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Autore: becca25    28/01/2013    4 recensioni
“Non fare lo spiritoso Rem”esclamò allegramente James, spingendolo con fermezza verso il suo posto, mentre Peter lo aiutava a sedersi e Sirius gli sollevava la mano, in cui stringeva la rosa, indirizzandola verso la ragazza.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini | Coppie: Remus/Sirius
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Salve a tutti!Allora, per prima cosa mi sembra necessario porgervi le mie scuse per questo orribile ritardo, ma la scuola sta davvero monopolizzando il mio tempo in questo periodo e non ho potuto aggiornare prima, scusate! Ora come sempre vorrei ringraziare TINAX86 e DLH per aver recensito anche lo scorso capitolo e per il loro sostegno costante, Audrey99 e Lady Nobody e Pankun  per le gentilissime recensioni e Aivlis Raven per gli ottimi consigli! Vorrei inoltre ringraziare tutti coloro che hanno aggiunto questa storia tra le preferite, le seguite o le ricordate e anche coloro che l’hanno solo letta!
Buona lettura a tutti!Alla prossima!
 
Capitolo 3
 
Quando Sirius e Peter arrivarono a Trasfigurazione trovarono gli altri due malandrini già accomodati in due banchi vicini.
Sirius si avvicinò con passo sicuro a Moony, sedendosi senza indecisione al suo fianco, nello stesso istante in cui Wormtail si sistemava accanto a James.
“Ciao”soffiò Sirius, rivolgendo uno sguardo preoccupato a Remus; osservò il suo migliore amico rendendosi conto che solo pochi minuti prima, prima che Wormtail lo interrompesse, la sua mente stava vagando libera verso fantasie che non era certo di voler ricordare, fantasie incentrate su quel ragazzo che ora gli era vicino. Ancora non riusciva a capacitarsi di essere riuscito a desiderare tanto intensamente di poter baciare Moony, ma nel momento esatto in cui Peter era entrato in dormitorio, riportandolo alla realtà, si era reso conto di non voler più soffermarsi su certi pensieri che con decisione aveva chiuso nell’angolo più remoto della sua mente.
“Ciao Paddy” mormorò lui, con voce leggermente triste, senza distogliere lo sguardo dalla cattedra, dove la McGranitt era impegnata a preparare il materiale per la lezione di quel giorno: trasfigurare uno specchietto in una libellula.
“Ascolta Moony, possiamo parlare?”domandò con gentilezza Sirius, osservando il ragazzo con occhi sconsolati, consapevole del fatto che Remus non era in grado d resistere a quello sguardo.
“Certamente”soffiò il ragazzo, accettando con un sorriso lo specchietto che la professoressa gli allungò.
“Potresti almeno guardarmi in faccia, mentre parliamo?”continuò Sirius, cercando di mantenere un tono quanto più possibile lontano dall’irritato.
Vide Remus sospirare, per poi abbassare gli occhi sulle mani strette intorno all’oggetto e, senza riuscire a trattenersi, allungò una mano verso il suo volto triste, sfiorandolo con delicatezza con le punta delle dita, deciso ad avere quegli occhi ambrati su di sé.
Remus scattò in piedi immediatamente, allontanando da sé la mano dell’amico e lasciando cadere a terra lo specchietto che si ruppe in mille pezzi, lo sguardo sorpreso e preoccupato.
“Cos…?”iniziò Sirius, visibilmente scioccato, interrotto tuttavia dall’urlo furibondo della McGranitt che lo fece trasalire.
“Signor Lupin, si può sapere cosa sta facendo?” tuonò irata, smettendo di distribuire gli specchi e raggiungendoli a passo di marcia “Si tratta forse di un altro stupido scherzo del signor Black?” continuò, gli occhi che lampeggiavano minacciosi verso il moro.
“Io non c’entro niente!” si difese Sirius, offeso. Possibile che quella donna cercasse di accusarlo di ogni cosa?
“è vero professoressa, mi scusi” intervenne Remus con voce mortificata  “Non so cosa mi sia preso, non accadrà più”
Lo sguardo della donna si fece leggermente più docile, davanti al turbamento del ragazzo “Lo spero” replicò  “Ad ogni modo, se si sentisse male per qualsiasi motivo può andare da Madama Chips”continuò, facendo sorridere Remus; mancavano pochi giorni alla luna piena e spesso si stupiva di quanto questa potesse essere una valida scusa per ogni cosa.
“Grazie professoressa”esclamò, riprendendo posto.
“Si può sapere cosa ti è preso?”domandò Sirius, ancora allibito.
“è per la luna piena, mancano pochi giorni”mentì prontamente Remus, guadagnandosi un’occhiataccia dall’amico; Sirius lo conosceva troppo bene per cascarci.
 “Senti Rem, non voglio litigare”sussurrò Sirius passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
“Nemmeno io lo voglio”lo interruppe Remus
“Molto bene, ascoltate”esclamò con voce squillante la McGranitt, tornata alla cattedra “Ciò che dovrete fare ora è cercare di trasfigurare questo specchietto in una libellula , utilizzando l’incantesimo che vi ho mostrato ieri. Cominciate!”
Immediatamente tutti gli studenti estrassero le bacchette, colpendo con decisione la superficie argentata, sussurrando a fior di labbra l’incantesimo.
“Mi dispiace Remus, mi dispiace davvero”soffiò Sirius, avvicinandosi leggermente all’amico, che velocemente distolse sguardo, puntandolo sulle mani strette in grembo.
 “Vorrei solo sapere perché lo hai fatto” sospirò “Ti sei comportato da bambino”
“Lo so”
“Non dovrai mai più fare una cosa del genere”continuò Moony.
“Mai più!” promise Paddy, annuendo vigorosamente.
“E mi devi un favore”aggiunse, serio.
“Ehi, non ti sembra di esagerare?”domandò Sirius, attirando su di sé lo sguardo impassibile dell’altro “Tutto quello che desideri” esclamò, segnandosi il petto con una croce.
Remus lo osservò sospettoso ancora qualche istante, prima di aprirsi in un sorriso timido, a cui Sirius rispose con affetto.
 
“Sembra che si siano riappacificati”esclamò Peter sollevato, lanciando un’occhiata veloce hai due ragazzi.
James si decise a rivolgere la propria attenzione ai due amici, voltandosi giusto in tempo per vedere Remus tornare ad occuparsi del proprio specchio e Sirius rivolgergli un ultimo, affettuoso sguardo.
Uno sguardo che colpì James come uno schiaffo.
“Oh cazzo”esclamò sgranando gli occhi, sconvolto.
“Che hai Jam?”domandò preoccupato Peter.
“Oh no!No, no, no!”continuò il moro, senza degnare di dare una spiegazione al compagno di banco.
“James, che succede?”
“Guarda!”esclamò, indicando gli altri due malandrini con una mano tremante “Guarda Sirius!”
Peter si voltò nella sua direzione; il loro amico era comodamente stravaccato al suo posto, lo sguardo puntato su Remus, come sempre concentrato sulla lezione.
“Cosa c’è di strano?”domandò perplesso.
“Cazzo Peter, svegliati!Non vedi come lo guarda?”esclamò James sconvolto.
“James, smettila di fare il pazzo”replicò lui, seccato “Lo sta guardando come lo guarda sempre!”
Ora lo sguardo allucinato di James si posò su di lui, mettendolo leggermente a disagio “James, stai bene?”
“Cosa hai detto?”continuò il moro.
“Ti ho chiesto se stai bene”
“No” lo interruppe, scuotendo con decisione il capo “Prima!”
“Che lo guarda come sempre!”
“NON è POSSIBILE!”tuonò James, balzando in piedi e attirando su di sé l’attenzione dell’intera classe, compresa quella di Padfoot che lo interrogò con lo sguardo.
“Non è possibile!”ripetè James, rivolto all’amico che in tutta risposta assunse un’aria perplessa.
“Signor Potter, quando avrà terminato di impressionarsi tanto per nulla potrebbe finire di disturbare la mia lezione e rimettersi seduto?”
“Professoressa, non sto bene!”annunciò James.
“Ne siamo tutti consapevoli da anni, Potter; sono sollevata dal fatto che finalmente anche lei se ne sia reso conto”
“Posso andare in infermeria?” insistette James, sempre mantenendo quello sguardo allucinato.
La McGranitt lo osservò con attenzione “Certamente Potter” acconsentì infine, prima di tornare alla lezione.
James la ringraziò velocemente, prima di precipitarsi fuori dall’aula e si era appena richiuso la porta alle spalle quando uno scoppio di urla lo fece sobbalzare; poco dopo la porta della classe si aprì nuovamente, permettendo alla voce soave della Mcgranitt di raggiungere il corridoio “Esca immediatamente dalla mia classe signor Black e veda di non tornarci per tutta la settimana”
Sirius si richiuse la porta alle spalle, con un ghigno “Gran donna, ma non ha proprio il senso dell’umorismo!”  osservò con un sorriso compiaciuto.
“Cosa ci fai tu qui?” domandò James sorpreso.
“Dopo la tua performance del “Non posso crederci”” esclamò, facendogli il verso “Ho deciso di assicurarmi che stessi bene”
James si passò una mano tra i capelli, iniziando a camminare senza una meta precisa “Paddy” lo chiamò titubante.
“Dimmi, Prongs”
 “Sei…innamorato di Rem?”sbottò infine James, osservando attentamente la reazione di Sirius che ammutolì, sbiancando “Cosa stai dicendo?” articolò infine, sconvolto.
“Ti sto chiedendo se sei innamorato di…”
“Lo so cosa mi hai chiesto!”esclamò irritato l’amico “Semplicemente non posso credere alle mie orecchie”esclamò innervosendosi.
“Ti prego Paddy, non arrabbiarti”lo anticipò James.
“Tu lo credi davvero possibile?”domandò Sirius, imbronciato.
James annuì, seriamente.
“Perché?”
“Per il modo in cui lo guardi, per il modo in cui lo proteggi da tutto e da tutti, per il tuo atteggiamento possessivo nei suoi confronti”
“Ok, ok, hai reso l’idea”lo interruppe Sirius, infastidito.
“Quindi?”domandò poco dopo James.
Sirius sospirò nuovamente, riprendendo a camminare; non poteva essere innamorato di Remus, semplicemente era una cosa impossibile! Lui, il più grande latin lover di Hogwarts, sogno proibito di qualsiasi ragazza della scuola, innamorato di un ragazzo? Per di più di Remus, tanto simile a lui quanto il giorno con la notte…
Ma allora perché solo alcuni minuti prima era steso sul suo letto, sognando di baciarlo?
“Allora?” insistette James, riportandolo finalmente alla realtà.
“Non lo so” ammise Paddy, fermandosi “Non lo so” ripetè abbattuto, chinando il capo in avanti.
 
I giorni trascorsero scanditi dal ritmo noioso e lento che solo la scuola può impartire, ma durante quelle settimane James non si occupò minimamente di compiti, libri, esercizi o qualsiasi altra cosa che potesse avere a che fare con lo studio (ogni scusa è buona per distrarsi…“-_-) troppo concentrato com’era a tenere d’occhio ogni possibile sviluppo tra i suoi migliori amici.
Da quando Remus aveva deciso di confidarsi con lui, dal giorno in cui aveva parlato con Sirius chiedendogli quali realmente fossero i suoi sentimenti verso il loro Moony, la situazione si era arenata.
Nessuno dei due aveva più deciso di parlargli, di dirgli nulla e lui in realtà non voleva continuare a insistere sull’accaduto senza essersi prima schiarito le idee su quello che stava succedendo.
Sospirando rivolse uno sguardo veloce a Remus che comodamente rannicchiato nella sua poltrona preferita leggeva allegramente uno di quei libri che a nessun altro sulla faccia della Terra sarebbe mai venuto in mente neanche solo di sfogliare, il volto sereno e rilassato.
James sospirò nuovamente, voltandosi verso Padfoot; il ragazzo era deciso a mantenere quello strano, triste silenzio che aveva adottato due settimane prima, restando immerso nei propri pensieri.
Sempre più spesso James lo aveva sorpreso a fissare intensamente Moony con quell’aria inquieta e preoccupata, tuttavia nemmeno una volta era riuscito a cogliere in lui qualche segnale che potesse indicare che il ragazzo aveva raggiunto una soluzione, una chiarificazione riguardo a ciò che lo impensieriva tanto.
Sirius non era uno che solitamente si soffermava troppo a riflettere, era più il genere di ragazzo che reagiva d’impulso, eppure ora sembrava che non riuscisse a muovere un solo dito, prima di aver fatto chiarezza nei propri pensieri.
Per ultimo James si rivolse Peter, il suo piccolo amico paffuto che seduto a  pancia in giù davanti al camino gustava con foga un pacco di dimensioni colossali di api frizzole.
Sospirò nuovamente; com’era fortunato il piccolo Peter, così tranquillo e allegro, senza il minimo pensiero o preoccupazione al di fuori della cena…
“Prongs, perché mi guardi in quel modo?”domandò Peter,  che si era voltato in quel momento, osservandolo accigliato.
“Nulla” rispose Prongs, con voce trasognata “Sto solo riflettendo mio piccolo, fortunato, amico”
“James, ti senti bene?”domandò Paddy, osservandolo incerto.
James puntò i suoi occhi in quelli sofferenti del ragazzo, attivando quell’empatia unica che gli univa; sentiva quanto il ragazzo fosse confuso, percepiva quanto stava soffrendo…possibile che quella storia lo avesse sconvolto tanto?
Ma, certamente, non sarebbe riuscito ad ottenere nessuna di quelle risposte che stava cercando, se nessuno smuoveva un po’ la situazione.
E se a creare tutto quello scompiglio era stata una dichiarazione di Remus, forse poteva utilizzare nuovamente quello stupido gioco di confessioni a suo vantaggio.   
Certo, di conseguenze ce ne sarebbero state e lui lo sapeva bene, ma per gli amici questo era il minimo.
 “Quando avevo sei anni ho eseguito un incantesimo involontario che mi ha tinto i capelli di fucsia”esclamò, osservando con decisione Remus.
Uno strano silenzio calò sul quartetto, rotto diversi minuti dopo da Sirius che sussurrò un “Cosa?” incredulo.
“è la verità”confermò James “Ed era talmente potente che i miei genitori non sono riusciti a decolorarli per due settimane; alla fine mi hanno portato al San Mungo ”
Questa volta i tre ci misero poco a scoppiare a ridere, mentre Moony rivolgeva a James un sorriso carico d’affetto e paura; aveva capito il piano dell’amico.
“Io, invece, ho scoperto a undici anni che Babbo Natale non esisteva”rise Peter.
James e Sirius scoppiarono a ridere all’unisono “è vero!”confermò James, stringendosi la pancia dal ridere “L’estate scorsa tua mamma mi ha confessato che credeva fossi tardo”
“Senti chi parla!Non eri tu quello che fino all’anno scorso era convito che la McGranitt stesse cercando di ucciderlo ”aggiunse Paddy, ridendo come un pazzo.
“Disse l’uomo che fino ai tredici anni ha avuto paura del buio!”
“Ma cosa stai dicendo?!è una calunnia!Avevo dieci anni quando ho smesso di averne paura!”
“Tredici!”
“Dieci, massimo undici!”
“Tredici già compiuti, non mentire!”
“Sei tu che…”
“Sono gay”
Un nuovo silenzio avvolse i quattro ragazzi con una velocità che aveva dell’allarmante, mentre uno a uno i tre amici spostarono lo sguardo verso Remus che se ne stava rannicchiato sulla sua poltrona, lo sguardo basso, le spalle curve, il volto di una strana tonalità violacea.
Per diversi secondi nessuno parlò, due Malandrini troppo sconvolti per parlare e James intento ad osservare la reazione di Sirius, i cui occhi si illuminarono per un istante di una strana luce.
“Non cercare di cambiare argomento”esclamò Peter diversi istanti dopo, con vocina flebile e  incrinata “Ha ragione James, aveva tredici anni” balbettò.
Moony alzò lo sguardo, fissandolo incredulo in quelli chiari dell’amico che in tutta risposta gli rivolse un sorriso dolce.
“Non è, non è un problema?”domandò, leggermente in imbarazzo.
“Che sei gay?” domandò senza problemi Peter, riacquistando una parvenza di sicurezza  “Assolutamente no; che aiuti sempre Sirius nelle nostre discussioni, quello si che mi infastidisce” ammise, fingendosi rattristato.
James osservò con orgoglio Peter, prima di rivolgersi verso Sirius per invitarlo a parlare; ma il ragazzo sembrava ancora troppo sconvolto per poter proferire parola.
Remus era gay… perché, perché questa notizia lo aveva colpito tanto? No, era normale che fosse colpito, scoprire un segreto così intimo di uno dei suoi migliori amici e soprattutto scoprire che per tutto questo tempo lui si era tenuto dentro una cosa del genere, era normale esserne colpiti ma…felici? No, non sarebbe dovuto essere così felice, non era una di quelle notizie per cui gli amici sono felici; stupiti, preoccupati di far capire all’altro che non ci sono problemi, impazienti di dimostrare che il rapporto non è cambiato, ma non felici.
E, allora, perché lui si sentiva tanto gioioso da potersi mettere a cantare e ballare lì, davanti a loro?
Ma ora non doveva pensare a quello, ora doveva sbrigarsi a dare una risposta a Remus che, lo notò solo in quel momento, stava diventando sempre più nervoso.
“è inutile che ci provi, Moony sta dalla mia parte perché sono il suo preferito!”cantilenò, con voce allegra, prima di correre verso l’amico e saltargli letteralmente addosso, rischiando di soffocarlo con il suo dolce peso.
Lo abbracciò, con trasporto, ignorando con decisione l’effetto che quella vicinanza gli provocava, che gli aveva sempre provocato, sentendosi poi sussurrare un  timido “Grazie” all’orecchio.
“Di cosa, amico”sussurrò, abbracciandolo.
  
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