevra abbassando lo sguardo.                                                           ‹‹Allora? Il gatto le ha mangiato la lingua?››domandò il dottore. Ginevra tacque. ‹‹In questo caso sono costretto ad avvisare i suoi genitori. Un po’ di buon senso signorina: è appena uscita da un coma!››poi l’uomo girò i tacchi e s’incamminò nel corridoio dell’ospedale. ‹‹  Aspetti!››gridò Ginevra. Non poteva permettersi che lo dicesse ai suoi genitori o l’avrebbe rischiata grossa. La ragazza corse dietro all’uomo, subito frenata da Micaela.                                ‹‹Ferma, vado io a parlarci››Micaela corse velocissima per il corridoio bianco. La ragazza bionda si fermò davanti al dottore.
*******
Ginevra aspettava nervosamente nella sua stanza. Ormai Micaela stava parlando con il dottore da dieci minuti buoni. Ginevra cominciava a stancarsi di questa attesa snervante. Si sedette sul letto, recuperando il camicie bianco. Si tolse i vestiti e lo indossò. Poi, delicatamente, si sdraiò sul letto esausta. Quella mattina era stata molto frenetica. Ma ne è valsa la pena. Pensò Ginevra. Sentì dei passi arrivare verso la sua stanza. Dalla porta comparve Micaela subito seguita dal Dottore.
‹‹Ho deciso di lasciar correre questa piccola scappatella.
Ma ricordi signorina Ginevra, che la prossima volta non potrò chiudere un occhio››l’uomo poggiò la mano destra sulla spalla di Micaela.  ‹‹ringrazi la sua amica, senza di lei non avrei mai cambiato idea››e detto questo l’uomo girò io tacchi e se andò.   
‹‹Ma come hai fatto a convincerlo?››chiese Ginevra appena Micaela fu entrata nella stanza.
‹‹Non preoccupiamoci di questo, ho una sorpresa per te!››la ragazza prese posto sul letto accanto ad Ginevra. L’ha fatto per la seconda volta. Pensò la ragazza. Prima con mio padre, ora con il dottore. Ma i suoi pensieri vennero interrotti dalle urla di gioia di Micaela.
‹‹Guarda, l’ho trovato con lo sconto alla Kiko!››gridò gioiosa porgendo a Ginevra uno smalto fucsia. Ginevra non si era mai messa uno smalto, ne altro tipo di trucco. Così restò impassibile.                                                                                              
‹‹Che c’è? Non sei contenta?››chiese Micaela euforica.                                                                                    
 ‹‹Sì. È solo che non mi sono mai truccata…››confessò Ginevra imbarazzata. Micaela assunse un’espressione perplessa.                                                    
‹‹Sul serio? Ma non preoccuparti! C’è qui Micaela! La maga del make-up!››la rassicurò. Dettò questo Micaela prese la mano di Ginevra e le esaminò le unghie.
‹‹Devi curarle di più tesoro, o si spaccheranno››disse la ragazza con il solito tono da estetista premurosa. Ginevra scoppiò a ridere. Micaela sapeva sempre come farla ridere.
La mattinata passò in fretta; Micaela le fece le unghie e qualsiasi trattamento di bellezza fosse possibile fare in un ospedale. Ginevra fu rallegrata dalla felicità dell’amica, ma il suo cuore era rimasto al bar dove lei e Stefano stavano per baciarsi. Le sue labbra erano così invitanti…                                                                                                         
‹‹Ginevra! Ci sei?››chiese Micaela dopo aver riposto lo smalto sul comodino.                                                                                                      
‹‹Sì, stavo solo fantasticando…››                                                                                      
‹‹Non me ne era accorta!››scherzò l’altra. Le due scoppiarono a ridere all’unisono.
‹‹Ho un ultimo cosa da darti! Però devi chiudere gli occhi››esclamò Micaela frugando nella borsa.
‹‹Okay, starò al tuo gioco da bambina dell’asilo››Ginevra chiuse gli occhi. L’oscurità. Essa l’avvolse, creando una barriera indistruttibile sulla sua mente. Ginevra ne aveva fatto a meno per ben tre settimane, e ora essa stava riprendendo il sopravvento sulla sua vita.  Non poteva lasciarglielo fare. Sentì una mano toccarle la spalla. Aprì di scatto gli occhi e l’oscurità scomparve. Davanti a lei stava la man di Micaela con sopra un pacchetto giallo. Quello che l’amica le aveva dato la loro prima uscita. Ginevra fu presa dia sensi di colpa. Non l’aveva nemmeno aperto.
Ma Micaela non sembrava essere arrabbiata. Anzi, tutt’altra cosa.
‹‹Ti ricordi?››le chiese porgendole il pacchetto.                                                                                  
‹‹Come potrei dimenticarmi di quel pomeriggio!››rispose Ginevra.                                                                                    
‹‹Beh, ora aprilo››Ginevra non appena ebbe scartato la carta sentì una sensazione benefica percorrerle la spina dorsale e una dolorosa avvolgerle la parte sinistra del corpo. Come se quella fosse la metà impura. Dopo pochi istanti le due sensazioni svanirono e Ginevra poté ammirare il regalo dell’amica in tutto il suo splendore. Era un ciondolo d’argento con raffigurati due angeli con in mano un’arpa.
Ne era sicura, quel pacchetto giallo racchiudeva ben più di un semplice ciondolo d’argento.
 Micaela le sorrise, mentre i capelli biondi le ricadevano sulle spalle.
Sembrava proprio un angelo. Il suo.




CIao a tutti! Questo capitolo è lungo, lo so...ma racchiude molto romanticismo,
vi ringrazio che lo abbiate letto fin qui. La copertina? CHe ve ne pare?Ovviamente quella nella copertina è Ginevra.
Ah! Recensite!







 

   
 
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