Capitolo 9-
Il mio nome è Chi Chi.
Nonostante l’aria abbastanza umida e il caldo
torrido che (come avevano annunciato i telegiornali nei giorni precedenti)
aleggiava nell’aria impedendo quasi di respirare, Sana rimase seduta sulle rive
del lago per parecchie ore, con le gambe ammollo nell’acqua dolciastra, con i
pensieri annebbiati non solo dal caldo, ma anche dallo spettacolo in cucina che
aveva visto poco prima.
Akito
la voleva solo prendere in giro quando le aveva detto
che ci teneva ancora a lei, ne era sicura.
E il bacio la notte prima (le
ricordava la sua coscienza)? Sempre un’idiozia, pensava, l’aveva fatto solo
perché aveva probabilmente preso una bella botta in testa, anche se Fuka era quasi riuscita a convincerla del contrario.
Ma, del resto, obbiettivamente, cosa
si aspettava? Che dopo tutto questo tempo sarebbe sbocciato finalmente l’amore
che lei aveva tanto sognato quando era un’adolescente?
Era
lei la ragazza in gamba che aveva sempre pensato di essere? Si era lasciata
abbindolare da un fantasma del passato, nonostante questo stupido demone
bugiardo avesse già proposto ad un’altra donna di prenderla in moglie!
E lei…una stupida donna bambina…si
ricordava ancora della promessa fatta a Naozumi prima di partire per casa di Fuka:
-
Sana...- le aveva bisbigliato lui
prima che lei salisse in macchina con Rei- Io lo so bene che quest’esperienza ti segnerà, forse per sempre, io lo so che
non rimarrai impassibile alla vista di Akito dopo tutti questi anni…in fondo tu
lo hai amato davvero, e mi chiedo se qualche frammento di quel sentimento sia
rimasto ancora nel tuo cuore…ma ti prego, ti scongiuro,
pensa che lo stesso sentimento che tu provi per lui c’è anche nel mio cuore, ed
è tutto rivolto a te.-
Il
monologo nella sua testa si prolungò finché i raggi del sole riuscirono ad
infiltrarsi addirittura tra le foglie dell’albero che le avevano dato un po’ di sollievo in precedenza, e il caldo diventò
insopportabile.
Iniziò
a pensare che data l’ora probabilmente la stavano
cercando tutti quanti, beh, tutti tranne una persona.
Si
alzò di scatto e tornò verso la villa, quasi correndo sotto il sole di quel
primo pomeriggio.
Improvvisamente
le venne da ridere, in fondo tutta quella storia era
una stupidaggine! Doveva divertirsi con i suoi amici e per una volta oscurare
del tutto i suoi sentimenti che erano del tutto non ricambiati. Come aveva
potuto anche minimamente pensare anche solo per un secondo che Akito provasse
ancora qualcosa per lei?
A
pochi metri dalla sua casetta scorse improvvisamente una testolina bionda che
spuntava fuori da un cespuglio di more, e d’un tratto
uscì un bambino alto più o meno un metro e qualche gomma da masticare, che le
rivolse subito un sorriso a 24 dentini da latte incrostati di succo di mora.
-
Chi chi!- esclamò Sana avvicinandosi a lui e sorridendo.-
Che cosa fai qui tutto da solo?
-
Gnam Gnam!- rispose lui intendendo naturalmente che si
stava gustando una dozzina di more tutto da solo.
Sana
scoppiò a ridere e se lo prese in braccio facendogli fare
una piroetta.
-
E
dove sono mamma e papà?- gli chiese mentre Chi Chi urlava di gioia.
Con
il suo ditino minuscolo indicò la villa, poi unì i palmi delle mani e ci
appoggiò sopra la guancia chiudendo gli occhi, per farle capire che stavano
dormendo.
Sana
iniziò a credere che quel bambino goloso avesse tentato la fuga
mentre i suoi genitori dormivano, decise quindi di dare ascolto alla sua
coscienza una volta tanto e disse al bimbo:- Senti Ichiro,
perché io e te non raccogliamo un po’ di more, poi le portiamo a Zia Fuka e ci facciamo fare una bella crostata?
Gli
occhi del bambino si accesero di felicità, così lui e Sana, dopo aver raccolto
un mucchio di more che avrebbe sfamato un esercito in
guerra, si avviarono verso la villa.
D’un
tratto, mentre Ichiro elencava a Sana tutti i nomi
dei suoi giocattolini robot con una specie di alfabeto morse, da una finestra aperta al piano terra, quest’ultima udì la voce di Akito che urlava contro Tomoko in modo spaventoso.
-
…questa
cosa non può continuare Tomoko, hai
capito? Sono stufo di stare ai tuoi ricatti! Mi stai rovinando la vita!
-
Senti
mio caro la vita tu te la sei rovinata da solo, io ti ho soltanto dato una mano a
ricostruirtela…
-
L’errore
l’ho fatto io e ho deciso che è ora di ripagare i danni, non mi
importa la pena che dovrò scontare per tutto ciò, voglio soltanto che tu
sparisca una volta per tutte!!!
-
Povero
Akito…questa Sana ti ha fatto proprio perdere di nuovo la testa eh?
-
Cosa c’entra Sana adesso? Lei non deve
essere coinvolta in questa storia! Non è colpa sua se…
-
Ma non capisci? Lei E’ la causa di tutto questo, devo rinfrescarti la memoria
per caso…? Devo ricordarti che è per colpa di quella poco di buono di Sana Kurata se stavi per passare dei guai seri in
passato? E indovina CHI è stata la persona che ha
impedito che tu passassi il resto della tua esistenza in una cella? Chi…CHI??- urlò a pieni polmoni Tomoko.
D’un
tratto, dopo aver udito quelle parole, il bambino affianco
a Sana iniziò a cantare come un pazzo:- Chi Chi! Il
mio nome è Chi Chi!! Un
bambino birichino e il mio dinosauro si chiama Dino!
Sana
sbiancò di colpo e guardò con gli occhi sgranati il piccolo Ichiro
che gridava come gorilla fuori dalla finestra di Tomoko e Akito, e repentinamente si buttò su di lui
tappagli la bocca.
-
Cos’è stato?!- gridò Tomoko,
e Sana udì chiaramente i passi di lei che si dirigevano verso la finestra.