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Autore: Doireann     28/01/2013    0 recensioni
Inizia il nuovo anno ad Hogwarts e come tutte le altre case, anche gli Slytherin si ritrovano e si salutano, più o meno calorosamente. Che genere di rapporti si celano dietro alla facciata della Casata più infida e sleale di tutti i tempi? Possono davvero esistere sentimenti di amicizia e di affetto, se ognuno di loro lotta ogni giorno nella strenue battaglia per essere il Migliore tra le Serpi?
ATTENZIONE: questa è una fanfiction che ho iniziato a scrivere nel 2009 ma che non ho mai finito. Per questo oggi ho deciso di riprendere in mano il progetto e portarlo finalmente a termine. Avendo riletto i vecchi capitoli, vi ho trovato parecchi errori stilistici per cui preferisco ripubblicare dall'inizio la storia, correggendo e ammodernando via via ciò che era già stato scritto e pubblicato.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Serpeverde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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21 - Cheatings

22 - Inganni


“Oh dai, Blaise, non puoi essere sul serio così stupido!”, gracchiò Draco, mentre si sistemava i suoi capelli già impeccabili davanti allo specchio della propria stanza. Blaise di rimando alzò le braccia, appoggiato allo stipite della porta. Fissò per un attimo l'amico e poi commentò:

“Che problema c'è? Io le credo...punto”.

Draco alzò gli occhi al cielo, osservando Blaise attraverso la superficie riflettente dello specchio. Con tono angustiato, rispose:

“E' proprio questo il problema, non capisci? Ti sta fregando!”.

A quel punto Blaise, di solito non particolarmente permaloso, mise su il broncio fissando l'amico in cagnesco:

“Non tutti su questa Terra cercano di fregare gli altri, lo sai Draco?”.

Ovviamente il caro Malfoy non si sentì per nulla tirato in causa dalle parole di Blaise e, con aria di sufficienza, gli fece presente:

“Oh è vero, non tutti...ma la maggior parte si. E credo che ci siano prove sufficienti per concludere che la famiglia Greengrass non faccia eccezione”.

Blaise si staccò dal muro, sbuffando:

“Se hai dei problemi con Daphne, non è giusto che te la prendi con Astoria. Lei non c'entra nulla”.

Draco si voltò di scatto, puntando gli occhi grigi in quelli di Blaise, fremente:

“Lei non c'entra nulla?! Ma diavolo di filtro ti ha fatto bere? Ti sei per caso dimenticato che ha sbandierato una stupidaggine su di me e sua sorella di fronte al suo ragazzo, soltanto per farli lasciare...e che ora, non contenta, per riparare se ne va in giro a dire che a sua sorella faccio schifo? Dico, stiamo parlando della stessa persona?”.

Aveva gettato fuori tutta la rabbia che aveva ed ora era come se un dolce tepore si fosse depositato sul fondo dello stomaco...ecco, aveva detto tutto, aveva fatto ciò che doveva fare. Ora, se quell'idiota di Blaise non riusciva a fare due più due, erano affari suoi.
Da parte sua, Blaise fissò Draco a lungo, con la bocca aperta. Era talmente concentrato che Draco ebbe il timore di vedere uscire fumo dalle sue orecchie. Ma l'amico, dopo parecchi minuti di silenzio, borbottò:

“Beh, avevamo bevuto un po' quella sera...mi ha detto che non era molto in sé...”, le parole si affievolirono, segno che neppure lui era convinto di ciò che stava dicendo. Draco sospirò e poi con voce decisamente più calma, commentò:

“E' questo che ti ha detto? Credimi, Blaise, non l'ho mai vista così attiva come quella sera...proprio non ce la vedo con la mente annebbiata dal Whiskey Incendiario”.

Questa volta, fu il turno di Blaise a sospirare. Ma il suo sospiro era decisamente più amaro:

“Mi sono fatto fregare come un idiota, vero?”, disse, facendo una buffa smorfia con la bocca.

Draco gli si avvicinò lentamente con eleganza e, dandogli una pacca sulla spalla, cercò di ironizzare:

“Eddai Blaise, lo sappiamo tutti che non sei una cima, no? Non ti preoccupare, gliela farò pagare anche da parte tua!”.

E detto questo Draco aprì la porta della stanza ed uscì nel corridoio, ignorando l'espressione turbata dell'amico per nulla rassicurato dalle sue parole. Blaise lo seguì a ruota, lamentandosi:

“Non voglio assolutamente avere più nulla a che fare con una ragazza, accidenti. Che stupido che sono stato!”.

Draco, camminando con le mani in tasca ed il mento in alto, alzò gli occhi al cielo e commentò:

“Ora non farne una tragedia, Blaise. Il trucco sta nell'usare le ragazze e non farsi usare...”.

Blaise fece una smorfia, mugugnando:

“Si, la fai facile, tu...da come lo dici sembra semplice...invece non lo è affatto!”.

Sul viso angelico di Draco Malfoy spuntò un sorrisetto perverso e guardandosi attorno, disse:

“Invece sì, è semplicissimo. Guarda ed impara...”.

Fece un leggero cenno del capo in direzione di Tracey Davis che, ignara, stava percorrendo il corridoio in senso opposto. Draco attese che questa fosse a qualche passo da lui e poi sfoderando il suo sorriso da seduttore navigato, la salutò:

“Ehi Tracey...sei particolarmente in forma, oggi. Nuovo taglio di capelli?”.

La ragazzina, stampandosi in faccia un sorriso da ebete, riuscì a balbettare:

“No-no...non ho fatto nu-nulla ai capelli...”, prorompendo in una risatina isterica.

Draco non abbandonò la sua preda e con fascino, continuò:

“Oh, mi sarò sbagliato...non fa nulla. Sai, potremmo berci qualcosa da Madama Rosmerta questo sabato...potrei trovare un attimo per te, se proprio ci tieni”.

Tracey diventò prima verde poi blu, sfumando quindi in varie gradazione violacee. Il suo cervello pareva essersi bloccato di colpo e non sembrava affatto sul punto di riavviarsi. Draco Malfoy mi sta invitando a bere qualcosa con lui. Quella frase aleggiava vorticosamente nella mente della ragazzina che, sforzandosi, riuscì a bofonchiare una risposta:

“Si-si...mi piacerebbe...mo-molto”.

A quel punto, Draco decise che la lezione di seduzione era finita, cancellò in un battito di ciglia il suo sorriso smagliante, assunse la sua solita aria arcigna e, fissando la ragazza dall'alto in basso, terminò:

“Ti piacerebbe?! A me no, per nulla. Continua a sognare, ragazzina”.

E detto questo se ne andò, lasciando la povera Tracey Davis a bocca aperta con un'espressione di affranto stupore stampata sul volto. Blaise, leggermente in imbarazzo per la situazione, si attardò un istante per giustificare l'amico:

“Ehm Tracey, non prendertela. Voleva farmi vedere come si abborda una ragazza e beh...tu stavi passando”.

Tracey spalancò ancora di più gli occhi, facendo dietrofront e scappando nella sua stanza, ancora più mortificata.


Intanto Draco, per nulla toccato dall'evento, venne raggiunto da Blaise che aprì la bocca per commentare, ma i due sopraggiunsero in quell'istante nella Sala Comune in cui li accolse Daphne Greengrass, in piedi accanto ai divanetti. Draco fece appena in tempo a bloccarsi per non finirle addosso che la ragazza si piazzò davanti a Blaise, seria:

“E' tutto sistemato, sei pronto?”.

Blaise, con la testa ancora immersa nei propri pensieri, faticò a ritrovare la concentrazione ma poi si mise d'istinto sull'attenti e rispose:

“Sissignora, prontissimo”.

Incredulo, Draco spalancò la bocca, indignato per il comportamento dell'amico:

“Blaise, ma che diavolo, che cosa ti ho appena detto sulle ragazze?”.

Ma gli altri due parevano del tutto concentrati su qualcos'altro e nessuno si degnò di rispondergli.
Millicent Bulstrode stava venendo verso di loro con in mano due fialette di colori diversi. Puntò lo sguardo su Blaise ed ignorando Draco, disse:

“Sappi che sono assolutamente disgustata per ciò che sto per fare”.

Blaise si rilassò e facendo un sorrisetto storto, commentò:

“Idem per me, Milli...”.


Draco, infastidito dal fatto che nessuno si curasse di lui e che evidentemente quei tre avevano in mente qualcosa, intervenne brutalmente:

“Qualcuno mi spiega che cosa sta per succedere?”.

Blaise e Millicent continuarono a guardarsi in cagnesco mentre Daphne, con la sua solita freddezza, si degnò di rispondere:

“Non sono affari tuoi, Malfoy...ora tu vieni con me a fare colazione e ci rimani finché non te lo dico io. Capito?”.

Un moto di rabbia colpì i sensi di Draco: di nuovo quella ragazzina gli stava dando ordini.

“Ehi, reginetta senza regno, io non prendo ordini da nessuno”.

Daphne lo fissò insofferente e poi incrociando le braccia al petto, lo informò:

“Risparmiami i tuoi complessi di inferiorità. Tu ora fai quello che ti ho detto, se vuoi che io faccia ciò che devo fare...ci siamo capiti?”.

Draco si irritò ancora di più, ma qualcosa scattò nella sua mente. Gli stava cercando di dire qualcosa: cosa doveva fare lei? Ma certo: farla pagare a Cho Chang. Era quello che stavano programmando, ciò in cui erano coinvolti anche Blaise e Millicent. Ovvio. Assottigliò lo sguardo e chiese conferma alla ragazza:

“Si tratta di ciò di cui abbiamo parlato?”.

Evitò accuratamente di fare i nomi poiché, proprio come Daphne, sapeva che nella Sala Comune anche i muri avevano le orecchie. Daphne si limitò ad annuire, poi si rivolse agli altri due:

“Bene, vi ricordate tutto ciò che dovete fare?”.

I due annuirono, ancora indispettiti, ed allora la ragazza si congedò da loro con un semplice arrivederci. Draco lanciò un ultimo sguardo a Blaise e poi, non del tutto a proprio agio, seguì Daphne fuori dal dormitorio.


***


“D'accordo, seguimi...e fatti notare”, Daphne sussurrò nell'orecchio di Draco poco prima di entrare in Sala Grande. Erano le otto in punto ed i tavoli erano gremiti di studenti. Draco alzò un sopracciglio al commento della compagna. Farsi notare...come se non fosse già quella la sua missione quotidiana.
Ma prese ugualmente il suggerimento alla lettera ed assumendo la sua regale posa composta, seguì Daphne nella Sala qualche passo più indietro di lei. Lasciò che sul volto comparisse il suo ghigno preferito e passando accanto a qualche studente più piccolo, lanciò qualche innocente frecciatina, qua e là.

Con suo sommo stupore, Daphne stava procedendo non direttamente verso il tavolo degli Slytherin ma, proprio come le aveva visto fare tante volte nei periodi di attenta indagine su di lei, proseguì dritta al centro della Sala. Draco voltò leggermente la testa verso sinistra e vide i volti dei Ravenclaw fissarli, con un misto di astio e stupore. I Ravenclaw...giusto...Cho Chang era una Ravenclaw. Già, ma dov'era la Chang?
Draco fece più volte avanti ed indietro lungo il loro tavolo con lo sguardo, ma della mora non vi era neanche l'ombra. Non riusciva a capire che cosa stava succedendo e come sempre quando non riusciva a capire qualcosa, si innervosiva.

In quell'istante Daphne passò davanti ad Anthony Goldstein che, volente o nolente, stava fissando con stupore la sua ormai ex-ragazza che casualmente rallentò, in modo da avere il tempo di prendersela con il suo vicino, Terry Boot:

“Ehi Boot, non ti hanno detto che di notte bisogna dormire se si vuole che la mattina gli occhi sbuchino fuori dalle occhiaie?”.

Una innocente frecciatina, nulla di che. Nessuno osò rispondere, neppure Goldstein. Non riusciva a capire, ma intuiva che vi era una sorta di velata minaccia nella voce della Serpe. E poi, con superbia, la coppia di Slytherin sfilò davanti a tutta la tavolata, andando infine a raggiungere il centro del proprio tavolo. I due si sedettero e con altrettanta altezzosità, si misero a mangiare colazione in silenzio.
Draco di tanto in tanto fissava Daphne, aspettando che questa gli spiegasse qualcosa, ma le poche volte in cui i loro occhi si incontravano, l'unico messaggio che vi riusciva a leggere era di astioso trionfo.


***


Cho Chang stava corricchiando per i corridoi, in tutta fretta. Stringeva ancora nel pugno il bigliettino che le era stato recapitato quella mattina, mentre si stava preparando. Non sapeva chi gliel'avesse mandato, ma poco importava. Cho Chang era la curiosità fatta persona. Non le interessava chi si fosse preso il disturbo di inviargli quella soffiata, chi fosse così informato da essere in grado di fornirgli l'esatta informazione sul luogo e tempo dell'incontro a cui stava per partecipare, di nascosto. E non le interessava neppure sapere il perchè qualcuno le avesse detto una cosa del genere. L'unica cosa che le interessava, era l'informazione in sé:

Ore otto e quindici nel solito corridoio, da sola. Avrai finalmente la conferma della loro relazione”.

Qualche secondo dopo aver letto la frase, le lettere erano magicamente scomparse lasciando il foglio di pergamena pulito e lindo. Non specificava il giorno, ma anche questo a Cho non interessava. Sarebbe andata lì giorno dopo giorno, se fosse stato necessario.

Si bloccò poco prima di svoltare l'angolo e riprese fiato. Doveva essere assolutamente silenziosa. Quando fu certa di essersi ripresa, si appoggiò al muro e fece scivolare l'occhio destro oltre l'angolo, per controllare se c'era qualcuno. Al suo cuore mancò un battito, quando vide che il mittente del biglietto era stato sincero: oltre l'angolo, vi erano Draco Malfoy e Daphne Greengrass. Un sorriso trionfale si fece spazio sul volto di Cho, che continuò a sbirciare.

I due Slytherin erano a qualche metro da lei. Daphne aveva una mano poggiata sul muro e l'altra era morbida lungo il fianco. Draco, invece, aveva entrambe le mani poggiate sui fianchi della ragazza con un gesto di intimità. Cho deglutì a fatica, rendendosi conto della fortuna che aveva avuto. Non solo era riuscita a beccarli al primo tentativo il primo giorno ma, in più, dalla posizione in cui si trovava godeva di un'ottima visuale e poteva tener d'occhio tutti i minimi movimenti.
Draco si stava avvicinando a Daphne, sussurrandole qualcosa che non riusciva a sentire e poi si accostò alla sua guancia, dandole un casto bacio.

Daphne non parve molto entusiasta e, protestando, mise la sua bocca in linea con quella di Draco e si avvicinò un poco. Draco rimane immobilizzato per un attimo ma poi, come se si fosse di colpo risvegliato, avanzò facendo sì che le loro labbra si incontrassero. Il bacio durò pochi secondi e poi i due si staccarono, in fretta. Non sembravano molto a loro agio e Cho immaginò che fossero alle prime armi.

Aveva una voglia pazza di mettersi a gridare dalla gioia. Doveva assolutamente raccontarlo a qualcuno. E con quel qualcuno, ovviamente intendeva Anthony. Sospettava che il ragazzo non fosse ancora del tutto convinto che tra le due Serpi ci fosse qualcosa. Ma ora, lei aveva la prova. Li stava vedendo con i propri occhi.

Intanto, i due Slytherin stavano ritentando con un altro bacio, questa volta leggermente più intenso. Durò qualche secondo in più. Poi si staccarono nuovamente e si dissero qualcosa a voce bassissima. A quel punto, Draco strinse Daphne più forte, i loro corpi aderirono completamente ed il terzo bacio arrivò...e fu il massimo. Daphne staccò la mano dal muro e la poggiò sulla nuca di Draco, attirandolo a sé, mentre con l'altra gli cinse la vita. Finalmente Il Bacio. Cho si sentiva inebriata dalla gioia e concluse che ora aveva visto abbastanza. Era quello ciò che voleva vedere.

Ora, doveva andare in fretta a raccontarlo prima di scoppiare. Sparì dietro l'angolo e si mise a camminare in fretta. Quando fu sicura di esser sufficientemente lontano, si mise a correre a perdifiato.


***


Cho Chang oltrepassò la porta della Sala Grande e senza preoccuparsi delle occhiatacce che tutti le gettarono, si scaraventò verso il tavolo dei Ravenclaw rischiando di sdraiarsi sulla tavola imbandita. Con il fiatone affiancò Anthony Goldstein e saltando tutti i convenevoli, gracchiò:

“Li ho visti...li ho appena visti...si stavano baciando!”.

Anthony, e con lui l'intera tavolata dei Ravenclaw con parecchi studenti dei tavoli vicini, puntò lo sguardo perplesso verso il volto paonazzo di Cho, che ora si aerava il viso sventolando una mano. Anthony finì di masticare con calma la sua fetta di pane tostato e poi chiese:

“Ehm...chi, cosa e quando? Spiegati...”.

Cho smise di sventolare la mano e, sgranando gli occhi come se fosse una cosa ovvia, spiegò:

“Secondo te? Malfoy e la Greengrass, no? Nel corridoio dove li avevo già visti l'altra volta...si sono baciati!”.

Un'ombra scura velò gli occhi nocciola di Anthony che, stringendo i pugni, chiese ancora stizzito:

“Quando...hai dimenticato di dire quando...”.

Cho si guardò attorno, non capendo che cosa ci fosse di così interessante nel quando: era il che cosa, l'importante. Sbuffò e poi si decise a rispondere:

“Ora, insomma, qualche minuto fa...sono corsa giù più in fretta possibile! Loro saranno ancora lì...”.

A quel punto le labbra di Anthony si strinsero in una rigida fessura e con un basso brontolio, disse semplicemente:

“Sbagliato”.

Cho si immobilizzò, cercando di capire le sue parole poi, per evitare di mettere in moto il cervello, preferì chiedere direttamente:

“Sbagliato? Che vuol dire?”.

Anthony non rispose e si limitò a spostare lo sguardo lontano, verso il fondo della stanza. Cho lo seguì,istintivamente e, per la seconda volta in quell'assurda mattina, il suo cuore mancò un battito: Daphne Greengrass e Draco Malfoy erano lì! Erano tranquillamente seduti al loro posto, al centro del tavolo delle Serpi e, con aria perfida, la stavano fissando. Cho si sentì male: sbatté più volte le palpebre, sperando che fosse solo una sua allucinazione ma no, quei due erano proprio lì. Come era possibile?
Cho spostò in fretta lo sguardo su Anthony, miagolando:

“Ma-ma...erano lì, li ho visti...si stavano baciando!”.

Anthony la fissò con espressione gelida e la inchiodò:

“Sono arrivati qui almeno dieci minuti fa. A che gioco stai giocando, Cho?”.

La ragazza sentì che qualcosa si rompeva nel profondo del suo cuore, ma continuò invano a blaterare:

“Non so come sia potuto succedere, Anthony! Ti giuro che li ho visti, erano loro!”.

Ma Anthony ormai era in balia della sua rabbia e, battendo violentemente un pugno sul tavolo, ringhiò:

“Stà zitta, Chang! Da quanto lo stai facendo, eh? Da quanto ti stai prendendo gioco di noi? Di me! Erano tutte balle, non è vero?”.


Cho si sentì sprofondare, mentre ormai gli sguardi di tutti erano puntati su di lei. Tutti stavano partecipando alla sua umiliazione, alla sua decapitazione. Non era possibile, ancora non riusciva a capacitarsi come diavolo fosse possibile...
Nella sua disperazione, spostò nuovamente lo sguardo verso il tavolo degli Slytherin e, vedendo gli sguardi malignamente divertiti di Draco e Daphne, finalmente capì. Capì di essere caduta nella loro trappola, capì che le era stato giocato un brutto tiro. Probabilmente il biglietto gliel'avevano mandato loro, in modo da fregarla. Già, ma come potevano essere lì, quando qualche minuto prima li aveva visti in quel corridoio? Lei aveva corso come una dannata per arrivare in Sala Grande, mentre loro sembravano del tutto freschi e riposati nel bel mezzo della loro colazione. Qualcosa non tornava. Ma non importava. Con un grido isterico degno di Pansy Parkinson, Cho cercò di difendersi:

“Sono stati loro! E' colpa loro! Mi hanno fregato, volevano che li vedessi e volevano anche che te lo dicessi, così che tu ti arrabbiassi con me!”.

Anthony batté nuovamente il pugno sul tavolo facendo trasalire Cho e poi abbaiò:

“E ti aspetti anche che ti creda?  Stavolta ti sei fregata da sola, Cho...Mi hai proprio deluso”.


Mi hai proprio deluso. Quelle quattro parole si adagiarono pesanti come il piombo sullo stomaco vuoto di Cho Chang, che sentì gli occhi inumidirsi. Un senso di impotenza la abbatté con violenza e prima che avesse il tempo di controllarsi, grosse lacrime calde le scorrevano lungo le guance.
Anthony la fissò senza pietà e, disgustato, le diede il colpo di grazia:

“Risparmiami le tue sceneggiate. Ormai la tua copertura è saltata, sei bruciata. Sei più falsa di una Serpe...e dire che ti avevo pure difesa, di fronte a loro”.

Cho si mise le mani a coppa sul volto e, tra i singhiozzi, biascicò:

“No, ti prego...credimi...”.

Ma Anthony, insensibile come una statua di marmo, concluse a bassa voce:

“No, non ti credo, mi dispiace. E non ti crederò mai più”.

Era finita. Tutto finito. Tutti i suoi sforzi, il suo continuo impegno per essere sempre come lui la voleva, tutti i sacrifici fatti per stargli vicino, sperando che un giorno capisse che era lei quella giusta. Ed ora, più nulla. Si sentiva nuda, spogliata e lasciata al freddo priva di ogni riparo. Non aveva più nulla e sentiva su di sé, fastidiosi, gli occhi degli altri e si accorse che la loro compassione la feriva più del loro giudizio. Era troppo, non poteva stare lì a piangere come una bambina di fronte all'intera Sala.
Raccolse le poche energie che sentiva di avere e si sforzò di fare qualche cieco passo verso l'uscita. Con le mani ancora sul volto, aprì leggermente le dita per controllare di essere nella direzione giusta e poi cominciò a correre. Superò la porta della Sala Grande e poi uscì dal Castello, di corsa.

Corse a perdifiato e non si fermò neppure quando sentì i polmoni bruciargli ed il fiato mancarle.

Corse, senza badare alla vista annebbiata e al senso di nausea crescente, dovuto allo sforzo.

E corse ancora, anche quando vide i contorni delle sagome farsi più scure e non si occupò della sensazione di spossatezza che la avvolgeva sempre di più.

Corse, finché le ginocchia le cedettero e cadendo a terra, il buio la accolse nel suo insensibile abbraccio.



  
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