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Autore: Dani85    28/01/2013    4 recensioni
Raccolta incentrata sul rapporto tra Anna e Luca. A cominciare dal loro primo incontro, seguirà lo sviluppo dei fatti così come DdP li ha fatti conoscere e vi ci si inserirà arricchendoli e magari cambiando qualcosina.
Partecipa al The Itten Challange indetto sul Forum di EFP.
Dal I Capitolo:
«Mmm sei capitata in un momento un po' incasinato ma, di solito, c'è sempre un sacco di gente qui! Avrai modo di conoscerli tutti e sono sicuro che ti piaceranno!»
Anna avrebbe voluto dirgli che dubitava che la gente che l'aveva ignorata potesse piacerle ma non lo fece. Il sorriso pieno e gli occhi amichevoli di Luca, mentre le offriva un caffè, le stavano chiedendo di dare una possibilità anche agli altri. Gliela avrebbe concessa, decise, intanto che portava il bicchierino di carta alle labbra. Ma sarebbe andata male comunque, lo sapeva.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Gori, Luca Benvenuto , Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Da salvare o condannare
Autore: Dani85 [Dani85° sul forum EFP]
Fandom: Distretto di Polizia
Personaggi: Anna Gori, Luca Benvenuto
Paring: Nessuno
Genere: Introspettivo
Rating: Verde
Tabella: Blu
Prompt: Ghiaccio
Note: Storia scritta per il "The Itten Challenge" indetto da Edelvais Verdefoglia sul Forum di EFP.
Seconda shot della raccolta che si pone temporalmente circa a metà di Distretto di Polizia 5, a cavallo della litigata di Anna con Mauro Belli durante le indagini sull'ecomafia. Titolo e versi iniziali da "Sotto lo stesso cielo" di Eros Ramazzotti.
Per Sara ♥♥

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Questa nostra stagione

Da salvare o condannare

(…) e accettare una sconfitta
come un punto di partenza
e vederla come una rinascita
[Sotto lo stesso cielo – E. Ramazzotti]


Si era spenta la luce, semplicemente quello. Anna non avrebbe saputo spiegare in modo diverso quello che era accaduto solo poche ore prima. La discussione con Mauro, la sua rabbia, le parole che erano volate, il suo gesto, gli sguardi spaesati: era stato tutto come un gigantesco black out. Qualcuno aveva spento la luce nella sua testa e lei aveva perso il controllo. E aveva rovinato tutto. D'altronde, sapeva che sarebbe finita così ed era stata una stupida a pensare che quella volta potesse andare diversamente. Si era illusa che al X Tuscolano fossero diversi e invece, al primo problema, al primo errore, le avevano scaricato addosso le colpe di tutti.
Anna sospirò, strofinandosi gli occhi con il dorso delle mani. Stava piangendo da quando aveva messo piede in casa e non c'era verso di fermarsi. E più passava mentalmente al setaccio i fatti di quella giornata e più le lacrime si intensificavano. Ok, aveva sbagliato: avrebbe dovuto farsi qualche scrupolo in più nell'eseguire gli ordini della Corsi, magari richiamarla, o almeno farle un paio di domande di conferma ma come poteva immaginare che tutto quello fosse un inganno? Ci sarebbe voluta una mente paranoica e maniacale per mettere in dubbio la telefonata del Commissario e l'identità di quei due che si erano spacciati per Carabinieri.
Ma a chi voleva darla a bere? Sarebbe stato sufficiente insospettirsi per quel qualcosa di artificioso che aveva captato nella voce della Corsi. Sarebbe bastato solo quello, solo un piccolo dubbio, un piccolo misero dubbio per prendere tempo e lasciare che Parmesan aprisse il CD. E invece – come le aveva ricordato Mauro – per tre, fottutissimi minuti, il CD si era volatilizzato e con esso i nomi che cercavano da mesi. Ok, aveva le sue responsabilità in tutto quel casino ma non era l'unica. Mauro, che tanto duramente l'aveva attaccata, era responsabile quanto lei. Dov'era mentre lei sbagliava tutto?
«Ipocrita!» sibilò tra i denti mentre il bicchiere si infrangeva contro il muro. Il vetro in frantumi fu una frustata di lucidità: l'aveva fatto di nuovo. Aveva di nuovo sfogato la sua rabbia rompendo qualcosa. Il bicchiere giaceva sul pavimento in una pozza disordinata di schegge e aveva lasciato sul muro una macchia d'acqua allungata che ora colava come se la parete stesse lacrimando. Il rumore era stato breve e sottile, niente a che vedere con quello sordo e rimbombante del portapenne che si era infranto contro la porta di vetro dell'ufficio, mancando di poco la testa di Mauro. Il vetro smerigliato era andato in pezzi in una pioggia di schegge sfaccettate come lastre di ghiaccio. E intorno, all'improvviso, tutto si era fatto di ghiaccio, tutto si era raggelato, sospeso per un interminabile momento in una gelida immobilità. La debole speranza di aver trovato finalmente il suo posto spezzata dalle sue stesse mani. Sarebbe finita così, con l'ennesimo richiamo disciplinare sulla sua scheda e con il rimpianto di essere stata così stupida da credere a Luca. Così stupida da credere che davvero lui – loro - potessero essere una famiglia per lei. Ma Anna una famiglia che le puntava il dito contro per uno sbaglio non la voleva, lei non voleva nessuno.
La penna scivolò con decisione sul foglio e, appena un po' tremante – di rabbia, di frustrazione, di delusione –, Anna firmò la sua lettera di dimissioni.
Non c'era niente altro da fare. Sarebbe finita così.

*


La porta si chiuse sbattendo appena ma Anna avrebbe voluto schiantarla, avrebbe voluto che si disintegrasse, che esplodesse in un vortice di vetri e la investisse, dolorosa come grandini di ghiaccio. Avrebbe dato sfogo alla sua rabbia, le sarebbe stato utile e avrebbe legittimato meglio di qualsiasi altra cosa il richiamo che, da lì a qualche ora, sarebbe comparso sulla sua scheda. Perché tanto lei, quella lettera di dimissioni, sarebbe tornata a consegnarla la mattina dopo, alla faccia del ripensamento auspicato dalla Corsi e delle sue belle parole. Tanto non sarebbe stata una gran perdita: lei non piaceva a nessuno lì e nessuno lì piaceva a lei. Una vocina nella sua testa le sussurrava il contrario però, le ricordava i passi – piccoli ma concreti – fatti con gli altri, i sorrisi strappatile da Giuseppe e Vittoria e, soprattutto, la fiducia e la confidenza che Luca si era guadagnato con pazienza e dedizione. Anna sospirò: tutto sarebbe finito nello spazio di una notte, quella che la separava dal ritorno al distretto, e quella fiducia concessa non sarebbe stata altro che il suo ennesimo errore.
A passo di marcia, i lunghi capelli a incorniciarle il volto teso, Anna stava letteralmente fuggendo dal X. Solo la coda dell'occhio a percepire di sfuggita la porta dell'ufficio rotta, un leggero foglio di plastica a coprire il foro, e quanta più indifferenza possibile verso gli sguardi che sentiva seguirla lungo i corridoi.
«Anna, aspetta...», la voce di Mauro la richiamò, bassa e timorosa.
Anna si fermò, stupendo persino sé stessa: era davvero così masochista da essere disponibile a sentirsi attaccare di nuovo?
«Senti...» iniziò lui gesticolando piano, «Stavo a pensa' a quello che mi hai detto stamattina, sul fatto che ieri t'ho lasciato da solo a fare le cazzate... Be', oggi che non c'eri te, le cazzate le ho fatte io, pensa! Ma tante, mica una sola.. le stanno ancora a conta'! Te volevo di' che, insomma, se tu rimani, io sarei contento... sarebbero contenti tutti quanti qua!»
Anna aveva seguito in silenzio il breve discorso dell'uomo, quasi incredula che quello che aveva davanti potesse realmente essere lo stesso Mauro Belli che il giorno primo le aveva urlato contro di tutto. Le aveva stretto appena un braccio quando aveva smesso di parlare e poi, a testa bassa, era rientrato in ufficio senza aspettare una sua risposta.
Ma del resto cosa avrebbe dovuto rispondere? Quelle scuse di Mauro l'avevano colta totalmente alla sprovvista, eppure avevano avuto il potere di rivoluzionare tutto quello che le girava per la testa. Allora non era vero che a nessuno importava di lei, anzi. Ed era bello sentirselo dire, bello poter dare ragione a quella parte di lei che voleva fidarsi. La lettera di dimissioni, tutto ad un tratto, le parve inutile: non voleva andarsene più. La busta, ridotta in due perfette metà, finì nel cestino della spazzatura.

*


Luca aveva seguito soddisfatto il gesto di Mauro e sorridendo era sfilato fuori dall'ufficio. Aveva affrettato un po' il passo per raggiungere Anna e, in strada, l'aveva bloccata sfiorandole una spalla.
«Ehi!» la salutò, un sorriso timido ad incurvargli le labbra.
«Luca!» rispose lei mentre girava su sé stessa e si stringeva nel suo giubbotto leggero.
«Insomma... sì, mi è sembrato di capire che prima tu e Mauro abbiate chiarito...» buttò lì lui, le mani che sprofondavano nelle tasche. Anna sgranò un po' gli occhi: nella sua furia prima, e nel suo stupore poi, nemmeno aveva fatto caso al fatto che lui fosse in ufficio.
«Oh be', in realtà ha parlato solo lui ma è stato molto carino e, in qualche modo, mi ha chiesto scusa... quindi sì, direi che abbiamo chiarito...» spiegò lei.
«Allora niente più dimissioni?» domandò Luca, lo sguardo fin troppo serio.
Anna si limitò a scuotere un paio di volte la testa.
«Sono contento! Davvero! L'avevo detto a Mauro che aveva sbagliato e sapevo che avrebbe capito...»
«Cioè? Vuoi dire che gli hai parlato tu?»
La domanda di Anna non fu che un pigolio, un mormorio sorpreso per le parole usate dal ragazzo. Che qualcuno avesse in qualche modo interceduto per lei proprio non se lo aspettava, quasi meno di quanto non si aspettasse le scuse di Belli.
«No, non è che gli ho parlato... è che Mauro è un po' impulsivo e questo caso lo tocca da vicino... e lui ha sbagliato ad attaccarti così... ma sai, nella rabbia si dicono un sacco di scemenze... e gliel'ho fatto notare, ecco...» borbottò Luca, il discorso inframmezzato da molte pause, mentre si passava imbarazzato una mano tra i capelli.
«Grazie!» si lasciò sfuggire lei, d'istinto.
«No no, non c'è nulla per cui tu debba ringraziarmi!». Luca prese a scuotere la testa, quasi a disagio. «L'ho fatto perché Mauro aveva sbagliato e perché tu sei la miglior partner che io abbia mai avuto e non mi andava di perderti!» aggiunse con un'alzata di spalle a sottolineare il concetto.
Anna si ritrovò a sorridere senza esserne pienamente consapevole, lei che controllava anche il più piccolo dei sorrisi che concedeva. Luca aveva uno strano effetto su di lei ed era riuscito dove chiunque altro aveva fallito. Aveva scalfito la pesante corazza di ghiaccio dietro cui si era rintanata e vi si era insinuato, con la sua pazienza, con la sua testardaggine, con i suoi sorrisi leggeri, con i suoi occhi dannatamente sinceri. Le aveva ripetuto allo sfinimento che per lei ci sarebbe stato, che l'avrebbe ascoltata, che l'avrebbe capita. Belle parole, aveva pensato Anna. Frasi fatte, di circostanza. E invece nel giro di due giorni quelle parole si erano trasformate in dimostrazioni concrete. Luca aveva accolto con comprensione il suo segreto, ne aveva asciugato le lacrime con dolcezza – senza la presunzione di capire, senza la pena negli occhi – e, per finire, l'aveva difesa, nonostante lo scatto di rabbia, nonostante tutto. Lei si era condannata e lui l'aveva assolta.
E, per la prima volta nella sua vita, Anna mise in dubbio tutto ciò di cui si era convinta. Non tutto il mondo la odiava, forse c'era qualcuno di cui poteva davvero fidarsi, qualcuno a cui poteva permettere di farsi vedere per quella che era in realtà, con tutte le sue ferite e i suoi dolori.
«Grazie Luca! E non solo perché hai parlato con Mauro...»
Anna parlò lentamente, gli occhi che cercavano quelli di Luca e, nello spazio dello sguardo che si concessero, lei seppe che lui aveva capito cosa intendeva davvero. Gli stampò un impacciato bacio su una guancia con il cuore che per uno strano motivo le batteva forte in petto. Non avrebbe ammesso a nessuno, nemmeno a sé stessa, che in quel preciso momento era cambiato tutto, prima ancora che alle parole di Mauro, prima che alla seconda possibilità datele dalla Corsi. Era stata la fiducia di Luca a compiere il miracolo. E da lì sarebbe ricominciata al X.
Lui le accarezzò lievemente un braccio e poi prese a camminare all'indietro per rientrare al distretto. La salutò dal portone con un occhiolino che sapeva di nuova complicità e qualcosa dentro Anna iniziò a sperare. Forse, quella volta, le cose sarebbero andate bene. Quel posto, quel lavoro, Luca... Anna non lo avrebbe ammesso mai, mai da quel momento avrebbe fatto in modo che le cose andassero bene.

  
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